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VITA di s.Teresa D'Avila

Ultimo Aggiornamento: 09/08/2013 17:49
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09/08/2013 16:47
 
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Libro della vita

Sezione 3

CAPITOLO 21

Continua a parlare di quest’ultimo grado di orazione, completandone la trattazione. Esprime la sofferenza dell’anima, che in esso si trova, di tornare a vivere nel mondo e parla della luce che le offre il Signore per vederne gli inganni. Contiene una profonda dottrina.

1. Ora, per completare la trattazione dell’argomento di cui stavo parlando, dico che qui non c’è bisogno del consenso dell’anima a Dio; glielo ha già dato e sa di essersi volontariamente rimessa nelle sue mani e di non poterlo ingannare, perché è onnisciente. Non è come in terra, dove la vita è tutta piena di inganni e di doppiezze e in cui, quando pensate di aver conquistato l’affetto di una persona, in base a ciò che vi dimostra, venite a scoprire che era tutta una menzogna. Non si può ormai più vivere fra tanti imbrogli, specialmente se vi sia di mezzo un qualche interesse. Felice l’anima alla quale il Signore fa conoscere la verità! Oh, come sarebbe adatto questo stato per i re! Come sarebbe di maggior vantaggio per essi cercare di guadagnarselo, anziché mirare alla conquista di un gran dominio! Quanta giustizia vi sarebbe nel loro regno! Quanti mali si eviterebbero e quanti se ne sarebbero evitati! Qui non si teme di perdere la vita né l’onore per amor di Dio. Che gran bene, questo, per chi, come re, è più obbligato di tutti i sudditi ad aver di mira l’onore del Signore perché deve essere loro di esempio! Pur di accrescere di un punto la fede e d’illuminare almeno un po’ gli eretici, un tale re sarebbe disposto – e con ragione – a perdere mille regni. È una cosa ben diversa, infatti, guadagnare un regno eterno, tale che, con una sola goccia d’acqua che di esso l’anima beva, prova nausea per tutto ciò che è terreno. Che ne sarebbe, poi, se s’immergesse totalmente in essa?

2. Oh, Signore! Se voi mi deste modo di proclamarlo a gran voce, non mi crederebbero, lo so, come non credono a molti che lo sanno dire ben diversamente da me, ma io, almeno, ne rimarrei soddisfatta. Mi sembra che, pur di far conoscere una sola di queste verità, terrei in poco conto la vita. Non so, dopo, che cosa farei, perché non c’è da fidarsi di me, ma sebbene sia quella che sono, provo tale bisogno di dire questo a chi comanda, da restarne distrutta. Quando non ne posso più, mi rivolgo di nuovo a voi, mio Signore, supplicandovi di porre rimedio a tutto. voi ben sapete che assai volentieri mi priverei delle grazie che mi avete concesso, purché ciò non mi facesse incorrere nel pericolo d’offendervi, per darle ai re, essendo loro impossibile, con questo, permettere le cose che oggi permettono, e se ne avrebbero grandissimi beni.

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Stretta è la porta e angusta la Via che conduce alla Vita (Mt 7,14)
 
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