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CRISTIANESIMO E GIUDAISMO A CONFRONTO

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    00 09/05/2010 10:29
    L'anticristianesimo all'origine dell'antigiudaismo Stampa E-mail

    L'anticristianesimo all'origine dell'antigiudaismoUna storia che nessuno ricorda. La Chiesa delle origini, composta anche da molti giudei convertiti al cristianesimo, fu perseguitata dai giudei. Al punto che le autorità dell'impero romano dovettero emanare norme per difendere i cristiani. Nel suo saggio Ebrei e cristiani. Il mito di una tradizione comune (San Paolo, 2009), il noto studioso ebreo Jacob Neusner demolisce appunto l'idea, diffusasi soprattutto tra i cattolici dopo il Concilio Vaticano II, che le due religioni abbiano molto in comune. L'autore lo aveva già fatto con un altro testo, Disputa immaginaria tra un rabbino e Gesù, nel quale affermava che «Secondo la Torah, molto di ciò che Gesù ha detto è sbagliato». Joseph Ratzinger nella prefazione lo definiva come «II saggio più importante per il dialogo ebraico-cristiano dell'ultimo decennio». Neusner ha ragione? Prendiamo le Scritture: è vero che noi cristiani abbiamo quelle ebraiche che chiamiamo Vecchio Testamento, ...

    ... ma gli ebrei non hanno il nostro Nuovo Testamento; inoltre, la comprensione delle Scritture per noi passa attraverso Gesù. C'è poi un altro aspetto non secondario: la religione giudaica al tempo di Gesù passava attraverso l'interpretazione dei Farisei, invece Gesù si richiamava ai Patriarchi e ai Profeti.

    L'attuale religione giudaica è quella rinata dopo la distruzione di Gerusalemme del 70 d C, filtrata attraverso il Talmud - monumentale studio della Torah, la legge divina, compilato tra IV e V secolo, dove il ruolo dei Profeti è minimo - perché proprio i Profeti avevano preso le distanze dalle interpretazioni insopportabili intervenute al tempo della divisione dei regni e degli esili.

    Nella recente visita alla sinagoga di Roma, papa Benedetto XVI ha rinnovato il rispetto per l'interpretazione che gli ebrei hanno dell'Antico Testamento: sappiamo che questa è diversa da quella cristiana, soprattutto perché la Torah, come dice Neusner, è filtrata attraverso il Talmud che è il giudaismo. Ma basterebbe solo un punto a marcare la differenza: la fine del Tempio, cioè il luogo della Shekinah, la Presenza divina.

    Resta il fatto che «La Chiesa, popolo di Dio della nuova Alleanza, scrutando il proprio mistero, scopre il proprio legame con il popolo ebraico, che Dio "scelse primi fra tutti gli uomini ad accogliere la sua parola"» (Catechismo della Chiesa Cattolica, 839). I Padri della Chiesa erano convinti che l'antica Alleanza si fosse compiuta in Cristo e se ne sentivano i veri eredi; non solo era avvenuto il passaggio dal giudaismo al cristianesimo, anzi al giudeo-cristianesimo, ma, quasi contemporaneamente, anche quello alla Chiesa dei gentili, ovvero le genti pagane che si convertivano a Cristo.

    L'Ecclesia ex circumcisione e l'Ecclesia ex gentibus si possono ancora oggi ammirare a Roma come due figure femminili nel mirabile mosaico di S. Sabina all'Aventino. Allora, perché tanta insistenza da parte cattolica sulla comunanza, quando poi gli stessi ebrei continuamente prendono le distanze, ora sulla persona e l'opera del Venerabile Papa Pio XII, ora sulla "Preghiera per gli ebrei" approvata dal Benedetto XVI per l'uso nella celebrazione della forma straordinaria del rito della Santa Messa, ora sulla revoca della scomunica alla Fraternità San Pio X e così via? E malgrado le spiegazioni, non sembrano mai appagati?

    A mio avviso, il motivo di fondo è l'anticristianesimo. Negli Atti degli Apostoli i "nazareni" - così erano chiamati i cristiani dagli ebrei - non pensavano di costituire una religione a parte, malgrado le vessazioni subite dagli stessi Apostoli e dalle comunità; quando furono cacciati dalle sinagoghe, infatti, misero insieme nel primo giorno dopo il sabato - chiamato kyriakè, cioè domenica - la lettura della Torah, che si faceva di sabato, e la celebrazione dell'Eucaristia.

    Attorno a tale polo, si può osservare in Palestina la differenziazione progressiva della suppellettile liturgica cristiana da quella giudaica, per esempio nei simboli: il sacrificio di Isacco nelle sinagoghe è reso con tutti i dettagli figurativi, invece nelle chiese è ridotto all'agnello legato all'albero posto sotto o dietro l'altare; l'altare dei sacrifici nel cortile del Tempio e la tavola delle offerte all'interno, nelle chiese vengono sintetizzati nell'altare a cui si addossa una mensa. In occidente, molto evidente prima del Vaticano II. Si può intravedere in ciò una sorta dì antigiudaismo cristiano? Certamente no, ma solo la consapevolezza del compimento delle figure antiche nelle nuove. Dagli ebrei ciò è ritenuta ancora oggi una eresia.

    Che il cristianesimo fosse "vino nuovo in otri nuovi", lo provano alcuni altri fatti.

    Gesù aveva detto: «Quando poi vedrete Gerusalemme circondata da eserciti, sappiate allora che la sua desolazione è vicina. Allora coloro che sono in Giudea fuggano ai monti, quelli che sono nella città si allontanino...» (Le 21,20-21). Così fecero i seguaci di Gesù nel 70, in gran parte giudei divenuti cristiani, dissociandosi dalla sanguinosa rivolta antiromana. I cristiani non parteciparono nemmeno alla rivolta del 132-135 capitanata da Bar Kochba, anzi pagarono caramente.

    Alcuni decenni dopo, Giustino di Nablus scriveva: «I Giudei ci considerano loro nemici e loro avversar!. Come voi, anch'essi ci perseguitano e ci mettono a morte quando possono farlo [...]. Ne potete avere le prove. Nell'ultima guerra di Giudea, Bar Kochba, il capo della rivolta, faceva subire ai soli cristiani gli stessi supplizi se non rinnegavano Cristo» (Apologia 1,31,6). Eusebio aggiunge: «se non lo bestemmiassero» (Stona Ecclesiastica 1V,8). Alcuni ritornarono da Pella, in Transgiordania, ove si erano rifugiati e si stabilirono, secondo la testimonianza di Epifanie nel Trattato dei pesi e delle misure, attorno alla "piccola chiesa" del Sion, nella parte meridionale di Gerusalemme.

    La rottura tra cristianesimo e giudaismo si consumò a Yamnia, centro a sud di Jaffa, dove i rabbi farisei presero in mano le redini della nazione, per ridare fiducia ai sopravvissuti al massacro compiuto dai romani e alle deportazioni, prendendo decisioni ardue al fine di riorganizzare la comunità ormai priva del Tempio e delle autorità sacerdotali e nazionali. Si confrontarono posizioni moderate e conciliazioniste, come quelle di rabbi Johanan ben Zakkai e Rabbi Joshua ben Hananyah, e posizioni dure e intransigenti, come quelle di Rabbi Eliezer ben Hircanos e di rabbi Gamaliel.

    Queste ultime, maggioritarie, prevalsero al momento di definire e approvare le cosiddette 18 Decisioni vincolanti per la comunità, e di passare alla stesura delle 18 Benedizioni, con l'aggiunta di quella dei Minim, ossia gli apostati - invero una maledizione (Birkat-haMinim) - inclusiva dei giudeo-cristiani. Nella Mishna - compilazione della legge orale fatta da rabbi Juda agli inizi del III sec. d.C. a Tiberiade - si afferma perentoriamente: «Queste sono alcune delle decisioni che furono prese nella camera superiore di Hananyah ben Hiskiah ben Gurion, quando i saggi salirono per fargli visita. Essi votarono e i saggi della Scuola di Shammay (l'ala dura difesa da un buon manipolo di gente armata pronta a far valere la ragione della forza) si trovarono in maggioranza.

    Quel giorno furono prese le 18 Decisioni» (Shab 1,4). Nel Talmud babilonese si legge: «Quel giorno Hillel (rabbi simbolo dei moderati in opposizione a Shammay) sedette umilmente come un discepolo davanti a Shammay. Quel giorno fu così penoso come il giorno in cui fu fatto li vitello d'oro» (Shab 171). La Birkat-haMinim finì per sancire la rottura tra l'ebraismo farisaico rappresentato dai Sapienti e la Chiesa Madre di Gerusalemme: sia gli uni che gli altri, infatti, la considerarono una vera e propria scomunica.

    Il testo, conservato nella ghenizah del Cairo (luogo della sinagoga dove si conservano i libri sacri recita: «Che gli apostati non abbiano speranza e che il regno dell'insolenza sia sradicato ai nostri giorni. Che i Nozrìm (i nazareni) e i Minim spariscano in un batter d'occhio. Che siano rimossi dal libro dei viventi e non siano scritti tra i giusti. Signore che abbassi gli orgogliosi». Con tale scomunica vennero così colpite tre categorie: i Giudei collaborazionisti del vincitore romano, l'impero romano in quanto tale e i Giudei seguaci di Gesù. Veniva sancita la rottura definitiva tra la Sinagoga e la Chiesa nascente.

    Tale posizione causò la caccia al giudeo divenuto cristiano. Al punto che l'imperatore Costantino nel 315 promulgava alcune leggi, come quella indirizzata ai capi giudei, in cui proibiva di molestare quanti avevano abbracciato la nuova religione, ribadendo la legislazione precedente che proibiva agli incirconcisi di diventare ebrei, insieme all'abolizione del supplizio della croce, del crurifragio - lo spezzar le gambe ai condannati a morte - e del marchio a fuoco sulla fronte degli schiavi. Nel 329, il 18 ottobre, l'imperatore promulgava una legge per proteggere i convertiti dal giudaismo, condannando a morte i Giudei che avessero lapidato chiunque «era fuggito dalla setta omicida e aveva rivolto gli occhi al culto di Dio (diventato cristiano)». Viene alla memoria il protomartire Stefano, ucciso tre secoli prima dagli ebrei ellenisti.

    Ancora il 21 ottobre del 335, Costantino decretava la punizione per i Giudei che avessero perseguitato un ebreo convertito al cristianesimo. Anche Valentiniano III e Teodosio II l'8 aprile 426 emanarono una legge con cui proibivano alle famiglie giudee e samaritane di diseredare i loro membri convertiti al cristianesimo. Al tempo dell'imperatore Focas, gli Ebrei o almeno i più fanatici tra loro non perdevano occasione per ripagare autorità e popolazione cristiana con ogni genere di offese, come descrive Giacobbe, un convertito dal giudaismo: «lo odiavo la legge dei cristiani e il ricordo di Cristo, e non volevo udire la profezia di profeti che avevano profetizzato a riguardo di lui; ma restavo a macchinare contro i cristiani in ogni sorta di mali e li oltraggiavo enormemente» (Sargis d'Aberga 63).

