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FIGLIO D'UOMO E FIGLIO DI DIO

Ultimo Aggiornamento: 14/01/2022 10:58
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02/02/2019 11:00
 
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La divinità di Gesù
non fu un’elaborazione della chiesa primitiva

bart ehrman gesùDivinità di Gesù: pretese di essere Dio? Si dichiarò Dio? Secondo lo studioso Bart D. Ehrman la risposta è negativa, la sua natura divina fu un’elaborazione successiva delle comunità cristiane. Ma non è vero, ecco perché.

 

«Nessuno dei nostri primi tre vangeli dichiara che Gesù è Dio o lasci intendere che Gesù abbia mai sostenuto di esserlo». Questo afferma con convinzione l’agnostico Bart D. Ehrman, docente di Nuovo Testamento presso la North Carolina University, uno studioso importante che moltissimo ha fatto per dimostrare l’esistenza storica di Gesù di Nazareth, entrando in polemica con i “miticisti”, ovvero i pochi (e privi di titoli accademici) sostenitori della teoria del “Gesù mitico”.

Tuttavia, Ehrman non è credente e si giustifica teorizzando che «il Gesù storico non è quello contrabbandato dal cristianesimo contemporaneo. Gesù è esistito. Ma non fu la persona che oggi la maggior parte dei credenti pensa che fosse» (Did Jesus Exist?, HarperCollins Publishers 2012, p. 344). Nel sostenere ciò, lo studioso statunitense mostra spesso forti limitazioni e contraddizioni, l’esempio più classico è quando mette in discussione la divinità di Gesù Cristo. Lo abbiamo già osservato nell’aprile 2016.

Davvero Gesù non sostenne mai di essere Dio e «l’attribuzione di una natura divina a Gesù è stata un’elaborazione successiva delle comunità cristiane» (p. 235, 236)? No, è falso, anche se vi è una circostanza da chiarire: effettivamente Gesù ha rivelato la sua natura ai discepoli in modo progressivo e prudente, pedagogico. Spesso ha usato parabole e metafore, e quando gli apostoli intuirono si premurò: «Allora domandò: “Ma voi chi dite che io sia?”. Pietro, prendendo la parola, rispose: “Il Cristo di Dio”. Egli allora ordinò loro severamente di non riferirlo a nessuno» (Lc 9,20-21 // Mc 8,29-30 // Mt 16,15-20). Se si fosse presentato fin da subito come il Salvatore atteso, il Sinedrio non gli avrebbe concesso nemmeno un anno di vita pubblica.

In ogni caso egli stesso espresse più volte la sua natura divina ed è ciò che conclusero anche i discepoli che con lui vissero e l’apostolo Paolo, che da loro si informò direttamente pochi anni dopo la morte di Cristo. E’ sufficiente riferirsi a 4 fonti: la Prima lettera ai Corinzi, un passaggio della Lettera ai Filippesi, un brano del Vangelo di Marco e un detto contenuto in Q, la fonte comune tra Matteo e Luca.

 

PRIMA LETTERA AI CORINZI E DIVINITA’ DI GESU’.

La Prima lettera ai Corinzi è stata composta da Paolo attorno al 53/54 d.C., ovvero una ventina d’anni dopo la morte di Gesù. Già in essa, in particolare in 1Corinzi 1, 21-25, San Paolo si riferisce a Gesù come «il potere di Dio e la saggezza di Dio». E’ una prima e chiara identificazione divina di Gesù Cristo, vicinissima alla sua morte.

Sempre in questa lettera, Paolo si riferisce al Cristo così: «Per noi c’è un solo Dio, il Padre, dal quale sono tutte le cose, e noi viviamo per lui, e un solo Signore, Gesù Cristo, mediante il quale sono tutte le cose, e mediante il quale anche noi siamo» (1Corinzi 8,4-6). Gli studiosi concordano sul fatto che in questo passaggio Paolo sta alludendo alla famosa preghiera ebraica “Shema”, contenuta in Deuteronomio 6, 4-9, una forte affermazione del monoteismo ebraico. Quando scrive che “dal quale sono tutte le cose”, Paolo prefigura ed anticipa quel che scriverà successivamente Giovanni, quando identificherà Gesù con «il Verbo si fece carne e venne ad abitare in mezzo a noi» (Gv 1,14).

