CREDENTI

FIGLIO D'UOMO E FIGLIO DI DIO

  • Messaggi
  • OFFLINE
    Credente
    00 24/06/2010 23:13

    IL FIGLIO DELL’UOMO E IL FIGLIO DI DIO


     


    Leggiamo in Genesi 2,7 "Dio formò l'uomo col fango della terra e gli ispirò in faccia un soffio di vita":

    Alcuni ritengono che Dio abbia immesso nel corpo umano, parte della Sua sostanza divina, ma
    queste parole significano che lo spirito dell'uomo ha la  stessa natura di Dio, esattamente come lo e' anche Gesù stesso, e tutti gli esseri dotati di anima spirituale
     ?

     

    Questa domanda se lo sono posti in molti nel corso della storia e vi è chi ritiene che l’uomo sia una emanazione, una scintilla della divinità, una parte di essa, un figlio di Dio nel senso proprio della parola.
    E pensano che sia possibile, riconquistare, riscoprire, o far riemergere, la propria natura divina che sarebbe rimasta offuscata, dimenticata o infangata, liberandola dalle scorie di cui si sarebbe  man mano ricoperta per propria o altrui negligenza.
    Ma è proprio così ?   Chi è veramente l’uomo alla luce dell'osservazione, della ragione ma soprattutto della Rivelazione ?


    [Modificato da Credente 18/04/2019 16:11]
  • OFFLINE
    Credente
    00 24/06/2010 23:15
    Esaminiamo la questione facendo ricorso  alla osservazione e alla ragione che sono doni per mezzo dei quali possiamo raggiungere un certo grado di conoscenza, anche se non può portarci a una conclusione definitiva. Ci riferiremo soprattutto alla parte spirituale ed immortale dell'uomo, che si trova nel corpo mortale.

    a) La sostanza di Dio e' eterna e non ha avuto un inizio nel tempo. --Invece le anime umane non esistevano prima dei loro corpi e perciò non sono della stessa natura divina che e' da sempre esistita.

    b) Dio e' assolutamente immutabile (cf.Giac.1,16) mentre qualsiasi altra cosa creata e' mutevole, compresa la parte spirituale dell'uomo, che può passare da una maggiore ad una minore debolezza, da una maggiore ad una minore ignoranza delle cose, da una minore ad una maggiore virtù a seconda dell'esercizio delle sue potenzialità che non sono però illimitate come quelle di Dio.

    c) Negli uomini vi sono diversi gradi di scienza, di virtù, di capacità mentre Dio non ha nessuna forma di variazione in se stesso, essendo già completo in tutto.

    d) Dio ha in se' la perfezione mentre tutte le creature sono imperfette, e non solo nei corpi ma anche nello spirito.

    e) Dio non può peccare mentre l'uomo pecca e spesso proprio contro Dio.

    f) Dio non e' corruttibile in nulla, l'uomo si corrompe facilmente, non solo nel corpo, ma anche nello spirito che si contamina ogni volta che cede a qualche tentazione.

    g) Dio e' Infinito, Eterno, Onnipotente, Onniveggente e Onnisciente, l'uomo non possiede queste qualità:  non conosce al di là di un certo limitato numero di cognizioni, non è da sempre, non è in grado di fare quello che Dio fa e allo stesso modo con cui Egli lo fa, non vede tutto e tutti, non e' quindi una "particella di Dio" , perchè ogni particella avrebbe comunque la perfezione e la completezza divina.

    h) Non si comprende per quale motivo Dio avrebbe dovuto inviare nei corpi delle particelle di se stesso, col rischio di agire poi in contrasto verso di Lui e addirittura che tali particelle  avrebbero potuto  rifiutarlo come Padre.

    i) Se nei corpi umani ci fosse  un'anima che fosse parte di Dio, a maggior ragione gli spiriti angelici dovrebbero essere di tale natura  e perciò dovrebbero sempre e solo agire in perfetta armonia con la Fonte da cui derivano e da cui deriva ciò che essi sono.
    Mentre invece, anzichè mantenere un atteggiamento che ci si aspetterebbe connaturale con la loro Fonte originaria, vi sono angeli ribelli che si sono opposti  a Dio in modo irreversibile, e agiscono contro gli uomini e contro il creato.

     Anche per tutte le altre cose create, animate o inanimate, qualora si ritenga che siano anch'esse delle emanazioni, o dei modi di essere della divinità, valgono le osservazioni di cui sopra.

     Tuttavia, la ragione umana potrebbe trovare delle obiezioni ai singoli punti esposti sopra, supponendo ad esempio che Dio potrebbe aver voluto mettere alla prova se stesso in tanti modi diversi manifestandosi in tutte le cose esistenti, o anche solo inviando parti di se stesso, sottoforma di anime nei corpi umani, al fine di produrre una infinità di atti e di caratteristiche differenti della sua multiforme potenza e sapienza.
    Però questa ipotesi, oltre che non rispondere completamente alle osservazioni precedenti,  non si concilia neanche con la realtà della decadenza e  della miserrima condizione in cui è precipitata la creazione in generale, e l'uomo in particolare, che più di tutto ne ha provocato lo sconvolgimento. Per cui, più che determinare la multiforme gloria di Dio, l'uomo ne ha provocato maggiormente l'allontanamento e  l'oblio.
    ----------

    La ragione ci può dare qualche indicazione utile per trarre qualche considerazione ma non riesce da sola a dirimere la questione di fondo : l'anima umana è di natura divina oppure no?
    Quindi è altrettanto ragionevole affiancare alla ragione stessa, un'altro metro di valutazione che è la Rivelazione, sempre che ovviamente, si ritenga tale fonte come derivante da Dio quale Autore della Parola che ci viene proposta come di origine divina, e che è stata lungo i tanti secoli, accompagnata da segni e prodigi divini che ne hanno accreditato la Fonte e accompagnando il popolo che attorno ad Essa si è andata formando e sostenendo fino ad oggi.

    ----------
    Vediamo perciò cosa ci fa sapere la Rivelazione riguardo al nostro quesito.

    La Genesi afferma che Dio disse "facciamo l'uomo a nostra immagine e somiglianza":
    dunque l'uomo e' stato
    fatto,  e perciò non deriva dalla natura e dalla sostanza divina; inoltre si parla di lui come somiglianza di Dio (imperfetta) e non come uguaglianza con Dio.

    In Giov. 1,12 si afferma:" ha dato potere di diventare figli di Dio: a quelli che credono nel suo nome",
     la fede dà al credente la possibilità di DIVENTARE figlio, e se deve DIVENTARE figlio vuol dire chiaramente che prima non lo era, non proveniva cioè dalla sostanza di Dio.

    Rom.8,15 dice:
    E voi non avete ricevuto uno spirito da schiavi per ricadere nella paura, ma avete ricevuto uno spirito da figli
    adottivi...
    quindi non figli di Dio in senso proprio ma figli di adozione ( cf. anche Rom.8,23).

    I testi biblici sarebbero ancora tanti da poter portare a sostegno della soluzione della nostra domanda, del fatto cioè che noi siamo creature sia nella parte spirituale che materiale, a prescindere dal fatto che la parte spirituale, che ha avuto un inizio nel tempo sia comunque destinata a rimanere in eterno. 
     

    Per rispondere a questo punto alla domanda di cosa sia costituito il soffio che Dio spirò sul volto dell'uomo dobbiamo  ricordare, come argomenta S.Tommaso d’Aquino, che quando uno soffia su qualcosa, non genera una parte di se', della sua sostanza, ma emette l'aria inspirata: allo stesso modo Dio ha formato l'uomo materiale dal fango della terra immettendovi la parte spirituale che e' stata anch'essa creata e non attinta dalla sua sostanza.

     

    Di Gesù Cristo invece la Scrittura afferma molte volte che e' l'Unigenito Figlio di Dio. Troviamo diverse volte l’affermazione che è stato generato. Lo troviamo ad esempio in Eb.1,5: “tu sei mio figlio, oggi ti ho generato”.
    In Giov.1,18 si dice: Dio nessuno l'ha mai visto: proprio l'UNIGENITO DIO, che è nel seno del Padre, lui lo ha rivelato.

    UNIGENITO significa: l’unico generato.

    E solo di Gesù Cristo si dice nella Scrittura che e' nel seno del Padre” (Gv.1,18), e si precisa in 

    Giovanni 1,14  E il Verbo (Logos) si fece carne e venne ad abitare in mezzo a noi; e noi vedemmo la sua gloria, gloria come di unigenito dal Padre, pieno di grazia e di verità.

     

    E ancora in Eb.1,3: Questo Figlio, che è irradiazione della sua gloria e impronta della sua sostanza e sostiene tutto con la potenza della sua parola.

     

    Dio Padre perciò ha un solo Figlio in senso proprio e non simbolico, (altrimenti non sarebbe Unigenito ) e tale Unigenito e' Dio: viene definito infatti in Gv1.18: UNIGENITO DIO che e' nel seno del Padre.

    La sua natura divina e' diversa dalla natura angelica in quanto in Ebrei 1,5-6 si afferma ancora:

    ...a quale degli angeli Dio ha mai detto: Tu sei mio figlio; oggi ti ho generato?

    E ancora: Io sarò per lui padre ed egli sarà per me figlio? E di nuovo, ...: Lo adorino tutti gli angeli di Dio.

     

    Da questi testi della Scrittura e' evidente che il termine generico di "figlio di Dio" attribuito a volte ad uomini, ad angeli, a demoni o ad Israele e' ben diverso dal termine "Figlio di Dio" usato per identificare Gesù nel Nuovo Testamento a cui soltanto è stato riferito direttamente dal Padre questo invito per noi:
    "«Questi è il Figlio mio prediletto, nel quale mi sono compiaciuto. Ascoltatelo». (Matt.17,5)

     

    L’affermazione che ogni cosa creata è stata tratta dal nulla trova la sua conferma nella Scrittura.

    Gv.1,3 dice che “senza di Lui neppure una delle cose fatte è stata fatta.” Quindi, nulla di ciò che esiste esisteva prima in Dio, ma è stato fatto in un certo momento, per un atto della Sua volontà, senza servirsi di cose preesistenti, giacché “neppure una delle cose fatte è stata fatta senza di Lui”.

    -----------

    Se accettiamo la risposta che la  Rivelazione ha offerto alla nostra questione, è legittimo porsi a questo punto un'altra questione.
    E cioè in che senso  si dice spesso nella Scrittura che noi siamo divenuti FIGLI DI DIO, e che Egli è nostro PADRE, se per nostra natura noi non siamo divini ma solo delle creature?.
    Giovanni scrive addirittura in 1 Gv 3,1:

      Quale grande amore ci ha dato il Padre per essere chiamati figli di Dio, e lo siamo realmente!

     

    In alcuni passi sopra richiamati abbiamo appreso che Figli lo siamo diventati come adottivi, attraverso la Fede nel Figlio unico e vero.
    Ma ci chiediamo:  com'è la nostra natura dopo aver acquisito tale adozione?
    E' rimasta identica a prima oppure risulta modificata? Ed in che modo?

    Per conoscere questo punto non possiamo fare affidamento solo sul nostro soggettivo sentimento, perchè a volte ci si potrebbe sentire degli dei e fare cose che Dio invece non farebbe mai.

    Dobbiamo necessariamente fare ancora ricorso alla Rivelazione che  al riguardo ci fa sapere alcuni punti fondamentali, che come FIGLI dobbiamo conoscere :

    1Corinzi 3,16 Non sapete che siete tempio di Dio e che lo Spirito di Dio abita in voi?

    Giacomo 4,5 ...fino alla gelosia ci ama lo Spirito che egli ha fatto abitare in noi...

    1Corinzi 2,12  ...Ora, noi non abbiamo ricevuto lo spirito del mondo, ma lo Spirito di Dio per conoscere tutto ciò che Dio ci ha donato.

    Romani 8,9 Voi però non siete sotto il dominio della carne, ma dello Spirito, dal momento che lo Spirito di Dio abita in voi.


    1Corinzi 6,17 Chi si unisce al Signore forma con lui un solo spirito.

     Dai suddetti testi e da tanti altri analoghi, veniamo a sapere che lo Spirito di Dio,  se accolto, , viene ad abitare nell'anima umana, (grazie ai meriti che Gesù col suo sacrificio ci ha meritato), dimorando in essa, traformandola e conformandola alla natura divina in modo ovviamente impercettibile alla vista, ma che può essere talora avvertita dall'anima che sperimenta questa graduale conformazione e divinizzazione, fino ad essere assorbiti completamente in Dio, che alla fine sarà tutto in tutti coloro che si saranno lasciati trasformare in Lui, (1 Cor.15,28) costituendoci anche eredi a pieno titolo:

    Dice in proposito Paolo ai Romani 8,17

    E se siamo figli, siamo anche eredi: eredi di Dio, coeredi di Cristo, se veramente partecipiamo alle sue sofferenze per partecipare anche alla sua gloria.


    La Scrittura ci fa anche sapere che come Figli veniamo anche educati, accompagnati dallo Spirito Santo che prende dimora in noi, unendosi spiritualmente alla nostra anima. Questo Maestro interiore, ci guida, ci consiglia, ci rafforza, ci consola, ci difende. Tuttavia rispetta anche la nostra  personale libertà di esseri comunque distinti da Dio, anche se in via di trasformazione.
    Durante questo processo educativo e conformativo con Dio,  si potrebbero avere delle resistenze alle mozioni divine, dovute alla nostra ancora imperfetta situazione individuale, ed essendo ancora soggetti alle prove della vita, a errori di valutazione dovuti ad imperfetta conoscenza della volontà divina rivelata,   alle tentazioni e ad eventuali altre situazioni soggettive.
    Per questo motivo la Scrittura raccomanda di assecondare lo Spirito che ci vuol far crescere in maniera da portarci alla statura del Figlio Suo Gesù:

    1Pietro 2,2 come bambini appena nati bramate il puro latte spirituale, per crescere con esso verso la salvezza:

    Efesini 4,30 ...non vogliate rattristare lo Spirito Santo di Dio, col quale foste segnati per il giorno della redenzione.

     

     Abbiamo dunque alla nostra portata un immenso tesoro spesso purtroppo dimenticato o ignorato:
    la possibilità di essere addirittura annoverati tra veri figli di Dio e di poter godere di tutti i relativi diritti .

    Basta sapersi connettere nella maniera opportuna al nostro Padre celeste, che desidera ogni nostro bene ed ha preparato per ciascuno di noi una felicità permanente, se impariamo ad ascoltarlo e a seguirne la Voce che parla alla nostra anima ispirandoci ciò che è bene per noi stessi e per ogni altro essere, essendo tutti indistintamente amati da Lui.


    [Modificato da Credente 18/04/2019 16:22]
  • OFFLINE
    Credente
    00 24/06/2010 23:16

    Abbiamo visto finora come dobbiamo considerare la persona umana e soprattutto la sua parte spirituale in considerazione della sua origine e natura.

    Vediamo ora come dobbiamo considerare la Persona di Gesù e la sua reale natura, ed origine divina, che si differenzia rispetto alla nostra natura, in quanto rileviamo dalla Scrittura che Egli è Figlio generato e quindi di natura  divina come lo è il Padre, pur essendo distinto da Lui. 

    Proprio in forza di tale identità tante espressioni usate da Gesù, e che irritavano continuamente i giudei, trovavano davanti al Sinedrio la loro piena conferma:

    se non credete che IO SONO morirete nei vostri peccati (Gesu’ si attribuiva il nome proprio di Dio: IO SONO)

    Io sono la via, la Verità e la Vita” : (la Vita e la Verità in senso proprio, possono essere solo attribuibili a Dio)

    avete udito che fu detto,…ma io vi dico…” (solo Dio poteva cambiare le leggi )

    Io e il Padre mio siamo una sola cosa” (rivendicava la stessa natura divina)

    Chi ha visto me ha visto il Padre” …perché “io sono nel Padre e il Padre è in me” (unità di natura )

    Io ho il potere di dare la vita e il potere di riprenderla” (solo Dio può avere questo potere)

    “…il Padre mio…il Padre mio…(usava spesso questo esclusivo appellativo, non diceva mai Padre nostro)

    Io sono il buon Pastore …. (“Nessuno è buono se non Dio” Gesù aveva precisato )

    Ti sono rimessi i tuoi peccati…. (Chi può rimettere i peccati se non Dio soltanto?)

    Inoltre non disdegnò l’adorazione dei magi, del cieco nato, degli apostoli e degli angeli, se non fosse stato Dio.

    Ma se ancora non si fosse convinti che Gesù è vero Figlio di Dio, e perciò della sua stessa natura divina, si ascolti quello che il Padre aveva dichiarato in due occasioni riportate nei Vangeli: “Questi è il mio Figlio diletto, ascoltatelo” (Mt.17,6 Mc.9,7)

    Chi oserà dire che il Padre intendesse fare un’affermazione simbolica, o che dicendo quelle parole intendeva dire qualcosa di diverso da quello che ha detto???

     

    Ecco dunque il nodo cruciale di quel singolare e decisivo interrogatorio, della testimonianza concorde del Padre , di Pietro, degli Apostoli e della Chiesa intera che con il Concilio di Nicea ha voluto definire con assoluta chiarezza il dubbio insinuato da Ario e ripreso dai TdG i quali sostengono che Gesù è Figlio Unigenito solo nel senso che è l’unico essere creato dal Padre. Attribuiscono cioè a Cristo la nostra stessa natura di esseri creati, con la sola differenza che egli sarebbe stato creato per primo. Questa loro “fede” che è alla base di tutto il loro insegnamento, vanifica la testimonianza stessa del Padre, la testimonianza degli apostoli, la causa reale per cui Cristo è stato condannato a morire e quello che è peggio ha creato una frattura insanabile con la vera Chiesa fondata da Cristo che professa con Pietro senza tentennamenti: “Tu sei il Cristo, il Figlio del Dio Vivente.” (Mt. 16,16)

     

    Tutte le principali eresie della storia hanno cercato di togliere a Cristo la sua identità di vero uomo, in quanto vero figlio dell’uomo (ed es. docetisti, gnostici, sincretisti, New Age) o di vero Dio in quanto vero figlio di Dio (1 Gv. 5.20) (ad. es. ariani, Mormoni, Testimoni di G.)

    Per ottenere questo risultato hanno dovuto manipolare e reinterpretare a proprio uso e consumo, tutti i testi biblici dove si afferma sia la natura divina che la natura umana di Gesù. Chi si fonda solo su una parte dei versetti biblici, tradisce gli altri versetti biblici che sono altrettanto veri e che vanno interpretati in armonia fra loro, in armonia con l’interpretazione di quelli che ci hanno trasmesso le Scritture stesse, in armonia con i Concili che hanno dato la definizione esatta a ciascuna obiezione posta dai vari eretici che si sono succeduti nella storia.

     

    La tesi poi (sostenuta dai Testimoni di G.,) che Gesù sia l'arcangelo Michele, non solo non trova alcun fondamento scritturale ma appare in piena contraddizione con quanto sopra.

    Si confonde il Creatore con la creatura, un abisso incolmabile. Basterebbe analizzare bene il testo di Giuda 9 per capire che Michele rimetteva al Signore il giudizio sul diavolo; e l'unico Signore in assoluto al quale appunto spetta il giudizio è Gesù come afferma S.Paolo in 1Cor.8,6. Ne consegue che Gesù non può essere Michele.

    Inoltre il profeta Daniele ci dice che l’Arcangelo Michele era uno dei primi principi e non il primo o l’unico in assoluto.

    Gesù invece è definito l’UNIGENITO DIO (Gv.1,18) in senso esclusivo e mai si dice che sia un arcangelo.

    Non si capisce come si possa arrivare a questa conclusione assolutamente in contrasto con la Bibbia.

    E’ possibile ora capire meglio come l’uomo sia creato, e Gesù, Figlio Unigenito di Dio, sia invece l’unico ad essere generato e non creato.


    [Modificato da Credente 18/04/2019 15:19]
  • OFFLINE
    Coordin.
    00 18/04/2011 21:16
    Un altro argomento che sottolinea la divinità di Cristo nel Nuovo Testamento è l'ADORAZIONE, dovuta solo a Dio e  che gli viene prestata in diverse occasioni come risulta dai versetti che seguono:

    Matteo 2,2
    «Dov'è il re dei Giudei che è nato? Abbiamo visto sorgere la sua stella, e siamo venuti per adorarlo».

    Matteo 2,8
    e li inviò a Betlemme esortandoli: «Andate e informatevi accuratamente del bambino e, quando l'avrete trovato, fatemelo sapere, perché anch'io venga ad adorarlo».

    Matteo 2,11
    Entrati nella casa, videro il bambino con Maria sua madre, e prostratisi lo adorarono. Poi aprirono i loro scrigni e gli offrirono in dono oro, incenso e mirra.

    Matteo 8,2
    Ed ecco, un lebbroso venne e l'adorò, dicendo: «Signore, se vuoi, tu puoi mondarmi».

    Matteo 14,33
    Allora quelli che erano nella barca lo adorarono, dicendo: «Veramente tu sei Figlio di Dio!»

    Matteo 15,25
    Ella però venne e l'adorò, dicendo: «Signore, aiutami!».


    Matteo 28,9
    Ed ecco Gesù venne loro incontro dicendo: «Salute a voi». Ed esse, avvicinatesi, gli presero i piedi e lo adorarono.

    Matteo 28,17
    E, vedutolo, l'adorarono; alcuni però dubitarono.

    Luca 24,52
    Ed essi, dopo averlo adorato, tornarono a Gerusalemme con grande gioia;

    Giovanni 5,23
    perché tutti onorino il Figlio come onorano il Padre.

    Giovanni 9,38
    Allora egli disse: «Io credo, Signore»; e l'adorò.

    Filippesi 2,10-11
    perché nel nome di Gesù
    ogni ginocchio si pieghi
    nei cieli, sulla terra e sotto terra;
    e ogni lingua proclami
    che Gesù Cristo è il Signore, a gloria di Dio Padre.

    Ebrei 1,6
    E di nuovo, quando introduce il primogenito nel mondo, dice:
    Lo adorino tutti gli angeli di Dio.

    Apocalisse 5,12-14
    «L'Agnello che fu immolato
    è degno di ricevere potenza e ricchezza,
    sapienza e forza,
    onore, gloria e benedizione».
    Tutte le creature del cielo e della terra, sotto la terra e nel mare e tutte le cose ivi contenute, udii che dicevano:
    «A Colui che siede sul trono e all'Agnello
    lode, onore, gloria e potenza,
    nei secoli dei secoli».
    E i quattro esseri viventi dicevano: «Amen». E i vegliardi si prostrarono in adorazione.

    Apocalisse 22,3
    Il trono di Dio e dell'Agnello
    sarà in mezzo a lei e i suoi servi lo adoreranno;
  • OFFLINE
    Credente
    00 19/04/2011 09:59
    Il testo che segue, e che riguarda la DIVINITA' di CRISTO,  è stato redatto a cura di un pastore evangelico.
    Pur non condividendo il suo pensiero sulla Chiesa cattolica, vogliamo comunque utilizzare il suo lavoro, che ci è sembrato utile per una maggiore comprensione dell'argomento che stiamo trattando. Dall'esame dei testi biblici addotti, si potrà avere una ulteriore conferma a quanto già sopra esposto.
    Il testo si proponeva di offrire delle dimostrazioni sulla divinità di Cristo, ai Testimoni di G. e perciò contiene anche citazioni delle loro pubblicazioni che possono comunque servire per comprendere altre posizioni di fede diverse ma sbagliate, alla luce delle risposte date.


