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VITA di s.Teresa D'Avila

Ultimo Aggiornamento: 09/08/2013 17:49
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09/08/2013 17:09
 
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7. Venne da me un sacerdote che da due anni e mezzo si trovava in peccato mortale, uno dei più abominevoli che io abbia mai udito, e in tutto questo tempo né l’aveva confessato, né aveva cercato di emendarsi, pur continuando a celebrare la Messa. Gli altri peccati, sì, li confessava, ma questo diceva che gli era impossibile confessarlo, essendo troppo brutto. E desiderava ardentemente liberarsene, ma da solo non ci riusciva. Ebbi di lui molta compassione, e gran dolore mi procurò veder offendere Dio in quel modo. Gli promisi di pregare vivamente il Signore di aiutarlo, e far sì che gli altri, migliori di me, lo pregassero. Scrissi subito a una certa persona alla quale mi disse che potevo mandare le lettere. E così, nella sua prima confessione, si accusò di quel peccato, poiché Dio volle, per le suppliche delle molte sante persone alle quali l’avevo raccomandato, usare verso quest’anima la sua misericordia; anch’io, quantunque così miserabile, avevo fatto per lui con molta diligenza tutto quello che avevo potuto. Mi scrisse di esser già tanto migliorato che da più giorni non cadeva in quel peccato, ma che il tormento procuratogli dalla tentazione era così grande che gli sembrava di essere all’inferno, stando a quanto pativa, e perciò lo raccomandassi a Dio. Io tornai a raccomandarlo alle mie consorelle, che presero molto a cuore la cosa, e per le cui preghiere il Signore mi avrebbe fatto questa grazia. Si trattava di una persona che nessuno avrebbe potuto indovinare chi fosse. Da parte mia supplicai Sua Maestà di far sì che avessero tregua quei tormenti dati dalle tentazioni e che quei demoni venissero a tormentare me, purché non avessi da offendere in nulla il Signore. Fu così che passai un mese di grandissimi tormenti; i due fatti che le ho raccontato mi accaddero allora.
8. Piacque, infatti, al Signore che egli fosse lasciato in pace come mi fu scritto, dopo che io gli ebbi fatto sapere ciò che avevo sofferto in quel mese. La sua anima, così, prese forza e restò completamente libera, tanto che egli non cessava di ringraziare il Signore e me, come se io avessi fatto qualche cosa, mentre era la convinzione da lui raggiunta che il Signore mi favorisse di grazie, a giovargli. Diceva che quando si sentiva fortemente turbato, leggeva le mie lettere e la tentazione spariva; era molto stupito di quello che io avevo sofferto e di come egli fosse rimasto libero da ogni tormento. Altrettanto stupita ne ero io, ma avrei sopportato quella sofferenza per molti anni ancora, pur di vedere libera quell’anima. Di tutto sia lodato il Signore perché molto può l’orazione di coloro che lo servono, come credo che facciano le sorelle di questa casa. Se non che, essendo io quella che le inducevo a pregare, i demoni si adiravano, credo, soprattutto con me, e il Signore lo permetteva a causa dei miei peccati.
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