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DIZIONARIO TEOLOGICO

Ultimo Aggiornamento: 21/08/2013 17:56
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21/08/2013 10:01
 
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Indifferenza. (inizio)

Mancanza di interesse nelle questioni religiose. Ciò proviene dal secolarismo, dall'assenza di una formazione religiosa conveniente, o da una defezione personale alla pratica della fede in Dio (cf DS 2915‑2918; FCC 7.035‑7.038). « Indifferenza » può anche significare un distacco da tutte le creature ed esperienze, permettendo così alla volontà divina di guidare le nostre scelte. In questo senso, l'« indifferenza » caratterizza la spiritualità di sant'Ignazio di Loyola (1491‑1556). Cf Apatia; Esicasmo; Secolarismo.

Induismo. (inizio)

Una delle religioni principali del mondo e la religione principale del subcontinente indiano. L'Induismo non è stato fondato da una persona singola in un punto preciso della storia; non ha un sistema preciso di verità; accetta molte divinità, in particolare Brahma che ha creato l'universo, Visnù che lo protegge e Siva che lo distrugge. Eppure, queste divinità sono intese soltanto come manifestazioni differenti di un Unico Dio Supremo (Siva per il Saivismo, o Visnù per il Vaishnavismo), nella corrente teista, o di un Assoluto divino, impersonale (Brahman) nella corrente non dualista. I primi scritti sacri dell'Induismo sono i Vedas; poi si ebbero trattati più mistici chiamati Upanishads; l'opera religiosa più popolare è la Bhagavad‑gita. L'Induismo è stato trasmesso mediante la tradizione di maestri spirituali e di insegnanti nelle differenti caste e nei vari contesti socio‑culturali. Le sue pratiche ascetiche e la meditazione (« dhyana ») mediante lo yoga mirano a liberare dalla passione e dall'ansia per unirsi a Dio nell'amore e nell'abbandono (corrente teista) o a venire assorbiti nel definitivo Assoluto divino (corrente non dualista). Si ritiene che la libertà avvenga di solito dopo una serie di re‑incarnazioni (cf NA 2). Cf Religione; Religioni del mondo.

Indulgenze. (inizio)

Si tratta della remissione della pena temporale dovuta a causa dei peccati per i quali è già stato espresso il pentimento e di cui si è già ricevuto il perdono. Questa remissione della pena proviene dal tesoro dei meriti infiniti di Cristo e della partecipazione dei Santi alla sua passione e gloria. Nella Chiesa dei primi secoli, l'intercessione di coloro che affrontavano il martirio poteva ridurre la penitenza severa imposta ai peccatori penitenti. Nel secolo XVI, l'abuso scandaloso delle indulgenze favorì l'esplosione della Riforma. Il diritto di concedere indulgenze è riservato in linea di principio alla Santa Sede. A differenza delle indulgenze parziali, quelle plenarie rimettono l'intero debito della pena purché siano adempiute tutte le condizioni richieste per il loro acquisto. Sia le indulgenze parziali che quelle plenarie possono essere applicate ai defunti che si trovano in Purgatorio. Nella Costituzione Apostolica Indulgentiarum Doctrina (1967), Paolo VI ridusse il numero di indulgenze plenarie e sottolineò la necessità della conversione personale del cuore (cf DS 1467; CIC 929‑997). Cf Merito; Purgatorio; Peccato; Sacramento della penitenza.

Indurimento del cuore. (inizio)

Il rifiuto peccaminoso di vedere la mano di Dio all'opera (Es 11,10), o di aiutare i poveri (Dt 15,7). Il NT usa un linguaggio simile per coloro che rifiutano di aprirsi alla fede in Cristo e al suo messaggio (Mt 13,13‑15; Mc 16,14). Cf Corruzione totale.

 

Ineffabilità (Lat. « essere inesprimibile, indescrivibile »). (inizio)

 L'essere di Dio è tremendamente misterioso, e, nonostante i nomi divini, è in definitiva innominabile (Es 3,34; Gv 1,13; 1 Tm 1,17; Rm 11,33‑36). Dio si può conoscere, ma rimane indescrivibile, o al più si può descrivere solo negativamente (cf DS 800, 3001; FCC 3.018‑6.060). Nelle Sinagoghe, quando si deve leggere il nome di Dio, non lo si pronuncia, ma lo si sostituisce con Adonài (Ebr. « Signore »). Cf Iahvè; Incomprensibilità.