    [Modificato da Credente 19/04/2011 10:09]
  • OFFLINE
    Credente
    00 19/04/2011 10:00

    Introduzione

    La Bibbia dichiara esplicitamente che le preghiere vanno rivolte solo ed esclusivamente a Dio (Cfr Matteo 4 10) Pertanto, se la Bibbia insegna a pregare anche Gesù Cristo, ciò significa che Egli e Dio insieme al Padre

    Crediamo fermamente che questo è proprio quello che insegna la Bibbia, mentre la Società Torre di Guardia dice il contrario e cioè che Gesù Cristo non deve essere pregato.

    Con il presente studio si cercherà di mettere in evidenza gli errori e le contraddizioni m cui cade la Società Torre di Guardia, mentre le Sacre Scritture dichiarano unanimemente che il Signore Gesù era, e deve continuare ad essere, oggetto di adorazione

    Pertanto, siamo totalmente d'accordo, almeno m questo, con quello che la Società Torre di Guardia ha scritto qualche anno fa.

    "Può esistere la falsa religione.  Dire e dimostrare che un'altra religione è falsa non è una forma di persecuzione religiosa per nessuno. Non è persecuzione religiosa il fatto che una persona informata smascheri pubblicamente una certa religione indicando che è falsa, permettendo così di vedere la differenza tra la religione falsa e la religione vera Ma per smascherare e dimostrare che le religioni errate sono false, il vero adoratore dovrà usare un 'autorevole mezzo di giudizio, una norma di valutazione che non possa rivelarsi falsa Smascherare pubblicamente la falsa religione è certo più importante che dimostrare che la notizia di un giornale è falsa; è un servizio di pubblica utilità, anziché persecuzione religiosa, ed è in relazione con la vita eterna e la felicità delle persone".

    LA PREGHIERA RIVOLTA A GESÙ CRISTO

    Si può pregare il Signore Gesù Cristo? Prima di dare una risposta alla luce della Parola di Dio, facciamo rispondere la W.T.. Ecco cosa scrivono in un libro

    LA VERITÀ CHE CONDUCE ALLA VITA ETERNA : iL MODO DI ACCOSTARSI A DIO IN PREGHIERA

    3 La Bibbia ci dice che "chi s'accosta a Dio deve credere ch'egli è" e che o il rimuneratore di quelli che premurosamente lo cercano". (Ebrei 11:6) Notate che questa scrittura dice di doverci accostare a 'Dìo'. Quale vero e vivente Dio, Geova vuole che rivolgiamo le nostre preghiere a lui, non a qualcun altro. La preghiera fa parte della nostra adorazione e per questa ragione dovrebbe essere indirizzata solo al Creatore, Geova. (Marco 4:10') Gesù insegnò ai suoi seguaci a pregare: 'Padre che sei nei cicli'. (Matteo 6:9) Gesù non insegnò loro a pregare lui stesso, ne la sua madre umana Maria, ne alcun'altra persona.

    "La verità che conduce alla vita eterna\ pubblicato dalla Watch Tower, ed 1968,pag 152

    [Modificato da Credente 19/04/2011 10:00]
  • OFFLINE
    Credente
    00 19/04/2011 10:03

    Rom. 10:13

    Iniziarne leggendo dalla lettera di Paolo ai Romani, capitolo 10 versetto 13:

    "Infatti chiunque avrà invocato il nome del Signore (Kyrìos) sarà salvalo"(N.R.)

    Questa è una citazione che l'apostolo Paolo, nella guida dello Spirito Santo, applica a Cristo, sebbene nell'Antico testamento si riferisse a Yahweh. Il nome del Signore (Kyrios^ qui è inteso per il nome di Gesù. Ciò è evidente se leggiamo il versetto alla luce del contesto.

    Infatti, al versetto 9 dello stesso capitolo leggiamo:

    "se con la bocca avrai confessato Gesù come Signore (Kyrios) " (N.R.)

    E ancora al versetto 11, sempre dello stesso capitolo: "Chiunque crede m lui (Cristo) non sarà deluso " (N.R.)

    Quindi, il Kyrios del versetto 13 è lo stesso Kynos dei versetti 9 e 11, cioè Cristo Gesù.

    D'altronde, sempre Paolo dice che v'è un solo Kyrios: Gesù Cristo (Cfr. I Corinzi 8:6). Se Gesù è l'unico Kyrios, ciò significa che il Kyrios di Romani 10:13 non può che essere Gesù. Pertanto, è Lui che bisogna invocare. (2)

    1. Atti 9:14

    "E qui ha autorità dai capi sacerdoti di mettere, in legami tutti quelli che invocano il tuo nome"

    2. Atti 9:21

    "Non è costui l'uomo che faceva strage di quelli che a Gerusalemme invocano questo nome? "

    Insomma, Saulo da Tarso era il persecutore di quelli che INVOCANO (in greco "epikalouménous^ il nome di Cristo!

    3. Atti 22:16

    "E ora perché indugi? Alzati, battezzali e lava i tuoi peccati invocando il suo nome"

    4. I Corinzi 1:2

    "Alla congregazione di Dio che è a Corinto, a voi che siete stati santificati unitamente a Cristo Gesù, chiamati ad essere santi, insieme a tutti quelli che in ogni luogo invocano il nome del nostro Signore Gesù Cristo"

    ATTI 7:59

    E tiravano pietre a Stefano mentre faceva appello e diceva: Signore Gesù ricevi il mio spinto "

    "E lapidarono Stefano che invocava Gesù e diceva: Signore Gesù accogli il mio spirito " (N.R.)

    In questo versetto vi è una chiara testimonianza biblica di preghiera rivolta da Stefano, il primo martire, a Gesù Cristo. Però, questo versetto contrasterebbe, come abbiamo visto a pagina 2, con quanto la società W.T. ha scritto su "La verità che conduce alla vita eterna', e così hanno pensato di eliminare la testimonianza biblica che Gesù sia stato pregato, traducendo "epikalùmenon^ con "tare appello".

    Ma, "fare appello" non e "pregare", è tutt’altra cosa. Il CD toglie volutamente il termine "invocare", che esprime l'idea di preghiera, e lo sostituisce con un vago ed indecifrabile "fare appello", che non c'entra assolutamente nulla con la situazione vissuta in quel momento da Stefano. E questo lo sa anche il CD, tanto da correre ai ripari; e, come sempre, l'ha fatto pian piano con aggiunte graduali nelle pubblicazioni. La "tecnica" e sempre la stessa: fare scivolare i testi verso soluzioni atte a persuadere i lettori che le parole utilizzate nel "tradurre" sarebbero equivalenti a quelle accuratamente evitate (ma che, invece, avrebbero dovuto usare).

    Perciò, nella loro traduzione Interlineare greco-inglese (del 1969 e del 1985) hanno posto "calling upon" (mentre pregava, invocava) sotto al greco "epikalùmenon^ (mentre pregava, invocava); mentre nella colonna a fianco hanno posto "as he made appeal" (mentre faceva appello); ma c'è di più nella seconda edizione dell'Interlinear (1985) alla traduzione "appeal" hanno posto una nota in calce che dice: "Or invocation; prayer" (o invocazione; preghiera). La stessa nota, già presente nell'edizione inglese della T.N.M. del 1950, è stata poi riportata in quella italiana del 1987.

    Notate che non solo confinano in nota quanto darebbe loro fastidio nel testo sacro; ma inventano che "fare appello" sia lo stesso che "fare preghiera, invocazione". Ma questo non è vero. Non esiste - nel parlare comune di tutti - tale insistita equiparazione; la quale, inoltre, posta in una piccola nota sfugge a chi ha l'occhio poco attento, ma rimane sempre pronta e disponibile al CD come utile scappatoia per "alzare polvere" di fronte ai tdG che tentassero di vedere chiaro.

    Posto con le spalle al muro il CD tenta di trovare una "scappato! a", e la trova in Atti 25:11, dove lo stesso termine greco è tradotto da molte versioni proprio con "faceva appello", per cui, conclude sempre il CD, non c'è nulla di sbagliato nel tradurre allo stesso modo Atti 7:59.

    Questa "scappatoia", però, si dimostra quanto mai inadeguata ed infondata, per almeno due motivi di fondo:

    1. Da un punto di vista filologico;

    2. Da un punto di vista contestuale.

    L'ASPÈTTO FILOLOGICO

    Abbiamo visto che il termine greco in questione è "epikalùmenon^ forma verbale di "Epikaléo"', ma qual è il suo reale significato? Un autorevole dizionario dice:(3)

    "(epikaléo) ha normalmente il significalo di apostrofare, invocare e precisamente: a) l'adorazione, l'invocazione religiosa della divinità; b) in senso giuridico, richiamarsi a, fare appello "

    Quale dei due significati bisogna dare alla "epikaléo" di Stefano descritta in Atti 7:59? Certamente non gli si può dare il senso giuridico. Quindi, gli si deve dare il primo significato, cioè quello di "adorazione, invocazione religiosa della divinità".

    Lo stesso dizionario dopo una analisi della voce verbale "kaleo", dice:(4)

    "Se prescindiamo dai casi in cui esso può significare, come kaléo, nominare o essere nominato (At 4,36; i 2, i 2) e da At 25-28 (unico caso in tutta la bibbia) in cui indica per 6 volte l'appello giuridico interposto da Paolo al tribunale imperiale, il verbo viene spesso usato per esprimere ^invocazione di dìo o del suo nome (per es. At 7,59; 9,14; Rm I0,12ss; 1 Cor 1,2) "

    Quindi, l'invocazione di Stefano è da intendersi come preghiera, e non semplicemente un "fare appello". Anche nella Versione dei LXX, "epìkaléo" ha spesso lo stesso significato, in quanto esso traduce anche il termine ebraico "'beshem":

    1. I Cronache 4:10 "epikalém fon Theòn Isarel", Invocò il Dio d'Israele;

    2. Genesi 13:4 "epikaléin to ònoma Kirìou", Invocò il nome dd Signore (la T.N.M. ha '"invocò il nome di Geova).

    Altri versetti in cui la versione dei LXX usa 'Epikaléo" con riferimento a Yahwéh, sono: I Rè 18:24; Isaia 64:7; Geremia 10:25 e altri. La conclusione è che in Atti 7:59 Stefano sta "invocando, pregando" Gesù Cristo.

    il CONTESTO

    II CD insiste molto sul contesto per una esatta traduzione, ma qui, come molte altre volte, non ne tiene conto, rifugiandosi, in Atti 25:11 dove contestualmente la situazione è diversa da quella descritta in Atti 7:59, e dove il verbo "epikaléo'\ ha giustamente il significato di "fare appello". Ignora, invece (forse volutamente), tutti gli altri versetti in cui "epikaléo" ha proprio il significato di "invocare, pregare" (Cfr. Atti 9:14; Romani 10:12, 13, 14; I Corinzi 1:2). Questi sono i versetti con cui va letto Atti 7:59.

    La situazione in cui si trova l'apostolo Paolo è completamente diversa da quella in cui si trova Stefano. Paolo si trova in un tribunale, ed è ovvio che nel difendersi si "appella" a Cesare (Cfr. Atti 25:11). Mentre Stefano sta per essere lapidato, è in punto di morte. Egli aveva visto la gloria di Dio e Gesù che stava alla Sua destra (Cfr. Atti 7:55, 56), e "invoca e prega" Gesù (Atti 7:59). Certamente, nessuno pensa che in punto di morte Stefano facesse semplicemente appello.

    Nel caso di Paolo si tratta di una situazione giuridica, mentre nel caso di Stefano si tratta di una situazione religiosa. Com'è possibile chiudere gli occhi dinanzi alle evidenze più evidenti?

    D'altronde siamo convinti che il CD conosce bene i fatti, ma tenta di nasconderli ai propri adepti. La prova di ciò ce l'abbiamo nei loro stessi scritti, nel fatto che la traduzione letterale inglese che danno a "epikaléo" nei loro Interlinear non è "as he made appeal" (mentre faceva appello), ma "calling upon" (mentre pregava, invocava).

    Quindi, la stessa W.T. ammette implicitamente che la propria traduzione della Bibbia (T.N.M.) non è una traduzione letterale del testo originale, cadendo così in una clamorosa contraddizione con quanto ha fatto scrivere nel libro "Tutta la Scrittura è ispirata da Dio" che diceva:

    32 Una traduzione letterale. Anche la natura letterale di una traduzione è indice della sua fedeltà. Ciò richiede una corrispondenza quasi, parola per parola fra la traduzione e i testi ebraico e greco. La traduzione dovrebbe quindi essere quanto più letterale è possibile, nella misura in cui il modo di esprimersi della lingua originale lo permette. Inoltre, perché la traduzione sia letterale l'ordine delle parole deve rimanere in gran parte com'è in ebraico o in greco, conservando così l'enfasi degli scritti originali. Ì..3 traduzione letterale consente di trasmettere accuratamente il sapore, il colore e il ritmo degli scritti originali

    (Tutta la Scrittura è ispirata da Dio e utile", pubblicato dalla Watch Tower, edizione 1991,pag. 326)

    Se è vero che il contesto di una frase ci illumina sul significato di una o più parole che la compongono, è altrettanto vero che il significato di una frase dipende in molti casi dal modo in cui si traduce una parola. Ora, una cosa è la traduzione, un'altra cosa è l'interpretazione. L'interpretazione del versetto può variare (vedi per es. Mattco 16:18), ma la traduzione deve essere fedele al testo originale; si, deve essere letterale, proprio come dice la W.T., ma che purtroppo poi non fa.

  • OFFLINE
    Credente
    00 19/04/2011 10:04

    GIOVANNI 14:14


    Un altro versetto che insegna a rivolgere le nostre preghiere a Gesù Cristo è Giovanni 14:14. Alla domanda se il Signore Gesù Cristo ha mai insegnato a pregare ^stesso, la


    W.T. risponde: assolutamente no!


    il MODO di accostarsi a DIO IN preghiera


    3 La Bibbia ci dice che "chi s'accosta a Dio deve credere ch'egli è, e che è il rimuneratore di quelli che premurosamente lo cercano". (Ebrei 11:6) Notate che questa scrittura dice di doverci "accostare a Dio". Quale vero e vivente Dio, Geova vuole che rivolgiamo le nostre preghiere a lui, non a qualcun altro. La preghiera fa parte della nostra adorazione e per questa ragione dovrebbe essere indirizzata solo al Creatore, Geova. (Matteo 4:10') Gesù insegnò ai suoi seguaci a pregare: Padre che sei nei cieli'. (Matteo 6:9) Gesù non insegnò loro a pregare lui stesso, ne la sua madre umana Maria, ne alcun'altra persona. ( LA VERITÀ CHE CONDUCE ALLA VITA ETERNA W T ed 1968 pag 152)


    Quindi, secondo il CD,  Gesù non deve essere pregato e Lui non ha mai insegnato a pregare lui stesso, poiché la preghiera andrebbe rivolta solo ed esclusivamente a Dio (Cfr. Matteo 4:10).


    Tuttavia, questa affermazione si dimostra erronea non solo perché, come abbiamo visto, i primi cristiani rivolsero preghiere a Gesù Cristo, ma anche perché in realtà il Signore Gesù Cristo ha insegnato pròprio a pregare Se stesso. Il brano di Giovanni 14:14, suona proprio così nel testo greco: "Se Mi chiederete qualcosa nel mio nome, la farò " e anche se questa particella manca in alcune versioni, tuttavia si trova in molte versioni importanti.


    Cioè se chiediamo qualcosa a Gesù! Anche nell'Interlineare edito dalla W.T. il MI è chiarissimo nel testo greco ((me= mi) e nell'inglese sottostante al greco (me), mentre, invece, è assente nella traduzione inglese della colonna a fianco cosi come nella traduzione in lingua italiana.


    Quindi, non è affatto vero che Gesù Cristo non ha mai insegnato a rivolgere a Lui le preghiere. Per cui ci domandiamo: perché nella T.N.M. non ù stato tradotto il "MI' presente nel testo greco? Questa è un'ulteriore dimostrazione che la T.N.M. non è una buona traduzione letterale, soprattutto quando questa contrasta con le idee dottrinali della W.T.. E ciò è in netta contraddizione con quanto il CD ha scritto sul libro '"Tutta la Scrittura è ispirata da Dio'\ e cioè che la T.N.M. sarebbe una traduzione "LETTERALE ".


    Una traduzione letterale è, invece: "Se mi chiederete qualche cosa nel mio nome, io la farò"


    D'altronde, abbiamo già avuto modo di vedere che i primi cristiani erano conosciuti come coloro che invocavano il nome del Signore Gesù (Cfr. Atti 9:14, 2; 22:16; I Corinzi 1:2). E Plinio il giovane nella nota lettera all'imperatore Traiano (ca. 111 d.C.) dice che i cristiani durante il servizio di culto cantavano inni a Cristo come Dio (Epistole, X:xcvi).


    Si, il Signore Gesù Cristo ci ha insegnato a rivolgere le nostre preghiere non solo al Padre, ma anche a Lui medesimo.


    [Modificato da Credente 08/05/2017 13:40]
  • OFFLINE
    Credente
    00 14/04/2012 22:51

    Uno degli argomenti che Cristo stesso proponeva ai suoi detrattori era quello dei miracoli che Egli faceva per accreditare la sua missione e la sua origine divina.

    Giov 10,25 Gesù rispose loro: «Ve l'ho detto e non credete; le opere che io compio nel nome del Padre mio, queste mi danno testimonianza;

    Giov 10,38 ma se le compio, anche se non volete credere a me, credete almeno alle opere, perché sappiate e conosciate che il Padre è in me e io nel Padre».

    Diamo qui di seguito un elenco dei miracoli descritti nei Vangeli:

     

    MiracoloVangelo secondo MatteoVangelo secondo MarcoVangelo secondo LucaVangelo secondo GiovanniAltre fonti
    Annunciazione  1,26-38 Corano 3,45-51, 19,16-26
    Battesimo di Gesù3,13-171,9-113,21-221,32-34 
    Tentazioni di Gesù4,1-111,12-134,1-13  
    Conversione miracolosa di Natanaele   1,45-51 
    Tramutazione dell'acqua in vino   2,1-11 
    Esorcismo a Cafarnao 1,21-284,31-37  
    Vari miracoli in Galilea4,23-251,39   
    Pesca miracolosa  5,1-11  
    Nel nome di Gesù vengono scacciati i demoni e compiuti vari miracoli7,229,38-409,49-501,12-13Atti 3,6
    Guarigione di un lebbroso8,1-41,40-455,12-16 CoranoVangelo Egerton
    Conversione miracolosa di una donnasamaritana   4,28-29 
    Guarigione del servo del centurione8,5-13 7,1-10  
    Guarigione del figlio del funzionario del re   4,46-54 
    Guarigione della suocera di Pietro e molti altri malati al calar del sole8,14-171,29-344,38-41  
    Liberazione di Maria Maddalena da 7 demoni 16,98,2  
    La tempesta sedata8,23-274,35-418,22-25  
    Gli indemoniati geraseni8,28-345,1-208,26-39  
    Il paralitico di Cafarnao9,1-82,1-125,17-26  
    Guarigione del paralitico alla piscina di Betzaeta   5,1-18 
    Risurrezione del figlio della vedova di Nain  7,11-17  
    Risurrezione della figlia di Giairo9,18-265,21-438,40-56  
    Guarigione di donna affetta da emorragia9,20-225,24-348,43-48  
    Guarigione di due ciechi e di un indemoniato muto9,27-35    
    I dodici apostoli ricevono l'autorità di scacciare i demoni e di guarire ogni malattia10,13,13-159,1  
    Miracoli non meglio specificati compiuti aCorazimBetzaida e Cafarnao11,20-24 10,13-15  
    Guarigione di un uomo dalla mano paralizzata12,9-133,1-66,6-11  
    Molte guarigioni12,15-213,7-126,17-19  
    Guarigione di un indemoniato cieco e muto12,22-323,20-3011,14-23  
    Prima moltiplicazione dei pani14,13-216,30-449,10-176,1-14 
    Gesù cammina sul mare14,22-336,45-52 6,15-21 
    Coloro che toccano il mantello di Gesù sono guariti14,34-366,53-56   
    Guarigione della figlia della donna cananea15,21-287,24-30   
    Guarigione di un sordomuto dicendo "Effatà" 7,31-37   
    Guarigione di un gran numero di storpi, ciechi e sordi15,29-31    
    Seconda moltiplicazione dei pani e dei pesci15,32-398,1-10   
    Guarigione del cieco di Betsaida 8,22-26   
    Trasfigurazione di Gesù17,1-139,2-139,28-36 2 Pietro 1,17-18
    Guarigione di un ragazzo indemoniato17,14-219,14-299,37-43  
    Gesù paga la tassa del tempio17,23-27    
    Guarigione di una donna in giorno disabato  13,10-17  
    Gesù scaccia i demoni anche se minacciato da Erode  13,31-32  
    Resurrezione di Lazzaro   11,1-44Corano
    Guarigione di un uomo idropico  14,1-6  
    Guarigione di 10 lebbrosi  17,11-19  
    Guarigione di malati in Giudea19,1-2    
    Guarigione di due ciechi20,29-34    
    Guarigione del cieco Bartimeo a Gerico 10,46-5218,35-43 Corano
    Guarigione del cieco nato   9,1-41 
    Guarigione di ciechi e storpi nel Tempio21,14    
    Maledizione del fico21,18-2211,12-14   
    Ultima cena26,26-3014,22-2622,14-206,48-661 Corinti 11,23-26
    Previsione del tradimento di Giuda   13,26-30 
    Guarigione dell'orecchio del servo del sommo sacerdote  22,49-51  
    Buio durante la Passione di Gesù27,4515,3323,44-45  
    Eventi miracolosi concomitanti alla morte di Gesù27,50-54    
    Apparizioni di Gesù risorto28,1-2016,1-1824,1-4920,1-23Atti 1,1-8Romani 10,91 Corinti 15,1-15
    Ascensione di Gesù 16,19-2024,50-53 Atti 1,9-111 Pietro 3,21-22,
    Il dubbio di Tommaso   20,24-31 
    Pesca miracolosa dopo la resurrezione   21,1-14 
    Apparizione durante la conversione diPaolo di Tarso    Atti 9,1-19
    Discesa agli inferi    Efesini 4:8-10Simbolo degli apostoli
          

     

  • OFFLINE
    Credente
    00 31/10/2012 17:59

    Vi sono nella Scrittura, diversi brani da cui si può ricavare che il Figlio di Dio è vero Figlio, generato dal Padre, e quindi Dio, della stessa sostanza del Padre.

