È soltanto un Pokémon con le armi o è un qualcosa di più? Vieni a parlarne su Award & Oscar!
Nuova Discussione
Rispondi
 
Pagina precedente | 1 | Pagina successiva

CRITICA STORICA ALLA BIBBIA

Ultimo Aggiornamento: 26/10/2014 21:29
Autore
Stampa | Notifica email    
01/05/2013 18:35
 
Email
 
Scheda Utente
 
Modifica
 
Cancella
 
Quota

 IL VANGELO DELL'INFANZIA

UN ARBITRARIO GENERE LETTERARIO

Nel quadro generale del problema critico della storicità dei Vangeli, è sorto il problema particolare della storicità del così detto Vangelo della infanzia di Gesù, ossia dei primi due capitoli di S. Matteo e di S. Luca, che narrano la storia dell'infanzia del Signore. Particolarmente chiamato in causa è Luca, più diffuso e circostanziato. In Francia una recente vita di Gesù ha saltato a piè pari la storia dell'infanzia. A Roma un illustre esegeta proclamava solennemente che gli studi fervono ancora in proposito: la cosa quindi è ancora sub iudice, la Chiesa non si è pronunciata. Un altro biblista riferendosi, in particolare, all'ultima Istruzione della Pont. Comm. Bibl. sulla verità storica dei Vangeli (21 aprile 1964), ha affermato che essa non aveva ritenuto opportuno esprimersi sulla storicità dei dettagli dei racconti dell'infanzia, il che andrebbe interpretato - secondo tale biblista, che è passato tranquillamente dal silenzio alla negazione - come ammonimento a non dare peso a quei particolari storici. 

Non faccio nomi perché dovrei elencarne troppi. Dirò solo, quasi a modo di sintesi, che anche per Karl Rahner «possiamo senza timore tener conto che nella storia dell'infanzia è contenuto un pezzo di Midrash, l'illustrazione trasfigurante [ossia romanzesca] dell'inizio del Messia» (in Concilium, 3, 1968, p. 45). 

Si vorrebbe un pronunciamento autorevole, positivo, sui racconti della infanzia? Perché? Non si possono pretendere continue decisioni della Chiesa su tutti i punti particolari, mentre esistono e sono sufficienti quelle generali, tante volte ripetute sull'inerranzia biblica, anche nel settore storico.

Ricordiamone alcune. «L'ispirazione divina è incompatibile con qualsiasi errore... Coloro che ritenessero che nei passi autentici dei libri sacri possa contenersi qualche cosa di falso... farebbe Dio stesso autore dello errore» (Leone XIII, Providentissimus, 18 nov. 1893). «Sbaglieranno miseramente... quei recenti che... restringono... l'immunità da errore e la verità assoluta all'elemento primario o religioso» (Benedetto XV, Spiritus Paraclitus, 15 sett. 1920). «Questa dunque è la dottrina che il nostro predecessore Leone XIII con tanta gravità ha esposto, e che noi... inculchiamo perché sia da tutti scrupolosamente mantenuta» (Pio XII, Divino afflante Spiritu, 30 sett. 1943). 

«Con audacia alcuni pervertono il senso delle parole del Concilio Vaticano, con cui si definisce che Dio è l'autore della S. Scrittura; e rinnovano la sentenza, già più volte condannata, secondo cui l'inerranza della S. Scrittura si estenderebbe soltanto a ciò che riguarda Dio stesso o la religione o la morale» (Pio XII, Humani generis, 12 agosto 1950). La stessa suddetta Istruzione della Pont. Comm. Bibl. ribadisce, in particolare, contro coloro che mettono «in dubbio la verità dei detti e dei fatti contenuti nei Vangeli», che questi «furono scritti sotto l'ispirazione dello Spirito Santo, il quale ne preserva gli autori da ogni errore» (Instructio de historica Evangeliorum veritate, 21 apr. 1964); il che fu confermato da Paolo VI, secondo cui tale Istruzione «difende in modo speciale con calma e vigorosa chiarezza la verità storica dei santi Vangeli» (Discorso ai partecipanti alla XVII settimana biblica, 26 sett. 1964). 

Anche il Vaticano II ha riaffermato «senza alcuna esitazione la storicità» dei Vangeli, i quali hanno bensì scelto «alcune cose tra le molte che erano tramandate a voce o anche in iscritto... sempre però in modo tale da riferire su Gesù con sincerità e verità» (R 19: deh. 901); il che rientra nella riaffermazione generale dello stesso Concilio, della divina ispirazione di tutta la Sacra Scrittura, la quale riporta «tutte e soltanto quelle cose che Dio voleva fossero scritte», insegnando «con certezza, fedelmente e senza errore la verità, che Dio per la nostra salvezza [scopo di tutta la Scrittura] volle fosse consegnata nelle sacre lettere» (R 11: deh. 890). 