Inerranza. (inizio)

Termine che si riferisce innanzitutto ad una conseguenza importante dell'ispirazione biblica: la verità salvifica della Scrittura (DV 11). Questa verità emerge progressivamente dal ricordo ispirato, è centrata su Cristo e va cercata nella Bibbia presa nella sua globalità. Per valutare la verità contenuta nei libri particolari della Bibbia, occorre esaminare gli intenti, i presupposti, il contesto, i modi di espressione degli autori e le tradizioni soggiacenti (DV 12). L'inerranza caratterizza anche la sensibilità che l'intero popolo di Dio manifesta per la verità. Guidata dallo Spirito, la Chiesa non può errare in materie di fede (cf 1 Gv 2,20.27; LG 12). Cf Bibbia; Esegesi; Ispirazione; Sensi della Scrittura; Sensus fidelium; Verità.

Infallibilità. (inizio)

L'immunità dalla possibilità di sbagliare in materia di fede rivelata e di costumi. Questa prerogativa è stata elargita da Cristo alla Chiesa tutta intera attraverso lo Spirito Santo (Gv 10,12‑15; LG 12), e in particolare all'intero collegio dei vescovi in unione col papa, successore di Pietro (cf At 15,1‑29; 1 Cor 15,3‑11; LG 25). Le definizioni infallibili sono venute di solito da concili ecumenici (cf DS 265, 363‑364; FCC 7.141), raramente dal papa. Il Concilio Vaticano I ha insegnato che il papa è infallibile quando, come pastore di tutti i cattolici e successore di Pietro (cf Mt 16,18‑19; Lc 22,31‑32), insegna solennemente ex cathedra come rivelato un punto che riguarda la fede o i costumi (DS 3065‑3075; FCC 7.190‑7.199). Nel suo magistero ordinario, l'intero collegio dei vescovi in unione col papa insegna infallibilmente quando tutti « convengono su una sentenza da ritenersi come definitiva » (LG 25). Nell'interpretare gli asserti infallibili, bisogna distinguere il punto della definizione dalla sua formulazione che è condizionata dalle circostanze storiche del tempo. Cf Collegialità; Concilio ecumenico; Concilio Vaticano I; Definizione ex cathedra; Magistero; Verità.

Inferno. (inizio)

Il « luogo » o lo stato dove i demoni e i peccatori morti senza pentirsi soffrono per sempre (DS 1002; FCC 0.019). Questo castigo eterno, che varia a seconda della gravità dei peccati commessi (cf DS 1306; FCC 0.024), consiste nell'esclusione dalla presenza di Dio (poena damni= dannazione vera e propria), e nel soffrire un « fuoco » inestinguibile, ma non specificato (poena sensus; cf DS 443, 780; FCC 9.036) L'insegnamento della Chiesa si basa sul NT (Mt 13,36‑43; 25,31‑46) nell'insistere sulla possibilità dell'inferno per coloro che con deliberata cattiveria rifiutano di amare Dio e il loro prossimo. Non si pronuncia, invece, sul numero dei dannati. L'amore salvifico di Dio verso tutti rimane una forza fondamentale ed efficace (1 Cor 15,28; 1 Tm 2,3‑6). Cf Apocatastasi; Escatologia; Indurimento del cuore.

 

Infinità (Lat. « senza limiti »). (inizio)

È la qualità dell'Essere illimitato e senza fine. Strettamente parlando, solo Dio è pienamente illimitato e perfettamente infinito, in quanto è illimitato nello spazio e nel tempo e immensurabilmente superiore a tutte le creature. Nella filosofia aristotelica, la materia prima, o potenza pura, « precedente » a qualsiasi determinazione, è indefinita nel senso che manca ogni specificazione o qualità che la renda concreta e limitata. Cf Aristotelismo; Eternità; Immensità.

Infuso. (inizio)

Cf Abito infuso.