    Riporteremo a conforto di questa evidenza scritturale anche alcuni brani di s.Agostino, nonchè anche alcuni commenti di evangelici, che con noi cattolici condividono questo importantissimo articolo di Fede


    Dice s.Agostino:

    6
    . 9. Chi disse che il Signore Dio nostro, Gesù Cristo, non è Dio o non è vero Dio o non è unico e solo Dio con il Padre o non è veramente immortale perché mutevole, fu convinto d’errore dalla evidentissima e unanime testimonianza delle Scritture, dove leggiamo: In principio era il Verbo e il Verbo era presso Dio e il Verbo era Dio 55. È chiaro che nel Verbo di Dio noi riconosciamo il Figlio unico di Dio, del quale Giovanni dice più avanti: E il Verbo si fece carne ed abitò fra noi 56, perché si è incarnato nascendo nel tempo dalla Vergine. In questo passo Giovanni afferma non soltanto che il Verbo è Dio ma anche che è consustanziale al Padre, perché dopo aver detto: E il Verbo era Dio, aggiunge: Questi era in principio presso Dio e tutte le cose per mezzo di lui furono fatte e niente fu fatto senza di lui 57. E poiché quando dice: tutte le cose, intende significare tutte le cose che furono fatte, ossia tutte le creature, si può con certezza affermare che non è stato fatto Colui per mezzo del quale furono fatte tutte le cose. E se non è stato fatto, non è creatura; se non è creatura, è consustanziale al Padre. Infatti ogni sostanza che non è Dio è creatura, e quella che non è creatura è Dio. Ma, se il Figlio non è della medesima sostanza del Padre, evidentemente è una sostanza creata; ma se è tale, non tutte le cose furono fatte per mezzo di lui. Se però ogni cosa per mezzo di lui fu fatta, allora egli è una sola e medesima sostanza con il Padre. E perciò non è soltanto Dio ma anche vero Dio. È quanto Giovanni dice con somma chiarezza nella sua Epistola: Sappiamo che il Figlio di Dio è venuto e ci ha dato intelligenza perché conosciamo il vero Dio, e siamo nel suo vero Figlio Gesù Cristo. Questi è il vero Dio e la vita eterna 58.

    Tutta la Trinità è immortale

    - 10. Da ciò consegue che l’apostolo Paolo non si riferiva solo al Padre quando disse: Il solo che possiede l’immortalità 59, ma parlava dell’unico e solo Dio, che è la Trinità stessa. Infatti la vita eterna non può essere mortale per mutazione, ma il Figlio di Dio è la vita eterna; perciò anch’egli è compreso con il Padre nelle parole: Il solo che possiede l’immortalità 60. E noi stessi, fatti partecipi 61 della sua vita eterna, diventiamo immortali nel modo a noi concesso. Ma una cosa è la vita eterna di cui diventiamo partecipi, altra cosa siamo noi che, per quella partecipazione, vivremo in eterno. Nemmeno se l’apostolo Paolo avesse scritto: "Nei tempi stabiliti lo manifesterà il Padre, beato e solo sovrano, Re dei re, Signore dei signori, il solo che possiede l’immortalità", dovremmo escludere il Figlio. Infatti il Figlio dicendo in veste di Sapienza (egli è infatti la Sapienza di Dio 62): Da sola ho percorso la volta del cielo 63, non ha escluso il Padre. Quanto meno è dunque necessario intendere come dette solo del Padre e non anche del Figlio le parole: Il solo che possiede l’immortalità, parole che fanno parte del seguente passo: Osserva questi precetti senza macchia e senza rimprovero fino alla manifestazione del Signore nostro Gesù Cristo che nei tempi stabiliti sarà manifestato dal beato ed unico sovrano, Re dei re, il Signore dei signori, il solo che possiede l’immortalità ed abita in una luce inaccessibile, che nessun uomo ha visto né mai può vedere. A lui onore e gloria nei secoli dei secoli 64. In questo passo non si nomina propriamente né il Padre né il Figlio né lo Spirito Santo, ma il beato ed unico sovrano, il Re dei reil Signore dei signori, cioè l’uno e solo vero Dio, la Trinità medesima.

     

     

    Filippesi 2,6

    Il passo in questione è un tipico esempio in cui la traduzione migliore deve obbligatoriamente tenere conto del contesto e della tradizione della traduzione. Senza tener conto di questi elementi, infatti, si possono fare due o più traduzioni grammaticalmente possibili, ma di significato opposto, e di cui una necessariamente non vera. Considereremo le due lezioni piu' comuni, ma proporremo anche una terza che, in parte, media fra le due.

    Il passo in greco traslitterato e tradotto parola per parola recita:

     

    ος ’ενμορφηθεου ‘υπαρχων ’ουχ ‘αρπαγμον ‘ηγησατοτο ’ειναι ’ισαθεω

    hos en morfêi theou huparchôn ouch harpagmon hêgêsato to einai isa theô

    che in forma di dio esistente non un ghermire-to? considerò l’ essere come dio

     

     

    La traduzione prevalente di questo passo è resa così:

     

     

    CEI

    "il quale, pur essendo di natura divina, non considerò un tesoro geloso la sua uguaglianza con Dio"

     LUZZI

    "il quale, essendo in forma di Dio non riputò rapina l'essere uguale a Dio"

     N. RIVEDUTA

    "il quale, pur essendo in forma di Dio, non considerò l'essere uguale a Dio qualcosa a cui aggrapparsi gelosamente"

     

    Traducendo in questo modo è evidente che l’oggetto che Gesù non prese in considerazione era l’uguaglianza con Dio che aveva, non la considerò irrinunciabile (CEI-N. RIVEDUTA); per la LUZZI, addirittura, non considerò che questo fosse una rapina, quindi, qualcosa che gli spettava di diritto.

    Una traduzione meno comune (ne esamineremo i motivi) è la seguente:

     

     

    TNM

    "il quale, benché esistesse nella forma di Dio, non prese in considerazione una rapina, cioè che dovesse essere uguale a Dio"

    A titolo informativo riportiamo a seguito altre traduzioni bibliche che rendono il versetto in modo pressoché identico:

     

     "il quale, essendo nella forma di Dio, non considerò l’uguaglianza con Dio come una cosa da afferrare". The New Testament, di G. R. Noyes.

    "Egli — vera natura divina! — non si fece mai uguale a Dio confidando in se stesso". Das Neue Testament, ed. riveduta, di Friedrich Pfäfflin.

    "il quale, pur essendo in forma di Dio, non ritenne come cosa da far propria avidamente l’essere uguale a Dio". La Bibbia Concordata.

    "Egli ebbe sempre la natura di Dio, ma non pensò di dover cercare con la forza di divenire uguale a Dio". Today’s English Version.

    "Il quale, essendo in forma di Dio, non considerò l’uguaglianza con Dio qualcosa da afferrare". The New Jerusalem Bible.

     

    Filippesi 2:6

    Lui, che, essendo in forma di Dio, non ritenne con avidità il suo esser uguale a Dio ma annichilò se stesso, prendendo forma di servo e divenendo simile agli uomini.

    «Lui che, esistendo in forma di Dio... en morfh qeou, in forma di Dio». Forma, diciam noi, in mancanza di meglio; ma la morfh non designa la forma qualunque che un essere può assumere; designa la forma organica, nella quale l'essenza, la vita intima di cotest'essere si manifesta al di fuori. Non così invece lo schma della frase: «prendendo la forma (schma) d'un servo», ch'è più sotto, e che esprime la parvenza esterna d'un essere; parvenza, che è il risultato di circostanze più o meno accidentali. La morfh, insomma, si connette intimamente ed organicamente con la essenza, con la natura permanente della cosa a cui ella serve d'involucro o di estrinsecazione; lo schma, invece, non è che la configurazione esterna, transitoria della cosa, senz'alcuna relazione con l'essenza, con la natura permanente della cosa stessa. E la distinzione la facciamo anche noi quando parliamo, per esempio, di «morfologia», e non intendiamo parlare soltanto di «forme», ma di «forme organiche» e delle loro leggi; di «metamorfosi», e non intendiamo parlar soltanto di cambiamenti di «forma», ma dei cambiamenti di farina e di struttura, che alcuni animali ed alcune piante fanno, sviluppandosi. Mentre, per converso, quando parliamo dello «schema» d'un sermone, d'un discorso qualunque, d'una lezione, noi intendiam parlare del disegno, dell'ossatura, della forma esterna della cosa, senz'alcuna relazione con la sostanza della cosa stessa. «Esistendo in forma di Dio», dico, invece di «essendo in forma di Dio; l'esistendo rende meglio dell'essendo lo 'uparcwn del testo.

    Non ritenne con avidità il suo essere eguale a Dio; così io rendo col Revel la frase del testo. La qual frase è molto variamente tradotta, secondo che lo 'arpagmon della frase 'arpagmon 'hghsato è presa in senso attivo o in senso passivo. Se preso in senso attivo, si ha l'idea di «un atto di rapina», di un «afferrare», e quindi il «non riputò rapina l'essere uguale a Dio» del Diodati, e il «non credette che fosse una rapina quel suo essere uguale a Dio» del Martini. Se preso in senso passivo, si ha l'idea di un «premio, di un qualcosa da essere afferrato, ritenuto con ansia, con avidità, e quindi la traduzione di quasi tutti i moderni (Reuss, Stapfer, Revis. franc., Revised Vers, Weymouth, Crampon). E quest'ultimo modo di tradurre è evidentemente più d'ogni altro in armonia col pensiero generale dell'apostolo. «Questo suo esser uguale a Dio, Gesù non lo ritenne con avidità, quantunque si trattasse di cosa legittimamente sua, ma vi rinunziò spontaneamente. Ed è quest'atto d'abnegazione, la cui descrizione l'apostolo continuerà a darci adesso, che è proposta come ideale all'abnegazione dei fratelli di Filippi.

    Il suo essere uguale a Dio equivale esattamente all'essere in forma di Dio. Sono due espressioni che scolpiscono la divinità di Cristo.

    Top of Form 1

    Filippesi 2:6

    Is7:14; 8:8; 9:6; Ger23:6; Mi5:2; Mat1:23; Giov1:1,2,18; 17:5; Ro9:5; 2Co4:4; Col1:15,16; 1Ti1:17; 3:16; Tit2:13; Eb1:3,6,8; Eb13:8; Gen32:24-30; 48:15,16; Ez8:2-6; Gios5:13-15; Os12:3-5; Zac13:7; Giov5:18,23; 8:58,59; 10:30,33,38; 14:9; 20:28; Ap1:17,18; 21:6

     

     

     

    Il Figlio come uomo inferiore al Padre ed anche a se stesso

    7. 14. Queste testimonianze ed altre di tale natura hanno permesso ai nostri predecessori che, come ho detto, ne hanno fatto largo uso, di sgominare le imposture e gli errori degli eretici; esse rivelano alla nostra fede l’unità e l’uguaglianza della Trinità. Ma nelle Sacre Scritture vi sono molti passi a motivo dell’incarnazione del Verbo di Dio – incarnazione avvenuta per la nostra salvezza cosicché il mediatore tra Dio e gli uomini fosse l’uomo Gesù Cristo 86 – passi che fanno pensare o anche esplicitamente affermano che il Padre è superiore al Figlio. Per questo alcuni troppo poco attenti nello scrutare il senso e nell’afferrare l’insieme delle Scritture hanno tentato di riferire ciò che fu detto di Gesù Cristo in quanto uomo alla sua natura che era eterna prima dell’incarnazione e che è sempre eterna. Su questa base essi pretendono che il Figlio sia inferiore al Padre, poiché il Signore stesso ha detto: Il Padre è più grande di me 87. Ma la verità mostra che in questo senso il Figlio è inferiore anche a se stesso. Come infatti non sarebbe divenuto tale colui che si esinanì assumendo la natura di servo 88? Infatti non assunse la natura di servo così da perdere quella di Dio nella quale era uguale al Padre. Pertanto, se la natura di servo fu assunta in modo tale che egli non perdette la sua natura divina – poiché come servo e come Dio egli è lo stesso e unico Figlio di Dio Padre, uguale al Padre 89 nella sua natura divina, e mediatore di Dio e degli uomini nella sua natura di servo, l’uomo Gesù Cristo 90 – è chiaro che considerato nella sua natura divina anche lui è superiore a se stesso, mentre è a se stesso inferiore se considerato nella natura di servo. La Scrittura molto giustamente dunque si esprime in duplice modo, affermando che il Figlio è uguale al Padre e che il Padre è superiore al Figlio. Nel primo caso riconosce una conseguenza della sua natura divina, nel secondo una conseguenza della sua natura di servo, fuori d’ogni confusione. Un capitolo di una Epistola dell’apostolo Paolo fornisce questa regola da seguire per risolvere il problema in questione attraverso tutto il complesso delle Sante Scritture. In quel capitolo si raccomanda molto chiaramente la distinzione accennata: Colui che sussistendo in natura di Dio, non considerò rapina la sua uguaglianza con Dio, ma si esinanì prendendo la natura di servo, divenuto simile agli uomini, ritrovato in stato d’uomo. Per natura dunque il Figlio di Dio è uguale al Padre, per stato inferiore a lui. Nella natura di servo, che ha assunto, è inferiore al Padre, nella natura divina nella quale sussisteva, anche prima di assumere quella di servo, è uguale al PadreNella natura di Dio è il Verbo per mezzo del quale tutte le cose furono fatte 91nella natura di servo fu formato da donna, formato sotto la Legge, per riscattare coloro che erano soggetti alla Legge 92. Perciò nella natura di Dio ha fatto l’uomo, nella natura di servo si è fatto uomo. Se il Padre solamente e non anche il Figlio avesse fatto l’uomo, non sarebbe scritto: Facciamo l’uomo a nostra immagine e somiglianza 93. Poiché dunque la natura di Dio ha assunto la natura di servo, Dio è l’uno e l’altro, come l’uomo è l’uno e l’altro. Ma Dio lo è, perché ha assunto l’uomo; l’uomo lo è perché è stato assunto da Dio. Infatti nell’incarnazione nessuna delle due nature si è mutata nell’altra: la divinità non fu certamente mutata nella creatura, cessando di essere divinità, né la creatura divenne divinità, cessando di essere creatura 94.

     

    Il Figlio come uomo è sottomesso al Padre

    8. 15. Le parole dello stesso Apostolo: Quando tutte le cose gli saranno state sottomesse, allora il Figlio stesso si sottometterà a colui il quale ogni cosa gli sottomise 95, possono servire contro l’opinione secondo cui lo stato preso da Cristo nella natura umana si sarebbe poi convertito nella stessa divinità, o meglio deità, la quale non è creatura ma la stessa unità incorporea, immutabile e per natura consustanziale e coeterna con se stessa, della Trinità; oppure se qualcuno pretende che le parole: allora il Figlio di Dio si sottometterà a colui il quale ogni cosa gli sottomise 96 possano intendersi, come alcuni hanno inteso, nel senso che questa sottomissione sarà la trasformazione e conversione della creatura nella stessa sostanza o essenza del Creatore, cioè che quella che era la sostanza della creatura diverrebbe la sostanza del Creatore, allora costui conceda almeno questo che è certissimo: tale trasformazione non era ancora avvenuta quando il Signore diceva: Il Padre è maggiore di me. Infatti egli disse queste parole non solo prima di ascendere al cielo ma anche prima della sua passione e risurrezione dai morti. Ora chi ammette che in Cristo la natura umana si muti e si trasformi nella sostanza della deità e chi sostiene che le parole: Allora il Figlio stesso si sottometterà a colui il quale ogni cosa gli sottomise 97 significhino: Allora lo stesso Figlio dell’uomo e la natura umana assunta dal Verbo di Dio si trasformerà nella natura di colui che tutto gli sottomise, suppone che ciò avverrà quando (dopo il giorno del giudizio) avrà consegnato il regno a Dio Padre 98. Ma anche a stare a questa interpretazione, resta ben fermo che il Padre è superiore alla natura di servo, che il Figlio ha ricevuto dalla Vergine 99. Anche se alcuni sostengono che l’uomo Gesù Cristo si è già mutato nella sostanza di Dio, costoro non possono certamente negare che la natura umana sussisteva ancora, prima della passione, quando diceva: Il Padre è più grande di me 100, per cui ci pare non ci sia più alcun motivo di esitazione circa il senso di quelle parole: il Padre è superiore alla natura di servo del Figlio, che è uguale al Padre nella natura divina. Leggendo queste parole dell’Apostolo: Quando dice che tutto è stato sottomesso, è chiaro che si deve eccettuare colui che tutto gli ha sottomesso 101, nessuno pensi di interpretarle nel senso che il Padre abbia sottomesso tutte le cose al Figlio, come se anche lo stesso Figlio non avesse sottomesso a sé tutte le cose. Lo spiega chiaramente l’Apostolo ai Filippesi: La nostra dimora è nei cieli, da dove aspettiamo, come Salvatore, il Signore Gesù Cristo che trasformerà il corpo della nostra umiliazione, rendendolo simile al corpo della sua gloria, secondo l’operazione con cui può rendere a sé soggette tutte le cose 102. L’operare del padre e l’operare del Figlio sono inseparabili; altrimenti neppure il Padre ha sottomesso a sé tutte le cose. Gliele ha sottomesse il Figlio che ha consegnato a lui il regno e distrugge ogni principato, ogni potestà, ogni virtù 103. Proprio del Figlio fu detto: Quando consegnerà il regno a Dio Padre dopo aver distrutto ogni principato, ogni potestà, ogni virtù 104. Colui che sottomette è lo stesso che distrugge.

     

    Il Figlio non consegnerà il regno al Padre, privandosene lui stesso

    - 16. Non cadremo nell’errore di credere che Cristo consegnerà il regno a Dio Padre per privarsene lui stesso, anche se alcuni sciocchi l’hanno creduto. La Scrittura che dice: Consegnerà il regno a Dio Padre, non indica una separazione del Figlio dal Padre, perché il Figlio è un solo Dio con il Padre. Ma a trarre in inganno chi è indifferente alle Scritture ma per contro è amico delle dispute, c’è l’espressione: fino a che. Infatti il testo continua così: È necessario che egli regni fino a che ponga tutti i nemici sotto i suoi piedi 105, quasi che il suo regno dovesse aver fine quando ciò sarà accaduto. Questi non vedono che questa frase ha lo stesso senso di quest’altra: Il suo cuore è stabile e non temerà finché vedrà abbattuti i suoi nemici 106, dove non si vuol dire evidentemente che da quel momento egli dovrà incominciare a temere. Che significa dunque: Quando consegnerà il regno a Dio Padre?Che questi ancora non lo possiede? No, di certo. Significa invece che l’uomo Gesù Cristo, mediatore di Dio e degli uomini, condurrà tutti i giusti, sui quali ora regna, per la loro vita nella fede, a quella contemplazione che lo stesso Apostolo chiama visione a faccia a faccia. Perciò l’espressione: Quando consegnerà il regno a Dio Padre, equivale a quest’altra: "Quando condurrà i credenti a contemplare Dio Padre". Come infatti dice il Signore: Ogni cosa mi fu consegnata dal Padre mio: nessuno conosce il Figlio se non il Padre e nessuno conosce il Padre se non il Figlio e colui al quale il Figlio lo vorrà rivelare 107allora il Figlio rivelerà il Padre, quando avrà abbattuto ogni principato, ogni potestà e virtù 108, quando cioè non sarà più necessario distribuire i simboli per mezzo degli ordini angelici, dei principati, delle potestà, delle virtù. È di essi che si può convenientemente intendere questo testo del Cantico dei cantici: Ti faremo ornamenti d’oro ageminati d’argento, fino a che il re è nel suo convito 109, cioè finché Cristo rimane nascosto perché la nostra vita è nascosta con Cristo in Dio; quando Cristo, vostra vita, comparirà, allora voi pure apparirete con lui nella gloria 110. Prima che ciò avvenga, noi vediamo per specchio, in enigma, cioè per mezzo di simboli, ma allora vedremo a faccia a faccia 111.

     

    Uguaglianza totale del Figlio col Padre per quanto concerne la sostanza

    - 5. Ma allora, in che cosa è più grande il Padre 20? Se è più grande, è più grande per la grandezza. Ma perché la sua grandezza è suo Figlio e questo non è certo più grande di colui che lo ha generato, né quest’ultimo più grande della grandezza per la quale è grande, ne consegue che è uguale, ma come uguale se non per quello che è, non distinguendosi in lui l’essere dall’essere grande? Se fosse per l’eternità che il Padre è più grande, il Figlio non è uguale a lui sotto ogni aspetto. Da che cosa proviene infatti la sua uguaglianza? Se si risponde che proviene dalla grandezza, è facile controbattere che non è uguale una grandezza che è meno eterna dell’altra e così di seguito. O forse è uguale per la forza, ma ineguale in sapienza? Ma come può essere uguale una forza che ha meno sapienza dell’altra? O è forse uguale in sapienza, ma non in forza? Ma come può essere uguale una sapienza che ha meno potenza dell’altra? Non resta dunque che concludere che, se in una cosa non è uguale, non è uguale da nessun punto di vista. Ma la Scrittura proclama: Non giudicò rapina l’essere uguale a Dio 21. Perciò, per quanto nemico della verità uno sia, purché rispetti l’autorità dell’Apostolo, è costretto a riconoscere l’uguaglianza del Figlio con Dio, sotto ogni aspetto, come in uno solo. Scelga quello che vorrà: sarà sufficiente per provargli l’uguaglianza del Figlio in tutto ciò che si predica della sua sostanza.

     

    Filippesi 2:6 qui cum in forma Dei esset non rapinam arbitratus est esse se aequalem Deo

    Filippesi 2:7 sed semet ipsum exinanivit formam servi accipiens in similitudinem hominum factus et habitu inventus ut homo

    Filippesi 2:8 humiliavit semet ipsum factus oboediens usque ad mortem mortem autem crucis

    Filippesi 2:9 propter quod et Deus illum exaltavit et donavit illi nomen super omne nomen

    Filippesi 2:10 ut in nomine Iesu omne genu flectat caelestium et terrestrium et infernorum

    Filippesi 2:11 et omnis lingua confiteatur quia Dominus Iesus Christus in gloria est Dei Patris

     

    [Modificato da Credente 31/10/2012 18:16]
  • OFFLINE
    Credente
    00 31/10/2012 18:01

     In forma di Dio e in forma di uomo

    San Paolo professa la sua fede nella divinità di Cristo soprattutto attribuendogli il titolo divino di Signore (Kyrios), che ricorre più di 130 volte nelle sue lettere. Riportiamo il celebre inno cristologico della Lettera ai Filippesi:

    “Abbiate in voi lo stesso sentire che fu in Cristo Gesù. Lui che, avendo forma di Dio non riputò una preda l'essere uguale a Dio; esinanì, invece, se stesso, prendendo la forma di schiavo, divenuto simile agli uomini. (... ). Per questo Iddio lo esaltò e gli donò il nome che è al di sopra di ogni nome; perché nel nome di Gesù ogni ginocchio sì pieghi in cielo, in terra, nell'inferno e ogni lingua confessi che Gesù Cristo è il Signore, a gloria di Dio Padre” (Filippesi 2, 5-11).

    Spiegazione:

    a) Benché Cristo Gesù avesse forma divina (greco morphé = natura immutabile), fosse cioè consustanziale al Padre, non si aggrappò tenacemente a questa sua incomparabile grandezza. Al contrario, rinunciò agli onori a Lui dovuti, umiliandosi fino alla condizione dì servo, fìno alla morte di croce.

    Chi si umilia nulla perde della sua naturale grandezza. Rimane quello che sostanzialmente è conforme alla sua natura.

    b)Dopo questo atto di umiliazione e in virtù di esso Gesù Cristo, l'Emmanuele, il Dio-con-noi, fu esaltato alla dignità di Signore, davanti al quale si piega ogni ginocchio. Tutte le creature, terrestri, celesti e infernali, riconoscono la sua Signoria, ossia la sua divinità.

    Commenta la Nuova Enciclopedia Cattolica:

    “In questo testo il nome che è al dí sopra di ogni altro nome non è quello di Gesù, che Egli ricevette alla sua circoncisione, ma quello di Kyrios (Signore), che sostituisce il nome Jahve; e così questo antico inno afferma che Cristo va collocato allo stesso livello del Padre”.

    c) Né serve cavillare, come fanno i tdG, dicendo che fu Dio a dare a Cristo quel nome e che l'esaltazione di Cristo mediante quel nome ridonda alla esaltazione del Padre, che deve perciò dirsi superiore a lui.

