Commento di Padre Giulio Maria Scozzaro
Questa domenica il Vangelo ci permette di riflettere su alcuni aspetti della vita familiare. In particolare sulle beghe ereditarie. Domenica scorsa abbiamo compreso meglio l’importanza della preghiera, in quella precedente avevamo meditato sulla vita attiva di Marta e la contemplazione di Maria.
Già duemila anni fa un uomo presentava a Gesù il dilemma dell’eredità familiare, e si lamentava del fratello che non voleva dividere l’eredità con lui. Il denaro è stato sempre causa di rottura, di odio, di vendetta. Quante famiglie distrutte ed amicizie crollate per interessi economici, per pochi soldi, per una divisione ereditaria non gradita. E si arriva all’odio viscerale. Ma cosa procura veramente l’attaccamento al denaro, quando viene considerato un idolo? Scatena i più bassi istinti dell’uomo e gli toglie la dignità umana.
Quell’uomo si appella a Gesù, vuole da Lui una mediazione inopportuna senza considerarlo quello che è, la missione Divina che svolge. Chiede un aiuto perché non trova altri conoscenti. Non è una richiesta fatta nell’amore verso la Persona di Gesù e Lui non accetta. Anche se l’uomo ha subito un danno dal fratello, non può chiedere giustizia senza avere Fede in Gesù.
L’uomo non si presenta come un povero bisognoso di aiuto, al contrario ha il cuore astioso per la sua eredità, che gli spetta di diritto, ma non può investire Gesù del suo problema. In questo caso Gesù non è stato chiamato a liberare il cuore di quell’uomo dal peccato o da sentimenti negativi, perché è già un cuore inaridito, astioso, invelenito con il proprio fratello. E Gesù non interviene.
Gesù prende spunto da questo fatto per spiegare il valore dei beni terreni, l’atteggiamento che devono avere i suoi seguaci. Una verità che dobbiamo memorizzare bene è questa: La vita dell'uomo non dipende dai suoi beni!
Gesù non condanna i poveri, ci mancherebbe, non approva il rancore dell’uomo verso il fratello, ma condanna quei ricchi che non si accorgono dei poveri e non compiono alcuna azione caritativa. Non è importante avere dei beni, ma fare del bene.
La vita dell'uomo non consiste nell’accumulare beni e ricchezze, perché tutto lascerà qui, non avrà nulla di quanto accumula. Chi ammassa è un grande egoista, pensa solo a sé, non riesce a vedere le necessità di chi muore per fame o chi non riesce a pagare la bolletta della luce o del gas.
Accorgersi dei poveri è un momento spirituale molto importante.
Gesù non è contro i ricchi, Egli sa bene che qualsiasi persona ricca è incapace di avere il cuore libero e umile, è sopraffatta dal benessere che finisce per soffocarla. I beni soffocano le relazioni umane, perché opprimono i buoni sentimenti, e lasciano crescere ed emergere sempre i vizi.
Chi gestisce molti beni materiali difficilmente cerca Gesù, quei beni sono la sua garanzia, la sua certezza, non occorre altro. E il cuore si indurisce di continuo, fino a diventare insensibile alle cose spirituali. Prova noia per la preghiera e rigetta la vita spirituale.
Ma non sono i beni in sé a rendere il cuore indurito, è l’attaccamento dell’uomo a renderlo indurito e cattivo. I beni gestiti con distacco non procurano danni spirituali, il guaio è considerare i beni come “il bene supremo”.
È legittimo desiderare i beni per una vita dignitosa, per un progresso familiare, non c’è dubbio, ma vivere per i beni materiali è una schiavitù che allontana inesorabilmente da Gesù e fa perdere la Fede.
Quando nell’uomo mette radice il desiderio della ricchezza, subordina tutto, proprio ogni cosa, al raggiungimento di quel progetto. Non bada più ai mezzi leciti o illeciti per ottenere denaro e beni materiali, suscitando così una degenerazione umana, da trasformare l’uomo in bestia. Non si riconosce più, ha perduto la dignità umana, e i suoi lineamenti sono rosso paonazzo come il fuoco che arde.
Questa è la ragione del danno dei beni materiali.
L’uomo che accomuna beni, non riesce a fermarsi, in realtà non può fermare più quel cuore impazzito che ha il solo obiettivo di rimpinguare le ricchezze. Quel cuore poi si fermerà di botto senza avere goduto qui i beni ed impossibilitato a portarli con sé nell’aldilà. A chi andranno quei beni? Ecco un altro dilemma.
Ricordo anni fa che un ricco americano lasciò in eredità beni per circa 100 milioni di dollari, ma pur amando i due figli, lasciò ad ognuno 5 milioni di dollari e la restante parte di 90 milioni in beneficenza. Quest’uomo aveva probabilmente compreso il danno che procura il denaro quando se ne diventa schiavi e viene adorato. Lasciò ai figli il necessario per una vita agiata, ma non nello sfarzo eccessivo.
L’uomo della parabola di questa domenica rispecchia ottimamente la mentalità di chi oggi vuole accumulare beni e goderseli in questa vita. È sicuro di riuscirci? A chi andranno i suoi beni dopo una vita di sacrifici?
C’è anche questo aspetto da considerare: perché affannarsi e vivere con mille preoccupazioni, quando i beni andranno a eredi privi anche di un solo briciolo di gratitudine? I giovani di oggi considerano che tutto sia loro dovuto, è la mentalità che regna ma è pure vero che i genitori non sono stati in grado di insegnare la vera spiritualità, che è quella di dare ad ogni cosa il giusto valore.
Bisogna arricchirsi davanti a Dio, questo è il successo della vita.
Le vere ricchezze sono quelle che porteremo insieme a noi nell’altra vita, e chi ha ricchezze materiali in questa vita, deve gestirle con distacco, senza farne un idolo, e senza ricercare altri beni. Bisogna garantire alla famiglia una vita dignitosa, questa è la vera preoccupazione, cercare il di più per l’arricchimento non ha mai aiutato nessun cristiano. Ma è giusto risparmiare per comprare la casa ai figli o cercare mezzi leciti per guadagnare di più e garantire le nuove famiglie dei figli.
Chiaramente ognuno è libero di gestire la vita come crede, ma non può ritenersi cristiano se vive per la ricchezza. Bisogna usare l’intelligenza, riflettere davanti Gesù Crocifisso, che rifiutò qualsiasi ricchezza umana. I più grandi Santi sono stati pienamente distaccati dal denaro.
Agire con intelligenza è necessario per dominare la sete di denaro, per convincersi che la forte tentazione che arriva, procurando desideri di ricchezza, è una tattica di satana per indurre a peccare e far stare male le persone.
Queste tentazioni spingono sempre a voler possedere altri beni e induriscono il cuore.
Nella preghiera bisogna chiedere ogni giorno a Gesù di avere i beni necessari per una vita dignitosa e altri beni se Lui lo ritiene valido, ma senza trasformare il cuore in un covo di cattiveria e di odio. La vita spirituale deve essere al centro di tutto, e ogni cosa deve ruotare attorno.
La vita dell'uomo non dipende da ciò che egli possiede.