È soltanto un Pokémon con le armi o è un qualcosa di più? Vieni a parlarne su Award & Oscar!
Nuova Discussione
Rispondi
 
Pagina precedente | 1 2 | Pagina successiva

DIZIONARIO TEOLOGICO

Ultimo Aggiornamento: 21/08/2013 17:56
Autore
Stampa | Notifica email    
21/08/2013 09:57
 
Email
 
Scheda Utente
 
Modifica
 
Cancella
 
Quota

I

Iahvè (origine incerta). (inizio)

È il nome proprio che gli Ebrei dànno a Dio, che è anche chiamato frequentemente Elohim (= il nome semitico che indica comunemente Dio). Il nome « Iahvè » si trova nei racconti della creazione e dei patriarchi (cf Gn 2,4; 4,26; 12,8; 26,25). Potrebbe, però, essere un anacronismo, essere, cioè, un nome dato a Dio in una data posteriore, quando le tradizioni e i testi originali furono poi composti da un redattore chiamato iahvista. Secondo un altro redattore (chiamato elohista, perché fino allora aveva usato il nome « Elohim » per designare Dio), Iahvè come nome di Dio fu rivelato per la prima volta a Mosè e fu spiegato come « Io sono colui che sono », o « Io sarò quello che sarò » (Es 3,13‑15). Comunque, invece di aver ricevuto il nome « Iahvè » da una rivelazione speciale, gli Israeliti potrebbero averlo mutuato da altri. Se lo si intende in senso causativo, cioè come « colui che fa essere », il nome indica Dio come creatore e signore della storia. Verso la fine dell'esilio di Babilonia (587‑538 a.C.), gli Ebrei cessarono di pronunciare questo nome e lo scrissero col tetragramma (Gr. « parola di quattro lettere ») YHWH. Ogni volta che lo incontravano, invece di nominarlo, dicevano: « Adonài » (Ebr. « Signore »). Un rispetto del genere per il nome di Dio è manifestato nelle versioni che traducono « Iahvè » con « Signore ». Cf Israele; Pentateuco; Geova.

Icona (Gr. « immagine »). (inizio)

Immagine sacra, dipinta sul legno o formata da un mosaico. Le icone sono normalmente dipinti piatti, anche se alle volte i contorni degli abiti possono essere dipinti su uno scudo protettivo. Più che rappresentare realisticamente persone o scene, le icone le presentano simbolicamente ed hanno una funzione integrativa per il culto sia privato che pubblico nelle Chiese orientali. I produttori delle icone rimangono spesso anonimi perché è centrale la fedeltà alla tradizione più che l'originalità. Gli artisti creano queste opere come un'attività religiosa e vi si preparano con la preghiera e il digiuno. La venerazione per le icone non si riferisce alle immagini in sé, ma alle persone sacre che rappresentano; il Dio vivente, la Vergine Maria, gli angeli o i Santi. CfAdorazione; Culto; Teologia orientale; Venerazione dei santi.

Iconoclasmo (Gr. « distruzione delle immagini »). (inizio)

Un movimento ostile all'uso delle immagini nel culto cristiano che turbò l'impero bizantino dal 725 circa all'843. In una prima fase, le icone furono distrutte in quanto ritenute inconciliabili con la fede cristiana e oggetto di scandalo per gli Ebrei e per i Musulmani. Dal monastero di San Saba, vicino a Gerusalemme, san Giovanni Damasceno (circa 675 ‑ circa 749) sostenne che l'uso delle immagini per rappresentare Cristo ed altre persone sacre era una conseguenza necessaria dell'incarnazione. Dopo che l'iconoclasmo fu accettato dal sinodo eretico di Ieria (753), il concilio ecumenico di Nicea II (787) riabilitò le immagini e la loro venerazione (DS 600‑603; 2532; FCC 7.336‑7.338). In una seconda fase della crisi (814‑843), le icone, mentre furono tollerate per intenti didattici, non furono ritenute convenienti per il culto pubblico e perciò vennero rimosse dalle chiese. Fin dall'inizio, i monaci furono perseguitati e talvolta uccisi dagli iconoclasti. Una difesa importante delle immagini si ebbe anche con san Teodoro Studita (759‑826). Per segnare la fine della controversia, fu stabilita la Festa dell'Ortodossia ed è tuttora celebrata la prima domenica di Quaresima nelle Chiese Orientali. Cf Concilio di Nicea II; Immagine di Dio; Islamismo; Ortodossia.