    Tutto questo doveva portare malauguratamente al desiderio di vendetta dei cristiani, al punto che Focas si adoperò per la conversione forzata di tutti gli ebrei dell'impero alla religione di Stato, sebbene già in precedenza papa Gregorio Magno avesse scritto ai vescovi proibendo di battezzare gli ebrei contro la loro volontà e in altro momento ingiungeva al vescovo di Cagliari di far restituire la sinagoga che un neoconvertito dall'ebraismo aveva sottratta ai suoi antichi correligionari. L'intolleranza cristiana si alimentava con la continua rivalsa giudaica. Fermiamoci qui alle soglie del Medioevo.

    Per fortuna oggi uno spirito nuovo da parte cattolica, ma anche da non pochi gruppi di ebrei, ci porta a considerarli come "fratelli maggiori", sebbene talvolta tentati da invidia come quello della parabola del figlio prodigo perché il padre compassionevole ne aveva festeggiato il ritorno ammazzando il vitello grasso.
     
    Ricorda

    «Anche noi, abbracciando con la fede il Cristo che viene da Betlemme, divenimmo da pagani popolo di Dio. Egli, infatti, è la salvezza di Dio Padre. Vedemmo con gli occhi il Dio fatto carne. E proprio per aver visto il Dio presente fra noi ed averlo accolto con le braccia dello spirito, ci chiamiamo nuovo Israele». (S. Sofronio, patriarca di Gerusalemme, Discorso 3 sull'"Hypapante", 6,7; PG 87,3, 3293).

    don Nicola Bux Il Timone n.92 Aprile 2010

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    00 20/08/2011 17:20
    Come nascono la tradizione ebraica e la tradizione cristiana?

    “Non è facile, in poche battute, presentare due tradizioni di fede, storia e cultura, tanto vaste e influenti come l’ebraismo e il cristianesimo. Si può affermare, innanzitutto, che entrambe nascono da eventi storici attraverso i quali Dio si rivela all’uomo. Questi eventi, com’è noto, sono raccolti e tramandati da un insieme di libri che chiamiamo “Bibbia”. Il primo evento storico che sancisce il dialogo tra Dio e l’umanità viene collocato circa 4000 anni fa, nella Mesopotamia meridionale, l’odierno Iraq. Si tratta della rivelazione che Dio fa ad Abramo, al quale viene promessa una discendenza sterminata. Per questa ragione, Abramo viene considerato, sia dagli ebrei sia dai cristiani, il padre della fede”.


    Quali sono le analogie e le differenze principali tra ebraismo e cristianesimo?

    “Come si è detto, la fonte da cui ebrei e cristiani attingono la loro fede è comune. Tuttavia, c’è una differenza decisiva. Mentre gli ebrei credono alla rivelazione contenuta nella Sacra Scrittura, così come essa si presenta prima della venuta di Gesù, i cristiani, invece, credono nella divinità di Cristo, e dunque aggiungono, se così si può dire, un capitolo alla Bibbia, che verrà chiamato “Nuovo Testamento” o “Vangelo”. Quella che per gli ebrei anche oggi è la sola Bibbia, diventa per i cristiani “Antico Testamento”. Si tratta pur sempre dell’unico Dio, che ha parlato al popolo di Israele, e che ora in Cristo si è fatto prossimo all’uomo. Sant’Agostino, grande teologo cristiano, potrà dire che nell’Antico Testamento è nascosto il Nuovo, mentre nel Nuovo è manifesto l’Antico”.
    [Modificato da Credente 20/08/2011 17:25]
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    00 20/08/2011 17:21
    Il concetto di divinità e di vita eterna varia nelle due tradizioni?

    “Per gli ebrei Dio è l’Unico, il Solo, l’Irraggiungibile avvolto nell’oscura maestà della sua trascendenza. Se c’è una differenza infinita, questa è, per l’ebreo, quella tra l’uomo e Dio. Il Messia atteso dagli ebrei, e cioè l’inviato da Dio per liberare l’umanità dai mali che l’affligono, è pur sempre un uomo e non Dio stesso, che rimane inaccessibile. Non a caso gli ebrei pregano perché venga il messia, ma non pregano mai rivolgendosi al messia stesso. Ora, per i cristiani invece, Gesù di Nazareth non è solo il Messia ma Dio stesso. Incarnandosi e assumendo su di sé le colpe dell’umanità, Cristo ha mostrato, da Figlio, il vero volto del Padre, già sperimentato nella Bibbia degli ebrei, e cioè la volontà di amicizia e comunione con la propria creatura. Dall’incarnazione in poi la stessa natura di Dio viene interpretata diversamente da ebrei e cristiani. Per i primi Dio è semplicemente uno; per i secondi Dio, pur restando unico (non essendoci ovvero altri dèi all’infuori di Lui), è Padre, Figlio e Spirito Santo: una sola Natura divina in tre Persone.
    Per quanto riguarda il concetto di vita eterna, ebraismo e cristianesimo presentano leggere differenze. Per entrambi, la vita eterna è una vita che continua dopo la morte, nella gioia e nella pace di Dio per coloro che hanno compiuto il bene, nella solitudine e nella chiusura in se stessi per coloro che hanno operato il male. Mentre nella fede ebraica l’idea di una resurrezione dei corpi risulta però problematica, il cristianesimo fa della resurrezione dei corpi, cioè della persona tutta e non solo dell’anima spirituale, un articolo essenziale della propria fede”.


    Ci sono differenze nel culto dei morti?

    “La morte è un evento misterioso, come per altro è considerato in tutte le culture e in tutte le religioni. Per ebraismo e cristianesimo la morte non è la fine di tutto ma segna, al contrario, il ritorno al Creatore, il dies natalis. Ciò non toglie che il corpo del defunto venga trattato con estrema cura e rispetto. La forma più diffusa, in entrambe le tradizioni funerarie, è l’inumazione”.


    Quale è, per ebrei e cristiani, il significato del corpo e del tempo?

    “Sebbene con diverse sfumature, nella fede biblica, ebraica e cristiana, il corpo possiede un significato fondamentale. La materia e il corpo sono infatti creazione di Dio e, dunque, “cosa molto buona” (Gn 1, 31). Anche la concezione del tempo è simile. Mentre per l’ebreo il tempo è essenzialmente attesa e speranza di una salvezza futura, il cristiano vive nella tensione tra il “già” e il “non ancora”: la salvezza si è compiuta con la passione morte e risurrezione di Gesù, ma deve ancora raggiungere ogni uomo, fino a quando, alla fine dei tempi, tutto sarà ricapitolato in Dio per mezzo di Cristo”.
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    00 20/08/2011 17:22
    E il rapporto uomo-donna nelle due culture?

    “Sebbene storicamente vi siano stati periodi di discriminazione della donna, né ebraismo né cristianesimo teorizzano una superiorità antropologica dell’uomo sulla donna. Come si evince dal libro della Genesi, uomo e donna sono diversi e complementari: hanno l’uno bisogno dell’altra”.

     
    In cosa consiste la rivoluzione operata da Gesù all’interno della tradizione ebraica?

    “Dal punto di vista cristiano, Gesù non ha operato una vera rivoluzione rispetto all’ebraismo. Egli ha piuttosto portato a compimento ciò che già l’ebreo possedeva nella sua fede. Certo, per un ebreo Dio non può incarnarsi, tanto che la principale accusa che le autorità religiose ebraiche muovono a Gesù è proprio quella di essersi presentato come Figlio di Dio, come identico al Padre (“Io e il Padre siamo una cosa sola” Gv 10, 30). Tuttavia, e questo può essere uno spunto importante per il dialogo tra ebrei e cristiani, si deve dire che mediante l’incontro con Gesù di Nazareth il Dio di Israele è divenuto veramente il Dio di tutti — non c’è più né giudeo né greco, né schiavo né padrone, né uomo né donna (Rm 10, 12) —, portando a compimento la promessa fatta ad Abramo, secondo la quale tutti i popoli avrebbero adorato il Dio del popolo eletto”.


    La Pasqua ebraica e la Pasqua cristiana: quali sono le differenze?

    “La Pasqua, com’è noto, è la festa più importante per i cristiani che, anche in questo caso, si inseriscono nella tradizione ebraica. La parola Pasqua significa “passaggio”. Per gli ebrei si tratta del passaggio attraverso il Mar Rosso, che segna la liberazione del popolo di Israele dalla schiavitù in Egitto. Per i cristiani, pur continuando a rimanere valido il ricordo della liberazione del popolo di Israele, si festeggia il “passaggio” di Cristo dalla morte alla vita, grazie al quale chiunque muore nella fede in Lui, può “passare” dalla morte alla vita. Anche qui, il cristianesimo vede in Gesù Colui che non cancella l’Antico ma lo porta a compimento: la liberazione del popolo di Israele dall’Egitto diventa liberazione di tutti gli uomini dal peccato e dalla morte”.
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    00 20/08/2011 17:24
    La morale, lo stile di vita, l’alimentazione, l’economia per ebrei e cristiani.

    “Per gli ebrei la morale è talmente importante che essa è rivelazione di Dio. Il cuore della Bibbia ebraica è infatti il Pentateuco, l’insieme dei cinque libri che formano il Libro della Legge o Torah. Attenersi ai precetti della legge, che includono anche norme nel campo alimentare, è per l’ebreo la più autentica fedeltà che l’uomo può esprimere davanti a Dio. Anche nel cristianesimo la morale, intesa come ambito dell’agire retto dell’uomo, ha un’importanza centrale. Tuttavia, come mostra la celebre Lettera ai Romani di San Paolo, la legge morale, più che salvare l’uomo dal peccato e dalla debolezza, finisce per evidenziare la sua incapacità di adempierla. Esemplare, a questo proposito, l’episodio evangelico del “giovane ricco” (Mt 19, 16-22). Un giovane chiede a Gesù: “Maestro, che cosa devo fare di buono per ottenere la vita eterna?”. Gesù, rinviando alla Legge, risponde: “osserva i comandamenti”. Il giovane dichiara di averlo fatto fin dall’infanzia, ma, quasi intravedendo la presenza divina di Gesù, avverte che questo non gli basta e domanda: “che mi manca ancora?”. A questo punto, Gesù mostra che l’osservanza della legge morale è necessaria ma non sufficiente per incontrare Dio: “Se vuoi essere perfetto, va’, vendi quello che possiedi, dallo ai poveri […]; poi vieni e seguimi”. Incontrare personalmente Dio e seguirlo diventa la vocazione dell’uomo; al primo posto non c’è più la legge ma la grazia che deriva dall’incontro con Dio nella persona di Gesù. Il giovane ricco se ne andrà triste “poiché aveva molte ricchezze”; ma questo consente a Gesù di inaugurare il passaggio dall’Antico al Nuovo, aprendo il cuore e la mente dei suoi ascoltatori all’abbandono fiducioso: l’adempimento perfetto della legge “è impossibile agli uomini, ma a Dio tutto è possibile” (Mt 19, 26)”.
    Massimo Provenza
    [Modificato da Credente 20/08/2011 17:24]
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    Credente
    00 20/08/2011 17:34
    Storia e Statistiche
    Cristianesimo
    Giudaismo
    Data di fondazione
    c. 30 dC
    c. 1300 aC
    posto fondata
    Palestina
    Palestina
    fondatori e primi dirigenti
    Gesù, Pietro, Paolo
    Abramo, Mosè
    lingue originali
    Aramaico e greco
    Ebraico
    posizione importante oggi
    Europa, Nord e Sud America
    Europa, Israele, Nord America
    aderenti in tutto il mondo oggi
    2 miliardi
    14 milioni
    aderenti in USA
    159 milioni
    5,6 milioni
    aderenti in Canada
    21 milioni
    350.000
    aderenti nel Regno Unito
    51 milioni
    320.000
    dimensioni rango corrente
    maggiore
    12 ° più grande
    principali rami
    Cattolici, ortodossi, protestanti
    Ortodosso, conservatore, la riforma

