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COMPENDIO DI TEOLOGIA SPIRITUALE

Ultimo Aggiornamento: 24/10/2013 13:41
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22/10/2013 11:30
 
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sez. II. L'Umilta` 1127-1.

L'umilta` potrebbe sotto certi aspetti connettersi colla giustizia,
perche` c'inclina a trattarci come meritiamo. Nondimeno viene
generalmente connessa colla virtu` della temperanza, perche` modera il
sentimento che abbiamo della propria eccellenza. Ne esporremo:
* 1^ la natura;
* 2^ i gradi;
* 3^ l'eccellenza;
* 4^ i mezzi di praticarla.

I. La natura.

1127. 1^ L'umilta` fu virtu` ignota ai pagani; umilta` indicava per
loro qualche cosa di vile, di abbietto, di servile o d'ignobile. Non
era cosi` presso i Giudei: illuminati dalla fede, i migliori tra essi,
i giusti, coscienti del loro nulla e della loro miseria, accettavano
con pazienza la prova come mezzo di espiazione; Dio allora si piegava
verso di loro per soccorrerli; esaudiva volentieri le preghiere degli
umili, e perdonava il peccatore contrito ed umiliato. Quindi, quando
Nostro Signore venne a predicar l'umilta` e la dolcezza, i Giudei erano
in grado di capirne il linguaggio. Noi poi lo intendiamo anche meglio
dopo aver meditato sugli esempi d'umilta` che egli ci diede nella vita
nascosta, nella pubblica, nella paziente, e che continua a darci nella
vita eucaristica.

Si puo` definir l'umilta`: virtu` soprannaturale, che, con la conoscenza
che ci da` di noi stessi, c'inclina a stimarci secondo il giusto valore
e a cercare il nascondimento e il disprezzo. Piu` brevemente
S. Bernardo la definisce: "virtus qua^ homo, verissima^ sui agnitione,
sibi ipsi vilescit" 1127-2. Definizione che s'intendera` meglio
quando avremo esposto il fondamento dell'umilta`.

1128. 2^ Fondamento. L'umilta` ha un doppio fondamento: la verita` e
la giustizia: la verita`, che ci porta a conoscerci quali veramente
siamo; la giustizia, che c'inclina a trattarci conforme a questa
conoscenza.

A) Per conoscerci bene, dice S. Tommaso, bisogna vedere cio` che in noi
appartiene a Dio e cio` che appartiene a noi; ora tutto cio` che vi e` di
bene viene da Dio e a lui appartiene, e tutto cio` che vi e` di male o
di difettoso viene da noi: "In homine duo possunt considerari,
scilicet id quod est Dei, et id quod est hominis. Hominis autem est
quidquid pertinet ad defectum; sed Dei est quidquid pertinet ad
salutem et perfectionem" 1128-1.

Onde la giustizia imperiosamente esige che si renda a Dio, e a Dio
solo, ogni onore e ogni gloria: "Regi saeculorum immortali, invisibili,
soli Deo honor et gloria 1128-2... Benedictio, et claritas, et
sapientie, et gratiarum actio, honor et virtus et fortitudo Deo
nostro" 1128-3.

Vi e` certamente in noi qualche cosa di bene: il nostro essere naturale
e soprattutto i nostri privilegi soprannaturali; l'umilta` non ci
proibisce di vederli e ammirarli, ma, come quando si ammira un quadro,
l'ossequio nostro va all'artista che l'ha dipinto e non gia` alla tela,
cosi` quando ammiriamo in noi i doni e le grazie di Dio, a lui e non a
noi deve volgersi la nostra ammirazione.

1129. B) D'altra parte la qualita` di peccatori ci condanna
all'umiliazione. In un certo senso non siamo da noi che peccato
perche`, nati nel peccato, conserviamo in noi la concupiscenza che ci
porta al peccato.

a) Entrando nel mondo, siamo gia` macchiati della colpa originale, da
cui la sola misericordia divina puo` purificarci. b) E quante colpe
attuali abbiamo commesso dal primo destarsi della ragione! Se avessimo
commesso anche un solo peccato mortale, meriteremmo gia` per questo
eterne umiliazioni. Ma quand'anche non avessimo commesso che colpe
veniali, dobbiamo pensare che la minima di esse e` offesa di Dio, e`
volontaria disubbidienza alla sua legge, e` atto di ribellione con cui
preferimmo la volonta` nostra alla sua; cosicche` un'intiera vita
passata nella penitenza e nell'umiliazione non basterebbe ad espiarla.
c) Inoltre conserviamo in noi, anche quando siamo rigenerati, profonde
inclinazioni al peccato, ad ogni sorta di peccati, cosicche`, come
insegna S. Agostino, se non siamo caduti in tutti i peccati del mondo,
lo dobbiamo alla sola grazia di Dio 1129-1.

Dobbiamo quindi per giustizia amar le umiliazioni e accettar tutti i
rimproveri: se ci dicono che siamo avari, disonesti, superbi, dobbiamo
convenirne, perche` portiamo in noi la tendenza a tutti questi vizi.
"Onde, conchiude l'Olier 1129-2, in ogni malattia, persecuzione,
disprezzo o qualsiasi altra afflizione, bisogna che ci mettiamo dalla
parte di Dio e contro di noi, riconoscendo che meritiamo quello e
molto di piu` ancora, che Dio ha diritto di servirsi di ogni creatura
per punirci, e adorando la grande misericordia che ora esercita su di
noi, memori che al tempo della giustizia ci dovra` trattare piu`
rigorosamente".

Ecco dunque il doppio fondamento dell'umilta`: essendo nulla da noi,
dobbiamo amare il nascondimento e l'obli`o: nesciri et pro nihilo
reputari; essendo peccatori, meritiamo tutti i disprezzi e tutte le
umiliazioni.
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