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Tutto sulla Genesi

Ultimo Aggiornamento: 23/03/2013 10:49
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09/03/2013 12:29
 
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GENESI

Autore: Nel libro della Genesi non c’è accenno al suo autore, secondo la tradizione l’autore della Genesi, come degli altri libri che compongono il Pentateuco, fu Mosè. Non ci sono motivazioni conclusive per sostenere che l’autore della Genesi non sia Mosé.

Data della Stesura: Il Libro della Genesi non fa alcuna affermazione su quando è stato scritto. La data della paternità sembra essere tra il 1440 ed il 1400 a.C., nel periodo tra l’uscita degli Israeliti dall’Egitto e la morte di Mosè.

Scopo della stesura: Il Libro della Genesi è stato qualche volta chiamato “nocciolo della trama” dell’ intera Bibbia: La maggior parte della dottrine nella Bibbia sono introdotte in forma di “noccioli”, nel Libro della Genesi. Insieme alla caduta dell’uomo è documentata anche la promessa della salvezza di Dio e della redenzione (Genesi 3:15). Le dottrine della creazione, l’ imputazione del peccato, la giustificazione, l’espiazione, la depravazione, l’ ira, la grazia, la sovranità, la responsabilità e molte altre ancora sono indicate in questo libro delle origini, chiamato Genesi.

Molti dei grandi quesiti della vita trovano la loro risposta nella Genesi. (1) Da dove vengo? (Dio ci ha creati – Genesi 1:1) (2) Perché sono qui? (siamo qui per avere una relazione con Dio – Genesi 15:6) (3) Dove sto andando? (abbiamo un destino dopo la morte – Genesi 25:8). Il Libro della Genesi attrae lo scienziato, lo storico, il teologo, la casalinga, il contadino, il viaggiatore, l’uomo e la donna di Dio. E’ un inizio adatto alla storia di Dio ed al Suo piano per l’umanità, contenuto nella Bibbia.

Versi chiave: Genesi 1:1; Genesi 3:15; Genesi 12:2-3; Genesi 50:20.

Genesi 1:1:
”Nel principio Dio creò i cieli e la terra.”
Genesi 3:15:
“Ed io porrò inimicizia tra te e la donna e fra la tua progenie e la progenie di lei; questa progenie ti schiaccerà il capo e tu le ferirai il calcagno.”
Genesi 12:2-3:
”Io farò di te una grande nazione, ti benedirò e renderò grande il tuo nome e tu sarai fonte di benedizione. Benedirò quelli che ti benediranno e maledirò chi ti maledirà e in te saranno benedette tutte le famiglie della terra.”
Genesi 50:20:
”Voi avevate pensato del male contro di me, ma Dio ha pensato di convertirlo in bene per compiere quello che oggi avviene: per conservare in vita un popolo numeroso.”

Breve riassunto:

Il Libro della Genesi può essere diviso in due sezioni: Storia Primitiva e Storia Patriarcale.

La Storia Primitiva documenta:
(1) La creazione (Genesi capitoli 1-2);
(2) La Caduta dell’uomo (Genesi capitoli 3-5);
(3) il Diluvio (Genesi capitoli 6-9);
(4) la dispersione (Genesi capitoli 10-11).

La storia patriarcale documenta le vite di 4 grandi uomini:
(1) Abramo (Genesi 12-25.8);
(2) Isacco (Genesi 21:1-35-29);
(3) Giacobbe (Genesi 25:21-50:14)
(4) Giuseppe (Genesi 30:22-50:26).

Dio creò un universo che era buono e libero dal peccato. Dio creò l’umanità per avere un rapporto personale con Lui. Adamo ed Eva peccarono, dunque portarono il male e la morte nel mondo. Il male si diffuse rapidamente nel mondo finchè c’era solo una famiglia nella quale Dio trovò qualcosa di buono. Dio mandò il diluvio per ripulire il mondo dalla malvagità, ma salvò Noè e la sua famiglia con gli animali nell’Arca. Dopo il Diluvio, l’umanità cominciò di nuovo a moltiplicarsi e a popolare il mondo.