     

    Autorità religiose
    Cristianesimo
    Giudaismo
    testo sacro
    Bibbia = Antico Testamento (Bibbia ebraica) + Nuovo Testamento
    Tanakh (Bibbia ebraica)
    ispirazione del testo sacro
    viste variare: parola letterale di Dio, ispirata conti umana, o di origine umana solo
    viste variare: ispirato conti umana o di origine umana solo
    stato dei profeti biblici
    veri profeti
    veri profeti
    stato di Bibbia ebraica
    canonico
    canonico
    lo status di ebreo Apocrifi
    canoniche (cattolica);
    utile ma non canonici (protestante)
    non canonici ma utile
    stato del Nuovo Testamento
    canonico
    non canonici, non utile
    altra autorità scritto
    Padri della Chiesa, concili della chiesa, credi ecumenico (tutte le filiali);
    decreti papali, il diritto canonico (cattolica)
    Talmud, Halakhah
    moderna autorità umane
    papa (cattolica);
    ogni cristiano con l'aiuto dello Spirito Santo (protestante)
    rabbini
    sintesi della dottrina
    Credo dell'Apostolo, Credo di Nicea
    13 Articoli di Fede
     
    Credenze e Dottrina
    Cristianesimo
    Giudaismo
    realtà ultima
    un solo Dio,  il Dio di Abramo
    un solo Dio, il Dio di Abramo
    natura di Dio
    Trinità - una sostanza, tre persone
    unità - una sostanza, una persona
    altri esseri spirituali
    angeli e demoni
    angeli e demoni
    l'uomo riverito
    santi, padri della chiesa
    profeti
    identità di Gesù
    Figlio di Dio, Dio incarnato, Salvatore del mondo
    falso profeta
    nascita di Gesù
    vergine di nascita
    parto normale
    morte di Gesù
    morte per crocifissione
    morte per crocifissione
    risurrezione di Gesù
    ha affermato
    negato
    seconda venuta di Gesù
    ha affermato
    negato
    rivelazione divina
    tramite i profeti e Gesù (come Dio stesso), registrato nella Bibbia
    tramite i profeti, registrato nella Bibbia
    la natura umana
    "Peccato originale" ereditato da Adamo - la tendenza verso il male
    due impulsi uguali, una buona e una cattiva
    mezzi di salvezza
    convinzione giusta, la fede, buone azioni, sacramenti (alcuni protestanti sottolineano la sola fede)
    fede in Dio, buone azioni
    Il ruolo di Dio nella salvezza
    predestinazione, varie forme di grazia
    rivelazione divina e il perdono
    aldilà buona
    cielo eterno
    viste variare: o paradiso o niente dopo la vita
    aldilà male
    inferno eterno purgatorio temporaneo (cattolicesimo)
    viste variare: o Gehenna eterna, la reincarnazione, o nessuna vita dopo la morte
    vista della religione
    L'ebraismo è una religione vera, ma con la rivelazione incompleta.
    Il cristianesimo è una falsa interpretazione del giudaismo.
     
    Rituali e Pratiche
    Cristianesimo
    Giudaismo
    casa di culto
    chiesa, cappella, la cattedrale, la basilica, sala riunioni
    sinagoga, tempio, Schul
    leader religiosi
    sacerdote, vescovo, arcivescovo, patriarca, papa, pastore, ministro, predicatore, diacono
    rabbino, rebbe
    rituali sacri
    sacramenti
    mitzvot (comandamenti)
    grandi riti sacri
    battesimo, la comunione (eucaristia)
    osservando sabato, indossando tallit e tefilin, di preghiera
    capo coperto durante la preghiera?
    generalmente non
    in genere sì (soprattutto uomini)
    centrale giorni santi religiosi
    Quaresima, la Settimana Santa, Pasqua
    Yom Kippur, Days of Awe, Pasqua
    altre festività
    Natale, i santi giorni
    Chanukah, Purim
    simboli più importanti
    croce, crocifisso, colomba, ancora, pesce, alfa e omega, chi rho, aureola
    Stella di Davide, chai, hamsa, albero
    [Modificato da Credente 20/08/2011 17:36]
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    Credente
    00 13/12/2011 08:59

    Per la lettura di un interessante documento della PONTIFICIA COMMISSIONE BIBLICA sono linkati qui di seguito gli argomenti della nota:

    IL POPOLO EBRAICO E LE SUE SACRE SCRITTURE
    NELLA BIBBIA CRISTIANA


    INDICE
      


    PREFAZIONE del Cardinal Joseph Ratzinger

    INTRODUZIONE (1)

    I.    LE SACRE SCRITTURE DEL POPOLO EBRAICO PARTE FONDAMENTALE DELLA BIBBIA CRISTIANA (2-18)

    A. Il Nuovo Testamento riconosce l'autorità delle sacre Scritture del popolo ebraico (3-5)

    B. Il Nuovo Testamento attesta la propria conformità alle Scritture del popolo ebraico (6-8)

    C. Scrittura e tradizione orale nel giudaismo e nel cristianesimo (9-11)

    D. Metodi esegetici giudaici usati nel Nuovo Testamento (12-15)

    E. L'estensione del canone delle Scritture (16-18)

    II.  TEMI FONDAMENTALI DELLE SCRITTURE DEL POPOLO EBRAICO E LORO ACCOGLIENZA NELLA FEDE IN CRISTO (19-65)

    A. Comprensione cristiana dei rapporti tra Antico e Nuovo Testamento (19-22)

    B. Temi comuni fondamentali (23-63)

    C. Conclusione (64-65)

    III.  GLI EBREI NEL NUOVO TESTAMENTO (66-83)

    A. Punti di vista diversi nel giudaismo postesilico (66-69)

    B. Gli ebrei nei vangeli e negli Atti degli apostoli (70-78)

    C. Gli ebrei nelle lettere di Paolo e in altri scritti del Nuovo Testamento (79-83)

    IV.  CONCLUSIONI (84-87)

    A. Conclusione generale (84-85)

    B. Orientamenti pastorali (86-87)

    NOTE   



    INTRODUZIONE
     


    1. I tempi moderni hanno portato i cristiani a prendere meglio coscienza dei legami fraterni che li uniscono strettamente al popolo ebraico. Nel corso della seconda guerra mondiale (1939-1945), eventi tragici o, più esattamente, crimini abominevoli hanno sottoposto il popolo ebraico a una prova di estrema gravità che ha minacciato la sua stessa esistenza in gran parte dell'Europa. In queste circostanze alcuni cristiani non hanno dato prova di quella resistenza spirituale che ci si sarebbe doverosamente aspettato da discepoli di Cristo e non hanno preso le iniziative corrispondenti. Altri cristiani, invece, hanno prestato generosamente il loro aiuto agli ebrei in pericolo, spesso a rischio della propria stessa vita. In seguito a questa immane tragedia, s'impone per i cristiani la necessità di approfondire la questione dei loro rapporti con il popolo ebraico. Un grande sforzo di ricerca e di riflessione è già stato compiuto in questo senso. La Pontificia Commissione Biblica ha ritenuto opportuno dare il suo contributo a questo sforzo, nell'ambito della propria competenza. Questa non permette, evidentemente, alla Commissione di prendere posizione su tutti gli aspetti storici o attuali del problema; essa si limita pertanto al punto di vista dell'esegesi biblica, allo stato attuale della ricerca. 

    La domanda che si pone è la seguente: quali rapporti la Bibbia cristiana stabilisce tra i cristiani e il popolo ebraico?

    A questa domanda la risposta generale è chiara: tra i cristiani e il popolo ebraico la Bibbia cristiana stabilisce rapporti molteplici e molto stretti e ciò per due ragioni: innanzitutto perché la Bibbia cristiana si compone, in gran parte, delle « sacre Scritture » (Rm 1,2) del popolo ebraico, che i cristiani chiamano « l'Antico Testamento »; poi perché la Bibbia cristiana comprende, d'altra parte, un insieme di scritti che, esprimendo la fede in Cristo Gesù, mettono quest'ultima in stretta relazione con le sacre Scritture del popolo ebraico.

    Questo secondo insieme di scritti è chiamato, com'è noto, « Nuovo Testamento », espressione correlativa ad « Antico Testamento ». 

    L'esistenza di stretti rapporti è innegabile. Tuttavia, un esame più preciso dei testi rivela che non si tratta di relazioni semplici, ma che presentano, al contrario, una grande complessità che va dal perfetto accordo su alcuni punti a una forte tensione su altri. Uno studio attento è quindi necessario. La Commissione Biblica vi ha dedicato questi ultimi anni e i risultati, che non pretendono evidentemente di aver esaurito l'argomento, vengono qui presentati in tre capitoli. Il primo, fondamentale, constata che il Nuovo Testamento riconosce l'autorità dell'Antico Testamento come rivelazione divina e non può essere compreso senza la sua stretta relazione con esso e con la tradizione ebraica che lo trasmetteva.

    Il secondo capitolo esamina, quindi, in modo più analitico, come gli scritti del Nuovo Testamento accolgono il ricco contenuto dell'Antico Testamento, di cui riprendono i temi fondamentali, visti alla luce del Cristo Gesù.

    Il terzo capitolo, infine, registra gli atteggiamenti molto vari che gli scritti del Nuovo Testamento esprimono sugli ebrei, imitando del resto in questo l'Antico Testamento stesso

    La Commissione Biblica spera in questo modo di far avanzare il dialogo tra cristiani ed ebrei, nella chiarezza e nella stima e l'affetto reciproci.