    Infatti, san Paolo vuol dire che tutta l'opera di Cristo, l'uomo-Dio, sofferente e glorioso, ha come fonte e come termine l'unico Dio, Alfa e Omega, Principio e Fine della creazione e della re- staurazione o redenzione. L'esaltazione del Figlio manifesta la bontà dell'unico Dio, non è un re- galo fatto da un superiore a un inferiore.

    Se fosse come dicono i tdG avremmo l'assurdo. Infatti, ciò che Cristo riceve è l'essere Signore, ossia essere in tutto uguale a Dio. Dio Padre avrebbe dato a Cristo tutto se stesso, si sarebbe annientato, avrebbe cessato di essere Dio!

    6 Lui, che, essendo in forma di Dio, non ritenne con avidità il suo esser uguale a Dio ma annichilò se stesso, prendendo forma di servo e divenendo simile agli uomini.

    «Lui che, esistendo in forma di Dio... en morfh qeou, in forma di Dio». Forma, diciam noi, in mancanza di meglio; ma la morfh non designa la forma qualunque che un essere può assumere; designa la forma organica, nella quale l'essenza, la vita intima di cotest'essere si manifesta al di fuori. Non così invece lo schma della frase: «prendendo la forma (schma) d'un servo», ch'è più sotto, e che esprime la parvenza esterna d'un essere; parvenza, che è il risultato di circostanze più o meno accidentali. La morfh, insomma, si connette intimamente ed organicamente con la essenza, con la natura permanente della cosa a cui ella serve d'involucro o di estrinsecazione; lo schma, invece, non è che la configurazione esterna, transitoria della cosa, senz'alcuna relazione con l'essenza, con la natura permanente della cosa stessa. E la distinzione la facciamo anche noi quando parliamo, per esempio, di «morfologia», e non intendiamo parlare soltanto di «forme», ma di «forme organiche» e delle loro leggi; di «metamorfosi», e non intendiamo parlar soltanto di cambiamenti di «forma», ma dei cambiamenti di farina e di struttura, che alcuni animali ed alcune piante fanno, sviluppandosi. Mentre, per converso, quando parliamo dello «schema» d'un sermone, d'un discorso qualunque, d'una lezione, noi intendiam parlare del disegno, dell'ossatura, della forma esterna della cosa, senz'alcuna relazione con la sostanza della cosa stessa. «Esistendo in forma di Dio», dico, invece di «essendo in forma di Dio; l'esistendo rende meglio dell'essendo lo 'uparcwn del testo.

    Non ritenne con avidità il suo essere eguale a Dio; così io rendo col Revel la frase del testo. La qual frase è molto variamente tradotta, secondo che lo 'arpagmon della frase 'arpagmon 'hghsato è presa in senso attivo o in senso passivo. Se preso in senso attivo, si ha l'idea di «un atto di rapina», di un «afferrare», e quindi il «non riputò rapina l'essere uguale a Dio» del Diodati, e il «non credette che fosse una rapina quel suo essere uguale a Dio» del Martini. Se preso in senso passivo, si ha l'idea di un «premio, di un qualcosa da essere afferrato, ritenuto con ansia, con avidità, e quindi la traduzione di quasi tutti i moderni (Reuss, Stapfer, Revis. franc., Revised Vers, Weymouth, Crampon). E quest'ultimo modo di tradurre è evidentemente più d'ogni altro in armonia col pensiero generale dell'apostolo. «Questo suo esser uguale a Dio, Gesù non lo ritenne con avidità, quantunque si trattasse di cosa legittimamente sua, ma vi rinunziò spontaneamente. Ed è quest'atto d'abnegazione, la cui descrizione l'apostolo continuerà a darci adesso, che è proposta come ideale all'abnegazione dei fratelli di Filippi.

    Il suo essere uguale a Dio equivale esattamente all'essere in forma di Dio. Sono due espressioni che scolpiscono la divinità di Cristo.

    7 Ma annichilò se steso;

    letteralm. «vuotò se stesso». E qui, dice egregiamente il Vincent: «Questa frase non è intesa qui a definire in un senso metafisico le limitazioni del Cristo nella sua condizione incarnata; ella non è altro che una espressione grafica e forte del suo atto di rinunciamento. Ella include tutti i dettagli della umiliazione che seguono, ed è da cotesti dettagli definita. Le definizioni ulteriori appartengono alla teologia speculativa». Cercare sotto il velame di questo «vuotò se stesso» delle precise affermazioni relative ai limiti della umanità di Cristo, è un voler cercare l'introvabile. Lo ekenwsen del passo non ad altro mira che a questo: ad esprimere scultoriamente l'ineffabile atto di abnegazione di Gesù, e ad accentuare il contrasto fra la gloria da lui posseduta anteriormente alla incarnazione, e la sua umiliazione posteriore. Il commentario più eloquente di questo passo è in 2Corinzi 6:9 <JavaScrtpt:popup('2Corinzi 6:9');>: «Voi conoscete la grazia del Signor Gesù Cristo il quale, essendo ricco, s'è fatto povero, affinchè per la sua povertà voi siate arricchiti,». E in armonia col passo nostro sono parecchie parole del Vangelo gioannico, come questa, per esempio: «Padre, glorificami della gloria ch'io ho avuta presso di te, prima che il mondo fosse» Giovanni 17:5 <JavaScrtpt:popup('Giovanni 17:5');>. Tutto questo è nel passo, ma nulla di più.

    Prendendo forma di servo e divenendo simile agli uomini.

    Anche qui: «morfh di servo»: non soltanto l'apparenza esterna d'un servo; ma «entrando nella condizione d'un servo vero e proprio». E questo douloV non vuol dire che Gesù diventasse «uno schiavo». Il «servo» accentua qui l'idea del servizio, della sottomissione, della subordinazione di Gesù a Dio, in contrasto con l'idea della sua uguaglianza con Lui. Il contrasto è dunque fra Gesù «vero Dio» ed «uguale a Dio» e Gesù «vero servo di Dio» «subordinato a Dio».

    E divenendo simile agli uomini.

    L'apostolo dice «simile agli uomini», e chi dice «somiglianza» non vuol significare «identità completa». La manifestazione di Gesù, in terra fu tale, ch'egli apparve «simile agli umani». E codesta sua «somiglianza» non fu fittizia, fantasmagorica; fu vera, reale; ma cotesta somiglianza, che agli occhi dei mortali diceva eloquentemente quel ch'egli era per gli uomini, non esprimeva tutto Gesù; esprimeva solo quel tanto che di Gesù appariva agli umani; e dietro il velame di cotesta parvenza umana, stavan tutti i non investigabili tesori di quella morfh divina, di cui l'apostolo ci ha parlato poc'anzi.

    Divenendo simile agli uomini. Il testo ha: genomenoV che sta a contrasto con lo 'uparcwn. Lo 'uparcwn è l'essere (essendo, esistendo in forma di Dio Filippesi 2:6 <JavaScrtpt:popup('Filippesi 2:6');>); il genomenoV è il diventare: (essendo diventato, essendo stato fatto simile agli uomini).

    8 Ed essendo apparso come un semplice uomo, abbassò se stesso, facendosi ubbidiente sino alla morte, ed alla morte della croce.

    Letteralm. «Ed essendo trovato, quant'è alla sua forma esteriore, siccome un uomo...» Quindi, il Diodati: «E trovato nell'esteriore simile ad un uomo»; e il Martini: «E per condizione riconosciuto uomo..:.» Il greco ha: «Ed essendo trovato, quant'è allo schma come un uomo...» Se riandiamo a quel che abbiam detto più sopra relativamente alla, differenza che passa tra morfh e schma, il senso è chiaro: «E trovato (dagli uomini), vale a dire; e riconosciuto dagli uomini, o: apparso agli occhi degli uomini come uno di loro, come un uomo..., abbassò se steso; umiliò se stesso. In qual modo? «Facendosi ubbidiente sino alla morte, ed alla morte della croce». La differenza che passa fra la kenwsiV di Filippesi 2:7 <JavaScrtpt:popup('Filippesi 2:7');> e la tapeinwsiV del nostro passo, è questa: «Lui, che era Dio, vuotò se stesso diventando uomo; e diventato uomo umiliò se stesso, facendosi ubbidiente ecc.

    Il sino alla morte (mecri) va inteso com'esprimendo il grado e non il tempo. Ubbidiente, cioè, non fino al momento alla morte; ma ubbidiente sempre, e fino a costo della vita».

    Ed alla morte della croce.

    Il greco ha una grandissima espressione ed efficacia. «Ubbidiente fino alla morte... ed alla più ignominiosa delle morti: la morte della croce!».

    9 Per questo, Dio pure lo ha sovranamente innalzato e gli ha dato il nome ch'è al di sopra, d'ogni nome.

    Per questo (dio): perciò... Questo che l'apostolo dice della, sovrana esaltazione di Gesù, sta dunque con quel che precede e che descrive la, umiliazione di lui, in relazione di effetto a causa. L'umiliazione, la causa; l'esaltazione, l'effetto. L'umiliazione, l'atto; l'esaltazione, il premio, la corona dell'atto. «Chi s'abbassa, sarà innalzato» avea detto Gesù ai suoi; e lui che s'è abbassato ineffabilmente, Iddio ha dal canto suo ineffabilmente innalzato. Dico dal canto suo perchè tale è veramente il senso del dio del testo: Per questo, Dio pure lo ha innalzato... o: «anche Dio...» o: «Dio, dal canto suo...» ecc. Lo 'uperuywsen che si traduce per «sovranamente innalzato» non si trova che qui in tutto il N. T. Letteralm. vuol dire: «lo ha innalzato in modo superlativo ('uper). E come Dio lo abbia innalzato, è spiegato da quel che segue: E gli ha dato il none che è al di sopra d'ogni nome. Il Vincent nota qui che forse non e estranea al passo l'allusione al modo di dare dei nuovi nomi alle persone, nelle crisi più importanti della loro vita (Cfr. Genesi 17:5; 32:23; Apocalisse 2:17; 3:12 <JavaScrtpt:popup('Genesi 17:5; 32:23; Apocalisse 2:17; 3:12');>). Di che nome si tratta qui? Notisi la lezione che seguiamo, perchè è la più attendibile: «E gli ha dato il nome» e non «un nome...» «Il nome» dunque per eccellenza; e questo nome è: GESÙ CRISTO; la combinazione del nome umano col nome messianico. Gesù (Salvazione di Jahveh) è il nome umano del Signore: il nome che sintetizza il programma della sua vita terrena: «ricondurre l'umanità salvata nelle braccia di Jahveh». 1Cristo, «l'Unto», «l'Unto per eccellenza», «l'Unto da Dio», è il suo nome messianico. Quello che Gesù ricevette come premio della sua umiliazione, fu qualcosa ch'egli non aveva prima della sua incarnazione, e che non avrebbe potuto arrivare ad avere senza la incarnazione. Come premio, non ricevette l'uguaglianza con Dio; cotesta uguaglianza egli la possedeva di già prima della incarnazione Filippesi 1:6 <JavaScrtpt:popup('Filippesi 1:6');>. Come premio, ricevette quella divinità messianica, ch'egli non potea conseguire che per il tramite della incarnazione e della umiliazione. Il nome che quindi Iddio gli dona come premio della umiliazione che ha subita, non è Signore, come vogliono il Lipsius ed il Weiss: cotesto nome egli l'avea di diritto e di fatto anche prima; non è Gesù, come vogliono lo Ellicott e lo Eadie; cotesto nome è il nonne umano di lui, e nient'altro; ma è Gesù Cristo; il nome che ricorda la missione terrena del Salvatore e che lui corona di quella dignità messianica, alla quale è assorto per la via dell'abnegazione e dell'ubbidienza, fino al sacrificio.

    10 Affinchè nel nome di Gesù si pieghi ogni ginocchio nei cieli, sulla terra e sotto la terra.

    È lo scopo di cotesta sovrana esaltazione.

    Nel nome di Gesù;

    vale a dire: rendendo omaggio a Gesù; pienamente riconoscendo la maestà, la legittima autorità di colui, dinanzi al quale il ginocchio è piegato. Gli epouranioi sono gli «esseri celesti»; quindi, gli angeli, gli arcangeli, tutte le intelligenze celesti, insomma Efesini 1:21; 3:10; Ebrei 1:4-6; 1Pietro 3:23 <JavaScrtpt:popup('Efesini 1:21; 3:10; Ebrei 1:4-6; 1Pietro 3:23');>; gli epigeioisono gli «esseri terrestri» 1Corinzi 15:40 <JavaScrtpt:popup('1Corinzi 15:40');>; i katacqonioi sono «quelli che stanno sotterra». E chi son dessi? I morti in genere (Alford, Ellicott)? Gli abitanti dello Hades (Teodoreto, Grozio, Mever, De Wette)? I demoni (Crisostomo, Teofitatto, ed altri)? Io intendo i dipartiti, gli abitanti nelle misteriose regioni degli spiriti, senza distinzione di carattere; gli abitanti dello Hades, direi; se a questa parola rivolesse qui dare quel senso generico di abitazione degli spiriti buoni o cattivi, che è senso scritturale: se si volesse insomma considerar lo Hades come una personificazione degli effetti della morte, nel modo che fecero Paolo, in 1Corinzi 15:55 <JavaScrtpt:popup('1Corinzi 15:55');>, e Giovanni, in Apocalisse 20:13-14 <JavaScrtpt:popup('Apocalisse 20:13-14');>. E qui sta bene una idea dello Eadie. «L'apostolo sembra voler qui designare ogni ordine di esseri nell'universo; vale a dire, ogni forma di esistenza nazionale, che è nell'universo. Quel che l'apostolo accentua qui, è la idea della universalità - il nome sopra ogni altro nome - ogni ginocchio si pieghi - ogni lingua confessi Isaia 45:23 <JavaScrtpt:popup('Isaia 45:23');>. Il nome ch'è sopra ogni altro nome, domanda una sottomissione universale. Niun ambito se ne può esimere; niun ordine di creatore sta oltre i limiti della sua giurisdizione. Tutti hanno da piegare, il ginocchio: gli angeli e gli spiriti umani felici; tutti quelli che hanno vissuto o che vivranno sulla terra; le anime che nella loro condizione finale si troveranno impenitenti, e Satana stesso».

    11 Ed ogni lingua confessi, alla gloria di Dio Padre, che Gesù Cristo è il Signore.

    Confessi che colui il quale «vuotò se stesso» facendosi uomo, e che fatto uomo si umiliò fino alla morte ed alla morte ignominiosa della croce, è stato coronato della corona gloriosa della dignità messianica ed è adesso il Signor dei Signori, il Signore di una universal Signoria. L'inciso alla gloria di Dio padre va riferito alla «confessione» e, non al fatto che «Gesù Cristo è il Signore». Dice il Crisostomo: «Dovunque il Figlio è glorificato, anche il Padre è glorificato; dovunque il Figlio è disonorato, anche il Padre è disonorato» Luca 10:16; Giovanni 2:23 <JavaScrtpt:popup('Luca 10:16; Giovanni 2:23');>. E qui mi piace concludere lo studio analitico di questo passo classico, con una giustissima osservazione del Vincent: «Buona parte della difficoltà che presenta questo passo, dipende dall'immaginarsi che molti fanno questo che Paolo abbia qui avuto per iscopo di formulare una dottrina circa la natura del modo di esistere di Cristo prima e durante la incarnazione. Or questo urta col tono piano e familiare della lettera e col carattere evidentemente pratico del passo intero, che ha per oggetto principale di inculcare il dovere dell'umiltà. Come suprema illustrazione di codesta virtù, l'apostolo cita l'esempio di Gesù Cristo, che volontariamente rinunciò alla sua, maestà preincarnata e s'identificò con le condizioni della umanità. I vari punti della illustrazione son fatti passar dinanzi agli occhi del lettore, in rapida successione; son semplicemente affermati, e non elaborati; e tutti quanti son fatti convergere verso il centro comune della esortazione: «Ognuno abbia riguardo non al suo proprio interesse, ma anche all'interesse d'altrui». «Paolo, sicuro, si eleva qui al di sopra del livello ordinario del piano stile epistolare, ma l'impulso che lo fa assorgere così in alto, non è filosofico; è piuttosto l'impulso della emozione, è impulso affettivo».

     

    Si potrebbe a ragione tradurre il testo in questione nel modo seguente:

     

    Cristo Gesù, pur essendo in forma di Dio, non cercò di TENER STRETTO, (o DI TENERSI AGGRAPPATO A) il suo essere uguale a Dio, ma umiliò se stesso facendosi ubbidiente fino alla morte, e alla morte di croce.

     

    Solo in tal modo si comprende l'esortazione di Paolo a rinunciare alle proprie pretese di posizione e a farsi umili.

     

     L’inno a Cristo 

    (2,6-11)

    6il quale, pur essendo di natura divina, non considerò un tesoro geloso la sua uguaglianza con Dio;
    7ma spogliò se stesso, assumendo la condizione di servo e divenendo simile agli uomini; apparso in forma umana, 8umiliò se stesso facendosi obbediente fino alla morte e alla morte di croce. 9Per questo Dio l’ha esaltato e gli ha dato il nome che è al di sopra di ogni altro nome; 10perché nel nome di Gesù ogni ginocchio si pieghi nei cieli, sulla terra e sotto terra; 11e ogni lingua proclami che Gesù Cristo è
    il Signore,   a gloria di Dio Padre.

    L’inno a Cristo è per molti versi problematico. Esso rappresenta un tutto chiuso in se stesso in forza del suo tema; tanto che lo si può perfino togliere dal contesto. Anche se Paolo assume nei suoi scritti formule di confessione di fede, o altre proposizioni già preesistenti, non si trova da nessuna parte un complesso unitario così esteso. Paolo inserisce questo inno a Cristo senza comporlo ad hoc. Ma non possiamo stabilire se lo abbia scritto lui stesso in un tempo precedente o lo abbia preso da qualche testo tradizionale della comunità. L’inno è stato inserito organicamente nel contesto ed è soprattutto il v.8 a creare questo nesso: "umiliò se stesso" richiama alla memoria l’invito all’ "umiltà di sentimenti" del v.3, mentre "diventò obbediente" riecheggia il "foste sempre obbedienti" del v. 12.

    A) L’umiliazione.

    v. 6. L’interesse dell’inno non è rivolto o incentrato su una definizione dell’essere di Cristo nel mondo di Dio, ma sugli eventi che hanno preso le mosse da quel punto. Il v. ci presenta i primi inizi di una riflessione sull’essere preesistente di Cristo: prima di esistere come uomo "esisteva di un’esistenza divina". Il Cristo celeste non credette di dover trattenere per sé la sua uguaglianza con Dio. Nella letteratura giudeo-ellenistica si parla ripetutamente con disprezzo di uomini che credono di essere simili a Dio: Filone definisce "amante di sé e ateo" chi pensa di essere simile a Dio (Leg. all. 1,49), Flavio Giuseppe vuole incutere spavento raccontando dell’uccisione di Gaio, il quale vaneggiava di essere un dio (Ant. 19,1 ss.). Se si confrontano questi giudizi impregnati di spirito biblico con Fil 2,6, si può pensare che "nell’uguaglianza con Dio" detta di Cristo, si voglia anche affermare che ciò gli appartiene e appartiene a lui solo di diritto. I Padri della Chiesa vedono qui espressa l’idea di una legittimità dell’essere simile a Dio.
    .....

    Nell’attribuzione del nome si esprime l’antichissima credenza per la quale il nome è qualcosa di reale, "una parte della natura della personalità nominata, partecipe delle sue proprietà ed energie"(Bauer). Nell’upèr (sopra) sottolineato due volte c’è però una componente spaziale. Secondo la presupposta immagine del mondo, Cristo viene innalzato alla più alta sommità del cielo. I "nomi"sotto di lui, ora sottomessi alla sua signoria, comprendono tutti gli altri esseri. La seconda parte di questo inno rassomiglia al rituale di intronizzazione di un sovrano; innalzamento e attribuzione del nome corrispondono qui agli atti di presentazione e proclamazione.

    v. 10. Ciò che segue porta decisamente l’impronta di una citazione di Isaia: "Volgetevi a me e lasciatevi salvare, voi dai confini della terra! Io sono Dio e non c’è altri fuori di me. Ho giurato per me stesso, dalla mia bocca uscirà giustizia, le mie parole non torneranno indietro: davanti a me si piegherà ogni ginocchio, ed ogni lingua confesserà Dio e dirà: giustizia ed onore giungano a Lui, e siano perduti tutti coloro che se ne separano. Dal Signore è proclamata giusta e in Dio è glorificata tutta la generazione dei figli d’Israele" (Is 45,22-25 LXX). In Isaia questo testo è riferito a Jahvè giudice.

    Il nuovo orientamento di Fil 2,10-11 consiste anzitutto nel fatto che ora tutto è radicalmente riferito a Cristo: tutte le ginocchia si piegheranno "nel nome di Gesù". È vero che quanto avviene è essenzialmente legato a Dio, il quale presenta il nuovo Signore, ma l’intenzione del testo è che il mondo si piega di fronte all’eletto. "Nel nome" va inteso in senso stretto. L’espressione equivale a "invocando, nominando il nome di Gesù". Il nome di Gesù in questo punto dell’inno può servire soltanto a sottolineare la realtà umana di colui che è stato innalzato.

    "I celesti, i terrestri e i subterreni" sono le potenze spirituali, sia quelle al servizio di Dio che quelle nemiche di Dio. La demonologia e l’angelologia giudaica sottolineò sempre la suprema sovranità di Dio su tutte le potenze create, mentre quella pagana parlò anche di potenze del destino, che dominano il cosmo e i suoi ordini. L’autore dell’inno pensa a queste potenze del destino, nemiche di Dio. La lettera di Ignazio ai Tralliani 9,1 conferma questa lettura: "Egli realmente fu crocifisso e morì alla presenza delle potenze del cielo, della terra e degli inferi". L’omaggio delle potenze è quindi qualificato come sottomissione, e l’inizio della sovranità del nuovo Signore come cambio di dominio. Al posto delle potenze che tengono schiavo il mondo è subentrato un nuovo dominatore del cosmo: quelli che finora hanno dominato si devono piegare davanti a colui che ha spezzato la loro signoria.

    v. 11. Il gesto dell’inginocchiarsi e il riconoscere Gesù Cristo come legittimo Signore, formano insieme l’acclamazione di riconoscimento, il terzo atto dopo la presentazione e la proclamazione. Gesù Cristo non viene presentato come Signore della comunità cristiana, ma come Signore dell’universo; infatti solo la signoria sull’universo corrisponde all’onore prestatogli dalle potenze cosmiche del cielo, della terra e degli inferi.
    Il nome del Signore, collegato alla citazione dell’AT, va equiparato al nome di Jahvè nell’AT: Gesù Cristo è il Signore Dio Jahvè. Il Gesù Cristo innalzato possiede qualcosa in più rispetto alla sua preesistenza. Questo "più" non si nota però visibilmente ed immediatamente perché la sua manifestazione avviene soltanto nell’ambito delle potenze, non pubblicamente nel mondo, restando così ancora fondamentalmente latente per il mondo degli uomini. La Signoria di Cristo è colta soltanto nella comunità cristiana, che canta appunto questo inno, e sa che tutto si è già compiuto in Cristo. Essa però attende nella fede che la Signoria del Kyrios si manifesti pubblicamente al mondo. La seconda parte dell’inno attribuisce ad un altro quel nome di Kyrios che prima era indiscusso monopolio di Dio Padre.