Dio scelse Abramo, attraverso il quale Egli avrebbe creato il Suo popolo e successivamente mandato il Messia promesso. La linea scelta passava attraverso il figlio di Abramo, Isacco e poi al figlio di Isacco, Giacobbe. Dio cambiò il nome di Giacobbe in Isarele ed i suoi 12 figli divennero gli antenati delle 12 tribù d’Israele. Nella Sua sovranità, Dio mandò il figlio di Giacobbe, Giuseppe, in Egitto a causa delle deprecabili azioni dei fratelli di Giuseppe. Tale gesto, concepito nel male dai fratelli fu trasformato in bene da Dio e si trasformò in qualcosa di positivo per Giacobbe e la sua famiglia che fu salvata da una carestia devastante, grazie a Giuseppe, il quale divenne potente in Egitto.

Anticipazioni: Molte tematiche del Nuovo Testamento trovano le loro radici nella Genesi. Gesù Cristo è il Seme della Donna che distruggerà il potere di Satana (Genesi 3:15). Come con Giuseppe, il piano di Dio per l’umanità, attraverso il sacrificio di Suo Figlio, era inteso per il bene, anche se coloro che crocifissero Gesù avevano intenzioni malvagie. Noè e la sua famiglia sono le prime di molte altre immagini nella Bibbia. Al di là di innumerevoli circostanze strane e difficili, Dio ha sempre preservato un gruppo di gente, fedele per sé stesso: Il resto d’Israele che ritornò a Gerusalemme dopo la cattività di Babilonia; un rimanente attraverso una persecuzione descritta in Isaia e Geremia; un altro gruppo di 7000 sacerdoti che si nascondevano dall’ira di Jezebel. Inoltre, Dio promise che un resto di Giudei avrebbe un giorno abbracciato il vero Messia (Romani 11). La fede mostrata da Abramo sarebbe stata il dono di Dio e la base per la salvezza sia dei Giudei che dei Gentili. (Efesini 2:8-9, Ebrei 11).

Applicazione pratica: La tematica di primaria importanza della Genesi è l’esistenza eterna di Dio e la Sua creazione del mondo. Non c’è alcuna forzatura da parte dell’autore nel tentare di difendere l’esistenza di Dio; Egli semplicemente afferma che Dio è, sempre era e sempre sarà, l’Onnipotente su tutto. Allo stesso modo abbiamo la fiducia nelle verità della Genesi, nonostante le affermazioni di coloro che vorrebbero negarle. Tutte le persone al di là della cultura, nazionalità o lingua devono rendere conto al Creatore. Ora, a causa del peccato, che è entrato nel mondo alla caduta, siamo separati da Lui. Ma attraverso una piccola nazione, Israele, il piano di redenzione di Dio per il genere umano è stato rivelato e reso disponibile per tutti. Noi ci rallegriamo in quel piano.

Dio creò l’universo, la terra ed ogni creatura vivente. Noi possiamo aver fiducia che Egli si prende cura delle preoccupazioni che abbiamo nelle nostre vite. Dio può occuparsi di una situazione senza speranza, come ad esempio quella di Abramo e Sara, che non potevano avere figli e fare cose straordinarie se abbiamo fiducia ed obbediamo. Ma, anche se, cose terribili ed ingiuste accadranno nelle nostre vite, come con Giuseppe, Dio porterà sempre un bene maggiore se abbiamo fiducia in Lui e nel Suo piano sovrano. “Or noi sappiamo che tutte le cose cooperano per il bene di coloro che amano Dio, i quali sono chiamati secondo il Suo proponimento” (Romani 8:28).

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09/03/2013 18:28
 
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Genesi 1:1
1 Nel principio Dio creò i cieli e la terra.