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    00 13/12/2011 09:00
    DICHIARAZIONE SUGLI STUDI GIUDAICI 
    PRESSO LA PONTIFICIA UNIVERSITÀ GREGORIANA
     
    __________________________

    Dichiarazione congiunta della Congregazione per l’Educazione Cattolica e della Commissione per i Rapporti Religiosi con l’ebraismo, relativa alla riorganizzazione del Centre Chrètien Pontificale d’Etudes Juives, Saint-Pierre de Sion-Raisbonne, Gerusalemme 14 novembre 2002
    _______________________

    1. Tra gli insegnamenti del Concilio Vaticano II, la Dichiarazione sulle relazioni della Chiesa con le religioni non cristiane Nostra Aetate sottolinea il vincolo del tutto speciale ed unico con cui il popolo del Nuovo Testamento è spiritualmente legato con la stirpe di Abramo, e pone in rilievo l'importanza del dialogo con gli Ebrei da promuovere attraverso gli studi biblici previsti per la preparazione al ministero...Essa dice: «essendo tanto grande il patrimonio spirituale comune ai Cristiani e agli Ebrei, questo Sacro Concilio vuole promuovere e raccomandare loro la mutua conoscenza e stima, che si ottengono soprattutto dagli studi biblici e teologici e da un fraterno dialogo» (n. 4).

    Valorizzando quanto è stato fatto dal Concilio fino ad oggi, la Congregazione per l'Educazione Cattolica e la Commissione per i Rapporti religiosi con l'Ebraismo, dopo una attenta analisi della realtà esistente, hanno esaminato i modi per sviluppare e dare maggiore consistenza a questo impegno importante; esse sottoscrivono, pertanto, questa dichiarazione che ha come finalità esclusi- va l'approfondimento del dialogo religioso e la qualificazione del livello accademico e scientifico degli studi. giudaico-cristiani.

    2. Già da diversi anni si è avviato un programma di studi giudaici, affidato all'Istituto Ratisbonne di Gerusalemme. Varie istituzioni accademiche del mondo cattolico vi hanno generosamente collaborato, così come istituzioni accademiche ebraiche che hanno sede in Gerusalemme. Ora si tratta di creare le condizioni più idonee affinché queste .iniziative possano godere di una maggiore stabilità e visibilità e venga loro garantito un qualificato livello scientifico, compresa la possibilità per chi le frequenta di conseguire i relativi titoli accademici.

    Dopo un'ampia consultazione, la Commissione deputata ad assicurare il futuro del progetto accademico-educativo con un corpo di docenti qualificati, con un numero sufficiente di studenti ben preparati, con una struttura amministrativa e gestionale e con risorse finanziarie, ha constatato che le difficoltà, riscontrate a diversi livelli, non saranno superabili qualora il programma dovesse continuare come un istituto indipendente nell'attuale edificio, in Gerusalemme. Oltre alle serie difficoltà accademiche, ai gravi e crescenti problemi finanziari che si protraggono da anni, si ravvisa la necessità di provvedere ad un cambio di sede, per quello che intende essere il progetto più importante di studi giudaici della Chiesa Cattolica, e di garantire allo stesso tempo una qualità superiore e una più appropriata sicurezza economica. Pertanto la Commissione, dopo un'attenta e ponderata valutazione, ha deciso di proseguire con rinnovato impegno verso tale obiettivo e di incrementare il programma degli studi collocandolo nell'ambito del "Centro Cardinal Bea per gli Studi Giudaici» della Pontificia Università Gregoriana.

    3. Il "Centro Cardinal Bea per gli Studi Giudaici” svolge una consolidata e riconosciuta attività scientifica e di ricerca nel campo degli studi giudaici fin dal 1979, anche mediante la fondazione di alcune cattedre speciali nell'ambito di diversi accordi di cooperazione accademica con importanti università e istituti del mondo ebraico, fra cui quelli con la Hebrew University di Gerusalemme e con il Philip and Muriel,Barman Center for Jewish Studies of Lehigh University di Bethlehem (Pennsylvania, USA). Recentemente il Centro è stato ulteriormente arricchito con il trasferimento del Fondo della Biblioteca e del Servizio di Documentazione del S.I.D.I.C. (Service Intemational de Documentation Judéo-Chrétienne) di Roma.

    4. Considerato il patrimonio di studio e di ricerca acquisito in oltre vent'anni di esperienza, la decisione di affidare a questo Centro i programmi finora svolti dall'Istituto Ratisbonne offre numerosi vantaggi: una solida garanzia, istituzionale; una maggiore visibilità dell'impegno della Chiesa nel campo degli studi giudaici; la collocazione di tali studi nel contesto di una prestigiosa università di carattere fortemente internazionale; l'acquisizione da parte degli studenti della conoscenza e della comprensione della religione, la cultura e la storia ebraiche; la collaborazione scientifica fra specialisti ebrei e cristiani nello studio della religione, della cultura e della storia; la possibilità di conferire i relativi gradi accademici e di interagire con altre istituzioni accademiche.

    5. A tale scopo, il «Centro Cardinal Bea per gli Studi Giudaici», riorganizzato e rafforzato, è affidato all'Istituto di Studi su Religioni e Culture di recente fondazione nella Pontificia Università Gregoriana; in tale Istituto vengono promossi anche programmi di studi islamici e di religioni asiatiche. Oltre ai corsi e seminari che si svolgono nell'Università Gregoriana, il nuovo «Centro Cardinal Bea» promuoverà anche delle iniziative accademiche a Gerusalemme, avvalendosi specialmente degli accordi di cooperazione accademica già esistenti con la Hebrew University di Gerusalemme, e dei rapporti in atto con altre istituzioni. In tale contesto si prevede pure di intensificare gli scambi di professori e di studenti ricercatori, mentre si assicura la continuità dei progetti previamente collocati presso l'edificio Ratisbonne.

    WALTER Cardinale KASPER 
    Presidente Commissione per i Rapporti religiosi con l'Ebraismo

    un grazie al sito:

    http://www.nostreradici.it/.......

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    00 18/12/2012 15:39

    Una svolta dell’ebraismo di Gesù: era atteso da sempre

     

    di Marco Fasol*
    *saggista e professore di storia e filosofia

     

    Daniel Boyarinè una delle voci più autorevoli dell’ebraismo contemporaneo. E’ professore di Cultura talmudica e di Retorica all’Università di Berkeley in California ed è riconosciuto a livello internazionale come uno dei maggiori, se non il maggiore esperto del Talmud e come un grande divulgatore della cultura ebraica. Nei mesi scorsi ha pubblicato a New York il testo “Il vangelo ebraico” (ed. italiana Castelvecchi, Roma, settembre 2012) che ha avuto un grande successo negli Usa.

    Come ha scritto Elliot Wolfson, professore di lingua e storia ebraica all’Università di New York, “Quest’affascinante ricostruzione della storia di Gesù cambierà l’idea delle persone sulle origini del cristianesimo e sul suo complicato rapporto con l’ebraismo.” Qual è la grande novità scoperta da questa autorità mondiale  dell’ebraismo? Boyarin sostiene che i vangeli cristiani hanno una profonda continuità con le tradizioni ebraiche, in particolarecon le profezie messianiche dell’Antico Testamento.

    Riassumo brevemente le sue tesi principali che segnano una svolta nell’interpretazione delle aspettative dell’ebraismo ai tempi di Gesù e rimettono in discussione la divisione millenaria tra ebraismo e cristianesimo.

    Partiamo con alcune importantissime profezie messianiche che hanno alimentato per secoli la speranza di Israele. Il Salmo 2collocato proprio all’inizio delle preghiere israelitiche ufficiali, presenta il Messia, in greco il Cristo, cioè l’unto con olio di consacrazione, quale re terrestre d’Israele, adottato da Dio. “Io oggi ti ho generato”, dice Dio al re, e questo significa: “Tu sei stato posto sul trono”. Infatti quell’”oggi” può solo significare il giorno dell’intronizzazione. Questa figliolanza divina del Messia viene ripresa nel Salmo 110che fissa l’idea di un Messia elevato in cielo e seduto alla destra della potenza di Dio.  Anche qui Dio dice al re “Io ti ho generato… siedi alla mia destra finchè io non ponga i tuoi nemici a sgabello dei tuoi piedi”. Questi due Salmi sono citati di frequente nei Vangeli e questo ci lascia intuire che si trattava di profezie molto importantiper le aspettative giudaiche dei contemporanei di Gesù.

    In seguito, prosegue Boyarin, accadde qualcosa di drammatico nella storia d’Israele. Nel587 a.C. Nabucodonosr espugnò Gerusalemme, che fu rasa al suolo, mentre gli Israeliti vennero deportati in esilio. Il popolo pregava allora il Signore che concedesse un nuovo re, del casato di David, e nacque così la nozione di redentore promesso. E’ in questo contesto post-esilico che si colloca un’altra celeberrima profezia, nel libro del profeta Daniele:  “Guardando ancora nelle visioni notturne ecco apparire uno simile ad un figlio di uomo; giunse fino al Vegliardo e fu presentato a lui, che gli diede potere, gloria e regno. Tutti i popoli nazioni e lingue lo servivano; il suo potere è un potere eterno che non tramonta mai, e il suo regno è tale che non sarà mai distrutto” (Dn 7,13-14).

    Questo testo “divenne uno dei più influenti dell’ebraismo moderno”  scrive Boyarin e prosegue con un’impressionante descrizione analitica: il profeta ha una visione in cui vi sono due figure divine, una descritta come un uomo anziano, Antico di Giorni che siede sul trono. Ma Daniele ci informa che vi è un altro trono ed un’altra figura divina in forma “simile a un figlio di uomo” , portato tra le nuvole ed investito dall’Antico di Giorni, nel corso di una cerimonia che assomiglia moltissimo al passaggio della torcia da un vecchio re ad uno giovane, secondo un cerimoniale del vicino oriente. A questa seconda figura divina verrà dato il potere e il regno, ed un eterno dominio sul mondo intero, in accordo definitivo e completo con l’Antico di giorni. Questa visione diverrà nel corso del tempo la storia del Padre e del Figlio.  Ricapitoliamo le caratteristiche di questo Figlio dell’Uomo: è divino; è in forma umana; potrebbe essere raffigurato come una Divinità più giovane rispetto all’Antico di giorni; sarà intronizzato nell’alto dei cieli; riceverà potere e dominio, persino sovranità sul mondo intero.

    Tutte queste caratteristiche di Gesù Cristo compariranno nei Vangeli ed appaiono in questo testo almeno più di un secolo prima di Gesù. Ad un certo punto, prosegue Boyarin, nella mentalità ebraica, questa profezia si fuse con quella di un re davidico e così nacque l’idea di un Messia umano e divino. Tale figura fu poi battezzata come Figlio dell’Uomo, con un’allusione alla figura divina simile ad un Figlio dell’Uomo del profeta Daniele. Bisogna aggiungere poi che l’evangelista Marco sottolinea fin dall’inizio, nel capitolo secondo del suo vangelo, che questo Figlio dell’Uomo ha caratteri divini: ha il potere di rimettere i peccati, come si vede nella guarigione del paralitico, ed è il Signore del Sabbath, come si vede nella sua difesa dei discepoli che raccoglievano il grano in giorno di sabato. Evidentemente non ha caratteri umani!

