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RELAZIONI SPIRITUALI

Ultimo Aggiornamento: 07/08/2013 17:47
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07/08/2013 16:38
 
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19. Se vedo negli altri cose che appaiono chiaramente peccati, non riesco a credere che essi offendano Dio; e se mi accade d’indugiare in questo pensiero – per un momento o meno ancora –, stento ad ammetterlo, anche se il peccato è evidente, perché mi sembra che tutti abbiano lo stesso mio impegno nel servire Dio. egli mi ha concesso questa grande grazia di non fermarmi mai a considerare la colpa altrui in modo da serbarne il ricordo, e se mi ritorna in mente, ho sempre presente qualche virtù notata nella stessa persona. Pertanto non sono mai afflitta da queste cose, ma solo dai mali comuni, dalle eresie che spesso mi accorano: ogni volta che vi penso, mi sembra che sia la sola pena della quale si debba soffrire. Mi affliggo anche quando vedo tornare indietro chi si dedica all’orazione; me ne affliggo, sì, ma non troppo, perché cerco di non fermarvi il pensiero.

20. Mi vedo migliorata, inoltre, circa le mie curiosità abituali, sebbene solo in parte: qualche volta mi mortifico a tale riguardo, ma non sempre.

21. Tutto ciò che ho detto è lo stato ordinario della mia anima, per quanto posso capirne, oltre al fatto di avere continuamente il pensiero rivolto a Dio. Quando mi occupo di altre cose, senza che io lo voglia – ripeto –, sento che si risveglia in me l’attenzione, e non so per opera di chi; questo peraltro non avviene sempre, ma solo quando tratto di cose importanti; grazie a Dio, tali cose non mi occupano che di tanto in tanto e mai di continuo.

22. A volte – anche se raramente – mi succede di veder sparire da me e cancellarsi perfino dalla mia mente, per la durata di tre, quattro o cinque giorni, tutti i buoni sentimenti, i fervori, le visioni e, pur facendo ogni sforzo, di non riuscire ad avere consapevolezza che ci sia stato in me alcunché di buono; tutto mi sembra un sogno, per lo meno non posso ricordarmi di nulla. I mali fisici non mi danno tregua, assalendomi tutti insieme; l’intelletto si turba, così che non posso applicarmi alle cose di Dio, né so sotto quale legge io viva. Se leggo, non capisco ciò che leggo. Mi sembra di essere piena di difetti e priva di qualunque forza per la virtù; il grande coraggio che sono solita avere, ecco dove va a finire: a farmi sentire incapace di resistere alla minima tentazione o alla più lieve mormorazione del mondo. Allora mi vien fatto di pensare di non esser buona a nulla e mi chiedo la ragione per cui voglio uscire dalla via comune. Sono triste; mi sembra di trarre in inganno tutti quelli che mi tengono in qualche stima; vorrei nascondermi dove nessuno possa vedermi: è una solitudine, questa, desiderata non per virtù, ma per pusillanimità; mi sembra, inoltre, di essere pronta a lottare contro tutti quelli che vogliano contraddirmi. Ecco il cumulo delle amare sensazioni che provo, se non che Dio mi fa la grazia di non offenderlo più del consueto, né io gli chiedo di trarmi fuori da questo stato, ma di lasciarmi sempre in esso, se tale è la sua volontà, purché mi tenga con la sua mano, onde evitarmi di offenderlo. E mi uniformo al suo volere di tutto cuore, felice di riconoscere che è per la sua immensa misericordia se non mi trovo sempre in questo stato.
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