Dispiace il tentativo di chiudere la bocca al profano con la prospettiva dei misteriosi «studi che fervono ancora in proposito». Che ele­menti nuovi si spera di trarne, se, agli effetti del nostro problema, è ormai tutto noto? Vogliono scoprire il manoscritto di S. Luca? Sarebbero, quanto al nostro problema, allo stesso punto di prima! 

In realtà si vorrebbe giustificare e, in pratica, si crede già di aver giustificato criticamente, il diritto d'interpretare il Vangelo dell'infanzia di Gesù come un genere letterario di annunzio teologico, valorizzato didatticamente da una veste narrativa più o meno immaginaria. 

Ma proprio qui sta l'errore critico, sia di esegesi, sia di teologia, sia anche di pratica pastorale. 

Esegeticamente, si sa come sia necessario, per un solido studio, di approfondire il genere letterario delle rispettive narrazioni (cfr. R. 13: deh. 892). Un genere puramente didatticodi una narrativa biblica può perfettamente armonizzare con la inerranza biblica; ma esso può essere affermato solo quando vi siano proporzionati argomenti per farlo (si consideri, per es., la storia di Giona, secondo l'opinione, anche se molto discutibile, di non pochi esegeti). Nel caso invece dei due primi capitoli di S. Luca (e similmente dei due primi di S. Matteo) la circostanziata narrazione storica fa strettamente corpo con la storicità del supremo fatto dogmatico che è l'incarnazione del Verbo, creandone l'armonico contesto e la necessaria base. 

Dire che quel che conta è la sostanza del fatto (ispirazione divina alla Madonna e concepimento del Salvatore per opera di Spirito Santo) è come dire di una cattedrale che quel che conta è la costruzione esterna, distruggendone però le fondamenta. Le solide fondamenta storiche del supremo divino evento sono precisamente costituite dalla verità di tutte le altre prodigiose circostanze, pienamente armoniche alla straordinari età divina dell'evento e segno dell'accurata ricerca storica dello scrittore. Quanto cioè all'autenticità della narrazione lucana, se si dovesse dubitare di quelle precise circostanze si potrebbe analogamente dubitare dell'autenticità dell'evento principale. 

E si noti la differenza con altre narrazioni sintetiche del Vangelo, che possono prendersi a senso: qui invece si tratta di circostanze straordinarie, accuratamente precisate. In questi casi è illusorio quindi distinguere i «dati storici da una parte e gli elementi destinati a coglierne il significato dall'altra parte» (cfr. J. Daniélou, Les Évangiles de l'Enfance, Paris, 7), e di pretendere anzi in tal modo di cogliere «la profondità della realtà storica» (ivi 9): la sicurezza di questa dipende infatti dalla verità di quelle circostanze. 

Teologicamente inoltre è incongruente appellarsi all'importanza del solo evento sostanziale, sia perché le altre circostanze lo illuminano e inquadrano convenientemente, sia perché - come dicevo - esse ne concretizzano la base storica. Si può, d'altra parte, estendere agli eventi dell'infanzia quanto la suddetta Istruzione della Pont. Comm. Bibl. dice della vita pubblica: «la fede si fondava su ciò che Gesù aveva [realmente] fatto e insegnato». Particolarmente inesatta è poi l'analogia tratta dall'ispirazione data dallo Spirito Santo agli Apostoli, a integrazione della rivelazione, dopo la dipartita di Gesù, fino alla morte dello ultimo Apostolo; come cioè se Luca avesse, per divina ispirazione, potuto usare pure una certa libertà di narrazione. 

Quella ispirazione agli Apostoli infatti riguarda la dottrina e il completamento della verità, mentre questo ipotetico rivestimento favoloso che Luca avrebbe dato al suo racconto riguarderebbe dei puri fatti irreali, strettamente e sconvenientemente mescolati alla realtà del fatto principale, svalutandone l'autenticità. 

Pastoralmente infine il solo gettare il dubbio su quelle celebri descrizioni contrasta all'ammonimento della predetta Istruzione del 1964 (eco di tanti altri simili ammonimenti della Chiesa): «[I divulgatori] si facciano scrupolo di non dipartirsi mai dalla comune dottrina o dalla tradizione della Chiesa neanche in minime cose». 