    E quando il sommo sacerdote Caifa chiede a Gesù: “Sei tu il Cristo, il figlio di Dio benedetto?” Gesù risponde: “Io lo sono. Vedrete il Figlio dell’uomo seduto alla destra della Potenza e venire sulle nubi del cielo”. Le nubi del cielo, nella simbologia del giudaismo dell’epoca, si riferiscono ad una teofania, cioè all’apparizione di un essere divino. Se la visione di Daniele non si riferisse ad un essere divino, allora sarebbe l’unica eccezione su circa settanta passi dell’Antico Testamento!

    Allora possiamo concludere che “l’idea di un secondo Dio che fungesse da vicerè per Dio Padre è una delle concezioni teologiche più antiche in Israele.” (Boyarin, pag. 55). Riprendiamo infatti la visione del capitolo settimo di Daniele, alla luce del Vangelo di Marco. Vi riconosciamo questi elementi: i due troni; le due figure divine, una anziana e una giovane di aspetto; la figura giovane è destinata ad essere il Redentore e l’eterno padrone del mondo. Allora abbiamo tutti gli elementi per concludere il ragionamento. Leggiamo le parole stesse di Boyarin: “E’ già presente in Daniele, l’idea di un re divino, di divina designazione, che governa la terra… Ci sono molti elementi del Messia… La figura del secondo Dio e redentore proviene quindi, a mio avviso, dai primordi della religione di Israele” (Boyarin, p. 57).   “Se Daniele è la profezia, i Vangeli sono il suo compimento” (p 61).  “Io ritengo che sia possibile comprendere il Vangelo solo nell’ipotesi che sia Gesù sia gli ebrei che lo circondavano sostenessero una cristologia alta (che considera Gesù come Dio) secondo la quale lo status messianico coincidesse con una condizione umana e divina” (p. 62-63). La ragione per cui molti ebrei arrivarono a credere che Gesù fosse divino era che stavano già aspettando un Messia / Cristo di natura umana e divina.“Questa aspettativa era parte integrante della tradizione ebraica” (p. 64).

    Ricapitolando, Boyarin arriva a sostenere che già nell’antico ebraismo erano presenti, anche se in forma misteriosa e profetica, le idee dell’Incarnazione divina e della Trinità. Mi sembra che si tratti proprio di una svolta interessantissima per i rapporti contemporanei tra ebraismo e cristianesimo. Le tesi di questa “autorità rabbinica” di fama mondiale possono aprire la porta ad un dialogo tra ebraismo e cristianesimo capace di trovare un terreno comune molto più ampio di quanto si è creduto finora. Leggiamo le testuali parole di Boyarin: “Gli ebrei dovranno smetterla di svilire le idee cristiane su Dio, considerandole una congerie di fantasie ‘non ebree’, forse pagane, sicuramente strampalate… le idee cristiane non sono del tutto aliene alle nostre, sono nate dalle nostre, ed a volte , forse, da alcune antichissimo idee ebraico-israelitiche.” (p. 27). “Oggigiorno quasi tutti riconoscono che il Gesù storico è stato un ebreo che viveva secondo gli antichi dettami ebraici. Sta inoltre aumentando il consenso nell’intendere gli stessi Vangeli e persino le lettere di Paolo come parte integrante della religione del popolo di Israele nel primo secolo d. C.” (p 38)

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    00 25/02/2021 15:17
    Isaia 52-53, un brano interpretato in maniera discussa tra ebrei e cristiani:



    Isaia 52,13
    Ecco, il mio servo prospererà,
    sarà innalzato, esaltato, reso sommamente eccelso.
    14 Come molti, vedendolo, sono rimasti sbigottiti
    (tanto era disfatto il suo sembiante al punto da non sembrare più un uomo, e il suo aspetto al punto da non sembrare più un figlio d'uomo),
    15 così molte saranno le nazioni di cui egli desterà l'ammirazione;
    i re chiuderanno la bocca davanti a lui,
    poiché vedranno quello che non era loro mai stato narrato,
    apprenderanno quello che non avevano udito.


    Isaia 53
    1 Chi ha creduto a quello che abbiamo annunciato?
    A chi è stato rivelato il braccio del SIGNORE?
    2 Egli è cresciuto davanti a lui come una pianticella,
    come una radice che esce da un arido suolo;
    non aveva forma né bellezza da attirare i nostri sguardi,
    né aspetto tale da piacerci.
    3 Disprezzato e abbandonato dagli uomini,
    uomo di dolore, familiare con la sofferenza,
    pari a colui davanti al quale ciascuno si nasconde la faccia,
    era spregiato, e noi non ne facemmo stima alcuna.
    4 Tuttavia erano le nostre malattie che egli portava,
    erano i nostri dolori quelli di cui si era caricato;
    ma noi lo ritenevamo colpito,
    percosso da Dio e umiliato!
    5 Egli è stato trafitto a causa delle nostre trasgressioni,
    stroncato a causa delle nostre iniquità;
    il castigo, per cui abbiamo pace, è caduto su di lui
    e mediante le sue lividure noi siamo stati guariti.
    6 Noi tutti eravamo smarriti come pecore,
    ognuno di noi seguiva la propria via;
    ma il SIGNORE ha fatto ricadere su di lui l'iniquità di noi tutti.
    7 Maltrattato, si lasciò umiliare
    e non aprì la bocca.
    Come l'agnello condotto al mattatoio,
    come la pecora muta davanti a chi la tosa,
    egli non aprì la bocca.
    8 Dopo l'arresto e la condanna fu tolto di mezzo;
    e tra quelli della sua generazione chi rifletté
    che egli era strappato dalla terra dei viventi
    e colpito a causa dei peccati del mio popolo?
    9 Gli avevano assegnato la sepoltura fra gli empi,
    ma nella sua morte, egli è stato con il ricco,
    perché non aveva commesso violenze
    né c'era stato inganno nella sua bocca.
    10 Ma il SIGNORE ha voluto stroncarlo con i patimenti.
    Dopo aver dato la sua vita in sacrificio per il peccato,
    egli vedrà una discendenza, prolungherà i suoi giorni,
    e l'opera del SIGNORE prospererà nelle sue mani.
    11 Dopo il tormento dell'anima sua vedrà la luce e sarà soddisfatto;
    per la sua conoscenza, il mio servo, il giusto, renderà giusti i molti,
    si caricherà egli stesso delle loro iniquità.
    12 Perciò io gli darò in premio le moltitudini,
    egli dividerà il bottino con i molti,
    perché ha dato se stesso alla morte
    ed è stato contato fra i malfattori;
    perché egli ha portato i peccati di molti
    e ha interceduto per i colpevoli.




    [Modificato da Credente 25/02/2021 15:23]
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    00 27/02/2021 11:20
    Una analisi di molte profezie bibliche circa il futuro del popolo di Israele alla luce del Nuovo Testamento.

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    00 10/03/2021 09:52

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    00 12/04/2021 12:18
    ALCUNE OBIEZIONI CHE GLI EBREI MUOVONO AL CRISTIANESIMO
    CON LE RELATIVE RISPOSTE
    ----------------------------------------------------

    Come si spiegano le difficoltà nelle genealogie di Gesù?

    -------------------------------
    risposta

    La genealogia di Gesù è riportata nel Vangelo secondo Matteo (1,1-16) e nel Vangelo di Luca (3,23-38), ed è ricordata dalla Chiesa cattolica il 24 dicembre[1]. Nel Vangelo secondo Matteo la genealogia parte da Abramo e giunge, di padre in figlio fino a Gesù, saltando gli antenati durante la deportazione a Babilonia; nel Vangelo secondo Luca è fornita a partire da Gesù di figlio in padre fino ad Adamo «figlio di Dio». Il numero di generazioni, pur diverso nelle due genealogie, è in entrambe multiplo di sette, numero con un importante valore simbolico nella letteratura semitica. Le genealogie, quindi, hanno un significato simbolico che potrebbe essere stato raggiunto a spese dell'accuratezza storica, ad esempio saltando alcune generazioni. Per Luca la nascita di Gesù è il compimento della storia dell'intera umanità, mentre Matteo si era limitato a sottolineare il compimento della storia del popolo ebraico.

    In entrambe le genealogie Giuseppe non viene presentato come padre biologico di Gesù, ma solo come padre adottivo, in accordo con quanto narrato nei due vangeli. La funzione delle due genealogie, perciò, è quella di evidenziare il legame del Messia con la storia ebraica e soprattutto la sua discendenza legale dal re Davide. Ciò consente di applicare a Gesù la profezia di Isaia, che qualifica il messia come germoglio dell'albero di Jesse (Is 11,1-2).

    Benché abbiano in comune gli antenati fra Davide e Abramo, l'elenco dei discendenti di Davide è molto diverso. Sin dall'antichità ciò è fonte di discussione fra gli studiosi, alcuni dei quali hanno proposto che la genealogia di Luca sarebbe quella biologica materna, anche se oggi questa teoria non incontra il favore degli studiosi[2], anche cristiani, come precisato nella sottostante sezione "Attendibilità storica dei vangeli su Natività e genealogia di Gesù".



    Generazioni da Davide a Giuseppe

    Luca elenca 6x7= 42 generazioni; Matteo 4x7=28.

    Vangelo secondo Luca 3,23-31 Vangelo secondo Matteo 1,6-16
    Davide Davide (padre) - Betsabea (madre)
    Natam Salomone
    Mattatà Roboamo
    Menna Abia
    Melèa Asaf
    Eliachim Giosafat
    Ionam Joram
    Giuseppe Ozia
    Giuda Jotham
    Simeone Acaz
    Levi Ezechia
    Mattàt Manasse
    Iorim Amon
    Elièzer Giosia
    Gesù Ieconia
    Er deportazione a Babilonia
    Elmadàm  
    Cosam  
    Addi  
    Melchi  
    Neri ritorno dalla deportazione a Babilonia
    Salatiel Salatiel
    Zorobabèle Zorobabèle
    Resa Abiud
    Ioanan Eliachim
    Ioda Azor
    Iosec Sadoc
    Semèin Achim
    Mattatìa Eliud
    Maat Eleazar
    Naggài Mattan
    Esli Giacobbe
    Naum Giuseppe
    Amos Gesù
    Mattatìa  
    Giuseppe  
    Innài  
    Melchi  
    Levi  
    Mattàt  
    Eli  
    Giuseppe  
    Gesù  

    Il numero delle generazioni nel simbolismo ebraico[modifica | modifica wikitesto]

    Sia Matteo sia Luca presentano un numero di generazioni multiplo di 7 (6x7=42 Matteo e 11x7=77 Luca). Questo risultato è ottenuto in modo trasparente, ad esempio indicando Dio come "capostipite" in Luca oppure saltando alcuni re di Giuda in Matteo. Il numero 7 nelle letterature semitiche indica completezza; l'artificio letterario, quindi, è solo un simbolo per segnalare che con la nascita di Gesù "il tempo è compiuto" (cfr. Mt 1,22).

