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DIZIONARIO TEOLOGICO

Ultimo Aggiornamento: 21/08/2013 17:56
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16/08/2013 22:54
 
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Chiese. (inizio)

Varie comunità cristiane che possono differire in fatto di estensione, di credenze, di liturgia e disciplina, ma hanno una certa unione fra di loro in quanto professano « un solo Signore, una sola fede, un solo battesimo » (Ef 4,5; cf AG 19‑22; LG 26; CIC 368‑572; e OE e UR passim). CfChiesa; Chiesa locale; Ecumenismo.

Chiese calcedonesi. (inizio)

Originariamente, si intendevano tutte quelle Chiese che avevano accettato il Concilio di Calcedonia (451). Il termine è usato tuttora per le Chiese ortodosse d'Oriente che non si sono separate da Costantinopoli in seguito a questo Concilio. Cf Chiese Orientali; Concilio di Calcedonia; Ortodossi Orientali.

Chiese domestiche. (inizio)

Un movimento sorto dopo la Seconda Guerra Mondiale e che intendeva rivivere l'esperienza dei primi cristiani nella preghiera in comune e nell'Eucaristia celebrata nelle case (cf At 1,12‑14; 2,42.46). In alcuni casi, il movimento portò alla formazione di gruppi che si staccarono dalle Chiese istituzionali. Questo è stato assai raro nella Chiesa Cattolica in cui molti gruppi, regolari o spontanei, celebrarono con gioia la Messa nelle case. Cf Carismatici; Culto; Pentecostali.

Chiese non calcedonesi. (inizio)

Quelle Chiese che non accettarono il Concilio di Calcedonia (451). Cf Concilio di Calcedonia; Ortodossi Orientali.

Chiese orientali. (inizio)

Sono quelle Chiese che hanno subito una evoluzione graduale fino a diventare comunità indipendenti dopo la morte di Teodosio I (395), quando l'Impero romano si divise tra Oriente e Occidente. Ci sono quattro gruppi:

  1) La Chiesa Assiriana d'Oriente riconosce i primi due Concili generali, ma non Efeso (431) che condanna Nestorio. Per questo, i suoi aderenti sono chiamati comunemente Nestoriani.

  2) Le Chiese Ortodosse Orientali (« non‑calcedonesi ») riconoscono i primi tre Concili generali, ma non Calcedonia (451). I loro aderenti sono soliti essere chiamati « Monofisiti ». Questo gruppo comprende cinque Chiese indipendenti: le Chiese armene, copte, etiopiche, siriane ortodosse, come anche gli Ortodossi siriani dell'India, che sono a loro volta suddivisi in Ortodossi siriani autocefali del Malankar e una Chiesa autonoma sotto la direzione del patriarca siriano ortodosso di Damasco.

  3) Le Chiese Ortodosse Orientali la cui rottura con Roma risale convenzionalmente al 1054. Sono tutte in comunione fra di loro e riconoscono il Patriarca di Costantinopoli come il primo tra pari. Esse comprendono gli antichi patriarcati di Costantinopoli, Alessandria, Antiochia e Gerusalemme; i nuovi patriarcati di Russia, Serbia, Romania, Bulgaria e Georgia; le Chiese autocefale di Cipro, Grecia, Polonia, Albania e Cecoslovacchia; e la Chiesa Ortodossa d'America, la cui autocefalia è riconosciuta da Mosca, ma non da Costantinopoli; le Chiese autonome del Monastero di santa Caterina (Sinai); e le Chiese Ortodosse di Filandia, Giappone e Cina. (Costantinopoli non riconosce la situazione autocefala concessa da Mosca alla Chiesa Ortodossa in Cecoslovacchia, ma riconosce questa Chiesa come autonoma. C'è un problema del genere che riguarda le Chiese Ortodosse autonome del Giappone e della Cina. Siccome furono fatte autonome da Mosca senza il consenso di Costantinopoli, questo patriarcato non le riconosce come tali).

