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VITA di s.Teresa D'Avila

Ultimo Aggiornamento: 09/08/2013 17:49
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09/08/2013 16:59
 
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CAPITOLO 24
Prosegue nell’argomento iniziato e dice come la sua anima andò avvantaggiandosi da quando cominciò ad obbedire, e quanto poco le giovasse resistere ai favori di Dio, che egli le dava in un modo sempre più perfetto.
1. Dopo questa confessione la mia anima restò così docile da sembrarmi che non vi sarebbe stato nulla a cui non fosse disposta. Cominciai così a cambiare in molte cose, anche se il confessore non mi faceva alcuna pressione, anzi pareva che badasse poco a tutto, e questo mi animava di più, perché mi conduceva per la via dell’amore di Dio e mi lasciava libera, senza altri obblighi, eccetto quelli che io mi imponessi per amore. Rimasi così quasi due mesi, facendo quanto potevo per resistere ai doni e alle grazie di Dio. Nelle forme esteriori era evidente il cambiamento, poiché il Signore ormai cominciava a darmi la forza di fare certe cose che, a giudizio di persone che mi conoscevano, anche della stessa casa, sembravano eccessive. E, rispetto a quel che facevo prima, avevano ragione di ritenerle eccessive, ma rispetto agli obblighi che l’abito e la professione m’imponevano, restavo sempre in debito.
2. Dall’opporre resistenza alle gioie spirituali e ai doni di Dio guadagnai che Sua Maestà mi desse un insegnamento. Prima, infatti, mi sembrava che per ricevere doni nell’orazione occorresse stare in grande raccoglimento e quasi non osavo muovermi. Dopo mi accorsi che ciò aveva ben poca importanza, perché quanto più cercavo di distrarmi, tanto più il Signore mi avvolgeva di soavità e di beatitudine tale che mi sembrava di esserne completamente circondata e di non poterne uscire da nessuna parte, come infatti era. Mi adoperavo a resistere con tanto impegno da provarne angustia; più grande era, però, l’impegno del Signore nel concedermi grazie e nel farsi conoscere molto più del solito in questi due mesi, affinché capissi meglio che resistergli non dipendeva più da me. Cominciai a innamorarmi nuovamente della sacratissima umanità di Gesù Cristo. L’orazione prese a consolidarsi come un edificio posto su salde fondamenta e mi affezionai di più alla penitenza che avevo trascurato a causa delle mie gravi infermità. Quel santo uomo che mi confessò mi disse che un po’ di penitenza non mi poteva fare alcun danno, e che forse Dio mi mandava tanti mali proprio perché, non facendola io, me la voleva imporre lui stesso. Mi ordinò di adempiere alcune mortificazioni non molto piacevoli per me. Io facevo tutto, perché mi sembrava che me lo ordinasse il Signore, dandogli la grazia di ordinarmelo in modo che io gli obbedissi. La mia anima cominciava già a sentir dolore di ogni offesa a Dio, per quanto piccola potesse essere, tanto che se avevo qualcosa di superfluo, non potevo ritirarmi in raccoglimento fin quando non me ne fossi spogliata. Pregavo molto il Signore di tenermi con la sua mano e di non permettere – trattando io con i suoi servi – che tornassi indietro, poiché mi sembrava che sarebbe stato un grave delitto e che essi avrebbero perduto credito per causa mia.
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Stretta è la porta e angusta la Via che conduce alla Vita (Mt 7,14)
 
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