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MEDITIAMO LE SCRITTURE (Vol.1)

Ultimo Aggiornamento: 31/12/2010 09:53
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08/08/2010 12:50
 
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Commento di Padre Giulio Maria Scozzaro

Dopo la meditazione del Vangelo di domenica scorsa, con l’uomo ricco che faceva progetti su come godere inutilmente i suoi molti beni perché dopo poche ore morirà; questa domenica Gesù ci dice di rimanere pronti, perché non sappiamo l’ora dell’incontro con Lui.

Gesù ci ha detto domenica scorsa di arricchirci davanti a Dio, nessuno è in grado di determinare la sua vita, né può prolungarla, siamo tenuti in vita dal soffio vitale di Dio. La vita è dono di Dio, si può volontariamente spegnere ma non allungarla. Nessuno prima di nascere aveva stabilito di nascere… non esisteva, è stato un dono di Dio. Per questo Gesù oggi ci dice di procurarci un tesoro che nessuno potrà mai distruggere né rubare.

Allora cos’è la nostra vita terrena?

Cerchiamo di capire il significato della vita. Gesù spiega una parabola che riguarda i suoi seguaci che Lo seguono con obbedienza, rimangono attenti all’arrivo del padrone, cioè, vigilano. Ci sono seguaci che rimangono in attesa e si trovano pronti quando il Signore arriva, mentre altri seguaci si distraggono nel mondo e sperperano le Grazie accumulate. Si rovinano.

C’è chi rimane sveglio, cioè pieno di Luce Divina, altri si addormentano nelle tenebre.

Praticamente Gesù spiega la differenza tra chi aspetta l’incontro finale in uno stato spirituale di Grazia, e chi perde di vista l’aldilà e si inebria di nulla, pensa solo a mangiare, a bere e a ubriacarsi. L’ubriacatura non riguarda solo l’alcool, indica ogni forma di agitazione, sfrenatezza, esaltazione. Chi non prega o prega poco non si rende conto che la vita gli sfugge sotto gli occhi. Ma si illude di vivere la vita…

Per questo Gesù ci invita alla vigilanza, a controllare i nostri comportamenti spesso non equilibrati, a dirigere la volontà esclusivamente al bene. Siamo noi a decidere il tipo di comunione da mantenere con Gesù e chi vogliamo diventare. Il futuro lo decidiamo noi.

È significativa la parabola del Vangelo di questa domenica, è ambientata di notte perché Gesù mostra la vita come una veglia di attesa, per arrivare al giorno luminoso, del grande incontro con Dio in Paradiso.

L’aldilà è una di quelle verità annullate nella mentalità corrente, come se questa vita dovesse durare mille anni. Sarebbe bello se si vivessero nell’obbedienza a Dio per evangelizzare il mondo, se invece si moltiplicano i peccati, non è certamente una buona cosa.

L’aldilà è l’altro mondo, quello eterno, non lo possiamo ignorare o esorcizzare per tenerlo lontano. Dovunque andiamo, ci segue e ci aspetta per la nostra gloria o per la rovina.

Gesù ci indica come affrontare questa vita e non sprecarla, evitando le trappole di satana e dominando le passioni disordinate. Ci dice di vigilare sulla sua venuta, puntando decisamente all’impegno più importante: accumulare ricchezze per il Regno dei Cieli, che nessuno ci potrà rubare. Tutti i beni materiali si possono perdere, così la macchina si guasta o rompe, la casa se crolla, anche il denaro si può perdere per diversi motivi, ma le Grazie accumulate nessuno le porterà via.

Il premio preparato da Gesù viene elargito a coloro che in questa vita Lo hanno seguito ed atteso, che si sono trovati pronti e non hanno temuto di incontrarlo. Una delle tentazioni di satana è di non fare pensare all’aldilà o di incutere paura. Chi prega bene e pratica le virtù, non vive nel panico e non si esaurisce nella preoccupazione.

Gesù ci dice di non temere, di non lasciarci prendere dall’angoscia, e indica l’uomo spirituale se ha fiducia in Dio e si abbandona al suo Amore, sicuro che riceverà incalcolabili aiuti e la vita eterna.

“Dove è il vostro tesoro, lì sarà anche il vostro cuore”, è una verità che si sperimenta con facilità, si prova attrazione verso ciò che il cuore adora. Se adora Gesù l’uomo vive per Lui, sapendo che riceverà ricchezze spirituali inestimabili; se è un idolo, il cuore soffrirà nell’agitazione, proverà tutti i vizi, sarà oppresso dalla superbia e dall’odio.

Solo Gesù ci libera da ogni oppressione e ci rende liberi, cioè, distaccati dai vizi e dai disordini morali. Questo significa essere pronti, determinati a cogliere ogni momento di Grazia e di comunione con Gesù, a cogliere l’occasione per il bene da compiere, perché se non si è vigilanti non si coglieranno mai i momenti buoni per fare del bene.
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