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RIFLESSIONI E COMMENTI BIBLICI (Vol.1)

Ultimo Aggiornamento: 31/12/2010 09:55
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07/09/2010 16:12
 
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Commento di Padre Giulio Maria Scozzaro

Molti quando leggono che Gesù pregava, minimizzano la sua divinità. Forse non sanno che in Gesù ci sono due nature e una sola Persona Divina. Troviamo nel Vangelo molti passi in cui si raccontano le notti che Gesù trascorreva in preghiera, a parlare con suo Padre, a ringraziarlo, lodarlo e amarlo. Prima delle grandi opere, trascorreva sempre la nottata a pregare, si preparava con la preghiera, eppure, come Dio poteva disporre tutto come voleva.

Gesù mostra con quale umiltà ricorreva al Padre, per obbedire solo alla sua volontà. Proprio la sua preghiera ci mostra la sua sottomissione nella sua umanità alla volontà del Padre.

La sua umanità sentiva la necessità di parlare con il Padre per avere forza e saggezza.

Per comprendere meglio il motivo della sua preghiera, dobbiamo capire prima che il Padre eterno e il Figlio eterno avevano una relazione sostanziale prima della nascita di Gesù. Prima ancora della sua nascita a Betlemme, Gesù era il Verbo eterno, la Parola del Padre, il Figlio eterno. Ma nasce come Uomo nel tempo, nella nostra storia.

In tutto Gesù compie la volontà del Padre, anche di andare alla morte di croce per pagare al posto nostro, per i nostri peccati. Ma muore nella sua natura umana e risorge il terzo giorno come Uomo, perché come Dio non poteva morire né risorgere.

Oggi dobbiamo studiare un po’ la Persona di Gesù. Considero opportuno riportare alcuni capitoli del nuovo Catechismo della Chiesa Cattolica, che fanno comprendere la divinità e l’umanità in Gesù. Non è una lettura pesante, solo un po’ impegnativa, ma è molto interessante. Chi legge, comprende meglio la Persona di Gesù, pregherà con maggiore fiducia.

«Seguendo i santi Padri, all'unanimità noi insegniamo a confessare un solo e medesimo Figlio, il Signore nostro Gesù Cristo, perfetto nella sua divinità e perfetto nella sua umanità, vero Dio e vero Uomo, [composto] di Anima razionale e di Corpo, consostanziale al Padre per la divinità, e consostanziale a noi per l'umanità, "simile in tutto a noi, fuorché nel peccato"; generato dal Padre prima dei secoli secondo la divinità, e in questi ultimi tempi, per noi e per la nostra salvezza, nato da Maria Vergine e Madre di Dio, secondo l'umanità.

Un solo e medesimo Cristo, Signore, Figlio unigenito, che noi dobbiamo riconoscere in due nature, senza confusione, senza mutamento, senza divisione, senza separazione. La differenza delle nature non è affatto negata dalla loro unione, ma piuttosto le proprietà di ciascuna sono salvaguardate e riunite in una sola Persona e una sola ipostasi».

Poiché nella misteriosa unione dell'incarnazione “la natura umana è stata assunta, senza per questo venir annientata”, la Chiesa nel corso dei secoli è stata condotta a confessare la piena realtà dell'anima umana, con le sue operazioni di intelligenza e di volontà, e del Corpo umano di Cristo. Ma parallelamente ha dovuto di volta in volta ricordare che la natura umana di Cristo appartiene in proprio alla Persona divina del Figlio di Dio che l'ha assunta. Tutto ciò che Egli è e ciò che Egli fa in essa deriva da “uno della Trinità”.

Il Figlio di Dio, quindi, comunica alla sua umanità il suo modo personale d'esistere nella Trinità. Pertanto, nella sua Anima come nel suo Corpo, Cristo esprime umanamente i comportamenti divini della Trinità: “Il Figlio di Dio ha lavorato con mani d'uomo, ha pensato con mente d'uomo, ha agito con volontà d'uomo, ha amato con cuore d'uomo. Nascendo da Maria Vergine, Egli si è fatto veramente uno di noi, in tutto simile a noi fuorché nel peccato”.

L'Anima umana che il Figlio di Dio ha assunto è dotata di una vera conoscenza umana. In quanto tale, essa non poteva di per sé essere illimitata: era esercitata nelle condizioni storiche della sua esistenza nello spazio e nel tempo. Per questo il Figlio di Dio, facendosi Uomo, ha potuto accettare di “crescere in sapienza, età e Grazia” (Lc 2,52) e anche di doversi informare intorno a ciò che nella condizione umana non si può apprendere che attraverso l'esperienza. Questo era del tutto consono alla realtà del suo volontario umiliarsi nella “condizione di servo” (Fil 2,7).

Al tempo stesso, però, questa conoscenza veramente umana del Figlio di Dio esprimeva la vita divina della sua Persona. “Il Figlio di Dio conosceva ogni cosa; e ciò per il tramite dello stesso Uomo che Egli aveva assunto; non per la natura (umana), ma per il fatto che essa stessa era unita al Verbo [...]. La natura umana, che era unita al Verbo, conosceva ogni cosa, e tutto ciò che è divino lo mostrava in se stesso per la sua maestà”. È, innanzitutto, il caso della conoscenza intima e immediata che il Figlio di Dio fatto Uomo ha del Padre suo. Il Figlio di Dio anche nella sua conoscenza umana mostrava la penetrazione divina che Egli aveva dei pensieri segreti del cuore degli uomini.

La conoscenza umana di Cristo, per la sua unione alla Sapienza divina nella Persona del Verbo incarnato, fruiva in pienezza della scienza dei disegni eterni che Egli era venuto a rivelare. Ciò che in questo campo dice di ignorare, dichiara altrove di non avere la missione di rivelarlo. (CCC 467.470.472-474).

Vi consiglio di rileggere questi capitoli, vi illumineranno.

Forse qualcuno non riuscirà nell’immediatezza a focalizzare bene, è solo questione di rileggerli con calma e di entrare nei misteri di Dio, per quanto è possibile.

Come abbiamo letto, il Padre e il Figlio avevano una relazione eterna prima che il Figlio prendesse la natura umana. La preghiera di Gesù è espressione della sua sottomissione al Padre.

Gesù ci ha insegnato che se vogliamo vivere nella volontà del Padre, è necessario pregare, fare veglie, ringraziarlo numerose volte nella giornata. Dio Padre è adorato, pregato, ringraziato da pochi cristiani, si tratta di una mancanza di conoscenza del Vangelo.

Ma Gesù come Dio in terra non era inferiore al Padre in Cielo.
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