    Il numero delle settuple è collegato in entrambi i casi al numero 12 (6=12/2 in Matteo e 11=12-1 in Luca). Anche il dodici è universalmente un simbolo di completezza: 12 mesi, 12 patriarchi, 12 fatiche di Ercole, ecc. In alcune fonti rabbiniche la storia del mondo viene suddivisa in dodici "settimane".[3] Matteo quindi sembra indicare che Gesù è il centro della storia, mentre Luca segnala che egli inaugura l'ultima settimana, quella escatologica.

    Matteo, inoltre, suddivide esplicitamente la genealogia in una terna di quattordici generazioni ciascuna (Mt 1,17) e anche in Luca i numeri delle generazioni di antenati e di successori di Davide sono multiple di 14, numero che nella ghematria è il valore che corrisponde proprio al nome Davide. In ebraico ogni consonante ha un valore numerico. La somma dei valori numerici delle consonanti di Davìd da 14. La ripetuta ricorrenza del numero 14 vuole sottolineare la discendenza davidica di Gesù e quindi l'avverarsi delle profezie che annunciavano l'arrivo di un messia della stirpe di Davide.

    Il numero 42[modifica | modifica wikitesto]

    La suddivisione della genealogia nel Vangelo di Matteo è divisa tre gruppi di quarantadue nomi. Esistono tuttavia significative complicazioni con questo tipo di suddivisione, infatti in realtà vi sono soltanto 41 nomi nella lista (compreso lo stesso Gesù) e non 42 (14x3). Sono state date diverse interpretazioni per dare una spiegazione a questa caratteristica numerica. Una prima spiegazione è che il nome di Davide dovrebbe essere contato due volte poiché egli viene menzionato due volte nella genealogia, sia nei primi 14 nomi risalenti al periodo dei Re sia nei 14 nomi successivi. Questa logica, però, implicherebbe che venga contato due volte anche il re Ieconia, che compare sia prima sia dopo l'esilio a Babilonia e ciò farebbe salire a 43 il numero dei nomi nella lista.

    Una spiegazione più attendibile e accettata consiste nell'ipotizzare una confusione di Ieconia con un altro personaggio dal nome simile. Secondo l'antico testamento, infatti, un re di nome Jehoiakim si trova tra Giosia e Ieconia e dato che la seconda teoforia nel nome Ieconia (Jeconiah) la -iah è trasposta nel mezzo del nome nel Libro dei Re, come Jehoiachin, è plausibile che l'autore del vangelo di Matteo, o un trascrittore successivo, abbiano confuso Jehoiakim con Jehoiachin. Ciò spiegherebbe anche perché il testo identifica Giosia come padre di Ieconia invece che come suo nonno e perché Ieconia, solitamente considerato figlio unico, sia elencato come avente numerosi fratelli, una descrizione altrove considerata più appropriata per Jehoiakim.

    Considerando che gli intervalli di tempo citati da Matteo (Mt1,17) sono troppo ampi per contenere solo 14 generazioni e che la sua genealogia è quasi del tutto differente da quella lucana e inoltre che la stessa natività di Gesù descritta non è storica ma introdotta dallo stesso Matteo con motivazioni teologiche, si può supporre che l'evangelista abbia unito liste genealogiche diverse che gli erano pervenute e le abbia modificate ulteriormente per i suoi scopi[4], come meglio precisato nelle sottostante sezione "Attendibilità storica dei vangeli su Natività e genealogia di Gesù".

    Differenze tra le genealogie da Davide e Giuseppe[modifica | modifica wikitesto]

    Come illustrato nella precedente tabella, le genealogie di Luca e Matteo si dividono a Davide. Matteo continua con Salomone e i re seguenti, saltandone diversi sino a Zorobabéle, ultimo esponente della dinastia che raggiunse la notorietà, pur senza diventare re. I nomi fra Zorobabele e Giuseppe non appaiono in alcun punto dell'Antico Testamento o altri testi, a parte un paio di eccezioni. Luca, invece, si collega a Nathan, il figlio di Davide meno conosciuto, e continua elencando 40 persone prima di Giuseppe, pressoché nessuno dei quali corrisponde a quelli di Matteo o appare in altri documenti storici.

    Zorobabele e Salatiel sono elencati sia nella genealogia secondo Luca, sia in quella secondo Matteo, ma in Luca Salatiel non è riportato come figlio di Ieconia, ma piuttosto come figlio di Neri. Trattandosi di nomi allora molto diffusi lo Zorobabele e il Salatiel di Matteo potrebbero essere persone diverse da quelle di Luca. La genealogia è ulteriormente complicata dal fatto che il primo libro delle Cronache 3,19 afferma che il padre di Zorobabele era Pedaià, un fratello di Salatiel ("Sealtiel" nel testo masoretico), ma ciò potrebbe essere spiegato con la legge del levirato.[5]

    Entrambe le genealogie terminano con nomi diversi, con Luca che termina con Eli e Matteo con Giacobbe. Molte teorie sono state proposte per spiegare quest'ultima discrepanza. La più antica, attribuita a Giulio l'Africano, usa il concetto di Legge del Levirato, e suggerisce che Mattatia (nonno di Giuseppe secondo Luca) e Mattan (nonno di Giuseppe secondo Matteo) fossero fratelli e avessero sposato la stessa moglie (uno dopo l'altro). Questo vorrebbe dire che il figlio di Matthan (Giacobbe) potrebbe essere il padre biologico di Giuseppe e che il figlio di Mattan (Eli) era il suo padre legale o viceversa.

    Armonizzazioni e altre spiegazioni[modifica | modifica wikitesto]

    Gesù erede legale del trono di Giudea[modifica | modifica wikitesto]

    L'autore del Vangelo secondo Matteo comincia con Salomone e procede attraverso i re del Regno di Giuda, fino ad includere Ieconia (=Ioiachin). Alcuni dei re di Giuda sono omessi. In particolare Ozia è definito figlio di Joram, saltando quindi quattro generazioni, mentre Ieconia è detto figlio di Giosia, pur essendone solo il nipote, saltando Ioiakim . Con Ieconia la linea dei re termina, perché Israele fu conquistato dai Babilonesi. I nomi continuano con il figlio di Ieconia e suo nipote Zorobabele, che è una figura importante del Libro di Esdra: egli guidò parte del rientro a Gerusalemme e dal 520 a.C. diresse la ricostruzione del Tempio.

    Gesù, infine, è indicato come figlio adottivo di Giuseppe e perciò erede legale del trono di Giudea. Il salto di molte generazioni avrebbe solo lo scopo di mantenere il numero di generazioni regali pari a 14, il numero che rappresenta Davide secondo la ghematria. La genealogia di Matteo è stata tradizionalmente rappresentata da un albero detto albero di Jesse, che mostra la discendenza di Gesù da Iesse, padre del Re Davide.

    Gesù discendente biologico di Davide[modifica | modifica wikitesto]

    Ireneo di Lione e Tertulliano furono i primi ad affermare che Gesù doveva discendere biologicamente da Davide per parte materna, rendendo pienamente vera la profezia del Salmo 131,11 e l'annuncio dell'angelo a Maria.[Nota 1] .[6] Solo così, inoltre, poteva essere interpretata l'affermazione di Paolo di Tarso che Gesù era "nato dal seme di Davide secondo la carne".[7] La discendenza davidica di Maria è comune fra i padri della Chiesa.[8]

    Secondo Giovanni Damasceno la genealogia secondo Luca è proprio quella di Maria, poiché Eli sarebbe suo padre, mentre Matteo descriverebbe la genealogia di Giuseppe. Questa teoria implica che Giuseppe, indicato come "figlio di Eli", fosse in realtà "genero di Eli". L'utilizzo, infatti, del termine "figlio" anche per un genero non è insolito. Curiosamente una "Maria figlia di Eli" compare anche nel Talmud di Gerusalemme,in Hagigah 77, 4[9] · [10] · [11]. L'identificazione della Maria evangelica con quella talmudica è discussa[12].

    L'ipotesi di Giovanni Damasceno fu promossa da Annio di Viterbo nel 1502 e da allora ha ottenuto una notevole accettazione.[13] Eli, infatti, potrebbe essere un nome equivalente a Gioacchino, il nome del padre di Maria secondo il Vangelo apocrifo di Giacomo e molti padri della chiesa.[Nota 2] Secondo la genealogia di Luca e Gesù risulterebbe "figlio di Davide" anche secondo la carne tramite Nathan, uno dei tanti figli di Davide, ma non discenderebbe né da Salomone né dagli altri re di Giuda che sacrificarono agli idoli.

    Tommaso d'Aquino aggiunse all'ipotesi di Ireneo quella che Maria appartenesse alla tribù di Levi per parte di madre. Maria, infatti, era parente di Elisabetta (Luca 1,36), che «discendeva dalla famiglia di Aronne» (Luca 1,5). I quattro Vangeli canonici nulla dicono né dei genitori di Maria Vergine né di quelli di Elisabetta. Una menzione dei vangeli apocrifi vuole Maria e Elisabetta figlie di sorelle (Anna ed Esmeria), tradizione accettata dalla Chiesa Ortodossa di Oriente.

    Secondo Raymond Brown, concordemente ad altri studiosi attuali[2], anche cristiani, l'ipotesi della discendenza davidica da Maria nella genealogia lucana "non può essere presa sul serio: una genealogia tracciata attraverso la madre non è normale nel giudaismo, e Luca chiarisce che sta tracciando la discendenza di Gesù attraverso Giuseppe [Lc3,23-24]", inoltre "se Maria fosse della casa di Davide, perché sarebbe necessario dire ai lettori della discendenza di Giuseppe? Più tardi gli scrittori della Chiesa attribuirono la discendenza davidica a Maria (non necessariamente attraverso la genealogia lucana), ma spesso questo derivava dall'incapacità di comprendere che in una mentalità ebraica, attraverso il riconoscimento di Giuseppe, Gesù poteva essere legalmente, anche se non biologicamente, il figlio di Giuseppe e così condividere la discendenza davidica di Giuseppe" (si veda anche quanto precisato nelle sottostante sezione "Attendibilità storica dei vangeli su Natività e genealogia di Gesù").

