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22/10/2013 11:32 | |
I. Natura della virtu` della dolcezza.
1155. 1^ I suoi elementi. La dolcezza e` una virtu` complessa che
comprende tre elementi principali: a) una certa padronanza di se` che
previene e modera i movimenti della collera: e` l'aspetto per cui si
connette colla temperanza; b) la sopportazione dei difetti del
prossimo, che esige la pazienza e quindi pure la virtu` della fortezza;
c) il perdono delle ingiurie e la benevolenza verso tutti, anche verso
i nemici; onde include la carita`. Come si vede, e` un complesso di
virtu` anziche` un'unica virtu`.
1156. 2^ Quindi si puo` definirla: una virtu` morale soprannaturale
che previene e modera la collera, sopporta il prossimo non ostante i
suoi difetti e lo tratta con benignita`.
La dolcezza non e` dunque quella debolezza di carattere che dissimula,
sotto apparenze bonarie, in profondo risentimento. E` virtu` interna che
risiede nello stesso tempo nella volonta` e nella sensibilita` per farvi
regnare la calma e la pace, ma che si manifesta al du fuori nelle
parole e nei gesti e nell'affabilita` dei modi 1156-1. Si pratica
verso il prossimo, ma anche verso se stesso, e verso gli esseri
animati o inanimati.
II. L'eccellenza della dolcezza.
La dolcezza e` virtu` eccellente in se` e negli effetti.
1157. 1^ In se`, e`, dice l'Olier 1157-1, "la perfezione del
cristiano; perche` presuppone in lui l'annientamento di tutto cio` che e`
proprio e la morte di ogni proprio interesse".
Quindi, aggiunge, "la vera e perfetta dolcezza non s'incontra quasi
mai che nelle anime innocenti in cui Gesu` Cristo ha fatto continua
dimora dopo la santa rigenerazione". Nei penitenti non si trova nella
sua perfezione che raramente, perche` sono ben pochi quelli che
lavorano con tanta energia e costanza da distruggere i difetti che
hanno contratto. Onde Bossuet dice che "il vero segno dell'innocenza
conservata o ricuperata e` la dolcezza" 1157-2.
1158. 2^ il grande vantaggio della dolcezza e` di far regnare la pace
nell'anima, pace con Dio, col prossimo, con se stesso.
a) Con Dio, perche` ci fa accettare tutti gli avvenimenti, anche piu`
disgustosi, con calma e serenita`, come mezzi di progredire nelle
virtu`, e soprattutto nell'amor di Dio: "Sappiamo infatti, dice
S. Paolo, che ogni cosa concorre al bene di quelli che amano Dio:
diligentibus Deum omnia cooperantur in bonum" 1158-1.
b) Col prossimo: perche`, prevenendo e reprimendo i moti di collera, ci
fa sopportare i difetti del prossimo e ci fa stare con lui in buona
relazione, o almeno non ci lascia internamente turbare se altri
s'adira contro di noi.
c) Verso se stesso: quandi si e` commesso qualche errore o preso
qualche abbaglio, uno non si impazienta ne` si irrita, ma si corregge
con tranquillita`, con compassione, senza stupirsi dei suoi falli,
giovandosi dell'acquistata esperienza per stare piu` vigilante. Onde di
scansa il difetto di coloro che, "essendosi lasciati andare alla
collera, si corrucciano poi di essersi corrucciati, si appenano di
essersi appenati e s'indispettiscono di essersi
indispettiti". 1158-2 Cosi` si conserva la pace, che e` uno dei
beni piu` preziosi. |