Iconostasi (Gr. « collocamento di immagine »). (inizio)

Nelle chiese d'Oriente, si tratta di uno schermo o muro con icone che separa la navata dal presbiterio. Il presbiterio simboleggia il cielo; la navata, la terra. Però, entrambi si trovano sotto lo stesso tetto, per indicare che nella liturgia noi della terra siamo uniti col cielo. L'iconostasi ha tre porte: la porta regale, al centro, riservata al celebrante principale, vescovo o presbitero, porta direttamente all'altare; la porta di destra conduce al diakonikon, una specie di sacrestia per i diaconi che assistono il celebrante; la porta di sinistra conduce alla prothesis, o stanza riservata per la preparazione dei doni.

Idealismo. (inizio)

Qualsiasi interpretazione comprensiva della realtà e della storia in cui predominano le idee e gli ideali sull'esperienza concreta e sugli oggetti percepiti esternamente. Più specificamente, l'idealismo si riferisce a qualsiasi sistema filosofico che abbracci tutto sotto la coscienza, il pensiero e la ragione. In questo senso, l'idealismo si oppone al realismo di senso comune, come anche al naturalismo e al materialismo, che interpretano il reale come costituito, rispettivamente, di natura e di materia. L'idealismo ha subìto molte variazioni, da Platone (427‑347 a.C.) che riteneva inaffidabile l'esperienza del mondo sensibile e trovava la vera conoscenza nel regno più elevato delle idee eterne, a Giorgio Guglielmo Federico Hegel (1770‑1831) per il quale tutta la storia è la manifestazione evolutiva dell'Assoluto. Tra questi due, ci sono delle varianti, come in René Descartes (1596‑1650), che proclamava la certezza nell'atto individuale di conoscere, ed in Immanuel Kant (1724‑1804), che mostrava fino a che punto la mente umana costruisce quella che chiamiamo realtà esterna. L'insegnamento della Chiesa ha condannato l'idealismo in quelle forme estreme (DS 3878, 3882; FCC 1.096) che escludono l'assoluta libertà di Dio e la nostra libertà limitata. Ha respinto, in particolare, il tentativo razionalistico di Anton Günther (1783‑1863) di adattare la teologia all'hegelianismo (DS 2828‑2831, 2914, 3025; FCC 1.024, 3.025). Cf Filosofia; Razionalismo.

Idolatria (Gr. « adorazione di immagini »). (inizio)

È il culto di divinità false, non esistenti. L'AT condanna severamente l'adorazione di idoli o immagini di falsi dei (Es 20,3‑4; Dt 5,7‑9; Sal 115,4‑8). Il NT non solo denuncia l'idolatria (1 Cor 5,10; Ap 21,8; 22,15), ma anche, sviluppando l'estensione del concetto (cf Is 2,6‑11), respinge l'attaccamento al denaro come idolatria (Ef 5,5; Col 3,5). Cf Adorazione; Culto; Giudaismo; Icona; Iconoclasmo.

Ignoranza invincibile. (inizio)

Mancanza di conoscenza che rimane anche dopo seri sforzi per informarsi adeguatamente. Essa scusa da ogni colpa di fronte a Dio. Così, nonostante l'interessamento coscienzioso e senza che vi sia colpa loro propria, ci possono essere di quelli che sono incapaci di accettare la Chiesa e il suo insegnamento. Ciò può provenire dall'educazione ricevuta, da pregiudizi sociali, o da semplice mancanza di contatto col messaggio cristiano (cf DS 2865‑2867; FCC 7.030‑7.031; LG 16; GS 16). L'ignoranza invincibile può essere fisica, come nel caso di bambini e di malati mentali; negli altri casi, è morale. Cf Errore; Tolleranza.

Ilemorfismo. (inizio)

Cf Materia e forma.