     

    Gv.1,1

     

    Dio era la parola, qui Teòs non ha l'articolo, ma questo non significa assolutamente che il Logos è un dio minore, in quanto nel Nuovo Testamento, il vocabolo Teos si presenta preceduto o meno dall'articolo indifferentemente, anche quando si riferisce a Dio Padre (cfr. Mt 5:9; 6:24; Le 1:35, 78; 2:40; Gv 3-2, 21; 9:16, 33; Rm 1:7; 17, 18; 1 Co 1:30; 15:10; FI 2:11, 13); possiamo notare ciò, addirittura nello stesso capitolo primo di Giovanni (cfr. versetti. 6, 12, 13, 18). In realtà, il motivo per cui Teos qui non ha l'articolo è semplicemente grammaticale, perché è un predicato nominale che precede la copula, e sottolinea la natura del Logos. Un testo parallelo a questa clausola, è Gv 19:21 dove si può osservare che nella prima parte del versetto abbiamo "rè" che prende l'articolo, mentre nella seconda parte la stessa parola non prende l'articolo. Un altro esempio ce l'abbiamo addirittura pochi versetti dopo, in Gv 1:49, dove "Figlio" è preceduto dall'articolo, mentre "Rè" , per i motivi già detti, non ha alcun articolo. Similmente il titolo "Figlio di Dio" è accompagnato dall'articolo tredici volte, e sempre quando segue il verbo, e dieci volte è senza articolo, di cui nove quando precede il verbo. Per altri esempi del genere si vedano: Mt 13:37-39, 23:8-10. (Zerw, 175). D'altra parte, dobbiamo dire che se in Gv. 1:1 l'articolo si fosse ripetuto anche nell'ultima clausola, avrebbe significato che il predicato e il soggetto erano intercambiabili, come per esempio in IGv. 3:4 che può essere tradotto "il peccato è la violazione della legge" oppure "la violazione della legge è il peccato". Quindi, se ci fosse stato l'articolo davanti al complemento predicativo Teos, forse avremmo una traduzione possibile dal punto di vista grammaticale, ma comunque anacronistica. Nel suo articolo "Predicati nominali qualitativi privi di articolo: Marco 15:39 e Giovanni 1:1", pubblicato nel ]ournal o f Biblica! Literature, vol. 92, 1, Filadelfìa, Marzo 1973, a pag. 85, il prof. Philip Harner dice che se nella clausola in questione avessimo letto "o Logos en o Teos, avrebbe significato che Lógos e Teos sono equivalenti e intercambiabili, per cui non solo avrebbe reso il versetto contraddittono, ma avrebbe anche significato che Gesù era il Padre.

    Sempre nel citato articolo, Philip Harner propone e spiega cinque possibilità alternative che l'apostolo Giovanni avrebbe potuto avere, trascrivendo la terza clausola di Gv 1:1. se avesse voluto intendere qualcosa di diverso da ciò che ha espresso , e conclude: quello che è effettivamente scritto, significa che il Logos è della stessa essenza o natura del Padre, ma distinto da Lui.

    Altri, invece, come il Moffàtt per esempio, hanno inteso il Logos semplicemente come un essere dotato di qualità divina, ma ciò neanche è possibile perché in questo caso avremmo dovuto leggere l'aggettivo Teios che compare altrove nel Nuovo Testamento (At 17:29; 2Pt 1-3) e che l'agiografo ha accuratamente evitato di usare. I sostantivi astratti formati da queste parole sono rispettivamente Teiotes (divinità) e Teotes (deità) e non hanno lo stesso significato. Furono distinti nell'uso dagli scrittori greci come Platone, Plutarco, e hanno significati chiaramente diversi anche nel Nuovo Testamento.

    Pertanto, per esprimere che Cristo è Dio in essenza, nel senso assoluto, ma che non è il Padre, in quanto si trova presso di Lui e ne è quindi distinto, Giovanni avrebbe dovuto scrivere questa proposizione in greco esattamente come è scritta

    [Modificato da Credente 26/07/2013 14:23]
  • OFFLINE
    Credente
    00 31/10/2012 18:02

    Giovanni 5:18

    18. Perciò adunque i Giudei cercavano vie più d'ucciderlo; perciocché non solo violava il sabato, ma ancora diceva Iddio essere suo Padre (il proprio suo Padre), facendosi uguale a Dio

    Gli Ariani e i Sociniani mantengono che Gesù è detto Figlio di Dio solo in un senso subordinato e come suo servitore; ma i rettori Giudei intendono quell'appellativo, "Padre mio", nel suo vero senso, e vi vedono la pretesa per parte di Cristo di essere della essenza stessa della divinità, uguale a Dio, col pieno diritto di fare tutto ciò che fa suo Padre. Lungi dal confutare tale loro idea, come avrebbe dovuto fare se essa fosse stata il risultato di un malinteso, Gesù la conferma nei versetti seguenti; dimodoché "abbiam qui senza nessun dubbio l'asserzione di una figliolanza speciale e personale, ossia di una partecipazione alla natura essenziale del Padre". Se il Signore avesse chiamato Dio nostro Padre, i Giudei non avrebbero punto trovato strano che si chiamasse egli stesso figlio di Dio Giovanni 8:41; ma l'appropriazione singolare contenuta nella parola "mio", venne da loro considerata come una bestemmia, e diede nuovo vigore alla loro risoluzione di farlo morire, per il duplice crimine di lesa maestà contro la legge di Mosè, e di bestemmia contro a Dio. Cristo si proclama Figlio di Dio per la sua natura e le sue prerogative Giovanni 5:19-30. Non occorre immaginare come fanno alcuni, che sia trascorso qualche tempo fra le parole di Giovanni 5:17 e il discorso essenzialmente apologetico che comincia qui, poiché il Signore avea condotto le cose in modo da obbligare i Giudei ad ascoltare la esposizione che intendeva far pubblicamente dei suoi diritti, li riconoscessero poi o no. Di più l'idea di Giovanni 5:17 cioè la relazione che passa tra le opere del Padre e quelle del Figlio, è pure il tema che egli svolge in questo discorso. L'ostilità che già regnava nel cuore dei suoi uditori si manifestò senza dubbio subito e nella presenza di Cristo, con parole di ira e di contumelia; ma quanto è detto in Giovanni 5:18 serve pure a descrivere la loro condotta posteriore.

     

    PASSI PARALLELI

    Giovanni 7:19

    Giovanni 7:22-23; Matteo 12:5

    Giovanni 5:23; 8:54,58; 10:30,33; 14:9,23; Zaccaria 13:7; Filippesi 2:6; Apocalisse 21:22-23

    Apocalisse 22:1,3

     

    Giovanni 10:33

    33. I Giudei gli risposero, dicendo: Noi non ti lapidiamo per alcuna buona opera, anzi per bestemmia perciocché tu, essendo uomo, ti fai Dio.

    Questa risposta mostra in modo indubbio quale impressione le parole di Gesù di Giovanni 10:30 avessero prodotta sui suoi uditori. Si dichiarano pronti a lapidarlo, non per alcuna buona opera che avesse fatta, ma per bestemmia, avendo egli mero uomo agli occhi loro recato offesa alla gloria di Dio, col proclamarsi uguale a Lui, delitto che la loro legge puniva colla lapidazione Levitico 24:13-16. I moderni Ariani e Sociniani, i quali professano che Cristo è Figlio di Dio solo nel senso in cui son tali i credenti, benché in grado più elevato, farebbero bene di meditare questo versetto. Confr. Giovanni 5:18; 8:59.

     

    PASSI PARALLELI

    Levitico 24:14; 1Re 21:10

    Giovanni 10:30; 5:18; Salmi 82:6; Romani 13:1; Filippesi 2:6

     

    Giovanni 8:24

    24. Perciò vi ho detto che voi morrete ne' vostri peccati, perchè, se voi non credete che io sono voi morrete nel vostri peccati.

    Questo versetto contiene al tempo stesso la conclusione derivata dal contrasto di Giovanni 8:23, e la giustificazione della sentenza minacciata in Giovanni 8:21. Egli è perché siete "da basso", "da questo mondo", che ricusate di ricevermi come l'Iddio vivente, e chiunque rifiuta di ricevermi deve morire nei suoi peccati, poiché non vi è salute che per mezzo mio. Il fatto più saliente in questo versetto è l'espressione di cui il Signore fa uso per indicare l'oggetto della fede: "Se voi non credete ch'io sono". L'aggiunta della parola desso, che non si trova nel greco, farebbe credere che Gesù voglia dire semplicemente: "ch'io sono il Messia", laddove stando al testo, egli si dà il gran nome Io SONO, che ogni Israelita ben conosceva, il nome incomunicabile di Jehova. Il Signore fa spesso uso di questa espressione: "Io sono", in senso enfatico, intendendola chiaramente di quella esistenza continua ed immutabile, che può venir posseduta solo da chi è divino. Così fa in questo passo, come pure in Giovanni 8:28,58; 12:19; 18:5. "Mediante le parole Io sono, egli si fa conoscere come la sorgente della vita, della luce e della forza, si presenta come la invisibile maestà di Dio, e come unendo nella sua persona, in virtù dell'essere suo essenziale, il visibile e l'invisibile, il finito e l'infinito" (Westcott).

     

    CEI :Gv 8,25Gli dissero allora: «Tu chi sei?». Gesù disse loro: «Proprio ciò che vi dico.

    Darby: Giovanni 8:25 Ils lui disaient donc: Toi, qui es-tu? Et Jésus leur dit: Absolument ce qu'aussi je vous dis.

    Diodati: Giovanni 8:25 Laonde essi gli dissero: Tu chi sei? E Gesù disse loro: Io sono quel che vi dico dal principio.

    Nuova riveduta: 8:25 Allora gli domandarono: «Chi sei tu?» Gesù rispose loro: «Sono per l'appunto quel che vi dico.

    Luzzi: Giovanni 8:25 Allora gli domandarono: Chi sei tu? Gesù rispose loro: Sono per l'appunto quel che vo dicendovi.

     

     Giovanni 8:58

    58. Gesù disse loro: in verità, in verità, io vi dico che, prima che Abrahamo fosse nato, io sono.

    La formula solenne: "in verità, in verità", segna il punto più elevato di questo discorso. Nel modo più chiaro, il Signore dichiara qui, non solo che egli esisteva prima di Abrahamo, ma che il suo essere è essenzialmente distinto da quello di qualsiasi uomo. Si osservi con cura la differenza fra i due verbi che si riferiscono ad Abrahamo ed a Gesù, in questo versetto. "Prima che Abrahamo fosse prodotto invita, io sono". Ciò non vuol dire che Cristo nascesse prima di Abrahamo, come dicon gli Ariani; ma che non ebbe mai nascimento, essendo esistito prima che Abrahamo esistesse, il che implica che esisteva anteriormente ad ogni atto creativo. Il nome: "Io sono", è quello stesso sotto al quale Jeova si rivelò ai Giudei, quando mandò Mosè a liberarli dal paese di Egitto. Esso indica una esistenza eterna ed assoluta, e in questo passo implica chiaramente la preesistenza e la divinità di Cristo, e così l'intesero i Giudei.

     

      Commento di s.Agostino al seguente versetto:


    1Co 15,27-28 perché ogni cosa ha posto sotto i suoi piedi. Però quando dice che ogni cosa è stata sottoposta, è chiaro che si deve eccettuare Colui che gli ha sottomesso ogni cosa. E quando tutto gli sarà stato sottomesso, anche lui, il Figlio, sarà sottomesso a Colui che gli ha sottomesso ogni cosa, perché Dio sia tutto in tutti.

     

    Quando dice che tutto è stato sottomesso, è chiaro che si deve eccettuare colui che tutto gli ha sottomesso 101, nessuno pensi di interpretarle nel senso che il Padre abbia sottomesso tutte le cose al Figlio, come se anche lo stesso Figlio non avesse sottomesso a sé tutte le cose. Lo spiega chiaramente l’Apostolo ai Filippesi: La nostra dimora è nei cieli, da dove aspettiamo, come Salvatore, il Signore Gesù Cristo che trasformerà il corpo della nostra umiliazione, rendendolo simile al corpo della sua gloria, secondo l’operazione con cui può rendere a sé soggette tutte le cose 102. L’operare del padre e l’operare del Figlio sono inseparabili; altrimenti neppure il Padre ha sottomesso a sé tutte le cose. Gliele ha sottomesse il Figlio che ha consegnato a lui il regno e distrugge ogni principato, ogni potestà, ogni virtù 103. Proprio del Figlio fu detto: Quando consegnerà il regno a Dio Padre dopo aver distrutto ogni principato, ogni potestà, ogni virtù 104. Colui che sottomette è lo stesso che distrugge.

    Il Figlio non consegnerà il regno al Padre, privandosene lui stesso

    8. 16. Non cadremo nell’errore di credere che Cristo consegnerà il regno a Dio Padre per privarsene lui stesso, anche se alcuni sciocchi l’hanno creduto. La Scrittura che dice: Consegnerà il regno a Dio Padre, non indica una separazione del Figlio dal Padre, perché il Figlio è un solo Dio con il Padre. Ma a trarre in inganno chi è indifferente alle Scritture ma per contro è amico delle dispute, c’è l’espressione: fino a che. Infatti il testo continua così: È necessario che egli regni fino a che ponga tutti i nemici sotto i suoi piedi 105, quasi che il suo regno dovesse aver fine quando ciò sarà accaduto. Questi non vedono che questa frase ha lo stesso senso di quest’altra: Il suo cuore è stabile e non temerà finché vedrà abbattuti i suoi nemici 106, dove non si vuol dire evidentemente che da quel momento egli dovrà incominciare a temere. Che significa dunque: Quando consegnerà il regno a Dio Padre?Che questi ancora non lo possiede? No, di certo. Significa invece che l’uomo Gesù Cristo, mediatore di Dio e degli uomini, condurrà tutti i giusti, sui quali ora regna, per la loro vita nella fede, a quella contemplazione che lo stesso Apostolo chiama visione a faccia a faccia. Perciò l’espressione: Quando consegnerà il regno a Dio Padre, equivale a quest’altra: "Quando condurrà i credenti a contemplare Dio Padre". Come infatti dice il Signore: Ogni cosa mi fu consegnata dal Padre mio: nessuno conosce il Figlio se non il Padre e nessuno conosce il Padre se non il Figlio e colui al quale il Figlio lo vorrà rivelare 107allora il Figlio rivelerà il Padre, quando avrà abbattuto ogni principato, ogni potestà e virtù 108, quando cioè non sarà più necessario distribuire i simboli per mezzo degli ordini angelici, dei principati, delle potestà, delle virtù. È di essi che si può convenientemente intendere questo testo del Cantico dei cantici: Ti faremo ornamenti d’oro ageminati d’argento, fino a che il re è nel suo convito 109, cioè finché Cristo rimane nascosto perché la nostra vita è nascosta con Cristo in Dio; quando Cristo, vostra vita, comparirà, allora voi pure apparirete con lui nella gloria 110. Prima che ciò avvenga, noi vediamo per specchio, in enigma, cioè per mezzo di simboli, ma allora vedremo a faccia a faccia 111.

     

    [Modificato da Credente 31/10/2012 18:07]
  • OFFLINE
    Credente
    00 19/01/2013 16:58
    Un testo importante da considerare per capire la natura divina del Figlio di Dio è questo:

    Gv.1,18 /dalla nuova traduzione CEI 2008

    Dio, nessuno lo ha mai visto:

    il Figlio unigenito, che è Dio
    ed è nel seno del Padre,
    è lui che lo ha rivelato.


    Nel testo greco originale, troviamo

    Giov 1,18 theon oudeis heôraken pôpote; monogenês theos ho ôn eis ton kolpon tou patros ekeinos exêgêsato.

    traducendo alla lettera:
    Giov 1,18 Nessuno ha mai visto Dio; l'unigenito Dio, che è nel seno del Padre, è quello che l'ha fatto conoscere.


    La traduzione CEI del 2008 ha reso fedelmente, rispetto al testo greco, il significato della frase ed appare così più evidente la natura divina del Figlio, che viene esplicitamente definito Dio, come già troviamo espresso nel primo versetto del Vangelo di Giovanni.

    Un particolare molto importante che non deve sfuggire a quanti si trovano a dibattere con i negatori della divinità di Cristo.

  • OFFLINE
    Credente
    00 05/10/2013 14:19

    Non si può ammirare Gesù
    senza credere alla sua divinità

    Gesù e un bambinoApprofittiamo della lettera di Papa Francesco al fondatore di“Repubblica”, Eugenio Scalfari, per soffermarci su una questione specifica, in particolare diamo attenzione alla risposta di Scalfari quando si definisce «un non credente da molti anni interessato e affascinato dalla predicazione di Gesù di Nazareth».

    Anche il laico Umberto Veronesi è intervenuto scrivendo«Noi laici siamo ammirati dall’insegnamento umano di Gesù, e gli siamo vicini perché crea un terreno favorevole a un’etica condivisibile, basata sull’amore, la solidarietà e la pace. Non possiamo tuttavia accettare la sua dimensione divina, che per la fede è quella che conta di più». Potremmo fare tanti esempi simili, di non credenti affascinati di Gesù, pieni di stima e di ammirazione per la sua persona e il suo messaggio ma che hanno scelto di non credere alla sua divinità.

    E’ senz’altro bello sapere quanto quest’Uomo sia ancora oggi il riferimento etico anche delle società secolarizzate occidentali. Tuttavia c’è qualcosa che non quadra e ci sentiamo in dovere di farlo presente. Lo ha spiegato il grande filosofo francese Jean Guitton«Nel problema riguardante Gesù si è stretti tra due ipotesi: o è davvero un uomo divino o è un pazzo furioso. Non ci sono mezzi termini. Nel problema “Gesù” si giunge a un punto in cui bisogna scegliere: tra zero e infinito» (Guitton, “Ogni giorno che Dio manda in terra”, Mondadori 1997, pag.159). Ovvero, come possono i laici essere affascinati e ammirati da Gesù Cristo, ma non credere nella sua divinità, senza prendere in considerazione quel che Lui diceva di sé, ovvero di essere il Figlio di Dio? Uno che afferma si descrive così o è un “pazzo furios0″ oppure dice la verità. Se si esclude però che stia dicendo il vero allora, uno che dice di essere Figlio di Dio, è un “pazzo furioso” o, in alternativa, un sadico ingannatore. In entrambi i casi non potranno mai essere prese sul serio nessuna delle sue parole, tanto meno il suo messaggio.

    I laici apprendono il messaggio di Gesù attraverso i Vangeli, ma sono proprio essi a descrivere che Gesù Cristo si è presentato al mondo come figlio di Dio, come mandato dal Padre suo.«Guardatevi dal disprezzare uno di questi piccoli; perché vi dico che gli angeli loro, nei cieli, vedono continuamente la faccia del Padre mio che è nei cieli» (Mt 18:10). Oppure, ancora Matteo (12:50): «Poiché chiunque avrà fatto la volontà del Padre mio, che è nei cieli, mi è fratello e sorella e madre». E ancora più scandalosamente: «Io sono la via, la verità e la vita;nessuno viene al Padre se non per mezzo di me» (Gv 15,6).

    Non ci sono molte opzioni davanti a chi dice questo, come spiega Guitton: o Gesù è un folle completo oppure è davvero Colui che dice di essere. L’evangelista Marco (14, 62-64) riporta:«Di nuovo il sommo sacerdote lo interrogò e gli disse: “Sei tu il Cristo, il Figlio del Benedetto?”. Gesù disse: “Io sono; e vedrete il Figlio dell’uomo, seduto alla destra della Potenza, venire sulle nuvole del cielo”. Allora il sommo sacerdote, stracciandosi le vesti, disse: “Che bisogno abbiamo ancora di testimoni? Avete udito la bestemmia; che ve ne pare?”. Tutti sentenziarono che era reo di morte». Gesù viene mandato da Pilato proprio in quanto ha bestemmiatodefinendosi Figlio di Dio. Come lo spiegano i laici affascinati da Gesù ma che non credono nella sua divinità? Giovanni (18,33-37) racconta l’incontro con Pilato, quando Gesù dice di sé:«Il mio regno non è di questo mondo; se il mio regno fosse di questo mondo, i miei servitori avrebbero combattuto perché non fossi consegnato ai giudei; ma il mio regno non è di quaggiù”».

    Gesù dice di essere il Messia, il Figlio di Dio, parla del suo Regno dei cieli, accenna alla sua resurrezione («Il Figlio dell’uomo sta per esser consegnato nelle mani degli uomini e lo uccideranno; ma una volta ucciso, dopo tre giorni, risusciterà», Mc 9, 31) ecc. Se non si vuole credere alla divinità di Gesù Cristo non si può nemmeno credere a quello che Lui dice di se stesso e non si possono selezionare le frasi (come fossero consigli di bontà) senza guardare l’intera Sua persona. Eppure il messaggio di questo folle ha rivoluzionato la storia umana, la civiltà, la scienza, la carità, la cultura, l’arte, la musica…ha incredibilmente cambiato la vita di miliardi di persone, molte delle quali hanno dedicato e decidono di dedicare l’intera vita nella Sua sequela. Il Suo messaggio ha sempre avuto inspiegabilmente la forza e la freschezza di essereattuale e di parlare alla coscienza di ogni uomo, di qualunque credo, origine o etnia. E lo sarà per l’eternità.

    Laici e non credenti continuino a riferirsi a Gesù Cristo come autorità morale, ma provino a riflettere anche su questo: come avrebbe potuto un folle o un ingannatore essere all’originedi tutto quello che da Lui è nato? Per crederlo occorre molta più fede di quanta ne serve per credere che Gesù Cristo dica la verità su se stesso e sulla sua origine. Allo stesso modo, come ha spiegato il laico Umberto Eco«Quand’anche Gesù fosse –per assurdo- un personaggio inventato dagli uomini, il fatto che abbia potuto essere immaginato da noi bipedi implumi, di per sé sarebbe altrettanto miracoloso (miracolosamente misterioso). del fatto che il figlio di un Dio si sia veramente incarnato. Questo mistero naturale e terreno non cesserebbe di turbare e ingentilire il cuore di chi non crede». (Eco, “Cinque scritti morali”, Bombiani 1997).

  • OFFLINE
    Credente
    00 01/09/2015 10:24

    LA NEGAZIONE DEL FIGLIO DI DIO -


    LA NEGAZIONE DELL'IDDIO VIVENTE, IL VERBO VENUTO NELLA CARNE -


    MASSIMA ATTENZIONE!!!


    La Bibbia ci dice che PRIMA della rivelazione dell'empio


    dovrà avvenire LA GRANDE APOSTASIAovvero un allontanamento di massa dalla FEDE.


    La Bibbia avverte con grande chiarezza che MOLTI


    FALSI PROFETI SAREBBERO SORTI negli ultimi tempi per INGANNARE, se possibile, anche gli eletti.


    A coloro che non sono mai appartenuti a Cristo potranno dunque aggiungersi anche


    MOLTISSIMI "credenti" che si sono lasciati SEDURRE ed INGANNARE da falsi profeti e false dottrine,


    abbandonando la loro FEDE e PERDENDO, magari all'ultimo momento, quello che AVEVANO.