Avviciniamoci ora al primo versetto della Bibbia, considerando solo le parole: "nel principio Dio" ebbene, solo in queste tre parole è nascosta un'enorme sfida alla nostra fede. La Bibbia capovolge totalmente il modo umano di pensare, l'uomo infatti inizia con il constatare che esiste un universo per poi chiedersi se esista un Creatore; e la sua domanda lo porterà inevitabilmente a considerarlo o come opera di Dio o di forze naturali. La Bibbia, invece, inizia proprio al contrario: ci presenta Dio ed in lui spiega l'esistenza dell'universo; quindi l'esatto opposto. Queste prime tre parole sembrano affermare che è necessario prendere come fatto acquisito l'esistenza di Dio. La Bibbia non tenta mai di provare che Dio esiste, perché è uno sbaglio tentare di farlo. Tutti coloro che ci hanno provato hanno scoperto di non poter convincere nessuno in questo modo; per questo ci chiama ad un passo di fede fin dall'inizio. C'è un versetto nell'epistola "Agli Ebrei" che dice: " colui che s'accosta a Dio deve credere che egli è ". Questo è il primo passo! Non troveremo mai nessuno scrittore biblico intento a dimostrare l'esistenza di Dio, ma, al contrario, la Bibbia inizia da Dio per poi spiegare il resto; e ciò è molto importante. Il brano dell'epistola agli Ebrei, continua anche con l'invito ad un secondo passo di fede, affermando che: "Egli ricompensa quelli che lo cercano". Questi sono i due fatti fondamentali: Dio esiste e vuole essere conosciuto; ed egli può esserlo perché si è fatto riconoscere agendo e parlando nel mondo, nel tempo e nello spazio. Noi viviamo nel tempo e nello spazio, per cui ci è molto difficile capire qualcosa che esista al di fuori di queste dimensioni. Noi non comprendiamo l'eternità, possiamo immaginare solo ciò che esiste nel tempo; lasciate che ve lo dimostri. La mente umana non riesce ad immaginare cosa vi sia oltre l'universo; oggi noi sappiamo che il nostro cosmo è come una gran palla che si sta espandendo, ma oltre questa gran palla cosa c'è? E' stato riscontrato che la luce d'alcune stelle, quando arriva al limite dell'universo, è riflessa come da uno specchio, per cui noi vediamo astri che in realtà non sono altro che riflessioni dal confine dello spazio. Di là dall'universo non c'è niente, nemmeno lo spazio dove può propagarsi la luce delle stelle. In quanti possiamo comprendere cosa sia il niente? Capite cosa voglio dire? Le nostre piccole menti riescono solo ad immaginare le cose all'interno del tempo e dello spazio; per questo le scritture raccontano solo ciò che Dio fa nella nostra dimensione.

Le prime parole della Bibbia sono: " nel principio", quindi, all'inizio del tempo e dello spazio Dio creò i cieli e la terra. Da quel momento in poi tutto ciò che è narrato sono avvenimenti che si svolgono entro queste dimensioni, poiché non potremmo capire niente altro. Io sono molto grato a Dio perché si è fatto conoscere in modo che io possa capirlo. La Bibbia parla del mondo nel quale noi viviamo, questo mondo fatto di tempo e spazio, usando parole temporali come " nel principio", e parole spaziali, come " i cieli e la terra ". Dio ha a che fare con tempo e spazio per cui la Bibbia è anche un libro di storia, di fatti e avvenimenti, e confrontandolo con gli scritti d'altre religioni notiamo subito questa differenza. Se avete letto il Corano, certamente vi siete accorti che è molto difficile da leggere, è pieno d'idee e di pensieri, ma in esso non vi è narrato nessun avvenimento, non c'è nessuna storia; esso indica soltanto come credere e come comportarsi al di fuori di un ambiente storico. Le scritture Veda sono uguali al Corano, per cui la Bibbia è l'unica ad essere anche storica. A scuola odiavo la storia, penso che ciò fosse dovuto al nostro pessimo insegnante; forse era una scusa, ma non faceva che parlare di re, regine, carte e battaglie. Da quando sono un cristiano, invece, la storia per me è diventata affascinante perché, nella Bibbia, essa racconta l'intervento di Dio nel tempo e nello spazio. Non si tratta d'interventi effettuati solo per mezzo d'uomini e donne, ma anche suoi personali, e ciò rende il tutto molto interessante. Questo libro è anche totalmente diverso dai soliti testi di storia perché inizia prima e finisce più tardi d'ogni altro, giacché incomincia dall'inizio e termina alla fine dei tempi.

Nessun altro storico, oltre Dio, avrebbe potuto fare ciò, per l'ovvia ragione che non esistono documenti né dell'inizio né della fine. Nessun uomo ha visto nascere l'universo, così come nessuno ha assistito alla fine del mondo per poterla descrivere. La Bibbia, perciò, è l'unico testo di storia veramente completo che potrà mai essere acquistato. E' possibile, però, essere certi che la Bibbia è verità, e non si tratta solo speculazione umana? E' possibile confutare gli studiosi che affermano che i primi capitoli della Genesi sono solo miti e tradizioni?