Illuminismo. (inizio)

Movimento cominciato nel XVII secolo in Europa (e diffusosi nel Nord America). Questo movimento, contrario all'autorità e alla tradizione, difendeva la libertà e i diritti umani, incoraggiava i metodi empirici nella ricerca scientifica, e pretendeva di risolvere i problemi con il solo uso della ragione. In campo religioso, molti seguaci di questo movimento sostenevano la critica biblica, negavano la rivelazione divina e i miracoli, e si opponevano tenacemente alle linee portanti del cristianesimo. Le figure più importanti dell'Illuminismo furono: Denis Diderot (1713‑1784), Benjamin Franklin (1706‑1790), David Hume (1711‑1776), Immanuel Kant (1724‑1804), Gotthold Ephraim Lessing (1729‑1781), Giovanni Locke (1632‑1704), Mosè Mendelssohn (1729‑1786), Jean‑Jacques Rousseau (1712‑1778) e François‑Marie Arouet (= Voltaire) (1694‑1778). Sebbene l'Illuminismo abbia predicato false speranze per il progesso sociale ed abbia incoraggiato un razionalismo antidottrinale, ha tuttavia sostenuto un sano rispetto per la ragione umana e per la libertà religiosa. Cf Autonomia; Autorità; Deismo; Libertà religiosa; Miracolo; Razionalismo; Rivelazione.

« Imitazione di Cristo ». (inizio)

Un testo molto influente per la ricerca della perfezione spirituale attraverso la sequela di Cristo come modello. Attribuito comunemente a Tommaso da Kempis (circa 1380‑1471), il libro esprime in maniera classica la devotio moderna (Lat. « devozione moderna »), una forma di preghiera profonda e di pietà personale che, alla fine del XIV secolo, si diffuse dall'Olanda nel resto dell'Europa. Cf Devozione.

Imitazione di Cristo. (inizio)

L'ideale e la pratica di seguire Gesù Cristo che si trova nel primissimo documento cristiano (1 Ts 1,6) e nelle lettere di Paolo è anche collegato con l'imitazione dello stesso apostolo (1 Cor 4,16; 11,1; 2 Ts 3,7). Per Paolo l'imitazione di Cristo significa la liberazione dal peccato e la rinuncia di sé che conforma i credenti al modello della crocifissione e risurrezione (Rm 6,11), la disponibilità a lasciarsi plasmare dallo Spirito Santo che abita in noi (cf Rm 8,4.11), e il servizio oblativo di amore verso gli altri (1 Cor 13; Gal 5,13). Il Vangelo parla in modo caratteristico di un discepolato personale che è pronto a servire il prossimo che si trova nel bisogno (Lc 10,29‑37) e a seguire il Figlio dell'Uomo sulla strada che dalla sofferenza porta alla gloria (Mc 8,31‑38). Invece di « imitazione » di Cristo, l'Oriente cristiano preferisce parlare di « vita in Cristo » (cf Gv 15,1‑17; 1 Gv 2,1‑6): è un tema che si trova in molte opere di scrittori orientali circa la vita spirituale. Cf La vita in Cristo, di Nicola Cabasila (nato nel 1332 circa) e La mia vita in Cristo, di Giovanni di Kronstadt (1829‑1908).

Immacolata Concezione. (inizio)

Festa dell'Occidente celebrata l'8 dicembre riguardante il fatto che, per un privilegio unico e in considerazione dei meriti del Figlio suo, Maria di Nazaret è stata immune da ogni peccato, anche da quello originale, fin dal primo istante della sua concezione (cf DS 2800‑2804; FCC 5.023‑5.026). Molti passi della Scrittura sono stati costantemente intesi come un orientamento in quel senso (Gn 3,15; Lc 1,28). Sebbene il dogma in quanto tale sia stato definito da Pio IX solo nel 1854, la festa risale almeno al VII secolo. In parte a motivo di differenze sulla nozione di peccato originale, gli Ortodossi non onorano la Madre di Dio come « concepita immacolata », ma come achrantos (Gr. « immacolata ») e Panaghia (« Tutta‑Santa »). Cf Peccato originale; Theotòkos.

Immaginazione. (inizio)

La capacità creativa di andare oltre ai dati immediati, così da formare, richiamare e riferire idee e oggetti presentati qui e ora dai sensi. Sebbene alcuni filosofi e teologi di valore abbiano respinto l'immaginazione per il suo influsso pericoloso e fuorviante, sono sempre più numerosi oggi quelli che vedono il ruolo positivo dell'immaginazione nella vita religiosa, nel pensiero e nel culto. È essenziale per la comunicazione della fede. L'esercizio disciplinato dell'immaginazione porta a conoscere e ci aiuta a percepire, interpretare e integrare la verità. Cf Estetica; Icona; Teologia della bellezza.