    TUTTO QUESTO STA REALMENTE ACCADENDO OGGI, proprio sotto i nostri occhi.


    LO SPIRITO DELL'ANTICRISTO non riconosce Gesù Cristo.


    "ogni spirito che non riconosce Gesù, non è da Dio.


    Questo è lo spirito dell'anticristo che, come avete udito, viene, anzi è già nel mondo"


    - 1Giovanni 4,3 -


    LO SPIRITO DELL'ANTICRISTO NEGA IL FIGLIO DI DIO e NEGA CHE GESU' E' VERO DIO,


    L'IDDIO VENUTO NELLA CARNE.


    "Poiché molti sono i seduttori che sono apparsi nel mondo,


    i quali non riconoscono Gesù VENUTO NELLA CARNE,


    Ecco il seduttore e l'anticristo"


    - 2 Giovanni 1:7 -


    NEGANDO IL FIGLIO VIENE DUNQUE COMPLETAMENTE NEGATO IL DIO VERO.


    "Chiunque nega il Figlio, non possiede nemmeno il Padre;


    chi professa la SUA FEDE nel Figlio possiede anche il Padre"


    - 1Giovanni 22 -


    "IO E IL PADRE SIAMO UNA COSA SOLA"


    ATTENZIONE! La NEGAZIONE del FIGLIO DI DIO, VENUTO NELLA CARNE, è


    UNA DOTTRINA FONDAMENTALE DEL PURO SATANISMO, DA SEMPRE.


    "certo NON POSSIAMO DIRE che Gesù è DIO"


    - satanista ANTON LAVEY -


    E' una DOTTRINA FONDAMENTALE dell'ESOTERISMO, della stregoneria, della MASSONERIA.


    TUTTO QUESTO PUO' ESSERE TRANQUILLAMENTE DIMOSTRATO.


    Questa DOTTRINA può essere infatti trovata nel TALMUD, nella KABBALAH, nel CORANO,


    nei testi della "CHIESA DI SATANA" di Lavey,


    in molte RELIGIONI MISTERICHE, nella MASSONERIA, nella NEW AGE...


    Come la Bibbia chiaramente annunciava, un numero sempre maggiore di persone sta oggi NEGANDO apertamente


    IL SALVATORE, L'IDDIO VIVENTE, il VERBO VENUTO NELLA CARNE, per la nostra salvezza.


    In Italia, questa opera perversa è stata portata avanti, con ogni mezzo, da mille FALSI PROFETI e guru NEW AGE,


    come il sedicente "LEONE DI GIUDA" che, sotto falso nome, ha aperto molti siti internet, TUTTI UGUALI.


    Questa persona proviene, non casualmente, dai TESTIMONI DI GEOVA.


    Sotto: schermata da un video del "LEONE DI GIUDA" e di "BUGIE SVELATE":

    "GESU' NON E' DIO"


    - bugie svelate -


     


    Questi siti, questi video osceni, sono ormai PUBBLICIZZATI ovunque, anche da


    persone che si dicono o si dicevano "credenti" o "cristiane" fino a ieri...


    Questi video, queste menzogne atroci sono oggi CONDIVISE sulle bacheche di FACEBOOK,


    come fossero INNOCENTI CARAMELLE...


    Sotto: commenti da PAGINA pubblica, facebook:


    IN TUTTI QUESTI SITI, NEL PURO SPIRITO DELL'ANTICRISTO,


    SI NEGA ORMAI APERTAMENTE CHE GESU' CRISTO E' VERO DIO, DEGNO DI ADORAZIONE.


    Il PERICOLO SPIRITUALE è oggi immenso per coloro che si lasciano facilmente turbare e confondere e


    queste persone sono OGNI GIORNO PIU' NUMEROSE.


    "Perché si sono infiltrati fra di voi certi uomini empi


    (per i quali già da tempo è scritta questa condanna)


    che volgono in dissolutezza la grazia del nostro Dio e negano il nostro


    UNICO PADRONE e SIGNORE GESU' CRISTO"


    - Giuda 4 -


    Queste persone aprono pagine "cristiane", scrivono su siti "religiosi", si mostrano "piene di amore e tolleranza"...


    ma ODIANO GESU' CRISTO profondamente, ODIANO la Parola di Dio e


    si esprimono come coloro che insultavano Gesù sotto la croce: "se TU SEI IL SIGNORE, allora scendi..."


    "SE EGLI E' IL LORO SIGNORE E DIO perchè allora..."


    - bugie svelate -


    Sotto: citazione dal sito "BUGIE SVELATE":


    Ai massoni, ai satanisti dichiarati, agli gnostici, a coloro che hanno sempre NEGATO DIO apertamente,


    si stanno oggi aggiundendo altre persone, molto più SUBDOLE e pericolose, che vengono (spesso senza firmarsi...)


    FINGENDO di credere in Dio e di voler "spiegare meglio " la Sua Parola,


    finendo però SEMPRE col RINNEGARE l'IDDIO VERO E VIVENTE, il VERBO VENUTO NELLA CARNE.


    Attraverso lunghi e vani ragionamenti, attraverso mille ciance, attraverso video postati su youtube,


    questi ingannatori cercano in ogni modo di trascinare con loro ALTRI sprovveduti o persone deboli nella fede,


    arrivando a negare quello che la stessa Parola di Dio afferma invece con GRANDE CHIAREZZA E COERENZA:


    Il DIO VERO SI E' MANIFESTATO IN CARNE, umiliando sè stesso, per AMORE.


    Molti di questi falsi profeti, persino fingono "amore" per il Messia, dicono di "apprezzarlo" come uomo, come profeta...


    cercando poi sempre, con lunghe dissertazioni, di cancellarlo o ABBASSARLO,


    trasformandolo in un semplice uomo tra tanti, un "saggio", una "divinità", un "dio potente ma non onnipotente",


    un "dio grande" ma diverso o separato dal vero e Unico Dio:



    Questo è lo stesso SPIRITO ANTICRISTO DEL CORANO.


    Tutte le ciance di questi menzogneri rivelano uno spirito bugiardo e seduttore perchè la


    Bibbia non parla certo di "un dio" o di una qualche divinità minore, come dicono i TESTIMONI DI GEOVA,


    ma del DIO VIVENTE E VERO, DEGNO DI ADORAZIONE.


    IL DIO VERO, DEGNO DI ADORAZIONE E' INFATTI UNO SOLO.


    Questo è il "IL MISTERO DELLA PIETA'":


    "IDDIO è STATO MANIFESTATO IN CARNE,


    E' STATO GIUSTIFICATO IN SPIRITO,


    E' APPARITO AGLI ANGELI, E' STATO PREDICATO AI GENTILI,


    E' STATO CREDUTO NEL MONDO, E' STATO ELEVATO IN GLORIA"


    - 1 Timoteo 3:16 -


    Voler separe Gesù Cristo dal DIO VERO è APOSTASIA TOTALE e questo conduce alla catastrofe.


    "IO SONO l'Alfa e l'OMEGA, dice il SIGNORE DIO, Colui che è, che era e che viene, l'ONNIPOTENTE!"


    - Apocalisse 1:8 -


    Per COMPRENERE... basta osservare, con OGGETTIVITA':


    Nel PURO SATANISMO si nega da sempre che Gesù Cristo è Vero Dio, il Verbo venuto nella carne.


    Nella STREGONERIA si nega da sempre che Gesù Cristo è Vero Dio, il Verbo venuto nella carne.


    Nell'ESOTERISMO e nello SPIRITISMO si nega da sempre che Gesù è Vero Dio, venuto nella carne.


    Nel TALMUD (pagina) si nega che Gesù Cristo è vero Dio, venuto nella carne.


    Nella KABBALAH BABILONESE si nega che Gesù Cristo è vero Dio, il Verbo venuto nella carne.


    La MASSONERIA nega da sempre che Gesù Cristo è Vero Dio, il Verbo venuto nella carne.


    TESTIMONI DI GEOVA, figli della MASSONERIA, negano che Gesù Cristo è Vero Dio, il Verbo venuto nella carne.


    Nel CORANO (pagina) si nega che Gesù Cristo è Figlio di Dio e Vero Dio, venuto nella carne.


    La NEW AGE, figlia della MASSONERIA, nega che Gesù Cristo è Vero Dio, venuto nella carne.


    TUTTI I MODERNI GURU, i cosidetti "CONTATTISTI" e gli GNOSTICI


    negano che Gesù Cristo è Vero Dio, venuto nella carne...


    Esiste dunque UN PRECISO, INNEGABILE ED EVIDENTISSIMO


    FILO COMUNE che UNISCE IN MODO SOLIDO tutte queste dottrine e queste persone...


    Proviamo dunque a PARAGONARE queste parole del CORANO:


    "certo sono miscredenti quelli che affermano: "IL MESSIA, IL FIGLIO DI MARIA, E' DIO"


    - Corano - Sura 5,72 -


    Con le parole di moltissimi NEW AGER che oggi stanno uscendo da ogni dove:


    "Dio non é venuto nella carne"


    - sito BUGIESVELATE -


    "Gesù NON E' DIO"


    - sito BUGIESVELATE -


    In questi siti osceni addirittura Gesù Cristo viene beffardamente SCHERNITO.


    "CHE RAZZA DI DIO E' MAI QUESTO?"


    - bugie svelate -



    "Gesù NON E' DIO"


    - Marco Carraca -


    SATANISTI dicono da sempre la STESSA IDENTICA COSA.


    Sotto: citazione testuale tratta dal sito "Cristo Ritorna" ove sarebbero raccolte le "lettere canalizzate del Cristo":


    "la mia PRESUNTA DIVINITA'"


    paragoniamo queste parole a quelle dello gnostico PAOLO FRANCESCHETTI (dal suo blog):



    "si sostiene, nonostante nei Vangeli ci sia scritto esattamente il contrario, che Cristo HA NATURA DIVINA"


    - PAOLO FRANCESCHETTI -


    Le parole di Franceschetti sono semplicemente vergognose perchè PROPRIO I VANGELI raccontano e testimoniano


    che Gesù è VERO DIO, degno di adorazione, UNO CON IL PADRE.


    Le bugie sono dunque ormai SPUDORATE, vengono ormai GRIDATE dai tetti...


    "Gesù Cristo NON E' DIO, NON E' MAI STATO DIO"


    - il guru RAEL -



    Leggiamo le parole di questo sito che pretende, con grande orgoglio, di "MOSTRARE LA VIA":



    Tutte queste persone dicono la STESSA IDENTICA COSA, negando la DIVINITA' di GESU' CRISTO.


    Tutta la Bibbia attesta invece il contrario, Yeshua, Gesù Cristo è DIO VERO, il "NOSTRO DIO", DEGNO DI ADORAZIONE.


    SOLO IL DIO UNICO E VERO e' DEGNO DI ADORAZIONE.


    "Tutti gli angeli di Dio l'ADORINO"


    - Ebr. 1:6 -


    “Quand'ecco, Gesù si fece loro incontro, dicendo:


    «Vi saluto!» Ed esse, avvicinatesi, gli strinsero i piedi e l'ADORARONO"


    - Matteo 28: 9 -


    “E, vedutolo, l'ADORARONO, alcuni però dubitarono"


    - Matteo 28:17 -


    “poiché in LUI abita corporalmente


    TUTTA LA PIENEZZA DELLA DEITA'.


    E voi avete ricevuto la pienezza in lui, essendo egli il capo di ogni principato e potestà”


    - Colossesi 2: 9-10 -


  • OFFLINE
    Credente
    00 31/10/2015 18:41
    IL RE DEI RE E SIGNORE DEI SIGNORI

    Chi é il Re dei re e Signore dei signori?

    Nella Bibbia che usano i Testimoni di Geova risultano esserci 2 diversi Signori dei signori e 2 diversi Re dei re, da una parte leggiamo che Geova é il Signore dei signori, mentre in altri passi leggeremo che é Gesú il Signore dei signori ed il Re dei re. Ora é chiaro che non possono esserci 2 diversi Signori dei signori.Infatti il termine Signore dei signori sta ad indicare che questi é IL SIGNORE CHE STA SOPRA TUTTI GLI ALTRI SIGNORI. Mentre il termine Re dei re sta ad indicare che egli é IL RE CHE STA AL DI SOPRA DI TUTTI GLI ALTRI RE. Ora nella Traduzione del Nuovo Mondo pubblicata dalla Watch Tower leggiamo in Deuteronomio 10:17:
    "GEOVA VOSTRO DIO é l'iddio degli dei e IL SIGNORE DEI SIGNORI, iddio grande e POTENTE".
    Nella Bibbia leggiamo che Gesú é "DIO POTENTE", (Isa 9:5)
    e che é Signore dei signori.(Ap 19:16)
    Dunque ad entrembi sia a Geova che Gesú gli vengono attribuiti i titoli di Dio POTENTE e Signore dei signori.
    Come abbiamo giá detto il fatto che Geova viene chiamato IL SIGNORE DEI SIGNORI, questo ESCLUDEREBBE CHE CI POSSANO ESSERE ALTRI SIGNORI SUPERIORI OLTRE A LUI.
    Ma in Apocalisse 19:11-16 leggiamo riguardo a Gesú:
    "E IL SUO NOME É LA PAROLA DI DIO. E sul mantello e sulla coscia, ha scritto un nome RE DEI RE E SIGNORE DEI SIGNORI".
    Dunque Gesú É IL SIGNORE DEI SIGNORI, e questo significa che non ci puó essere un altro Signore superiore a Gesú, visto che lui é sopra tutti gli altri signori. Ora qui i punti sono due o le scritture si contraddicono oppure Gesú é Dio uno col Padre.
    Infatti se Gesú non fosse uguale al Padre non potrebbe essere attribuito a lui questo titolo che solo Dio puó ricevere di Signore dei signori e Re dei re. Pultroppo i Testimoni di Geova NEGANO CHE GESÚ SIA DIO UGUALE AL PADRE. Anzi loro insegnano che Gesú é un essere INFERIORE UN ANGELO CREATO DAL PADRE. Ma qui vediamo che la scrittura di Apocalisse attribuisce a Gesú la massima gloria e la massima onorificenza chiamandolo SIGNORE DEI SIGNORI. Visto che Gesú é l'unico Signore sopra tutti gli altri signori, Geova non potrebbe essere superiore a Gesú o al di sopra di Gesú. In realtá la scrittura di Deuteronomio 10:17 non si applica a Geova, ma al Figlio Gesú uno col Padre. Geova tra l'altro non é nemmeno il nome di Dio ma un falso nome inventato nel 1200 D.C. I Testimoni di Geova insegnano il falso.
    Gesú ha chiaramente detto: "IO E IL PADRE SIAMO UNO". (Giov 10:30)
    Gesú é l'unico Signore infatti in 1 Corinzi 8:5-6 leggiamo che sebbene ci siano COSIDETTI dei e signori per noi c'é UN SOLO SIGNORE GESÚ CRISTO.
    Ora secondo le scritture non vi sono altri Signori oltre a Cristo infatti "vi é UN SOLO SIGNORE". (Ef 4:5) Tutti gli altri signori sono COSIDETTI O PRESUNTI SIGNORI, e Gesú Cristo per noi non é UN PRESUNTO SIGNORE, e non é nemmeno un signore minore inferiore al padre. Ma Gesú per noi é IL NOSTRO UNICO SIGNORE E PADRONE, il Re dei re e Signore dei signori. Gesú ha quindi LA MASSIMA GLORIA E IL MASSIMO ONORE AL PARI DEL PADRE.
    Ma pultroppo come si legge in Giuda 4 oggi ci sono "certi uomini empi" tra questi i Testimoni di Geova "CHE NEGANO IL NOSTRO UNICO PADRONE E SIGNORE GESÚ CRISTO".
    Ma da parte nostra noi che abbiamo creduto vogliamo GLORIFICARE il nome di Gesú mentre ne aspettiamo la sua venuta.
    1 Timoteo 6:14-16
    14 ti ordino di osservare questo comandamento da uomo senza macchia, irreprensibile, FINO ALL'APPARIZIONE DEL NOSTRO SIGNORE GESÚ CRISTO, 15 la quale sarà a suo tempo manifestata dal beato e UNICO SOVRANO, IL RE DEI RE E SIGNORE DEI SIGNORI,
    16 IL SOLO CHE POSSIEDE L'IMMORTALITÁ E CHE ABITA IN UNA LUCE INACCESSIBILE, che nessun uomo ha visto né può vedere; a lui siano onore e potenza eterna. Amen.

    Anche il salmista profeticamente vedeva un re di gloria che apriva porte antiche ed entrava vittorioso.
    Sal 23,7 Sollevate, porte, i vostri frontali, alzatevi, porte antiche, ed entri il re della gloria.
    8 Chi è questo re della gloria? Il Signore forte e potente, il Signore potente in battaglia.
    9 Sollevate, porte, i vostri frontali, alzatevi, porte antiche, ed entri il re della gloria.
    10 Chi è questo re della gloria? Il Signore degli eserciti è il re della gloria.

    Per noi questo RE DI GLORIA è proprio IL SIGNORE GESU' che ha riportato la VITTORIA SULLA MORTE ed è entrato come liberatore vittorioso attraverso le antiche porte sigillate, dove innumerevoli spiriti attendevano la loro liberazione.
  • OFFLINE
    Credente
    00 04/11/2015 23:24
    GESÚ É DIO E SCRUTA RENI E CUORI.

    "Poiché molti seduttori sono usciti per il mondo, i quali non riconoscono pubblicamente che Gesù Cristo è venuto in carne. Quello è il seduttore e l’anticristo". (2 Giov 1:7)
    "Chi è il bugiardo se non colui che nega che Gesù è il Cristo? Egli è l’anticristo, che nega il Padre e il Figlio. 23 Chiunque nega il Figlio, non ha neppure il Padre; chi riconosce pubblicamente il Figlio, ha anche il Padre". (1 Giov 2:22-23)
    (Giov 14:8-10)
    "Filippo gli disse: «Signore, mostraci il Padre e ci basta». 9 Gesù gli disse: «Da tanto tempo sono con voi e tu non mi hai conosciuto, Filippo? CHI HA VISTO ME, HA VISTO IL PADRE; come mai tu dici: “Mostraci il Padre”? 10 Non credi tu che io sono nel Padre e che il Padre è in me?.
    Con questa affermazione, Gesú dice chiaramente che lui é Dio manifestato in carne.
    Notate bene che Gesú non disse: Se vedete me É COME SE vedete il Padre. No ma Gesú dice: ''CHI HA VISTO ME, HA VISTO IL PADRE''.
    Gesú é Dio e "in lui ABITA CORPORALMENTE TUTTA LA PIENEZZA DELLA DEITÁ". (Col 2:9)
    In Geremia 17:10 leggiamo
    10 «Io, L'ETERNO, che investigo il cuore, che metto alla prova le reni, per retribuire ciascuno secondo le sue vie, secondo il frutto delle sue azioni».
    Se leggete questo stesso versetto nella Traduzione del nuovo mondo che usano i Testimoni di Geova leggerete che é GEOVA colui che INVESTIGA IL CUORE e i RENI e che da a ciascuno la giusta retribuzione secondo le proprie opere.
    Ora notate bene che la stessa cosa viene detta di Gesú in Apocalisse 2:18, 23:
    18 "Queste cose dice il Figlio di Dio,
    23 io sono colui che scruta le reni e i cuori, e darò a ciascuno di voi secondo le sue opere".
    Dunque Gesú come Dio CONOSCE I CUORI E SCRUTA I CUORI E GIUDICA DANDO A CIASCUNO SECONDO LE PROPRIE OPERE.
    Ora leggiamo di una preghiera che Salomone rivolse a DIO.E anche qui se leggete dalla Traduzione del Nuovo Mondo leggerete che SOLO GEOVA CONOSCE I CUORI DEGLI UOMINI.
    Infatti leggiamo:
    14 «O Geova , Dio d’Israele, non c’è Dio simile a te, né in cielo né in terra!"
    30 ''Rendi a ciascuno secondo le sue vie, TU CHE CONOSCI IL CUORE DI OGNUNO; TU SOLO infatti CONOSCI IL CUORE DEI FIGLI DEGLI UOMINI''. (2 Cronache 6:14-30)
    Ora la domanda che voglio rivolgere ai Testimoni di Geova é come mai leggiamo nella vostra stessa Bibbia che SOLO GEOVA CONOSCE I CUORI.Mentre leggiamo anche che GESÚ CONOSCE E SCRUTA I CUORI?
    Questo perché Gesú é Dio e conosce i cuori:
    ''IO SONO COLUI CHE SCRUTA LE RENI E I CUORI, e darò a ciascuno di voi secondo le sue opere''. (Ap 2:18)
    ''Ma Gesù, CONOSCIUTI I LORO PENSIERI, disse: «Perché pensate cose malvagie NEI VOSTRI CUORI?'' (Matteo 9:4)
    ''Ma EGLI CONOSCEVA I LORO PENSIERI''. (Luca 6:8)
    ''Ma Gesù non si fidava di loro, perché CONOSCEVA TUTTI, 25 e perché non aveva bisogno della testimonianza di nessuno sull’uomo, poiché egli stesso CONOSCEVA QUELLO CHE ERA NELL'UOMO''. (Giov 2:24-25)
    Dunque se abbiamo letto che solo Dio che puó conoscere i cuori e i pensieri dell'uomo, COME MAI LEGGIAMO CHE ANCHE GESÚ CONOSCE I PENSIERI E I CUORI? É CHIARO CHE GESÚ É DIO UNO COL PADRE.
    Infatti Gesú ha detto: "IO E IL PADRE SIAMO UNO". (Giov 10:30)
  • OFFLINE
    Credente
    00 21/12/2015 09:21
    [DIM=14pt YHWH e cioè il Nome divino nell’antico testamento può essere riferito tanto al Padre che al Figlio come risulterà evidente dalle citazioni seguenti.
    I testimoni di Geova usano la pronuncia di YHWH con Geova, ma bisogna sapere che del nome YHWH ( detto tetragramma biblico) ANCORA OGGI NON SI CONOSCE LA CORRETTA PRONUNCIA, ciò di cui possiamo essere certi però e che Gesù viene riconosciuto nelle scritture con il nome YHWH.
    Facciamo alcuni esempi scritturali :

    1) PROFEZIA: In quel giorno», dice YHWH,… essi guarderanno a me, a colui che essi hanno trafitto" -Zaccaria 12:4,10.
    ADEMPIMENTO: "ma uno dei soldati gli forò il costato con una lancia (…) affinché si adempisse la Scrittura … Volgeranno lo sguardo a colui che hanno trafitto" -Giovanni 19:34-37.

    2) PROFEZIA: "YHWH mi disse: "Gettalo per il vasaio, questo magnifico prezzo con cui MI hanno valutato Io presi i trenta sicli d’argento e li gettai nella casa di YHWH per il vasaio." Zaccaria 11:13. (In questo contesto YHWH dice:MI HANNO VALUTATO 30 sicli d’argento . Notare che è’ YHWH CHE VIENE VENDUTO PER 30 PEZZI D’ARGENTO.
    ADEMPIMENTO: e disse: «Che cosa siete disposti a darmi, se io ve lo consegno?»(Gesù) Ed essi gli fissarono trenta sicli d’argento. Mat. 26:15).

    3) PROFEZIA: "Io, YHWH, che INVESTIGO I CUORI, che metto alla prova le RENI, per retribuire CIASCUNO SECONDO LE SUE VIE, secondo il frutto delle sue azioni». " -Geremia 17:10.

