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VITA di s.Teresa D'Avila

Ultimo Aggiornamento: 09/08/2013 17:49
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09/08/2013 16:18
 
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4. Rimasi desiderosa di solitudine, amante di trattare e parlare di Dio e, se trovavo con chi farlo, ciò mi dava più gioia e distrazione che tutta la squisitezza – o, per meglio dire, la grossolanità – delle conversazioni mondane. Mi comunicavo e confessavo molto più spesso e desideravo farlo. Ero appassionata alla lettura di buoni libri e provavo un così profondo pentimento di aver offeso Dio, che molte volte non osavo – ricordo – fare l’orazione, perché temevo come un gran castigo l’enorme pena che avrei provato per averlo offeso. Questa pena andò poi crescendo fino a tal punto che non saprei a quale tormento paragonarla; e non era dovuta né poco né molto al timore, mai, ma all’impossibilità di sopportare il pensiero della mia ingratitudine, non appena ricordavo le grazie che il Signore mi faceva nell’orazione e vedevo quanto male lo ripagavo. M’irritavano le molte lacrime che versavo per le mie colpe, considerando la scarsa ammenda che ne facevo, se non bastavano né propositi, né la sofferenza in cui mi vedevo a non farmi ricadere, non appena se ne presentasse l’occasione: mi sembravano lacrime mendaci e mi sembrava che, cosciente di quanta grazia mi faceva il Signore nell’accordarmele, procurandomi un così profondo pentimento, la colpa, dopo, fosse più grave. Cercavo però subito di confessarmi e così, a mio giudizio, facevo da parte mia quello che potevo per ritornare in grazia. Tutto il danno stava nel fatto di non evitare radicalmente le occasioni e nello scarso aiuto che mi davano i confessori; se, invece, mi avessero prospettato il pericolo che correvo e l’obbligo che avevo di non continuare in quelle relazioni, senza dubbio, credo, mi sarei salvata, perché in nessun modo avrei potuto sopportare d’incorrere in peccato mortale solo un giorno, se ne fossi stata consapevole. Tutti questi segni del timore di Dio mi vennero dall’orazione, e per la maggior parte erano intessuti d’amore, perché non mi si presentava mai il pensiero del castigo. Tutto il tempo in cui fui ammalata ebbi gran cura della mia coscienza, quanto ai peccati mortali. Oh, mio Dio, desideravo tanto la salute per meglio servirvi, ed essa, invece, fu la causa di ogni mio male!
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Stretta è la porta e angusta la Via che conduce alla Vita (Mt 7,14)
 
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