Immagine di Dio. (inizio)

La dottrina secondo cui gli esseri umani, uomini e donne, furono creati a immagine e somiglianza di Dio (Gn 1,26‑27). Alcuni Padri della Chiesa e più tardi vari teologi distinsero fra

  a) l'« immagine » di Dio che spetta agli esseri umani, creature dotate di ragione e di libera volontà. Questa immagine può soltanto essere oscurata dal peccato;

  b) e la « somiglianza » con Dio. Questa, se viene perduta col peccato, può essere restaurata con la grazia mediante il battesimo e la vita di fede.

  Il NT riconosce Cristo come la vera immagine di Dio (Col 1,15). Egli è il modello a cui devono conformarsi tutti gli esseri umani (Rm 8,29). Cf Caduta (La); Corruzione totale; Creazione; Deificazione; Grazia; Peccato originale.

Immanenza divina (Lat. « rimane dentro »). (inizio)

La presenza di Dio dovunque e in ogni cosa (cf Sal 139). Se non è completata dal senso della trascendenza divina, che significa che Dio esiste anche come totalmente diverso e superiore all'intero universo, la nozione di immanenza può sfociare nel panteismo. Cf Onnipresenza; Panenteismo; Panteísmo; Trascendenza; Trinità immanente.

Immensità di Dio. (inizio)

L'attributo divino dell'Essere immensurato e immensurabile. Essendo al di là di ogni misura, Dio è la misura di ogni cosa e di ognuno. Questa tematica è sviluppata in un modo particolarmente drammatico in Giobbe 38‑42 (cf DS 800; 3001; FCC 3.018, 6.060). Cf Attributi divini; Dio.

Immolazione. (Lat. « offrire una vittima in un pasto sacrificale »). (inizio)

Sacrificio che comprende una vittima, un sacerdote e il popolo in una offerta fatta a Dio. Nell'Eucaristia, il sacrificio di Cristo, che è stato espresso ritualmente nell'Ultima Cena ed è stato consumato sul Calvario, viene ri‑presentato (non ripetuto) e i suoi effetti sono validi oggi (cf 1 Cor 11,23‑26; DS 1740‑1741; FCC 9.172‑9.173). Cf Eucaristia; Sacrificio.

Immortalità. (inizio)

Cf Anima; Morte; Risurrezione; Vita dopo morte.

Immutabiltà. (inizio)

Immune da cambiamenti e dalla possibilità di cambiamenti. Strettamente parlando, solo Dio perfettissimo è completamente immutabile (cf Mal 3,6; Sal 102,27; DS 285; 294; 800; 3001; FCC 4.010; 6.060, 3.018). Come uomo, Cristo era soggetto al cambiamento e alla morte. CfIncarnazione.

Impassibilità (Lat. traduce la parola greca apatheia). (inizio)

Immunità dalla possibilità di soffrire e dal subire cambiamenti per opera di una causa esterna. Solo Dio perfettissimo e immutabile è impassibile (cf DS 16, 166, 293 300, 358‑359; FCC 4.009). Questo però non vuol dire che Dio sia indifferente e disinteressato. L'amore divino lo ha portato all'incarnazione (Gv 3,16), mediante cui il Figlio di Dio venne a soffrire e a morire a motivo della sua natura umana. Cf Apatia; Controversia teopaschita; Immutabilità; Passione.

Impedimenti del matrimonio. (inizio)

Ci sono casi o circostanze personali che impediscono di contrarre matrimonio. Si chiamanoimpedimenti dirimenti e rendono invalido il matrimonio. Gli impedimenti dirimenti comprendono l'insufficienza di età, gli ordini sacri, l'impotenza, un matrimonio già esistente, il voto pubblico perpetuo di castità, una stretta consanguineità (cf CIC 1073‑1094). Cf Rato e consumato; Validità.

Imperativo Categorico. (inizio)

Secondo Immanuel Kant (1724‑1804), è un principio morale incondizionato che obbliga in modo assoluto, mentre l'imperativo ipotetico obbliga solo in forza di una meta che uno si è scelto. CfEtica.

Imposizione della mani. (inizio)

Una forma di benedizione che si trova nell'AT (Gn 48), adottata da Gesù nel compiere miracoli (per es., Mc 1,41; 5,41) e usata dai suoi discepoli (At 13,3; 1 Tm 4,14; 5,22), in particolare per comunicare lo Spirito Santo (At 8,17s; 19,6). L'imposizione delle mani divenne il rito principale nel conferire gli Ordini sacri (cf DS 3858‑3860; FCC 9.314‑9316). Senza insistere sull'accettazione da parte dei Greci del rito latino e delle sue cerimonie circa l'ordinazione (DS 1326; FCC 9.287), il Concilio di Firenze (1439) approvò il modo con cui i Greci venivano ordinati, e cioè con l'imposizione delle mani. I riti del battesimo e della cresima comprendono pure un'imposizione delle mani. Questa è raccomandata anche nel nuovo rito della penitenza. Cf Concilio di Firenze; Ordine.

