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CRISTIANESIMO E GIUDAISMO A CONFRONTO

Ultimo Aggiornamento: 25/04/2021 19:53
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15/04/2021 16:26
 
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Obiezione di un rabbino:
Se anche Gesù stesso ha detto: "In verità vi dico: "finché non siano passati il cielo e la terra, non passerà neppure un iota o un segno dalla legge, senza che tutto sia compiuto." (Mt 5,18)  
perchè non lo avete seguito, e non avete osservato ogni prescrizione e norma della Legge ?

Risposta:
È importante osservare che Gesù non disse che la legge non sarebbe mai
passata, bensì che essa non sarebbe passata senza che tutto fosse adempiuto.
Tale distinzione comporta delle implicazioni per il credente di oggi:
poiché il rapporto del credente con la legge è da considerare alla luce di quanto spiegato qui di seguito,
che riteniamo indispensabile dover riassumere .

IL RAPPORTO DEL CREDENTE CON LA LEGGE
La legge è il sistema di ordinamenti che Dio diede al popolo d’Israele per mezzo
di Mosè. L’intera legge si trova in Esodo 20−31, Levitico e Deuteronomio, anche
se, nella sua essenza, è contenuta nei dieci comandamenti.
La legge non fu data come mezzo di salvezza (vd. At 13:39; Ro 3:20a; Ga
2:16, 21; 3:11), ma aveva il compito di mostrare agli uomini la loro condizione di peccato (vd. Ro 3:20b; 5:20;
7:7; 1 Co 15:56; Ga 3:19) e di condurli successivamente a Dio affinché accettassero la sua salvezza misericordiosa. La legge era destinata alla nazione d’Israele, ma i principi morali in essa
contenuti sono validi per gli uomini di tutte le epoche (vd. Ro 2:14-15). Con la
legge Dio mise alla prova il suo popolo in rappresentanza di tutto il genere
umano: la colpevolezza d’Israele dimostrò la colpevolezza del mondo intero
(vd. Ro 3:19).
La legge prevedeva la pena di morte (Ga 3:10)e la mancata osservanza
di un singolo precetto era considerata come una trasgressione di tutta la
legge (vd. Gm 2:10). Poiché avevano trasgredito la legge, gli uomini erano
sotto la maledizione della morte. MATTEO 5:14
35
La giustizia e la santità di Dio esigevano l’espiazione della pena, ed è
per questo motivo che Gesù è venuto nel mondo: per scontare la pena con
la propria morte.
Benché fosse senza peccato, egli morì al posto dei trasgressori colpevoli. Non accantonò la
legge, dunque; anzi, adempì tutte le  esigenze di legge, ottemperando alle
sue rigide condizioni con la propria vita e la propria morte. Il vangelo, dunque, non sopprime la legge, bensì la
conferma, mostrando in che modo le sue richieste siano state perfettamente adempiute dall’opera redentrice di
Cristo.
Perciò chi confida in Gesù non è più sotto la legge, ma sotto la grazia (vd. Ro 6:14),
essendo morto alla legge mediante l’opera di Cristo. La pena prevista dalla legge deve essere scontata
una volta sola e, poiché Cristo l’ha già scontata nella sua Persona, il credente
non è più tenuto a farlo. È in questo senso che la legge, per il credente, svanisce (vd. 2 Co 3:7-11). La legge svolse
il compito di precettore (o pedagogo) fino alla venuta di Cristo ma, dopo la
salvezza, questo precettore non sarebbe più servito (Ga 3:24-25).
Anche se il credente non è sotto la legge, ciò non significa, però, che sia senza
legge. Ora egli è legato da un vincolo più forte della legge, che è la legge di Cristo
(vd. 1 Co 9:21). Il suo comportamento non è più improntato al timore della
punizione, bensì all’amorevole desiderio di piacere al suo Salvatore. Cristo è
diventato la sua “regola di vita” (vd. Gv 13:15; 15:12; Ef 5:1-2; 1 Gv 2:6; 3:16).
Una domanda consueta, quando si discute del rapporto del credente con
la legge, è la seguente: “Devo ubbidire ai dieci comandamenti?”. La risposta
è che certi principi contenuti nella legge hanno valore imperituro: è, infatti,
sempre sbagliato rubare, uccidere o concupire. Nove dei dieci comandamenti ricorrono in tutto il N.T. con una
distinzione importante: essi non sono dati come legge (alla quale sarebbe
legata la pena), bensì come esercizio della giustizia da parte del popolo di
Dio (vd. 2 Ti 3:16b). L’unico comandamento non ribadito nel N.T. è quello
relativo al sabato: i credenti non sono tenuti a osservare il Shabbath (ossia il
sabato, il settimo giorno della settimana ebraica).
Il ministero della legge nei confronti degli individui non redenti non è terminato:
“Noi sappiamo che la legge è buona, se uno ne fa un uso legittimo”
(1 Ti 1:8). Il suo uso legittimo consiste nel portare alla conoscenza del peccato
e, quindi, al ravvedimento. Ma la legge non è per coloro che sono già salvati:
“la legge è fatta non per il giusto ma per gl’iniqui…” (1 Ti 1:9).
La giustizia che la legge esige si compie in coloro che camminano “non secondo la carne, ma secondo lo Spirito”
(Ro 8:4). In realtà, l’insegnamento che il Signore ha racchiuso nel sermone sul
monte stabilisce delle norme superiori a quelle stabilite dalla legge.
Per esempio, laddove la legge diceva: “Non uccidere”, Gesù disse: “Non odiare”.
Così il sermone sul monte non solo mantiene “la legge e i profeti”, ma li amplia e li sviluppa.

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Vi sono inoltre nello stesso Antico Testamento dei brani in cui si prospetta una Nuova ed eterna Alleanza, come nei casi seguenti.

Geremia 31,31 «Ecco verranno giorni - dice il Signore - nei quali con la casa di Israele e con la casa di Giuda io concluderò una alleanza nuova.

Geremia 32,40 Concluderò con essi un'alleanza eterna e non mi allontanerò più da loro per beneficarli; metterò nei loro cuori il mio timore, perché non si distacchino da me.
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Da questi brani si deduce che la prima alleanza verrà superata e portata a completezza da una nuova ed eterna alleanza. Ciò non significa che l'antica alleanza viene sconfessata o ritenuta non valida, ma solo che costituiva un primo ed iniziale metodo di educazione.
Perciò s.Paolo affermava in Gal 3,24 ...
la legge è per noi come un pedagogo che ci ha condotto a Cristo...


[Modificato da Credente 17/04/2021 10:51]
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Così non saremo più fanciulli in balìa delle onde, trasportati qua e là da qualsiasi vento di dottrina, ingannati dagli uomini con quella astuzia che trascina all'errore. Ef.4,14
 
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