Iniziazione. (inizio)

Introduzione graduale ai misteri della religione. Quando ebbe inizio il cristianesimo, esso dovette affrontare la rivalità delle religioni del Medio Oriente caratterizzate da dottrine e culti esoterici a cui venivano iniziati gradualmente i neofiti. Come queste religioni, anche l'iniziazione cristiana praticava una disciplina dell'arcano. Prima della recezione del battesimo, il simbolo di fede era spiegato solo in sintesi; l'istruzione dettagliata della fede seguiva di solito il battesimo. Cf Battesimo; Catecumenato; Disciplina dell'arcano; RICA.

Inquisizione (Lat. « indagine »). (inizio)

Tribunale speciale ecclesiastico per scoprire, esaminare e punire gli eretici. Questo procedimento si diffuse a partire dal papa Innocenzo III (1160‑1216), e si basava sulla convinzione che l'eresia, in quanto minaccia per l'ordine sociale, andava soppressa. Nel 1479, con l'approvazione del papa Sisto IV, Ferdinando V e Isabella introdussero l'Inquisizione spagnola contro i « relapsi » convertiti dal Giudaismo e dall'Islamismo, conosciuti rispettivamente come Marrani e Moreschi. Quelli che erano riconosciuti colpevoli dagli inquisitori venivano di solito consegnati allo Stato per la punizione. Nel 1542, il papa Paolo III fondò il Santo Ufficio come tribunale supremo di appello nelle questioni di eresie. Nel 1967, Paolo VI non solo cambiò il suo nome chiamandolo Congregazione per la Dottrina della Fede, ma gli diede anche il compito più positivo di incoraggiare e di salvaguardare la solida dottrina dalla fede e della morale. Cf Eresia.

Insediamento. (inizio)

Dopo l'ordinazione episcopale, il nuovo vescovo si diede sulla cattedra della propria cattedrale, come simbolo dell'inizio del suo insegnamento e del governo pastorale nella sua diocesi. CfCattedra; Cattedrale; Diocesi.

Integrità. (inizio)

Cf Giustificazione.

Intenzione. (inizio)

Il proposito per cui uno agisce. La « rettitudine » d'intenzione proviene dall'agire per motivi pienamente validi. L'amministrazione valida dei sacramenti richiede che il ministro abbia almeno l'intenzione di fare quello che fa la Chiesa (DS 1611; FCC 9.017). Oltre ad esprimere il proposito deliberato, l'intenzione (e l'intenzionalità) si riferisce anche in vari modi ai concetti umani, alla conoscenza e alla coscienza. Cf Epistemologia; Etica; Teologia morale.

Intercessione (Lat. « passare tra »). (inizio)

Preghiera di petizione per altri. L'intercessione si riferisce primariamente alla continua mediazione del Cristo risorto per la nostra salvezza (cf 1 Tm 2,5; Eb 7,25; 9,24; DS 1523; FCC 8.056). Anche la Madre sua, Maria, intercede per noi (DS 1400; 3274‑3275; 3370; 3916); anche gli angeli e i santi (DS 3320‑3321). L'intercessione è parte integrante del culto cristiano. CfLiturgia; Mediazione; Preghiera; Preghiera impetratoria.

Intercomunione. (inizio)

Cf Communicatio in sacris.

Interconfessionale e interreligioso. (inizio)

Cf Dialogo; Religioni del mondo.

Interdetto (Lat. « proibizione per decreto »). (inizio)

È un castigo ecclesiastico usato raramente e chiamato scomunica « minor » nel CCEO che, per un determinato tempo, priva quanti ne sono colpiti di certi diritti e funzioni, senza, però, escluderli dalla Chiesa. Generalmente, l'interdetto sospende il diritto di celebrare i sacramenti (in questo caso, riguarda il clero) e di riceverli (nel caso di laici). Questa proibizione cessa automaticamente in pericolo di morte. Un interdetto può colpire una persona singola o alcune persone che formano un luogo (come una chiesa, un cimitero o un convento), una città ed anche un'intera nazione (cf CIC 915, 1109, 1331‑1332, 1370, 1373, 1374). Cf Scomunica.

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