Imputazione. (inizio)

Attribuire legalmente a qualcuno la colpa o la giustizia di un altro. Questa nozione è fondamentale nella visuale protestante della giustificazione. La giustizia di Cristo viene a noi peccatori attribuita (più che impartita). Però, il dialogo di oggi tende a mitigare le distinzioni troppo rigide che esistono tra la visuale protestante (Dio dichiara semplicemente giusti i peccatori) e quella cattolica (Dio rende veramente giusti i peccatori). Cf Deificazione; Giustificazione; Luteranesimo; Protestante.

Incarnazione (Lat. « prendere carne »). (inizio)

È verità di fede che la salvezza del mondo fu operata dal Figlio di Dio, il quale, pur rimanendo pienamente divino, divenne veramente e pienamente uomo (Gv 1,14; Gal 4,4‑5). In un luogo specifico e in un tempo preciso della storia, egli nacque da Maria Vergine, morì su una croce sotto Ponzio Pilato e risuscitò dai morti con un corpo glorificato (Rm 1,3‑4). Dal Concilio Niceno I (325) al Costantinopolitano III (680), i Concili della Chiesa hanno respinto vari tentativi di attenuare o di negare la piena umanità e la piena divinità di Gesù Cristo. Cf Concilio di Calcedonia; Concilio Costantinopolitano III; Concilio di Nicea I; Docetismo.

Incomprensibilità. (inizio)

Ritenere che Dio è il mistero assoluto che oltrepassa la comprensione umana. Quello che conosciamo della rivelazione ci rende capaci di riconoscere ancora più profondamente che non conosciamo realmente Dio (cf DS 800, 3001; FCC 3.018, 6.060). Cf Mistero; Teologia apofatica; Teologia negativa.

Inculturazione. (inizio)

Termine nuovo per indicare l'obbligo che è sempre esistito di contestualizzare e portare nelle diverse culture e nei diversi popoli il messaggio e lo stile di vita cristiani. San Paolo e gli altri primi missionari hanno dovuto affrontare il compito di adattare alle masse di credenti non Ebrei (cf At 15,1‑29; 17,16‑34; Gal 2,1‑10) l'annuncio del vangelo. Dopo che il cristianesimo ebbe messo salde radici in Europa, esso divenne troppo strettamente identificato con la cultura europea. Il Concilio Vaticano II (1962‑1965) insegnò che il vangelo non prende nessuna cultura come normativa, ma che esso va incarnato in ogni cultura per la salvezza di tutti (cf LG 13; 17; 23; GS 39, 55, 58; AG 9‑11, 21‑22). Cf Cattolicità; Evangelizzazione; Teologia della missione.

Indefettibilità « Lat. « immune dall'essere soggetto al venir meno, a decadere e a morire ».

(inizio)

Cristo ha promesso alla sua Chiesa che durerà sino alla fine del mondo (cf Mt 16,18; 28,18‑20; Gv 14,16‑17). Con la presenza del Signore risorto e sotto la guida dello Spirito Santo, la Chiesa, presa nella sua globalità, non può venir meno alle sue qualità fondamentali e ad essere testimone della verità rivelata (cf DS 3050‑3052; FCC 7.176‑7177; LG 12). L'infallibilità è un aspetto di questa guida generale operata dallo Spirito Santo. Cf Infallibilità; Note (segni) della Chiesa.

Amministra Discussione: | Chiudi | Sposta | Cancella | Modifica | Notifica email Pagina precedente | 1 2 | Pagina successiva
Nuova Discussione
Rispondi
VENENDO PORTAMI...I LIBRI, SOPRATTUTTO LE PERGAMENE.... 2Ti m. 4,13
 
*****************************************
Feed | Forum | Album | Utenti | Cerca | Login | Registrati | Amministra | Regolamento | Privacy
Tutti gli orari sono GMT+01:00. Adesso sono le 00:50. Versione: Stampabile | Mobile - © 2000-2024 www.freeforumzone.com