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LA NUBE DELLA "NON-CONOSCENZA"

Ultimo Aggiornamento: 07/09/2013 13:03
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07/09/2013 12:52
 
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4. [Il paragone dell’albero: le radici indicano il timore, il tronco e i rami la speranza, i frutti sono costituiti dall’amore casto]

L’insieme degli atti che concorrono a suscitare l’adorazione amorosa, in particolare i due pensieri del timore e della speranza, si può paragonare a un albero carico di frutti. Di quest’albero, il timore è la parte che sta sotto terra, la radice; la speranza è la parte che si eleva da terra, il tronco con i rami. In quanto stabile e sicura, la speranza è come il tronco; in quanto incita gli uomini versò opere d’amore, è simboleggiata dai rami. Invece il frutto è sempre un sentimento di amore misto a venerazione. Finché il frutto resta attaccato all’albero, conserva sempre quel verde sapore di aspro che viene dalla pianta. Ma passato un poco di tempo da quando è stato colto, e giunto a piena maturazione, perde tutto il sapore della pianta. Da nutrimento per servi qual era, prima, diventa ora un cibo degno d’un re.
È a questo punto che l’adorazione amorosa si rivela così meritevole come ho già detto. Perciò preparati a staccare il frutto dall’albero e a offrirlo, separato da tutto, all’altissimo Re dei Cieli. Allora a buona ragione sarai chiamato vero figlio di Dio, perché lo amerai di un amore casto, per quel che egli è, e non per i suoi benefici. Mi spiego meglio: gli innumerevoli benefici che Dio onnipotente nella sua bontà del tutto gratuita ha elargito a ciascuna anima in questa vita, sono motivi più che sufficienti per amarlo con tutto il cuore, con tutta la mente e con tutte le forze. Supponiamo, anche se è assolutamente impossibile, che un’anima abbia la potenza, la bontà e l’intelligenza di tutti gli. angeli e i santi del cielo messi insieme, e che questi doni non li abbia ricevuti da Dio o che non abbia mai avuto modo di gustare in questa vita la sua benevolenza: quest’anima, se solo vedesse quanto è amabile Dio in se stesso, sarebbe rapita d’amore al di là delle sue forze, fino al punto che il suo cuore si spezzerebbe: tanto Dio in se stesso è bello e attraente, buono e splendido.

5. [L’amore casto ama Dio per se stesso e non per qualsivoglia altra considerazione].

Com’è meraviglioso e sublime l’amore di Dio, per parlarne! Non c’è lingua così perfetta che possa farne comprendere la minima parte, se non usando supposizioni impossibili, al di là della nostra portata. È a un simile amore che faccio riferimento quando esorto ad amare Dio di un amore casto, per quel che egli è, e non per i suoi benefici. Io, non dico (anche se sarebbe già buona cosa) di amarlo molto per i suoi benefici, e infinitamente di più per se stesso. Se dovessi esprimere in maniera più elevata cosa intendo per perfezione e merito di quella adorazione d’amore, direi così: quando uno sente nel cuore in modo tangibile la presenza di Dio così com’è in se stesso e percepisce con la ragione il raggio luminoso della luce perenne, che è poi ancora Dio, in modo da vedere e gustare quant’è degno d’amore Dio in se stesso, in quel preciso istante l’uomo si dimentica completamente di tutti i benefici e di tutte le grazie che Dio gli ha elargito durante la sua vita. E finché dura questo stato interiore, non sente e non vede altro motivo per amare Dio se non Dio stesso.
Certo, quando si parla della perfezione comune, si può ben dire che la grande bontà e benevolenza che Dio ci mostra in questa vita sono dei motivi eccellenti e assai validi per amarlo; ma se si considera l’obiettivo della massima perfezione cui è mia intenzione condurti attraverso questo scritto, devo dire che chi ama Dio in maniera perfetta ha paura di ostacolare il cammino della perfezione, e quindi non chiede altro motivo per amare Dio, una volta raggiunta la cima della perfezione, se non Dio solo. È in questo senso che io parlo di amore casto: amare Dio per se stesso, e non per i suoi benefici.
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