    ADEMPIMENTO:"e tutte le chiese conosceranno che io (Gesù) sono colui che scruta le reni e i cuori, e darò a ciascuno di voi secondo le sue opere." -Apocalisse 2:23.

    4) PROFEZIA:"Santificate YHWH … Egli sarà … una pietra d'intoppo, un sasso d'inciampo "-Isaia 8:13,14.

    ADEMPIMENTO: Accostandovi a lui, (Gesù) pietra vivente, rifiutata dagli uomini ma davanti a Dio scelta e preziosa,……"Ma per gli increduli la pietra che i costruttori hanno rigettata è diventata la pietra angolare, PIETRA D’INCIAMPO e SASSO D’OSTACOLO" -1 Pietro 2:4,7. INOLTRE DA CONFRONTARE ISAIA 44:8 C'è forse un Dio all'infuori di me? Non c'è altra Roccia; non ne conosco alcuna». 1 corinti 10: 4 bevvero tutti la stessa bevanda spirituale, perché bevevano alla roccia spirituale che li seguiva; e questa ROCCIA ERA CRISTO.
    (Quindi se la roccia Paolo dice che era cristo ed Isaia dice che non c’è altra roccia riferita a Dio, questo significa che Gesu è Dio YHWH )

    5) PROFEZIA: Chi è questo Re di gloria? È YHWH degli eserciti; egli è il Re di gloria. Salmo 24:10

    ADEMPIMENTO: …. se l’avessero conosciuta, non avrebbero CROCIFISSO il Signore della GLORIA. 1 corinzi 2:8 (il signore della gloria è Gesù perché lui fu crocifisso)

    6) PROFEZIA: «Così parla YHWH, re d’Israele e suo REDENTORE, YHWH degli eserciti: “Io sono IL PRIMO è L’ULTIMO, e fuori di me non c’è Dio. Isaia 44:6

    ADEMPIMENTO: ma sono giustificati gratuitamente per la sua grazia, mediante la REDENZIONE CHE è IN CRISTO GESU’ Romani 3:24./Queste cose dice IL PRIMO E L’ULTIMO, che fu morto e tornò in vita Rivelazione 2:8 (Gesù è il redentore e il primo e l’ultimo che fu morto e torno a vivere)

    7) PROFEZIA: O YHWH, Signore nostro,…..Tu hai posto la tua maestà nei cieli.2 Dalla bocca dei bambini e dei lattanti hai tratto una forza. Salmo 8:1-2

    ADEMPIMENTO:Ma i capi dei sacerdoti e gli scribi, vedute le meraviglie che aveva fatte e i bambini che gridavano nel tempio: «Osanna al Figlio di Davide!», ne furono indignati 16 e gli dissero: «Odi tu quello che dicono costoro?» Gesù disse loro: «Sì. Non avete mai letto: DALLA BOCCA DEI BAMBINI E DEI LATTANTI HAI TRATTO LODE?“»matteo21:16 (Gesù cita le parole del salmista riferite a YHWH applicando queste parole a se stesso)

    8) PROFEZIA: ...i miei occhi hanno visto il Re, YHWH degli eserciti Isaia 6,5

    ADEMPIMENTO: Queste cose disse Isaia, perché vide la gloria di lui e di lui parlò. Giovanni 12,41 (Gli occhi di Isaia videro la gloria di Gesù)

    9) PROFEZIA: Chiunque invocherà il nome Di YHWH sarà salvato Gioele 2:32
    ADEMPIMENTO: 9 se con la bocca avrai confessato Gesù come Signore…. 13 Infatti chiunque avrà invocato il nome del Signore sarà salvato ROMANI 10:9,13 (nell’adempimento di Gioele Paolo dice in maniera inconfutabile che il nome che deve essere invocato è il nome di Gesù).

    10) Infatti COSI’ PARLA YHWH degli eserciti: «È per rivendicare LA SUA GLORIA CHE EGLI MI HA MANDATO verso le nazioni…..9 Infatti, ecco, io sto per agitare la mia mano contro di loro, ed esse diventeranno preda di quelli a cui erano asserviti, e voi conoscerete che YHWH degli eserciti mi ha mandato. Zaccaria 2:8-9

    In questo contesto YHWH dice che è stato mandato da YHWH. Sempre in questo contesto Esistono DUE YHWH. Colui che parla YHWH (Gesù), infatti Gesù dice: conoscerete che YHWH degli eserciti (IL PADRE) mi ha mandato per rivendicare LA SUA GLORIA. Questa profezia è in armonia con le parole che Gesù stesso pronunciò in preghiera AL PADRE: 4 Io ti ho GLORIFICATO sulla terra, avendo compiuto l’opera che tu mi hai data da fare. 5 Ora, o Padre, glorificami tu presso di te della gloria che avevo presso di te prima che il mondo esistesse. Giovanni 17:4-5

    11) Zac 14, 3 “YHWH uscirà e farà guerra a quelle nazioni+ come quando combatte nel giorno della battaglia.+ 4 Quel giorno i suoi piedi staranno sul Monte degli Ulivi,che è di fronte a Gerusalemme, a est; e il Monte degli Ulivi si spaccherà a metà, da est a ovest...

    Il cap.14 di Zaccaria riguarda chiaramente il Messia. Che viene identificato col Tetragramma. Una ulteriore conferma che il Nome del Figlio è lo stesso Nome del Padre. Pur essendo distinti quanto alla Persona, essi sono Una cosa sola quanto alla natura divina.

    GESÙ RITORNA O RITORNA YHWH?

    Isaia 29:6
    SARÀ UNA VISITAZIONE dell’Eterno(YHWH) degli eserciti con tuoni, terremoti e grandi rumori, con turbine, tempesta, CON FIAMMA DI FUOCO DIVORANTE.

    2 tess 1:7-8
    7 e a voi che siete afflitti, requie con noi, quando il SIGNORE GESÙ APPARIRÀ dal cielo con gli angeli della sua potenza, 8 IN UN FUOCO FIAMMEGGIANTE, per far vendetta di coloro che non conoscono Iddio, e di coloro che non ubbidiscono al Vangelo del nostro Signor Gesù.

    GESÙ SUONA LA TROMBA O YHWH?

    PROFEZIA Zaccaria 9:14
    L’Eterno apparirà sopra di loro, e la sua freccia partirà come un lampo. Il Signore, YHWH, SUONERÀ LA TROMBA, e avanzerà coi turbini del mezzogiorno

    ADEMPIMENTO 1 tess 4:16
    16 perché il Signore(GESÙ) stesso, con potente grido, con voce d’arcangelo e CON LA TROMBA DI DIO, scenderà dal cielo, e i morti in Cristo risusciteranno i


    [Modificato da Credente 27/04/2020 15:29]
  • OFFLINE
    Credente
    00 23/12/2015 22:24
    DIO MIO, DIO MIO, PERCHE' MI HAI ABBANDONATO.

    I testimoni di Geova citano il passo di Matteo 27:46 E, verso lora nona, Gesù gridò a gran voce: «Elì, Elì, lamà sabactàni?», cioè: «Dio mio, Dio mio, perché mi hai abbandonato?» Citano questo passo per dimostrare che Gesù chiama Dio suo padre, quindi secondo loro Gesù non è Dio. Ciò che ai testimoni di Geova sfugge è il contesto profetico di questo evento. Quando Gesù sulla croce dice Dio mio, Dio mio, perché mi hai abbandonato.... stava adempiendo la profezia del Salmo 22 Notate cosa dice: Salmo 22:1 "Dio mio, Dio mio, perché mi hai abbandonato?..... 6 Ma io sono un verme e non un uomo, linfamia degli uomini e il disprezzato dal popolo. 7 Chiunque mi vede SI FA BEFFE DI ME; ALLUNGA IL LABBRO, SCUOTE IL CAPO, dicendo: 8 «Egli si affida al Signore; LO LIBERI DUNQUE; LO SALVI, poiché LO GRADISCE!»" Il salmo 22 è il quadro profetico della crocifissione di Gesù, notate come si sono adempiute questi versetti appena menzionati. Matteo 27:39 E quelli che passavano di là LO INGIURAVANO, SCUOTENDO IL CAPO e dicendo: 40 «Tu che distruggi il tempio e in tre giorni lo ricostruisci, salva te stesso! Se tu sei Figlio di Dio, scendi giù dalla croce!» 41 Così pure, i capi dei sacerdoti con gli scribi e gli anziani, BEFFANDOSI, DICEVANO: 42 «Ha salvato altri e non può salvare se stesso! È il re dIsraele; scenda ora giù dalla croce, e noi crederemo in lui. 43 Si è confidato in Dio: LO LIBERI ORA SE LO GRADISCE, [o] poiché ha detto: Sono Figlio di Dio». Non ci sono dubbi il Salmo 22 parla di Gesù. Notate ora come continua il Salmo 22 al versetto 9: "Sì, TU M'HAI TRATTO DAL GREMBO MATERNO; M'HAI FATTO RIPOSARE FIDUCIOSO sulle mammelle di mia madre. 10 A te fui affidato fin dalla mia nascita, TU SEI IL MIO DIO FIN DAL GREMBO DI MIA MADRE." Avete notato cosa dice profeticamente il Salmista? TU SEI IL MIO DIO FIN DAL GREMBO DI MIA MADRE. Come abbiamo dimostrato il salmo 22 parla di Gesù, ora Gesù dice: TU SEI IL MIO DIO DAL GREMBO MATERNO, cioè da quel momento in poi dal concepimento per opera dello spirito santo nel grembo di Maria TU SEI IL MIO DIO. E il versetto 9 spiega il perchè: "Sì, tu mhai tratto dal grembo materno; mhai fatto riposare fiducioso sulle mammelle di mia madre." In effetti Dio che è Spirito si prese cura Dell'uomo Gesù fin dalla sua nascita come uomo,. Gesù come figlio dell'uomo aveva bisogno della protezione di Dio, quindi come uomo Gesù ha un Dio: IL PADRE. Il salmo 22 specifica che Gesù ha un Dio fin dal GREMBO MATERNO, solo come uomo ma le origini di Gesù risalgono ai giorni eterni. Michea 5:1 "Ma da te, o Betlemme, Efrata, piccola per essere tra le migliaia di Giuda, da te mi uscirà colui che sarà dominatore in Israele, LE CUI ORIGINI RISALGONO ai tempi antichi, AI GIORNI ETERNI." Giovanni 8:57 "I Giudei gli dissero: «Tu non hai ancora cinquantanni e hai visto Abraamo?» 58 Gesù disse loro: «In verità, in verità vi dico: prima che Abraamo fosse nato, IO SONO»." Le origini di Gesù non sono umane. Per trovare fondamento il ragionamento dei testimoni di Geova il salmo 22 doveva dire che Gesù aveva un Dio da sempre non a partire dal grembo materno. Ricordiamoci che Gesù come uomo è nato come un qualsiasi bambino indifeso, e come tale aveva bisogno della protezione di Dio padre che è Spirito. I testimoni di Geova possono citare anche un altro passo per avvalorare il loro ragionamento. Gesù dopo che è morto e risorto dice queste parole: Giovanni 20:17 "Gesù le disse: «Non trattenermi, perché non sono ancora salito al Padre [mio]; ma va dai miei fratelli e di loro: Io salgo al Padre mio e Padre vostro, AL DIO MIO E DIO VOSTRO»." Quello che potrebbe sfuggire ad alcuni e che Gesù nonostante sia risorto continua ad essere il figlio dell'uomo, Gesù continua ad essere un uomo, però adesso è glorificato. Matteo 24:30 "Allora apparirà nel cielo il segno del Figlio delluomo; e allora tutte le tribù della terra faranno cordoglio e VEDRANNO IL FIGLIO DELL'UOMO VENIRE SULLE NUVOLE DEL CIELO con gran potenza e gloria." Nella seconda venuta di Gesù vedremo il figlio dell'uomo cioè Gesù uomo risuscitato in gloria venire sulle nuvole. Sappiamo di certo che fino alla sua seconda venuta che aspettiamo, Gesù continua ad essere il figlio dell'uomo, l' agnello che è stato immolato e come tale il padre, Dio che è spirito, ( Giovanni 4:24) è il Dio e padre nostro e di Gesù. Per ulteriori spiegazioni leggete lo studio: "GESU' SOTTOPOSTO AL PADRE". Che Gesù sia il figlio dell'uomo è una certezza scritturale, così come accettiamo questa certezza scritturale con semplicità, dobbiamo accettare con semplicità che la bibbia ci dice che Gesù è Dio. Giovanni 1:1 Nel principio era la Parola, la Parola era con Dio, e LA PAROLA ERA DIO. 1 Giovanni 5:20... noi siamo in colui che è il Vero, cioè nel suo Figlio Gesù Cristo. Egli è IL VERO DIO e la vita eterna.
  • OFFLINE
    Credente
    00 18/02/2016 11:52
    OGNI GINOCCHIO SI PIEGHERÁ DAVANTI A GESÚ CRISTO,
    NOSTRO DIO E NOSTRO SALVATORE.

    Isaia 45:21,23
    "Non sono forse io, YHWH? Fuori di me non c’è altro Dio, Dio giusto, e NON C'É SALVATORE FUORI DI ME.
    23 Per me stesso io l’ho giurato; è uscita dalla mia bocca una parola di giustizia, e non sarà revocata: OGNI GINOCCHIO SI PIEGHERÁ DAVANTI A ME, OGNI LINGUA mi presterà giuramento".

    Qui YHWH, sta dicendo che, oltre a lui non vi é Salvatore e che, OGNI GINOCCHIO SI PIEGHERÁ DAVANTI A LUI.
    Paolo applica questo passo a Gesú Cristo stesso e lo spiega in Romani 14:9-11
    "Poiché a questo fine Cristo è morto ed è tornato in vita: per essere il Signore sia dei morti sia dei viventi. 10... Poiché TUTTI COMPARIREMO DAVANTI AL TRIBUNALE DI DIO; 11 infatti sta scritto:
    «Come è vero che vivo», dice il Signore, «OGNI GINOCCHIO SI PIEGHERÁ DAVANTI A ME, e ogni lingua darà gloria a Dio». (Citazione di Isa 45:23)
    In 2 Corinzi 5:10 Paolo intercambia, ''IL TRIBUNALE DI DIO'', con ''IL TRIBUNALE DI CRISTO'', dicendo: ''TUTTI DOBBIAMO COMPARIRE DAVANTI AL TRIBUNALE DI CRISTO'', questo perché Gesú é Dio uguale al Padre.

    Filippesi 2:10-11
    "affinché NEL NOME DI GESÚ SI PIEGHI OGNI GINOCCHIO nei cieli, sulla terra, e sotto terra, 11 e OGNI LINGUA confessi che Gesù Cristo è il Signore, alla gloria di Dio Padre".
    "IO YHWH (Geova se leggete dalla traduzione del nuovo mondo geovista) OGNI GINOCCHIO SI PIEGHERÁ DAVANTI A ME, OGNI LINGUA mi presterà giuramento". (Isa 45:23)
    Applicazione e adempimento dunque su Gesú Cristo stesso, che é Dio uguale al padre.
    ''NEL NOME DI GESÚ SI PIEGHI OGNI GINOCCHIO nei cieli, sulla terra, e sotto terra, e OGNI LINGUA confessi che Gesù Cristo è il Signore''. (Fil 2:10,11)
    E ancora: ''IO YHWH...NON C'É SALVATORE FUORI DI ME''. (Isa 45:21)
    Gesú cristo stesso é IL SALVATORE DEL MONDO.
    ''Pace da Dio Padre e da CRISTO GESÚ, NOSTRO SALVATORE''. (Tito 1:4)
    ''LA DOTTRINA DI DIO, NOSTRO SALVATORE''. (Tito 2:10)
    ''Aspettando la beata speranza e l’apparizione della gloria del NOSTRO GRANDE DIO E SALVATORE, CRISTO GESÚ''. (Tito 2:13)
    ''Per mezzo di CRISTO GESÚ, NOSTRO SALVATORE''. (Tito 3:10)
    ''NOSTRO DIO E SALVATORE GESÚ CRISTO''. (2 Pietro 1:1)
    ''In questo modo infatti vi sarà ampiamente concesso l’ingresso nel regno eterno del NOSTRO SIGNORE E SALVATORE GESÚ CRISTO''. (2 Piet 1:11)
    “Oggi, nella città di Davide, É NATO PER VOI UN SALVATORE, CHE É CRISTO, il Signore''. (Luca 2:11)
    ''Ma crescete nella grazia e nella conoscenza del nostro Signore e SALVATORE GESÚ CRISTO. A lui sia la gloria, ora e in eterno. {Amen.}'' (2 Piet 3:18)
    ''IO IL SIGNORE...NON C'É SALVATORE FUORI DI ME''. (Isa 45:21)
    POTREBBE MAI GESÚ ESSERE IL SALVATORE, SE LUI NON FOSSE DIO?
    POTREBBE MAI PIEGARSI OGNI GINOCCHIO, DAVANTI A CRISTO, SE LUI NON FOSSE DIO?

    GESÚ CRISTO É DIO UGUALE AL PADRE. É LUI IL NOSTRO SALVATORE.
    E A LUI OGNI GINOCCHIO SI PIEGHERÁ.
    "Benedetto sia il Signore, il Dio d’Israele, perché ha visitato e riscattato il suo popolo,
    e ci ha suscitato UN POTENTE SALVATORE,...UNO CHE CI SALVERÀ" (Luca 1:68,69,71)
    ''IL CRISTO, CHE É SOPRA TUTTE LE COSE DIO BENEDETTO IN ETERNO. Amen!'' (Rom 9:5)
  • OFFLINE
    Credente
    00 16/05/2017 14:35

    Gesù è il SOVRANO SIGNORE - DIO?


     

     




    L’analisi del termine Despotes nel NT ci consentirà di rispondere alla domanda...


     

    Partiamo da Perspicacia e leggiamo cosa scrive la wts alla voce “SOVRANITA’”:

     




    Il nostro punto di approdo è Ap 6,10.

    Analizziamo ora le occorrenze del termine Despotes nel NT.
    Il termine è usato per indicare i padroni di schiavi in alcune occorrenze. Questa accezione ci dice che il termine in sé, come spiegato da Perspicacia, non indica che colui al quale si riferisce è esclusivamente Dio. Perché possa indicare Dio necessita di due condizioni:
    - La sovranità che esprime non deve essere di carattere “relativo” (se si è despotes di schiavi è del tutto ovvio che questa condizione non è soddisfatta perché il titolo è riferito ad un aspetto particolare e non a una condizione di carattere “assoluto”);

    - È rivolto, come dice Perspicacia, in modo diretto a Dio il quale deve essere, per forza di cose, l’UNICO Despotes.
    Ora analizziamo le occorrenze che ci interessano mettendo da parte quelle di carattere “relativo” come, per l’appunto, despotes riferito a uomini che sono padroni di qualcuno o qualcosa (1Tim 6,1.2 – 2Tim 2,21 – Tt 2,9 – 1Pt 2,18).
    In riferimento a Dio troviamo:
    Lc 2,29: “Ora, Sovrano Signore (Despota), tu lasci andare in pace il tuo schiavo secondo la tua dichiarazione”;
    At 4,24: Udito questo, alzarono di comune accordo le loro voci a Dio e dissero: “Sovrano Signore (Despota), tu sei Colui che ha fatto il cielo e la terra e il mare e tutte le cose che sono in essi”.
    E veniamo così alle tre occorrenze cardine del nostro discorso.
    2Pt 2,1 – Gd 1,4 – Ap 6,10

    Iniziamo da 2Pt 2,1:
    Comunque, ci furono anche falsi profeti fra il popolo, come pure fra voi ci saranno falsi maestri.+ Questi introdurranno quietamente distruttive sette* e rinnegheranno anche il proprietario (ton Despoten) che li ha comprati,+recando su se stessi subitanea distruzione.
    La TNM in questo caso non ritiene che “Despotes” sia da attribuire a Geova e traduce il termine con “proprietario” scritto in minuscolo perché si riferisce a Gesù.
    È una operazione che passa inosservata nel testo in italiano ma che dal greco emerge. Chi legge però potrà obiettare che in questo caso il termine non è diretto a Dio e che non possiamo rendere Gesù Dio solo perché gli è attribuito “Despoten” in quanto questo può riferirsi, come detto, a qualsiasi proprietario e non si evince da nessuna parte che Egli, in questo passaggio, ha il carattere dell’unicità e della assolutezza di questo status (in fondo si parla di un rapporto simile al padrone-schiavo per cui gli schiavi rinnegano colui che li ha comprati).

    Le cose stanno proprio così?
    2Pt è illuminato da Gd 1,4 che dice:
    La ragione è che si sono insinuati certi uomini+ da tempo assegnati+ dalle Scritture a questo giudizio,+ uomini empi,*+ che mutano l’immeritata benignità del nostro Dio in una scusa per condotta dissoluta*+ e si mostrano falsi+ al nostro solo (monon) Proprietario (Despoten)+ e Signore,+ Gesù Cristo.
    E qui la TNM non può farci nulla!
    Gd 1,4 ci dice chiaramente che quel “proprietario” di 2Pt è da intendersi come un Padrone Assoluto. Questo è determinato dal fatto che Gesù è MONON – UNICO e non ce n’è altri di Despoten. Tanto è vero che la TNM non può scrivere “proprietario” ma è costretta ad usare la maiuscola: Proprietario.
    In questa espressione c’è il parallelo di Gv 17,3:
    Questo significa vita eterna,+ che acquistino conoscenza+di te,* il solo (monon) vero Dio,+ e di colui che tu hai mandato, Gesù Cristo.+
    Quindi MONON rende il Despoten rivolto a Gesù di livello superiore a qualsiasi altra accezione. Dire MONON DESPOTEN (solo Padrone) equivale a dire MONON TEON (solo Dio) e quindi Gesù è considerato SOVRANO SIGNORE = DIO.
    La TNM, per quanto si sforzi di mascherare l’applicazione di Despotes a Gesù nei termini di Sovrano Signore non può ovviare a Gd 1,4 che chiarisce 2Pt 2,1 e ci rimanda al versetto chiave di Ap 6,10.
    Per stessa ammissione di Perspicacia, Ap 6,10 è rivolto a Dio e tradotto dalla TNM, per questo motivo, con Sovrano Signore. Leggiamo infatti:
    E gridarono ad alta voce, dicendo: “Fino a quando, Sovrano+ Signore* santo e verace,+ ti tratterrai dal giudicare+ e dal vendicare il nostro sangue+ su quelli che dimorano sulla terra?”
    La nota a Sovrano Signore dice:
     

    Ma leggiamo il contesto che precede questo versetto.
    9 E quando aprì il quinto sigillo, vidi sotto l’altare+ le anime+ di quelli che erano stati scannati+ a causa della parola di Dio e* a causa dell’opera di testimonianza*+che avevano. (Ap 6,9)
    Il Signore Gesù (l’Agnello) sta aprendo i sigilli e apre il quinto.
    Compaiono SOTTO L’ALTARE le anime dei martiri a causa della parola di Dio (Gesù) e dell’opera di testimonianza che avevano (data a Gesù naturalmente).
    A questo punto gridano:
    “Fino a quando, Sovrano+ Signore* (HO DESPOTES) santo e verace (HO AGHIOS KAI ALETHINOS),+ ti tratterrai dal giudicare+ e dal vendicare il nostro sangue+ su quelli che dimorano sulla terra?”
    A chi stanno chiedendo di giudicare e vendicare il loro sangue?
    Sono sotto l’altare (luogo del sacrificio e sacrificato è stato l’Agnello) a motivo di Gesù Cristo e il Sovrano Signore (HO DESPOTES) che invocano viene definito:
    - Santo (ho aghios)
    - Verace (ho alethinos)
    A chi corrisponde in Apocalisse questa descrizione? Chi è definito Santo e Verace? GESU’ CRISTO!
    Ap 3,7: “E all’angelo+ della congregazione [che è] a Filadelfia scrivi: Queste son le cose che dice colui che è santo (HO AGHIOS),+ che è verace (HO ALETHINOS),+ che ha la chiave di Davide,+ che apre in modo che nessuno chiuda e chiude in modo che nessuno apra

    Gesù quindi è il SOVRANO SIGNORE, Gesù è DIO e lo troviamo
    ancora chiaramente attestato nella Sacra Scrittura!