  4) Le Chiese Cattoliche Orientali che sono in comunione con Roma. In parallelismo con la Chiesa Assiriana d'Oriente, ci sono le Chiese cattoliche Caldee e Malabariche. In parallelismo con le Chiese Ortodosse Orientali, ci sono le Chiese armene, copte, etiopiche, siriane e del Malankar. In parallelismo con le Chiese Ortodosse Orientali, abbiamo le Chiese melkite, ucraine, rutene, rumene, greche, bulgare, slovache e ungariche. Inoltre, ci sono i Cattolici bizantini nella ex‑Jugoslavia. Le Chiese maronite e italo‑albanesi cattoliche non corrispondono a nessun'altra Chiesa. Cf Autocefalo; Chiesa Ortodossa Siriana Occidentale; Chiesa Siriana; Cristiani; Cristianità Armena; Cristianità Copta; Cristianità Etiopica; Maroniti; Monofisismo; Nestorianesimo; Ortodossi Orientali; Patriarca.

Chiliasmo (Gr. « mille »). (inizio)

Movimento all'inizio del cristianesimo ed anche in seguito che interpreta Apocalisse 20,1‑5 come una promessa secondo cui, prima della fine del mondo, Cristo stabilirà un regno di mille anni coi santi che saranno già risorti dai morti (cf DS 3839). Cf Millenarismo.

Ciborio (Gr. « coppa che richiamava la forma della fava egiziana»). (inizio)

Baldacchino o conopeo che sovrasta l'altare in certe chiese antiche, come per esempio, san Clemente a Roma. Cf Pisside.

Cielo. (inizio)

Secondo la concezione delle religioni primitive, è il luogo nel firmamento o al di là di esso dove abitano gli dèi. La Bibbia rispecchia una cosmologia primitiva quando concepisce la volta celeste che poggia su colonne (Gb 26,11). La Bibbia parla del cielo come del luogo dove Dio siede in trono (Sal 11,4; 115,16) e dal quale scende (Es 19,18‑20), ma riconosce che « i cieli e la terra » non possono contenere Dio (cf Gn 1,1; 1 Re 8,27). Alla fine dei tempi, saranno creati cieli nuovi e una terra nuova (Is 65,17; 2 Pt 3,13; Ap 21,1-22,5). Il cielo è il « luogo », o meglio, lo stato dove i Beati abiteranno per sempre con Dio mediante l'umanità glorificata di Cristo (cf 1 Ts 4,17; Gv 14,3; 1 Pt 1,4). Cf Escatologia; Paradiso; Risurrezione; Visione beatifica; Vita dopo morte.

Cinque Vie (Le). (inizio)

Cinque argomenti per l'esistenza di Dio che si trovano nella Summa Theologiae di san Tommaso d'Aquino (circa 1225‑1274). Dal fatto del cambiamento (moto) nel mondo, la Prima Via deduce l'esistenza di un Primo Motore Immobile. La Seconda Via risale dalla nostra esperienza delle cause che producono effetti fino ad una Causa ultima non causata. La Terza Via osserva la contingenza del nostro universo e ritiene la necessità di una Causa Necessaria. La Quarta Via comincia coi gradi limitati di perfezione che si trovano nell'universo e giunge ad una prima Causa Illimitata. La Quinta Via osserva il disegno ordinato del mondo che si può spiegare unicamente mediante l'attività finalizzata di un divino Ordinatore. Le Cinque Vie sono state fortemente contestate da David Hume (1711‑1776), Immanuel Kant (1724‑1804) e da altri filosofi, ma offrono tuttora prospettive valide per la nostra conoscenza (limitata) di Dio. CfArgomenti per l'esistenza di Dio; Argomento teleologico;. Causalità; Finalità.

