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RELAZIONI SPIRITUALI

Ultimo Aggiornamento: 07/08/2013 17:47
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07/08/2013 16:47
 
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15. Non si sente nulla di tutto questo, però, finché non passa l’impeto. L’anima ha troppo da fare, presa com’è dalla sua sofferenza interiore, né credo che sarebbe sensibile a gravi tormenti fisici. Mantiene l’uso dei sensi; può parlare e anche guardare, ma non camminare, perché l’accascia il colpo violento dell’amore. E quest’impeto, anche se muore dal desiderio di averlo, non serve a nulla, quando non è Dio a concederlo. Lascia nell’anima grandissimi effetti e preziosi vantaggi. Alcuni dotti ne parlano in un modo, altri in un altro, ma nessuno lo condanna. Il maestro Avila mi scrisse che era una cosa buona, e così dicono tutti. Anche l’anima capisce che è una grande grazia del Signore. Se accadesse spesse, vi lascerebbe la vita.

16. L’impeto ordinario consiste nel sentire il vivo desiderio di servire Dio, con grande tenerezza e molte lacrime causate dall’ansia di lasciare quest’esilio. Ma, siccome all’anima resta la libertà sufficiente per considerare come sia volontà del Signore che essa viva, trae da ciò motivo di conforto e gli offre la sua vita, supplicandolo di concedergliela solo per la sua gloria. E così la sua angoscia si placa.

17. Un’altra forma di orazione assai frequente è una specie di ferita, in cui sembra quasi all’anima che le si trafigga il cuore e tutta se stessa con una freccia. Ciò produce un vivo dolore che fa emettere lamenti, ma insieme così piacevole che l’anima vorrebbe non le venisse mai meno. Questo non è un dolore fisico né si tratta di una piaga materiale: ha sede nell’anima e non ne appare traccia sul corpo. Siccome tutto ciò non può spiegarsi se non aiutandosi con paragoni, io mi servo di alcuni confronti – grossolani, è vero, rispetto a un simile fatto, ma non so esprimermi in altro modo. Queste sono grazie che non si possono scrivere né raccontare, perché riesce a capirle solo chi ne ha fatto esperienza. Intendo dire che si riesce a comprendere fin dove arrivi questa pena, in quanto le pene spirituali sono assai diverse dalle altre. Da ciò deduco in che misura le anime dell’inferno e del purgatorio debbano patire più di quel che si possa immaginare qui mediante le nostre pene corporali.

18. Altre volte mi sembra che questa ferita d’amore parta dall’intimo dell’anima. Se ne hanno grandi effetti, ma quando il Signore non concede questa grazia è impossibile, per quanto si faccia, procurarsela, com’è impossibile sottrarvisi quando si compiace di concederla. Si tratta di desideri di Dio così vivi e delicati che non si riesce ad esprimerli. E, poiché l’anima si vede impossibilitata a godere di Dio come vorrebbe, è presa da un grande odio per il corpo, che le appare come un’enorme muraglia d’intralcio a gioire liberamente del bene di cui essa crede già di godere nell’intimo di se stessa. Si rende allora conto del gran male del peccato di Adamo che ci tolse questa libertà.
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