 

LETTERA AI FILIPPESI E DIVINITA’ DI GESU’.

Anche in un’altra lettera di San Paolo, destinata ai cristiani di Filippi e composta anch’essa tra il 53-54 d.C. (dunque contemporanea alla Prima lettera ai Corinzi), Paolo identifica in modo netto e univoco Gesù di Nazareth con Dio. Ecco cosa scrive: «Abbiate in voi gli stessi sentimenti di Cristo Gesù: egli, pur essendo nella condizione di Dio, non ritenne un privilegio l’essere come Dio, ma svuotò se stesso assumendo una condizione di servo, diventando simile agli uomini» (Fil 2,5-11).

Ancora una volta, pochissimi anni dopo la morte di Gesù c’è già nella comunità cristiana primitiva la convinzione che quell’uomo ha una natura divina. Sono gli anni in cui Pietro e Giacomo, testimoni oculari della vita e delle parole di Gesù di Nazareth, vivono ancora a Gerusalemme e con loro Paolo ha parlato più volte. Impossibile sostenere che l’apostolo delle genti riferisse qualcosa di differente dalle convinzioni di Pietro e Giacomo, così è altrettanto impossibile sostenere che la divinità di Gesù fu un’elaborazione successiva della comunità cristiana.

 

VANGELO DI MARCO E DIVINITA’ DI GESU’.

Tra i molti passaggi evangelici in cui Gesù auto-identifica la sua natura divina, ce n’è uno contenuto nel Vangelo di Marco -il più antico tra i vangeli- che tutti gli studiosi ritengono quasi certamente risalente al Gesù storico. Si trova in Mc 13,32, Gesù parla della data del giudizio finale: «Quanto poi a quel giorno o a quell’ora, nessuno lo sa, neanche gli angeli nel cielo, e neppure il Figlio, ma solo il Padre».

Gesù stabilisce una gerarchia, ponendosi al di sopra degli angeli del cielo. E’ un passaggio “sicuro” dal punto di vista dell’attendibilità storica in quanto è imbarazzante per la chiesa primitiva il fatto che Gesù Cristo stesso sia ignorante di qualcosa e, tuttavia, si dichiara come Figlio di Dio.

Ed è proprio il suo manifestarsi che lo porterà alla croce: «Di nuovo il sommo sacerdote lo interrogò dicendogli: “Sei tu il Cristo, il Figlio del Benedetto?”. Gesù rispose: “Io lo sono! E vedrete il Figlio dell’uomo seduto alla destra della Potenza e venire con le nubi del cielo”. Allora il sommo sacerdote, stracciandosi le vesti, disse: “Che bisogno abbiamo ancora di testimoni? Avete udito la bestemmia; che ve ne pare?”. Tutti sentenziarono che era reo di morte» (Mc 14,60-64 // Mt 26, 57-66).

 

FONTE Q E DIVINITA’ DI GESU’.

Come già detto, la cosiddetta Q è la antica fonte pre-sinottica comune dei due evangelisti, Matteo e Luca. Così si esprime Gesù: «Tutto mi è stato dato dal Padre mio; nessuno conosce il Figlio se non il Padre, e nessuno conosce il Padre se non il Figlio e colui al quale il Figlio lo voglia rivelare» (Mt 11,27 // Lc 10,22). La fonte Q è solitamente data tra gli anni 40 e 50 d.C. (quindi 10/20 anni dopo la morte di Gesù).

 

Bastano dunque questi pochi e sintetici esempi per mostrare che Gesù sostenne di essere Dio e l’attribuzione di una natura divina non venne affatto elaborata successivamente dalle prime generazioni di cristiani, ma ebbe origine dagli stessi testimoni oculari, quegli uomini che vissero quotidianamente assieme a Gesù di Nazareth. Certo, si può rifiutarsi di credere a quel che Cristo disse di se stesso ma, come abbiamo già spiegato, diventa poi razionalmente complicato stimare e ammirare Gesù di Nazareth, riducendolo ad un semplice uomo, senza credere in Lui.

FONTE : UCCR


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