  • OFFLINE
    Credente
    00 15/09/2017 14:02
    VENGA IL TUO REGNO

    Gesù ci ha insegnato a pregare il Padre con l'espressione: "venga il Tuo Regno" .
    Però nella Scrittura si menziona anche il regno del Figlio:
    Daniele 2,44 "Al tempo di questi re, il Dio del cielo farà sorgere un REGNO che non sarà mai distrutto e non sarà trasmesso ad altro popolo: stritolerà e annienterà tutti gli altri regni, mentre esso durerà per sempre."

    Daniele 6,27 "Per mio comando viene promulgato questo decreto: In tutto l'impero a me soggetto si onori e si tema il Dio di Daniele,
    perché egli è il Dio vivente, che dura in eterno;
    il suo regno è tale che non sarà mai distrutto
    e il suo dominio non conosce fine."

    In Dan 2,44 si profetizza la instaurazione del regno messianico di Cristo, che sarebbe durato PER SEMPRE.
    in Dan 6,27 si dice che il REGNO sarebbe stato indistruttibile ed eterno. Due connotazioni simili che fanno comprendere che si tratta in realtà dello stesso regno e non di due regni in opposizione tra loro.

    Daniele 7,14 conferma questa tesi con questa profezia:
    "13 Guardando ancora nelle visioni notturne,
    ecco apparire, sulle nubi del cielo,
    uno, simile ad un figlio di uomo;
    giunse fino al vegliardo e fu presentato a lui,
    14 che gli diede potere, gloria e REGNO;
    tutti i popoli, nazioni e lingue lo servivano;
    il suo potere è un potere eterno,
    che non tramonta mai, e il suo regno è tale
    che non sarà mai distrutto."
    Quindi il profeta vede il Padre che dà al Figlio il Regno eterno.
    Ma il Padre non avrebbe dato al Figlio un potere ed un regno indistruttibile se non fosse stato Dio; infatti Dan 6,27 precisa che tale REGNO E' DEL DIO VIVENTE.

    Gesù stesso parlando con Pilato disse: "IL MIO REGNO non è di questo mondo" (Gv.18,36). Parlava perciò chiaramente del SUO REGNO.
    Pertanto quando noi preghiamo il Padre che venga il Suo Regno, noi gli chiediamo che venga il Regno di Dio, e che è non solo il Regno del Padre ma anche del Figlio.
  • OFFLINE
    Credente
    00 26/10/2017 18:49
    Che significa che Cristo è vero Dio e vero uomo?

    Il Verbo, che è Dio (Giovanni 1,1), consustanziale al Padre, e cioè un unico Dio con Lui (Nicea I; Giovanni 10,30; Romani 8,9), si è fatto uomo (Giovanni 1,14), composto di corpo e anima razionale, consustanziale a noi per l’umanità, simile in tutto a noi, fuorché nel peccato (Calcedonia; Atti 2,27; Ebrei 4,15). Si è fatto uomo, non per conversione della divinità in carne – poiché Dio è immutabile (Malachia 3,6) – ma per assunzione dell’umanità in Dio. Il Verbo, prendendo forma umana (Giovanni 1,14; Filippesi 2,5-8; 1 Timoteo 3,16; 1 Giovanni 4,2), pur diventando pienamente uomo non ha cessato di essere pienamente Dio (Giovanni 10,30; 14,9; Colossesi 2,9). Allo stesso modo, dopo la crocifissione, Egli non ha cessato di essere pienamente uomo (Luca 24,36-43; Giovanni 20,24-29; Atti 1,3; 2,27. 31; Ebrei 13,8).

    Quindi Gesù Cristo è pienamente Dio e pienamente uomo in perpetuo. Le due nature sussistono nell’unica persona, senza confusione né mutamento né divisione né separazione. Perciò, Cristo non è un semidio né un uomo abitato dal Verbo né tantomeno Dio si è convertito in carne. Ma il Verbo, che è Dio, ha assunto la natura umana e perciò Cristo è vero Dio e vero uomo. Signore di Davide secondo la divinità, figlio di Davide secondo la carne. È veramente Dio, perché generato dalla sostanza del Padre fin da l’eternità, ed è veramente uomo, perché nato nel tempo dalla sostanza della madre.

    È uguale al Padre secondo la divinità, ed è inferiore al Padre secondo l’umanità. E tuttavia, benché sia Dio e uomo, non è duplice ma è un solo Cristo. Come infatti anima razionale e carne sono un solo uomo, così Dio è uomo sono un solo Cristo (Simbolo atanasiano). La persona divina del Figlio, è chiamata «Verbo» (Giovanni 1,1. 14; 1 Giovanni 1,1) per dire a noi che questa generazione da parte del Padre è una generazione per via di intelletto. Tuttavia non dobbiamo pensare che, essendo generato, il Figlio (o Verbo di Dio) abbia avuto un principio nel tempo.
    Infatti, Colui che è stato generato, è anch’Egli fin da l’eternità, assieme a Colui che l’ha generato. Anzitutto, non ci fu mai un solo istante nel quale Dio, che è fin da l’eternità, fosse privo di intelligenza e quindi del suo proprio Verbo. Inoltre, il Verbo ha fatto tutte le cose (Giovanni 1,3; Colossesi 1,16), e quindi anche i tempi, che fanno parte della creazione. Perciò come potrebbe, Colui che ha fatto i tempi, avere un principio nel tempo? Egli è prima di tutte le cose (Colossesi 1,17).
  • OFFLINE
    Credente
    00 21/12/2017 15:35
    DIO E' PASTORE E GIUDICE
    In Ez 34, 17 troviamo: Quanto a voi, o PECORE MIE, così dice il Signore, DIO: Ecco, io GIUDICHERO' tra pecora e pecora, fra montoni e capri. ----
    Nel versetto del profeta Ezechiele, Dio stesso afferma che le pecore sono le SUE e che Egli le giudicherà.
    Ma se leggiamo bene il Vangelo scopriamo che le pecore sono DI CRISTO, ed Egli giudicherà fra pecore e capri
    Infatti in Gv 21, 15-18 troviamo che Gesù dice a Pietro per tre volte di pascere le SUE pecore.
    e in Mt 25,31 Gesù afferma «Quando il Figlio dell'uomo verrà nella sua gloria con tutti gli angeli, prenderà posto sul SUO TRONO GLORIOSO. 32 E tutte le genti saranno riunite davanti a lui ed Egli separerà gli uni dagli altri, come il pastore separa le pecore dai capri;
    La logica conseguenza è che Gesù è appunto lo stesso Dio, come il Padre, di cui Ezechiele profetizzava.
  • OFFLINE
    Credente
    00 09/02/2018 11:21
    EB.1,8 e 10
    Tu, Signore, nel principio hai fondato la terra e i cieli sono opera delle tue mani.

    Paolo nel versetto di Eb 1,8 attribuisce a Cristo questa citazione che viene presa dal salmo 102,24-26 .
    Leggendo attentamente il salmo si scopre che esso si riferisce a Dio (come risulta in Sal.102,24).
    Si deduce pertanto che il termine Signore che Paolo utilizza riferendolo a Cristo, è sinonimo di Dio e che perciò Cristo è Dio.
    Ciò lo si ricava facilmente anche dal fatto che la fondazione della terra e dei cieli che sono opera del Creatore, non potrebbe essere riferita ad altri che a Dio.
    Pertanto con ogni evidenza, sia dal punto di vista del contenuto, che dell'attribuzione a Dio che fa il salmo, si ricava che Cristo è Dio.

    [Modificato da Credente 09/02/2018 11:23]
  • OFFLINE
    Credente
    00 26/06/2018 12:24
    Alcuni hanno obiettato che la divinità di Gesù si evince solo dal Vangelo di Giovanni ma che, secondo loro, nei Vangeli sinottici non appare in maniera chiara.
    Nei prossimi post cercheremo di esaminare diversi brani, in cui invece si può dedurre che Gesù era da considerare vero FIGLIO DI DIO, e in quanto tale, della stessa natura del Padre.
    Faremo a meno quindi di ricorrere a riferimenti al Vangelo di Giovanni, proprio al fine di mostrare che anche nei soli sinottici, ci viene rivelata la natura divina di Cristo.
    [Modificato da Credente 28/06/2018 21:04]
  • OFFLINE
    Credente
    00 26/06/2018 14:46

    Gesù viene chiamato  per la prima volta «Figlio di Dio» dal Battista («E ho visto e testimoniato che questi è il figlio di Dio») e poi da alcuni discepoli. Sembra quindi che tale attributo fosse normale per l’epoca e non scandalizzasse il popolo, anche se scandalizzò i farisei e il potere sacerdotale. Ma cosa si deve intendere col termine "Figlio di DIo" attribuito a Gesù dagli evangelisti ?
    Piero della Francesca, Battesimo di Cristo (particolare)

    Per comprendere l’uso del titolo "figlio di Dio" nei Vangeli, si deve confrontarsi con il vangelo di Marco, che compare in passi di importanza capitale: nel titolo del libro, (1,1), poi nel battesimo (1,11), nel racconto della trasfigurazione, (15,39) al centro del vangelo (9,7) e infine nella confessione del centurione ai piedi della croce (15,39). Titoli equivalenti a «Figlio di Dio» sono anche «figlio» (13,32), e «Figlio del benedetto» (14,61).

    La morte di Gesù in Marco (15,39) è il momento in cui la confessione del centurione rivela il significato autentico di «figlio di Dio». Ciò  che i demoni già sapevano, ma che dicevano nel peggiore dei modi, (1,25-34), ciò che la voce dal cielo aveva proclamato solo per Gesù (1,11), o per pochi discepoli frastornati (9,7), quella relazione intima che Gesù intratteneva con il Padre, (14,32-42), ora viene resa pubblica, ed è al momento della morte del figlio che lo diventa. 

    Nel vangelo di Matteo nel titolo Figlio di Dio, si riverbera la tradizione di Israele, figlio di Dio, del messia e del servo. Che Gesù sia Figlio di Dio in  un senso unico lo si può evincere: dalla sua coscienza di un  rapporto unico con il padre, dal suo essere conosciuto pienamente solo dal padre, dal potere totale a lui trasmesso, e infine dalla distinzione mio /vostro padre.
    Matteo sottolinea sia l’origine davidica di Gesù, ma anche quella dallo spirito. La formula più vicina alla divinità è quella del battesimo di Gesù e quella trinitaria del battesimo cristiano (Mt 28,19).
    In ambiente giudaico era impossibile chiamare Gesù Dio, perché Dio per gli ebrei indicava solo il Creatore di tutto

    Nell’Antico Testamento in greco (la versione dei Settanta), IHWH appare Dio in quanto SIGNORE, la sua potenza si esprime nella sua Signoria assoluta. In questo senso il potere di Gesù (Mi è stato dato ogni potere), esprime la sua relazione unica con il padre, ma con un influsso salvifico per tutti.

    Nel vangelo di Giovanni, il titolo figlio di Dio rivela l’identità del Gesù terreno. Ma il mistero della persona di Gesù si rivela nella gloria terrena del Figlio Unigenito, sperimentata dagli apostoli nei segni. Il titolo di figlio di Dio, come del resto tutti i titoli cristologici, aiuta a rileggere e a esplicitare, servendosi di figure veterotestamentarie o della letteratura giudaica intertestamentaria, l’dentità e la dignità di Gesù di Nazaret all’interno e non al di fuori della sua storia. Non si deve mai dimenticare questo aggancio all’evento storico, sottolineato fortemente dai quattro vangeli, ma anche dall’annuncio della Chiesa primitiva. L’incarnazione è l’inserimento di  Dio nella storia.

    Nell’applicazione dei titoli cristologici a Gesù di Nazaret avviene ciò che la dogmatica chiamerà comunicatio idiomatum: lo scambio mutuo di proprietà che appartengono di diritto all’umanità e alla divinità. Questo scambio avviene secondo un regola ben precisa. Il concilio di Calcedonia userà 4 verbi  per indicare il modo in cui avviene questa comunicazione: senza confusione, senza mutamento, senza divisione e senza separazione. Se l’applicazione dei titoli cristologici significasse divinizzare Gesù, sfalsando la sua umanità, si finirebbe per mitizzare la fede cristiana. E si tradirebbe la regola di Calcedonia. Dunque la storia di Gesù costituisce il criterio di discernimento con cui vanno utilizzati i vari titoli, quale quello di Figlio di Dio, elaborati da tradizione giudeo palestinese, giudeo ellenistica ed ellenistica.

    Francesco Carensi


    [Modificato da Credente 27/06/2018 23:34]
  • OFFLINE
    Credente
    00 27/06/2018 23:27

    Matteo 14,33. E quando furono saliti sulla barca, il vento cessò. Allora quelli ch'erano nella barca lo adorarono dicendo: Veramente tu sei il Figlio di Dio.


    Il Signore condusse Pietro alla barca, e mentre essi vi entravano, il vento che fino allora aveva imperversato, cessò ad un tratto. Marco ci narra che i discepoli rimasti a bordo «più che mai sbigottirono in loro stessi»; ma non basta: il nostro Evangelista ci narra che essi si prostrarono innanzi a lui adorando (l'originale greco riporta il verbo "προσκυνήσῃς"=adorazione). 
    Questo loro atto ci permette di dedurre cosa essi intendessero dicendo: «Veramente tu sei il Figlio di Dio!»
    Ma la wt, anche in questo caso, traduce il termine greco con "resero omaggio", al fine di togliere la divinità a Cristo, quale vero Figlio di Dio, mentre "stranamente" traduce con esattezza lo stesso verbo, quando il diavolo chiede l'atto di adorazione da parte di Gesù (Mt.4,9).
    Lo stesso verbo si incontra in Atti 10,25 in cui si dice che:Mentre Pietro stava per entrare, Cornelio andandogli incontro si gettò ai suoi piedi per adorarlo.
    Ma in tal caso Pietro lo riprende dicendo al verso 26:  «Alzati: anch'io sono un uomo!».
    Possiamo quindi capire che gli apostoli fecero proprio la stessa cosa che fece Cornelio nei confronti di Pietro, ma mentre Pietro, giustamente riprese Cornelio, Gesù invece non riprese i suoi apostoli per essersi prostrati in adorazione davanti a Lui.
    Il che significa che Egli, in quanto vero FIGLIO DI DIO, è della stessa natura del Padre, e quindi  l'adorazione che fanno verso di Lui gli apostoli è del tutto opportuna.

    Lo stesso verbo si incontra in Mat.28,17 in cui gli apostoli vedono Gesù dopo la sua resurrezione: ...E, vedutolo, l'ADORARONO;

    Purtroppo anche in questo caso il verbo originale "προσκυνήσῃς"=adorazione viene alterato dalla wt


    [Modificato da Credente 28/06/2018 20:33]
  • OFFLINE
    Credente
    00 28/06/2018 16:51

    Mt16,15 ss «E voi, chi dite che io sia?» 16 Simon Pietro rispose: «Tu sei il Cristo, il FIGLIO DEL DIO VIVENTE». 
    17 Gesù, replicando, disse: «Tu sei beato, Simone, figlio di Giona, perché non la carne e il sangue ti hanno rivelato questo, ma il Padre mio che è nei cieli... ..19 A te darò le chiavi del regno dei cieli, e tutto ciò che legherai sulla terra sarà legato nei cieli, e tutto ciò che scioglierai sulla terra sarà sciolto nei cieli»

    Se la dichiarazione di "figlio di Dio" fosse stata solo in senso metaforico, quale particolarità avrebbe avuto rispetto ai tanti figli di Dio, menzionati in tutta la Scrittura?  Cosa vi sarebbe stato di speciale in quella rivelazione da parte del Padre SUO a Pietro? 
    e come poteva Gesù promettere a Pietro addirittura : 19 Io ti darò le chiavi del regno dei cieli... ?

    Quale poteva essere  il senso reale e la portata ed il valore che egli dava nel definirlo Cristo e Figlio del Dio vivente?
    Dalla risposta data a Gesù da Pietro si può dedurre che egli dava a quel titolo una importanza decisiva.
    Certamente Pietro non poteva equiparare Gesù a tutti gli altri uomini, o giudici che venivano pure definiti "figli dell'Altissimo" (salmo 81,6)
    perchè lui va oltre la risposta degli altri apostoli che riferendo le connotazioni date a Gesù da parte della gente, lo avevano scambiato per Elia, Geremia o qualcuno dei profeti.
    Pietro supera queste definizioni e si avventura su una dichiarazione molto più impegnativa e usa il termine FIGLIO DEL DIO VIVENTE.
    Quale fosse l'idea esatta che Pietro aveva di Gesù e che dava a quel termine non è possibile dirlo con assoluta certezza, ma quello che ci interessa maggiormente è la risposta confermativa da parte di Gesù.
    Se Cristo non fosse stato il vero Figlio del DIo vivente, così come lo aveva definito Pietro, avrebbe potuto confermargli che era stato ispiritato dal Padre Suo? Nel chiamare Dio "il Padre mio", implicitamente vi è una nuova conferma che Egli ne è il Figlio.
    Notare, anche in questo caso la singolarità che emerge dall'articolo IL Figlio, che denota che non ve ne sono altri come Lui, che Egli è unico nel suo genere, e che il Padre, venendo da Lui definito come MIO, vuol dire che è Padre Suo in maniera del tutto diversa, unica e specifica, rispetto a tutti gli altri che possono essere chiamati "figli" ma lo sono in modo generico in quanto creature e non persone generate.
    Andando avanti in quello che dice Gesù a Pietro notiamo un altro particolare importante per la questione: Egli promette addirittura di dargli le chiavi del Regno dei cieli e il potere assoluto di amministrare sulla terra tutto ciò che riguarda tale Regno.
    Gesù non dice che il Regno è di qualche altro di cui Egli sarebbe "concessionario".
    No, affida a Pietro tali poteri, in virtù di una sua specifica giurisdizione e proprietà sul regno dei cieli. Per comprendere meglio la portata di questa proprietà che Cristo ha su tutto l'esistente, possiamo rifarci, ma solo per conferma ulteriore, a quanto Egli dice in Gv.
    16,15 : Tutto quello che il Padre possiede è mio; per questo ho detto che prenderà del mio....
    Gesù può essere possessore di tutte le cose, come lo è il Padre, e tale possesso comprende tutto ciò che vi è nei cieli e sulla terra, nulla escluso.
    Ora chiediamoci: può avere il Padre avere condiviso il potere, la gloria, il regno, derivanti dallo stesso possesso di tutto, se IL FIGLIO, fosse stato un essere creato, e non della stessa sua natura divina?
    Se siamo onesti, da queste premesse, dobbiamo concludere che Gesù è VERO FIGLIO nel senso PROPRIO, non generico, relativo o simbolico (come pensano i tdg e alcune altre confessioni).

    Se non fosse stato vero Figlio, ma solo un essere creato, a prescindere dalla sua posizione, avrebbe dovuto precisarlo, il Padre non avrebbe ispirato quelle specifiche parole, ma avrebbe semmai dovuto precisare  chi era effettivamente Gesù dando altri connotati, e infine Gesù non avrebbe potuto affidare nulla di ciò che non gli fosse appartenuto effettivamente.


    [Modificato da Credente 28/06/2018 17:21]
  • OFFLINE
    Credente
    00 28/06/2018 17:35
    Matt.3,16 Appena battezzato, Gesù uscì dall'acqua: ed ecco, si aprirono i cieli ed egli vide lo Spirito di Dio scendere come una colomba e venire su di lui. 17 Ed ecco una voce dal cielo che disse: «Questi è il Figlio mio prediletto, nel quale mi sono compiaciuto»

    Marco 1:11
    Una voce venne dai cieli: «Tu sei il mio diletto Figlio; in te mi sono compiaciuto».

    Marco 9:7
    Poi venne una nuvola che li coprì con la sua ombra; e dalla nuvola una voce: «Questo è il mio diletto Figlio; ascoltatelo».

    Luca 3:22
    e lo Spirito Santo scese su di lui in forma corporea, come una colomba; e venne una voce dal cielo: «Tu sei il mio diletto Figlio; in te mi sono compiaciuto».

    Luca 9:35
    E una voce venne dalla nuvola, dicendo: «Questi è mio Figlio, colui che io ho scelto: ascoltatelo».

    ----------------------------------

    Chiediamoci, di Chi è quella voce che dal cielo dice: QUESTI E' IL FIGLIO MIO...?
    Certamente, se chiama Gesù FIGLIO, vuol dire che ne è il PADRE.
    Dunque è nientemeno che il Padre, non una qualsiasi persona o angelo, a definire Gesù: IL FIGLIO MIO PREDILETTO e ribadite in due occasioni distinte, e cioè al battesimo di Gesù e alla sua trasfigurazione.

    Può il PADRE aver dato una definizione errata, o ambigua o che voglia esprimere qualcosa di diverso da ciò che esprime, portando nell'inganno tutti gli uomini che ascoltavano o che avrebbero letto la sua Parola?
    Sarebbe assurdo.
    Siccome IL PADRE non può aver dato una definizione errata o fuorviante, è quantomai necessario prendere le Sue Parole, come verissime ed inequivocabili.
    Se si facesse diversamente, relativizzando le Sue Parole col ritenerle solo simboliche, o un semplice titolo onorifico, si annullerebbero di fatto le Sue divine Parole, per sostituirle con quelle umane.
    Non possiamo fare alcuna manomissione, ma dobbiamo ritenere VERA quella definizione, considerando quindi Gesù come vero FIGLIO DI DIO.
    Un qualsiasi figlio, se è figlio, ha la stessa natura di chi lo ha generato, da cui resta distinto e con un proprio ruolo, ma di uguale dignità.
    Questo vale per qualunque essere, e quindi non può non valere anche per il Figlio di Dio, che ha quindi la stessa natura divina del Padre.
    -----------------------------
    Il battesimo di Gesù è stato sempre considerato con ragione, come una incontrastabile manifestazione della Trinità.
    Qui abbiamo infatti:

    1 Gesù il Cristo dichiarato Figlio di Dio dichiarato «uguale a Dio» Filemone 2,6; Giovanni 10,30

    2 Lo Spirito Santo che scende come colomba sopra il Salvatore, ed anch'esso Dio. Atti 5,4.

    3 Il Padre che parla dal Cielo al Figlio, e dichiara di compiacersi in Lui. È impossibile spiegare in un modo soddisfacente la scena del battesimo di Cristo, se non si ammette che vi sieno nella natura o nell'essenza divina, tre Persone della stessa natura divina, ognuna delle quali ha una parte speciale nell'opera della redenzione del genere umano.
    [Modificato da Credente 28/06/2018 19:50]
1