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FIGLIO D'UOMO E FIGLIO DI DIO

Ultimo Aggiornamento: 14/01/2022 10:58
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11/07/2019 21:01
 
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non credente:
Capisco cosa intendi, però converrai con me che storicamente non si può sostituire un'interpretazione successiva al contesto culturale dei fatti narrati. E' un'operazione fondamentalmente scorretta. E' storicamente (e biblicamente) attend
ibile il fatto che il termine messia (mashiach) indicasse un re terreno umano, nella cultura giudaica. E' altrettanto attendibile il fatto che l'espressione "figlio di Dio" nella cultura giudaica non indicasse mai un essere "pari a Dio", ma sempre una creatura subordinata, sebbene sia da Egli unta o benedetta. Prendendo questi elementi, e ricollocando il testo greco nella cultura che lo ha originato, risulta evidente che un giudeo del primo secolo non avrebbe mai inteso "figlio di Dio" o "messia" come attributi di un essere divino.

credente:

altri pretesi "messia" ci furono in quel tempo ma non furono processati dal sinedrio. Forse ebbero la peggio a causa dei romani ma non davano fastidio alle autorità religiose. Che invece nel caso di quel "figlio di Dio" furono molto disturbati. Mt 26,63 riferisce due distinte domande da parte dei sinedristi:

la prima voleva accertare se Gesù ritenesse di essere davvero il Cristo, ed egli lo confermò dicendo: “d’ora in avanti il Figlio dell’uomo sarà seduto alla destra della potenza di Dio”, attribuendo a se stesso il testo messianico di Daniele 7,13 che i rabbini attribuivano all’atteso liberatore e sgominatore di tutti i nemici d’Israele per incarico di Dio. Questa risposta poteva lasciare al massimo indignati gli accusatori i quali potevano ritenere che Gesù fosse un millantatore, ma non un bestemmiatore reo di morte. (vedasi Ricciotti che sulla questione è molto circostanziato)
Fu infatti allora che, come risulta da Lc 22,70, il sinedrio rivolse a Gesù la più specifica domanda: “sei tu dunque il Figlio di Dio?”
Ed egli confermò rispondendo: "Ego eimi" “IO SONO” (Mc.14,62).

non credente:

In Marco gli viene chiesto se lui è l'unto (mashiach), figlio di Dio. Egli risponde di si, ma ribadisco che tale espressione nella cultura giudaica non indicava in alcun modo un essere di natura divina pari a Dio. Lo stesso in Luca. Se continuiamo a considerare il termine "figlio di Dio" con il significato che gli viene attribuito in seguito, stiamo compiendo un'operazione "legale" dal punto di vista della teologia, mentre, dal punto di vista storico e della critica testuale (ovvero l'analisi più vicina ai fatti, invece che alle pure speculazioni), stiamo di fatto operando una manipolazione, togliendo un significato al suo contesto culturale e sostituendolo con un'elaborazione successiva.

credente:
infatti io sto dicendo che al titolo di Messia non veniva associata l'idea di Figliolanza divina e della stessa natura. Perciò la condanna non avvenne per il titolo di Messia ma per quello di Figlio Dio. Per il primo titolo, associato a una generica natura non divina, non si sarebbe arrivati alla condanna da parte del sinedrio. Non fu immediatamente dopo che nostro Signore ebbe pronunziato le parole dei vers. 62, implicando ch'egli era il Messia che Caiafa procedette a stracciarsi le vesti. Riferendoci a Luca 22:70, è evidente che il Sinedrio aveva inteso, per la risposta di nostro Signore, ch'egli asseriva competergli qualche cosa di più alto ancora di ciò ch'essi intendevano per la dignità di Messia, e quindi la seconda domanda che Caifa gli fece, sotto l'obbligazione solenne d'un giuramento, ed alla quale sì associò, come ad una voce, tutta quanta l'assemblea. "E tutti dissero: Sei tu dunque il Figlo di Dio?" Fu a seguito della risposta di Gesù a questa seconda domanda che Caiafa stracciò le sue vesti.