    "entrambe le genealogie possono essere veramente ispirate da Dio sia che solo una o nessuna delle due sia un resoconto storico accurato della famiglia. (In effetti, insistendo ulteriormente, vorrei chiedere: se uno fa appello all'intenzione di Dio di sostenere che le genealogie devono essere storicamente riconciliabili, perché Dio non ha ispirato ciascun evangelista a darci lo stesso resoconto?) Le genealogie hanno scopi diversi" ed "entrambe possono essere accurate per la propria funzione, ad esempio, l'intenzione di Matteo di mostrare che Gesù è il Messia Davidico e l'intenzione di Luca di mostrare che Gesù è il Figlio di Dio"

    [Modificato da Credente 12/04/2021 12:42]
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    Credente
    00 15/04/2021 16:26
    Obiezione di un rabbino:
    Se anche Gesù stesso ha detto: "In verità vi dico: "finché non siano passati il cielo e la terra, non passerà neppure un iota o un segno dalla legge, senza che tutto sia compiuto." (Mt 5,18)  
    perchè non lo avete seguito, e non avete osservato ogni prescrizione e norma della Legge ?

    Risposta:
    È importante osservare che Gesù non disse che la legge non sarebbe mai
    passata, bensì che essa non sarebbe passata senza che tutto fosse adempiuto.
    Tale distinzione comporta delle implicazioni per il credente di oggi:
    poiché il rapporto del credente con la legge è da considerare alla luce di quanto spiegato qui di seguito,
    che riteniamo indispensabile dover riassumere .

    IL RAPPORTO DEL CREDENTE CON LA LEGGE
    La legge è il sistema di ordinamenti che Dio diede al popolo d’Israele per mezzo
    di Mosè. L’intera legge si trova in Esodo 20−31, Levitico e Deuteronomio, anche
    se, nella sua essenza, è contenuta nei dieci comandamenti.
    La legge non fu data come mezzo di salvezza (vd. At 13:39; Ro 3:20a; Ga
    2:16, 21; 3:11), ma aveva il compito di mostrare agli uomini la loro condizione di peccato (vd. Ro 3:20b; 5:20;
    7:7; 1 Co 15:56; Ga 3:19) e di condurli successivamente a Dio affinché accettassero la sua salvezza misericordiosa. La legge era destinata alla nazione d’Israele, ma i principi morali in essa
    contenuti sono validi per gli uomini di tutte le epoche (vd. Ro 2:14-15). Con la
    legge Dio mise alla prova il suo popolo in rappresentanza di tutto il genere
    umano: la colpevolezza d’Israele dimostrò la colpevolezza del mondo intero
    (vd. Ro 3:19).
    La legge prevedeva la pena di morte (Ga 3:10)e la mancata osservanza
    di un singolo precetto era considerata come una trasgressione di tutta la
    legge (vd. Gm 2:10). Poiché avevano trasgredito la legge, gli uomini erano
    sotto la maledizione della morte. MATTEO 5:14
    35
    La giustizia e la santità di Dio esigevano l’espiazione della pena, ed è
    per questo motivo che Gesù è venuto nel mondo: per scontare la pena con
    la propria morte.
    Benché fosse senza peccato, egli morì al posto dei trasgressori colpevoli. Non accantonò la
    legge, dunque; anzi, adempì tutte le  esigenze di legge, ottemperando alle
    sue rigide condizioni con la propria vita e la propria morte. Il vangelo, dunque, non sopprime la legge, bensì la
    conferma, mostrando in che modo le sue richieste siano state perfettamente adempiute dall’opera redentrice di
    Cristo.
    Perciò chi confida in Gesù non è più sotto la legge, ma sotto la grazia (vd. Ro 6:14),
    essendo morto alla legge mediante l’opera di Cristo. La pena prevista dalla legge deve essere scontata
    una volta sola e, poiché Cristo l’ha già scontata nella sua Persona, il credente
    non è più tenuto a farlo. È in questo senso che la legge, per il credente, svanisce (vd. 2 Co 3:7-11). La legge svolse
    il compito di precettore (o pedagogo) fino alla venuta di Cristo ma, dopo la
    salvezza, questo precettore non sarebbe più servito (Ga 3:24-25).
    Anche se il credente non è sotto la legge, ciò non significa, però, che sia senza
    legge. Ora egli è legato da un vincolo più forte della legge, che è la legge di Cristo
    (vd. 1 Co 9:21). Il suo comportamento non è più improntato al timore della
    punizione, bensì all’amorevole desiderio di piacere al suo Salvatore. Cristo è
    diventato la sua “regola di vita” (vd. Gv 13:15; 15:12; Ef 5:1-2; 1 Gv 2:6; 3:16).
    Una domanda consueta, quando si discute del rapporto del credente con
    la legge, è la seguente: “Devo ubbidire ai dieci comandamenti?”. La risposta
    è che certi principi contenuti nella legge hanno valore imperituro: è, infatti,
    sempre sbagliato rubare, uccidere o concupire. Nove dei dieci comandamenti ricorrono in tutto il N.T. con una
    distinzione importante: essi non sono dati come legge (alla quale sarebbe
    legata la pena), bensì come esercizio della giustizia da parte del popolo di
    Dio (vd. 2 Ti 3:16b). L’unico comandamento non ribadito nel N.T. è quello
    relativo al sabato: i credenti non sono tenuti a osservare il Shabbath (ossia il
    sabato, il settimo giorno della settimana ebraica).
    Il ministero della legge nei confronti degli individui non redenti non è terminato:
    “Noi sappiamo che la legge è buona, se uno ne fa un uso legittimo”
    (1 Ti 1:8). Il suo uso legittimo consiste nel portare alla conoscenza del peccato
    e, quindi, al ravvedimento. Ma la legge non è per coloro che sono già salvati:
    “la legge è fatta non per il giusto ma per gl’iniqui…” (1 Ti 1:9).
    La giustizia che la legge esige si compie in coloro che camminano “non secondo la carne, ma secondo lo Spirito”
    (Ro 8:4). In realtà, l’insegnamento che il Signore ha racchiuso nel sermone sul
    monte stabilisce delle norme superiori a quelle stabilite dalla legge.
    Per esempio, laddove la legge diceva: “Non uccidere”, Gesù disse: “Non odiare”.
    Così il sermone sul monte non solo mantiene “la legge e i profeti”, ma li amplia e li sviluppa.

    ----------------------------------------

    Vi sono inoltre nello stesso Antico Testamento dei brani in cui si prospetta una Nuova ed eterna Alleanza, come nei casi seguenti.

    Geremia 31,31 «Ecco verranno giorni - dice il Signore - nei quali con la casa di Israele e con la casa di Giuda io concluderò una alleanza nuova.

    Geremia 32,40 Concluderò con essi un'alleanza eterna e non mi allontanerò più da loro per beneficarli; metterò nei loro cuori il mio timore, perché non si distacchino da me.
    -----
    Da questi brani si deduce che la prima alleanza verrà superata e portata a completezza da una nuova ed eterna alleanza. Ciò non significa che l'antica alleanza viene sconfessata o ritenuta non valida, ma solo che costituiva un primo ed iniziale metodo di educazione.
    Perciò s.Paolo affermava in Gal 3,24 ...
    la legge è per noi come un pedagogo che ci ha condotto a Cristo...


    [Modificato da Credente 17/04/2021 10:51]
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    Credente
    00 18/04/2021 19:40
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    Credente
    00 24/04/2021 21:13
    Dialogo con un ebreo riguardante il Messia atteso:

    Cristiano:
    Concordo pienamente con la tesi portata avanti nel video in cui si evidenziano due venute dello stesso Messia. Una prima venuta nella sofferenza e uccisione redentrice (Is.53). Una seconda venuta nella gloria. Ottima la spiegazione. Chiara e aderente alla Scrittura.

    Ebreo:
    nessuno potra' piu'convertirsi e servire Dio di fronte a quei segni, perche'l'incontrovertibilita'dei segni togleira'la libera scelta. Chi vuole conoscere la verita'deve farlo prima che il messia si riveli.
    cerca nelle playlists sul mio canale, il salmo non recita "mi hanno trafitto le mani e i piedi", spero che tu parli inglese. anche se gesu'ha adempiuto alcuni segni, l'idea che il messia doveva "ritornare"per compiere anche gli altri e'uno stratagemma, basta che ascolti il dibattito di Mike Brown con rabbi Schokhed o quello di Mike Brown con rabbi Blumenthal e te ne accorgi.letteratura: "Let's get biblical", volume 1 e 2

    Cristiano:
    Tu sostieni che agli ebrei non sia stata promessa una doppia venuta del Messia. Invece, nel Vecchio Testamento, troviamo ben 332 profezie che si riferiscono alla prima venuta del Messia, in qualità di servo sofferente. Quindi sono appunto quelle stesse profezie che si sono concentrate e realizzate in un solo personaggio e cioè in Gesù Cristo. --- Altri personaggi, sedicenti messia, non ne hanno realizzato nessuna di quelle profezie, presenti in tanti dei testi veterotestamentari. Ed escludo che vi sia qualche sedicente "messia" disposto a farsi trafiggere, mani e piedi, ad essere schernito, vilipeso e ad essere messo a morte, come risulta ad esempio nel salmo 21 e in Isaia 53, tanto per citarne un paio di eventi avverati in Cristo. -- E capace poi di non lasciare che il suo corpo vedesse la corruzione come risulta in Sal.16,10-- Quindi nelle scritture, il Messia che verrà nella gloria, risulta essere lo stesso che venne 2000 anni fa nell'umiltà a sacrificarsi per il genere umano peccatore. Al seguente link potrai constatare quanti passi profetici annunciavano il Messia familiare col dolore per poterci redimere, e che gli ebrei non hanno considerato, pensando che Egli dovesse solo conquistare la terra. Ciò avverrà ma quando tutto sarà giunto a compimento. Ecco il link: https://www.freeforumzone.com/d/9213823/L-ADEMPIMENTO-DELLE-PROFEZIE-RIGUARDANTI-IL-MESSIA-SOFFERENTE/discussione.aspx


    Ebreo:
    Dio e'stato da sempre molto preciso ed articolato nel dire al Suo popolo cosa si aspetta da loro. Basta guardare alla precisione della Legge, alle istruzioni che i profeti come Geremia davano durante l'assedio e in altre occasioni. Dio non lascia il suo popolo nel buio alla merce'di inerpretazioni, elugubrazioni mentali e supposizioni. Guarda semplicemente al livello di istruzioni che Dio dette a Noe per costruire l'arca e cosa doveva fare, gli angeli andarono a dire a Lot di fuggire, quando egli esitava lo presero per mano e lo condussero fuori. Questo e'Dio. La storia e'piena di personaggi prominenti, religiosi e la maggior parte delle volte ben intenzionatii che erano completamente in errore sulle cose riguadanti Dio, la fede, le Scritture. Nella sua precisione, mi sai indicare dove Dio ha detto la suo popolo di aspettare il ritorno del messia? Se questa idea non e'di Dio ma e'frutto di elugubrazioni e speculazioni fai attenzione, potresti essere in errore.