Impressionante è poi l'inconsistenza delle difficoltà addotte dai negatori della piena storicità. - La differenza delle narrazioni di Luca e Matteo? Sarebbe come dubitare della unicità di un individuo perché un cronista dice che è alto tanto e un altro dice che è biondo. I due evangelisti hanno semplicemente narrato lati diversi della stessa realtà sto­rica. E' anzi una bellissima conferma di autenticità la perfetta complementarietà delle due narrazioni. Si noti, per es., l'identità del carattere pensoso e interiore di Maria che, sotto aspetti diversi, emerge dalle due narrazioni. 

Il contenuto estraneo alla primitiva predicazione apostolica? Era naturale che questa facesse perno soprattutto sul dramma finale di Gesù a tutti noto; ma niente di più naturale che Matteo e Luca siano voluti risalire all'inizio, essi che, infatti, hanno anche riportato le famose genealogie (Mat. 1, 1-17; Lc. 3, 23-38). 

La lunghezza eccessiva dei primi due capitoli di Luca, contrastante con la restante concisione del suo vangelo? Ciò è dovuto al dichiarato proposito di San Luca di attendere con particolare impegno alla storia dell'infanzia, proprio, probabilmente, perché meno nota e non usata nella comune, primitiva predicazione: «ho investigato accuratamente ogni cosa sin dall'inizio» (Lc. 1, 3). 

L'impossibilità di conoscere quei particolari segreti? C'era la Madonna, alla quale Luca ha avuto la comoda possibilità di rivolgersi. Gli aramaismi e l'impronta semitica che caratterizzano i primi due capitoli, nei confronti dei seguenti, confermano tale fonte, di prima mano, di Luca. 

Il concentrarsi di tutti gli inni in questi due capitoli (come di tante profezie nei primi due di Matteo)? Lo portava la natura degli eventi. 

La rassomiglianza con la storia della nascita e dell'infanzia di altri grandi personaggi biblici, come Isacco, Mosè, Sansone, Samuele? Niente di più naturale di un procedere analogo di Dio a riguardo di altri personaggi che avevano una speciale missione, tanto più che il V.T. è ombra e figura del N.T. Comunque alle analogie si aggiungono per Gesù essenziali e sublimi differenze. 

Stranezza di un puro spirito angelico che si presenta in forma umana e possibilità d'interpretare, senza inutile miracolismo, l'annuncio come una pura ispirazione interiore? Nessuna difficoltà che l'angelo possa miracolosamente assumere apparenze umane per entrare in colloquio con gli uomini, come tante volte è narrato nella Bibbia (nel N. T.: ai pa­stori, al sepolcrd, all'ascensione). Nessuna amplificazione miracolistica eccessiva, nel quadro coerente del più strabiliante miracolo, quale l'incarnazione del Verbo. Solo così, d'altra parte, poté aversi il dialogo con l'angelo (si noti la differenza con S. Giuseppe) che è essenziale per lo inserimento libero di Maria nel mistero dell'opera divina di redenzione. Anche il dialogo con Zaccaria consentì preziosi insegnamenti. Comun­que i particolari della descrizione non lasciano ragionevoli dubbi in proposito. 

Un grande giornalista italiano mi diceva che queste a lui sembravano discussioni inutili. 

Gli era sufficiente considetare lo stile spersonalizzato, scheletrico, freddo, di Luca, senza alcuna glorificazione pubblica dell'eroe (descrivendo anzi, dopo i fugaci bagliori del canto angelico e dei Magi, estrema povertà, persecuzione e morte) con l'attenzione volta solo a riportare fatti e precise parole, come proprio se Luca le avesse colte e annotate dalle labbra di Maria. V'è lo stile del sincero cronista. 

Avrebbe voluto far proclamare Luca patrono dei giornalisti, per la obiettività della sua informazione. 
Amministra Discussione: | Chiudi | Sposta | Cancella | Modifica | Notifica email Pagina precedente | 1 | Pagina successiva
Nuova Discussione
Rispondi
Filippo corse innanzi e, udito che leggeva il profeta Isaia, gli disse: «Capisci quello che stai leggendo?». Quegli rispose: «E come lo potrei, se nessuno mi istruisce?». At 8,30
 
*****************************************
Feed | Forum | Album | Utenti | Cerca | Login | Registrati | Amministra | Regolamento | Privacy
Tutti gli orari sono GMT+01:00. Adesso sono le 05:34. Versione: Stampabile | Mobile - © 2000-2024 www.freeforumzone.com