A questo proposito possiamo fare una considerazione: abbiamo visto che nessuno storico sarebbe stato in grado scrivere la Bibbia, quindi non può che essere opera di Dio. Dio c'era all'inizio e ci sarà alla fine, ed è a conoscenza sia del passato sia del futuro, per cui già dai primi passi di Genesi è presentato un tipo particolare di storia chiamata "storia profetica". Tale tipo di storia può essere scritto soltanto da Dio. Gli esseri umani non sono in grado di sapere ciò che Dio solo conosce, ma se egli parla loro per mezzo d'alcuni uomini, allora diventa possibile. Può considerarsi profezia solo ciò che Dio rivela, e questo è sempre stato un miracolo, fin dall'inizio. E' chiaro quindi che la prima frase della Bibbia non può che essere profezia. La profezia, più nota sotto forma di predizione del futuro, la troviamo presente nella Bibbia addirittura nel ventiquattro per cento dei suoi versetti. In tutto esistono settecentotrentacinque predizioni bibliche, alcune d'esse vi si trovano scritte solo una volta, mentre altre sono ripetute molto spesso, in un caso ben trecentodiciotto volte. Ai giorni nostri, di questi settecentotrentacinque avvenimenti, se ne sono già avverati cinquecentonovantasei, quindi, circa l'ottantuno per cento. Tutto ciò, però, non significa che la Bibbia è accurata all'ottantuno per cento, ma è così soltanto perché quel che resta ha che fare esclusivamente con la fine del mondo.

Ovviamente, se tutti quegli avvenimenti si fossero già avverati, noi adesso non saremmo qui a parlarne. Dobbiamo in ogni caso riconoscere, che tutte le cose che dovevano accadere fino ad oggi siano puntualmente avvenute; cinquecentonovantasei profezie si sono avverate. Ne restano ormai poche prima che Gesù ritorni sulla terra, in tutto meno del venti per cento. Nei casi appena descritti si tratta di storia scritta prima che accada, e che io definisco "profezia in avanti", ma nei primi tre capitoli di Genesi si tratta di "profezia all'indietro". In essa Dio racconta fatti già accaduti che nessuno poteva sapere.

Tutto questo però non può assolutamente essere né provato né confutato, o lo s'accetta per fede o lo scarta come un qualunque ammasso di bugie, non esiste nessun'altra scelta. La scienza non ha nessuno strumento che le permette d'appurare se l'affermazione: "Nel principio Dio creò cieli e terra" sia vera o falsa, in questo campo può operare soltanto la fede. Ciò non significa certo che la fede è cieca. Tutt'altro: poiché quando all'università mi sono trovato ad affrontare alcuni problemi di scienza e di scrittura, ho notato che anche ogni conquista scientifica ha come base un autentico passo di fede. Nel metodo scientifico, si deve prima di tutto formulare un'ipotesi, credere in essa, e verificarla poi sperimentalmente nei fatti; dopo potrà essere presentata come scoperta scientifica. Questo è né più né meno ciò che richiede da noi la Bibbia. Noi dobbiamo accettare come fatto l'esistenza di Dio, e poi verificare se tutto quanto è spiegabile in quest'ipotesi. Con ciò la fede diventa ragionevole perché è ragionevole; e ci chiede proprio di essere scientifici.

(David Pawson)



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10/03/2013 10:46
 
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FILOSOFIE

Ciò che ho appena descritto potrebbe essere anche definito come un sistema di pensiero o filosofia. Moltissimi uomini hanno una loro particolare filosofia sul perché siamo qui, su com'è iniziata, o su cosa è la vita. Noi stiamo vivendo in una Babele d'idee, che ci sono continuamente illustrate dai mass media, e anche se la Bibbia le contraddice tutte, penso ugualmente che sia il caso di spiegarne qualcuna.

Il primo versetto del primo capitolo di Genesi afferma che Dio è creatore per cui la filosofia degli atei è fuori luogo. L'ateismo contraddice in pieno la Bibbia affermando che non esiste Dio, e questo ci pone di fronte alla scelta se credere all'uno o all'altro, poiché è impossibile per una mente sana prestare fede entrambe le cose.