Non si tratta di elaborazione successiva, il motivo finale e cruciale della condanna di Gesù, a seguito della chiara conferma che Egli diede alla domanda se fosse IL Figlio di Dio. Stiamo cercando di indagare un dettaglio fondamentale e decisivo per capire, volendo basarci ora sui soli sinottici, che Gesù fu condannato proprio e solo per quello e non per essersi proclamato messia. Quando Gesù richiese i Farisei intorno al Cristo, dicendo: "Di chi è egli figliuolo?" Matteo 22:42-45, essi risposero senza esitare: "Di Davide"; ma quando procedette a domandarli intorno alla sua più alta natura aggiungendo: "Come dunque Davide lo chiama egli in spirito Signore?" essi non sapevano capacitarsi come i caratteri apparentemente contraddittori di figlio e di Signore di Davide, dovessero riscontrarsi nel medesimo individuo. Inoltre, sebbene i maggiorenti giudei rifiutassero di riconoscere Gesù per Messia a ragione della sua povertà ed umile condizione, il popolo era generalmente disposto ad ammettere il suo diritto a tale dignità, e nessuna accusa di bestemmia fu mossa giammai sia contro di lui che contro qualsiasi altro a tale riguardo. Il popolo avrebbe, voluto impadronirsene e farlo suo re dopo il miracolo operato presso Betsaida, dacché essi dicevano (in riferenza a Deuteronomio 18:18): "Certo costui è il profeta che deve venire al mondo" Giovanni 6:14-15. Bartimeo la donna sirofenice, il popolo radunato in Gerusalemme all'ultima, pasqua celebrata da Gesù, tutti insomma lo salutarono col nome di "Figliuolo di Davide", per il quale notoriamente si designava il Messia. Gli stessi suoi nemici riconobbero l'influenza che egli aveva sopra il popolo, ed erano atterriti all'idea che il riconoscimento del preteso suo diritto avrebbe portato ad una lotta coi Romani, la quale avrebbe distrutta la nazione Giovanni 11:47-48; 12:19; ma essi non pretendevano di trattare quel titolo come una bestemmia. Il più che essi potessero fare onde comprimere la crescente ammirazione del popolo per lui, era di ostracizzare temporaneamente coloro che lo riconoscevano per Messia Giovanni 9:22. Ma si noti la differenza rimarchevole nel trattamento che Gesù ebbe dal popolo stesso che credeva in lui come Messia o lo ammirava, come profeta, ogni qual volta però lo senti pretendere di essere "Il Figliuol di Dio" e quindi una divina persona, uguale a Dio, essi presero delle pietre per lapidarlo, supplizio dovuto al bestemmiatore, secondo la loro legge.

non credente:
Concordo sull'accusa di farsi "figlio di Dio", ma tale titolo, lo ribadisco, nella mentalità giudaica non indica un essere al pari di Dio. Questo punto è fondamentale. Se nell'ottica giudaica del primo secolo figlio di Dio era indicativo di un soggetto (umano) benedetto o unto da Dio, allora non si può far dire al testo quello che non dice, sempre restando nell'ottica del contesto culturale entro cui le vicende si sono verosimilmente svolte.

credente:

il titolo di figlio di Dio era impiegato anche per significare vari personaggi o figure, ma quello che ti prego di considerare è il fatto che se Gesù si fosse fregiato di un semplice significato generico, i maggiorenti ebrei non l'avrebbero fatto condannare alla morte di crpce abbandonandolo perfino nelle mani degli odiati romani. Questo punto non ti deve sfuggire. Qui siamo di fronte ad un titolo esclusivo non generico, reale non metaforico. Perchè se i capi giudei avessero sopravvalutato la portata di quella espressione tanto da arrivare alla condanna, Gesù avrebbe avuto il DOVERE di chiarire la propria posizione,. avrebbe dovuto senz'altro, in questa decisiva occasione, precisare che quel titolo era da considerare in maniera diversa da come appariva ai giudici, in modo che 
1) non usurpasse la natura divina con tutte le sue prerogative, 
2) che venisse attestata la verità su se stesso.
3) che evitasse la propria passione e morte. 
4) che evitasse un tragico equivoco che avrebbe implicato la responsabilità morale dei sinidristi. 

Ma Gesù non rettificò quella opinione dei sinedristi per il semplice fatto che evidentemente Gesù la riteneva corretta anche se portava come conseguenza la sua condanna. Questo è il nodo cruciale di quel processo, che era stato portato a termine proprio facendo emergere in maniera chiara Chi essi pensavano che Gesù pretendesse di essere e Chi l'accusato riteneva e rivendicava di essere veramente e cioè il Figlio di Dio in senso proprio e non figurato. Perciò della natura del Padre.








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Poi dissero: «Venite, costruiamoci una città e una TORRE, la cui cima tocchi il cielo e facciamoci un NOME...Gen 11,4
 
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