    Cristiano:
    Infatti, è proprio la precisione con cui è stata annunziata la sofferenza e il sacrificio espiatorio del Messia, come risulta ben descritto in Isaia 53 e in tantissimi altri brani nei particolari, e anche la sua glorificazione che si trova descritta in tanti altri brani, che ci devono far dedurre la sua doppia venuta. Nella prima non fu riconosciuto dal suo popolo, (che attribuisce tutti quei brani al popolo in generale mentre è specificamente riferita ad una sola Persona), nella seconda venuta , quando tornerà dal cielo, lo vedranno tutti pieno di gloria e lo riconosceranno (Daniele 7,13-14)


    Ebreo:
    se parti da isaia 51 e leggi, vedi che il soggetto di isaia 53 e'ISRAELE, non il messia. E'Israele, il popolo di DIO, su cui e'caduta tutta l'iniquita' di tutti i malvagi (pensa a Saulo che perseguita Davide, Esau che perseguita Gicobbe, Ismaele che perseguita Isacco, e poi Abimelech e il faraone che vogliono rapire Sarah, Haman che vuole sterminare il popolo di Esther etc.... Israele da sempre e' stato colpito da tutto e da tutti perche'e' il depositario della Parola di Dio. Se guardi tra le playlists del mio canale troverai anche la risposta a "la vergine concepira'un figlio", le profezie di Daniele, il salmo 21 /22 (hanno forato le mie mani e i miei piedi etc... Pensa solo questo, che per un ebreo capire la Bibbia e'una questione di vita o morte. Anche uno iota o un apice fuori posto sono una catastrofe. Immagina se sia possibile che gli ebrei non scrutino e studino le scritture e se possa loro sfuggire una cosa cosi'fondamentale come la venuta del messia

    Cristiano:
    Il cap 51. ha una valenza ed è riferita chiaramente al popolo ebreo. Il cap. 53 ha un'altra valenza ed un altro soggetto, di cui il protagonista è un singolo personaggio : Is 53,3 Disprezzato e abbandonato dagli uomini,
    UOMO di dolore, familiare con la sofferenza,
    pari a colui davanti al quale ciascuno si nasconde la faccia, era spregiato, e noi non ne facemmo stima alcuna... 5 Egli è stato trafitto a causa delle nostre trasgressioni, stroncato a causa delle nostre iniquità; il castigo, per cui abbiamo pace, è caduto su di lui e mediante le sue lividure noi siamo stati guariti. ...8 Dopo l'ARRESTO E LA CONDANNA fu tolto di mezzo;
    e tra quelli della sua generazione chi rifletté
    che EGLI era strappato dalla terra dei viventi
    e colpito a causa dei peccati del mio popolo?--- Dunque nella sua precisione Isaia descrisse che EGLI era colpito a causa dei peccati del mio popolo.--- Isaia, nella precisione che gli viene attribuita, non ha detto che il POPOLO è stato colpito a causa dei peccati del POPOLO !!! Comprendi? E' stato uno solo che ha pagato per tutti. E questi è stato Gesù, "trafitto a causa delle nostre trasgressioni, stroncato a causa delle nostre iniquità; il castigo, per cui abbiamo pace, è caduto su di lui e mediante le sue lividure noi siamo stati guariti.---- Tutto questo è sfuggito alle menti degli ebrei che nelle Scritture vedevano solo le future glorie del Messia, ma erano incapaci di vedere le sue personali sofferenze, che avrebbe patito offrendosi come agnello sacrificale. --- E' vero, e lo dico con convinzione, gli ebrei hanno avuto un grande ruolo nel disegno divino, ed anche il loro errore riguardo al riconoscimento del Messia, è stato permesso affinchè anche alle altre nazioni giungesse la salvezza. Infatti non era pensabile che un Dio Creatore di tutto, facesse parzialità e impedisse la salvezza degli uomini appartenenti ad altri popoli. L'indurimento di una parte è servita all'innesto della totalità del popolo di Dio, che comprende dopo la venuta di Cristo anche i non ebrei.-- Ma è auspicabile che gli ebrei riconsiderino attentamente tutti i brani che ancora gli risultano velati.



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    Credente
    00 25/04/2021 18:11
    continuazione dal post precedente:

    Ebreo:
    isaia fu segato in due, geremia buttato nel pozzo, Eliseo fu insultato, Daniele gettato nella fossa dei leoni, i suoi amici nella fornace ardente, Giuseppe gettato nel pozzo dai fratelli, poi in galera a causa della moglie di potifarre, Davide fuggiva ramingo ora nel deserto ora tra i filistei etc... tutti gli uomini di Dio sono stati maltrattati per essere i servi di Dio. Le iniquita' di tutto il popolo e di tutto il mondo ricadono su di loro, a partire da Abele.
    L'arresto e la condanna non mi ricordo che siano nel testo. Per sapere il contenuto del testo, ti consiglio di comprare una bibbia giudaica con traduzione letterale, oppure leggila online. Il sito si chiama Mechon-mamre. Attenzione quelle messianiche sono bibbie cristiane tradotte dalla king james dove il testo riproduce gli stessi errori, a te servirebbe una bibbia originale, cosi almeno sapresti il contenuto base del testo. Usando il NT per provare se Gesu'e'il messia e'un fallo logico, lo stesso che commettono i musulmani quando, volendo parlare della crocefissione, citano il corano. Li'e'dichiarato che Gesu'non fu crocifisso: fu Giuda ad essere crocifisso al posto di Gesu'. Siccome danno per scontato che il racconto del corano e'vero, anche se fu scritto 600 anni dopo dei vangeli, concludono sempre di aver ragione, e dicono che i cristiani hanno torto.
    dimenticavo le volte che volevano lapidare mose'e anche quando dopo la razzia a ziklag is seguaci di davide volevano lapidarlo, dimenticavo giacobbe terrorizzato da esau che voleva squartarlo, giacobbe derubato da labano per piu di venti anni,, l lista e'lunghissima.
    guarda che non mi devi "insegnare"niente di nuovo perche per piu di 20 anni io sono stata cristiana nata di nuovo, ero di quelle che leggeva la Bibbia ogni giorno e andava in chiesa sempre, partecipando a tutte le attivita', studi biblici, incontri di preghiera etc... e ti posso oggi dichiarare con certezza che cio' che pensi di essere vero non ha senso, ed e' persino diametralmente opposto alla volonta'di Dio. Se vorrai cercare la verita'la troverai senz'altro, Dio non la nega a nessuno. Dio e'il Salvatore di tutti, non e'vero che salva solo gli ebrei. Dove lo hai letto? Gli ebrei (ortodossi)stessi sanno e dichiarano che ogni gentile giusto e'salvato e ha un posto nel regno dei cieli. Dio lo ha ampiamente dimostrato salvando Noe', Rahab di Gerico, Ruth, Lot da Sodoma, ristabilendo la sanita'mentale a Nebukadnetsar dopo che egli confessa che solo Dio e'DIO, etc...

    Cristiano:
    Se rileggi Isaia 52,14 fino a 53,1 ss trovi che : ...
    i re davanti a lui si chiuderanno la bocca,
    poiché vedranno UN FATTO MAI AD ESSI RACCONTATO E COMPRENDERANNO CIO' CHE MAI AVEVANO UDITO. 53,1 CHI AVREBBE CREDUTO ALLA NOSTRA RIVELAZIONE.
    A chi sarebbe stato manifestato il braccio del Signore?------------- Quindi, pur essendo vero che vi sono stati tanti uomini di Dio, menzionati nel VT che hanno subito persecuzioni di ogni genere, NON E' AD ESSI CHE SI RIFERISCE il profeta. Infatti PRECISA che si tratta di una persona di cui MAI E' STATO RACCONTATO. - Inoltre non mi risulta che di quegli uomini, di cui hai fatto menzione, si dica che hanno pagato per il popolo e che per le loro piaghe il popolo abbia avuto guarigione.--- Di questa persona, inoltre, Isaia PRECISA che : 9 Gli avevano assegnato la sepoltura fra gli empi,
    ma nella sua morte, egli è stato con il ricco, perché non aveva commesso violenze
    né c'era stato inganno nella sua bocca.
    10 Ma il SIGNORE ha voluto stroncarlo con i patimenti.
    Dopo aver dato la sua vita in sacrificio per il peccato,
    egli vedrà una discendenza, prolungherà i suoi giorni, e l'opera del SIGNORE prospererà nelle sue mani. 11 Dopo il tormento dell'anima sua vedrà la luce e sarà soddisfatto;
    per la sua conoscenza, il mio servo, il giusto, renderà giusti i molti,
    si caricherà egli stesso delle loro iniquità. 12 Perciò io gli darò in premio le moltitudini.---- -

    Come puoi vedere si tratta di connotati che solo in Cristo si sono realizzati.--- Comunque ti ricordo che in precedenza avevi detto che Isaia 53 si riferisce a tutto il popolo che ha sofferto e pagato per il popolo, mentre negli ultimi messaggi hai menzionato singole persone. Ecco allora che Isaia 52 e 53 non si può riferire nè al popolo in generale, nè ad un uomo del passato già descritto, per i motivi che ti ho evidenziato.





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    Credente
    00 25/04/2021 19:53
    Continuazione dal post precedente

    cristiano:
    Diversi maestri Rabbini attribuivano Isaia 53 al messia.
    Quindi veniva interpretato secondo due diverse visioni: come riferito al popolo ebreo perseguitato e angariato e come Messia, servo sofferente.
    Nel mondo ebraico vi sono 2 messia : uno ben Yoseph e uno ben David. Nel talmud di parla pochissimo di ben Yoseph ma qualcosa si trova. Il primo viene visto come il messia sofferente il secondo come messia glorioso. Il nuovo testamento presenta proprio questi due aspetti di Gesù. Sia come servo sofferente sia come re glorioso. Ogni passo è sempre accompagnato da citazione delle scritture ebraiche.
    Un'altra questione importante sarebbe quella su "mani e piedi forati". Sappiamo che la Septuaginta (o settanta) è stata tradotta prima di Cristo e se confrontata con quella ebraica notiamo delle differenze importanti sopratutto in quei passi che potevano essere interpretati come segni per Cristo. Gli ebrei quindi cambiarono la loro bibbia o meglio alcune parole in base alla loro interpretazione, per allontanare qualsiasi pensiero di interpretazione su Gesù messia. Questa è storia. In quei passi quindi sarebbe più affidabile la Settanta.
    Il termine ebraico כָּ֝אֲרִ֗י ad esempio, viene tradotto da Biblehub con "they pierced" che significa "hanno trafitto". Non capisco come hanno reso gli ebrei il salmo 22,16 per modificare "hanno trafitto le mie mani ed i miei piedi".
    Per i passi controversi, è molto più affidabile la settanta greca, in quanto fatto da EBREI, controllato ed autorizzato dal Sinedrio ebraico, e soprattutto al di sopra del sospetto di intromissione cristiana, in quanto i rotoli trovati risalgono al II -IIIsec. A.C.