L'agnosticismo, invece, che è molto comune, afferma che non si può sapere se ci sia un Dio, ed anche questo è contraddetto dalla prima frase della Bibbia. E' chiaro, a questo punto, che si può essere agnostici oppure credere alla Bibbia, ma, ovviamente, non potremo mai essere entrambe le cose contemporaneamente. Quindi, già nella sua prima frase, la Bibbia ha contraddetto sia l'ateismo sia l'agnosticismo.

Un'altra filosofia-religione molto popolare oggi è il panteismo, essa afferma che ogni aspetto della realtà è divino: in altre parole, un uomo è Dio, una pianta è Dio, il mare è Dio, tutto è parte di Dio. La prima frase della Bibbia, però, contraddice anche questa; tutto è stato creato da Dio, ma non è Dio. Il panteismo è sempre più popolare, specialmente attraverso il movimento dei verdi, la cui gran preoccupazione per l'ambiente li porta a adorare la dea "madre terra", o "madre natura" e li spinge al femminismo, perché la terra è sempre stata una figura femminile, e tutte le pratiche della fertilità, di cui ci parla anche l'antico testamento, erano rivolte a dee. La Bibbia ricorda che anche il panteismo è sbagliato; poiché Dio ha creato tutto, ma è distinto dalla sua creazione.

L'esistenzialismo, un'altra corrente filosofica dei nostri giorni, afferma che Dio è la propria esperienza religiosa. Un giorno, chiesi ad uno studente universitario se credeva in Dio, ed egli mi rispose: "Certo che ci credo!". Sapendo però, che non era più sufficiente porre la domanda semplicemente in questi termini, gli chiesi anche cosa significava per lui la parola "Dio". La risposta che mi diede fu questa: "Dio è la mia esperienza religiosa; il mio sentimento religioso". Da ciò dedussi che se una persona non avesse sentimenti religiosi, per lei Dio non esisterebbe. Chiesi se fosse questo che pensava, e mi rispose di si. Allora, supponendo che sulla terra non ci fossero persone con sentimenti religiosi, non ci sarebbe neanche Dio? Questo era il suo credo, ma la prima frase della Bibbia afferma che Dio esisteva già, prima che qualcuno avesse un qualsiasi sentimento religioso, per cui anche l'esistenzialismo è negato.

L'umanesimo afferma che l'uomo è Dio, che ormai è cresciuto ed è diventato adulto, quindi ora è il proprio creatore. Dio è morto, gli dei d'oggi sono la "razza superiore"; questo pensava Nietzsche, un filosofo che influì moltissimo su Hitler. Un giorno fui invitato da un'università per un dibattito: io dovevo parlare del cristianesimo, mentre un professore ebreo ateo doveva illustrare l'umanesimo. Lui parlò per primo: era un uomo brillante ed intelligentissimo. Arrivato però alla fine, terminò il suo discorso così: "Io credo nell'uomo, l'uomo può e deve risolvere tutti i suoi problemi, e se non può allora Dio ci aiuti". Tutto l'uditorio si mise a ridere perché non s'era reso conto di ciò che aveva detto, per cui, io centrai il tema del mio discorso sulle sue ultime tre parole: "Dio ci aiuti!". Io non vinsi, ma lui perse il suo dibattito, le sue parole: "Che Dio ce la mandi buona!" furono come quelle dell'uomo che disse: "Io sono ateo grazie a Dio!".

Un'altra filosofia contemporanea è il materialismo, secondo cui solo la materia sarebbe reale, quindi solo il mondo fisico, ed anche questo è contraddetto dalle tre parole che stiamo esaminando. "Nel principio Dio", non menziona la materia ma Dio soltanto.

Il misticismo, invece, afferma che solo lo spirito è reale; ma noi crediamo che sia il fisico sia lo spirituale siano veri, perché Dio è spirito, ed ha creato sia il mondo materiale sia lo spirituale.

C'è poi il monismo, specialmente dietro il movimento New Age, secondo il quale la mente e la materia sono un'unica cosa; per loro esiste solo una realtà, e tutto fa parte d'essa, per cui è molto simile al panteismo. Monismo significa, infatti "una sola realtà", ma Genesi afferma che ci sono due realtà: Dio, la realtà eterna, ed il nostro universo, la realtà temporale, che non sono un'unica cosa.