Circolo ermeneutico. (inizio)

Un concetto sviluppato, alle volte diversamente, da Martin Heidegger (1889‑1976), Rudolf Bultmann (1884‑1976), Hans‑Georg Gadamer (nato nel 1900) ed altri riguardo alla ricerca di significato dell'interprete. In una situazione storica particolare, e con una precomprensione di un dato testo, l'interprete comincia un « dialogo ». Il testo modificherà le questioni che gli sono poste, sfiderà le aspettative e perfino correggerà radicalmente i nostri presupposti. Nel dialogo con l'interprete, il testo e il suo messaggio conservano la loro priorità. Un documento del 1989 della Commissione Internazionale di Teologia (« L'interpretazione dei dogmi ») propose una « ermeneutica metafisica » come soluzione al pericolo di relativismo implicato nel circolo ermeneutico. Cf Ermeneutica.

Circoncisione. (inizio)

Recisione del prepuzio dei bambini per simboleggiare la loro ammissione nella comunità religiosa. Gli Ebrei praticavano questo rito per significare la loro alleanza con Dio (Gn 17,10‑14; Es 12,48; Lv 12,3). La Chiesa primitiva non volle imporre la circoncisione ai convertiti, in quanto questo rito è stato sostituito dal battesimo (At 15,5.28‑29; Gal 5,2‑6; 6,15; Col 2,11‑15). La Circoncisione di Nostro Signore viene ricordata nel vangelo del 1o gennaio. CfBattesimo; Ebraismo.

Circuminsessione (Lat. « sedersi attorno »). (inizio)

Cf Pericòresi.

Clericalismo. (inizio)

Tentativo del clero di far sentire la sua influenza sugli affari non ecclesiastici; approccio ai problemi pastorali e teologici che cerca di concentrare tutto nelle mani del clero. CfAnticlericalismo.

Clero (Gr. « parte eletta »). (inizio)

Nome collettivo per indicare i diaconi, sacerdoti e vescovi ordinati (cf CIC 232, 266). CfDiacono; Sacerdoti; Vescovo.

Codice dei canoni delle Chiese orientali (Codex Canonum Ecclesiarum Orientalium). (inizio)

Questo Codice è stato promulgato dal papa Giovanni Paolo II (nato nel 1920) il 18 ottobre 1990. Come già nel 1927, dieci anni dopo la promulgazione del Codex Juris Canonici (= CIC) da parte del papa Benedetto XV (1914‑1922), la Congregazione per la Chiesa Orientale (oggi: Chiese Orientali) propose che queste Chiese avessero il loro proprio Codice. La proposta fu accettata dal papa Pio XI (1922‑1939) nel 1929. I primi schemi premevano su un eccessivo centralismo di Roma e su modelli di vita della Chiesa Latina. Dopo il Vaticano II, con la chiara consapevolezza di speciali tradizioni, diritti, privilegi e della disciplina sacramentale delle Chiese Orientali (OE 5‑23), Paolo VI (1963‑1978) istituì la nuova commissione per il Codice di Diritto Canonico delle Chiese Orientali. Nonostante l'ispirazione proveniente dalle fonti orientali e la consultazione dei patriarchi cattolici orientali, la principale fonte per questo Codice Orientale è rimasta il Codice Latino promulgato nel 1983. Gli schemi hanno suscitato discussioni circa il ruolo dei patriarchi e delle Chiese locali. È significativo sottolineare come il primo codice per le Chiese Orientali, il CCEO è stato generalmente recepito con rispetto. L'attuale Patriarca di Costantinopoli, Bartholomaios I, ha studiato diritto canonico al Pontificio Istituto Orientale (Roma), scrivendo la sua tesi dottorale (sul bisogno di riordinare i canoni della Chiesa Bizantina) sotto la direzione di P. Ivan _u_ek, che fu poi nominato segretario della commissione che ha preparato il CCEO. Cf Chiesa locale; Chiese Orientali; Patriarca.

 
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