Il razionalismo, invece, sostiene che Dio è la ragione, la Bibbia ci presenta però un Dio che ragiona. C'è ancora molto animismo nel mondo d'oggi, e secondo i suoi insegnamenti noi siamo governati da gran quantità di spiriti; ci sono gli spiriti degli alberi, dei mari, dei venti, eccetera, quindi non un solo Dio ma molti spiriti che regnano sul mondo, ma la Bibbia ci parla di un unico Dio.

C'è anche il politeismo, che significa molti dei. Gli indù hanno ben trenta milioni di dei, per questo la loro fede è molto complicata, ma anche il politeismo è negato dalla prima frase di Genesi.

Il dualismo, una volta molto comune, afferma che ci sono due dei, uno buono e l'altro cattivo, ed ho paura che anche alcuni cristiani cadano in quest'errore, elevando il Diavolo quasi allo stato di divinità. Il Diavolo è una creatura, e Genesi tale lo considera, per cui non deve essere trattato come un dio. Per il Creatore, Satana non rappresenta nessun problema, egli deve chiedere il permesso a Dio prima di poter toccare un essere umano. Lui, come noi, è soggetto alle limitazioni proprie di tutte le creature, infatti, può essere presente solo in un posto per volta. Egli non conosce tutto e nemmeno può essere ovunque, anche se può avere agenti dappertutto. Non so dove sia stasera, ma se è qui, significa che questo è un incontro abbastanza importante, perché per noi dovrà rinunciare a qualsiasi altro appuntamento. Forse noi ci troviamo a lottare contro Satana e i suoi agenti, ma per Dio non costituiscono nessuna minaccia; quindi anche il dualismo non è verità, Infatti la Bibbia afferma che c'è un solo Dio, non due in lotta tra loro.

Per ultimo vorrei parlare del deismo, poiché è forse la filosofia-religione più pericolosa per i cristiani, giacché afferma che Dio, pur essendo il Creatore, non è in grado di controllare ciò che ha fatto. Loro insegnano che Dio ha creato l'universo come fosse un orologio; gli ha dato la carica iniziale ed ora non può più intervenire su di esso. Secondo i deisti, il creato va avanti per inerzia, per mezzo delle leggi che lo governano, perciò i miracoli non possono accadere e l'unico scopo della preghiera può essere solo la meditazione. Ciò che la Bibbia ci presenta, invece, è il teismo, ed afferma che Dio ha creato l'universo ed ora può anche controllarlo come e quando vuole, lui è al di fuori del tempo e dello spazio, ma è capace di agire al loro interno per far accadere ciò che vuole quando lo desidera. Da quanto abbiamo detto finora, si può costatare che già la prima frase della Bibbia esclude categoricamente tutte queste filosofie. Penso che sia molto importante far chiarezza su questo punto nella mente delle persone, perché così possano evitare pericolose confusioni.

(David Pawson)

[Modificato da Perdonato 10/03/2013 10:50]
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11/03/2013 12:19
 
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IL CREATORE

In effetti, il primo capitolo di Genesi, più che presentarci la creazione, ci mostra il Creatore. La parola Dio vi è contenuta ben trentacinque volte, e possiamo leggerlo non tanto per imparare qualcosa sul mondo, quanto per apprendere qualcosa sul Dio che l'ha creato. Forse la scienza può dire cose nuove sul nostro universo, ma è solo la scrittura che ci parla del creatore, ed a questo proposito voglio elencare i dodici aspetti di Dio che sono mostrati in questo capitolo:

1) Dio non è una creatura, ma il Creatore. Questo è molto importante; Dio è distinto da ciò che crea fin dal principio. Nessun uomo deve adorare una creatura ma solo il Creatore. Per questo le immagini sono vietate, perché non appena si cerca di raffigurare Dio, inevitabilmente lo si rende simile ad una creatura, e ciò è idolatria. Si diventa idolatri quando si dà a qualsiasi cosa creata il posto che spetta solo a Dio. Due cose Dio detesta in particolare modo: l'idolatria e l'immoralità, che sono sempre collegate tra loro, perché quando s'adora una parte del creato più del creatore stesso, è inevitabile diventare anche immorali. L'esempio più ovvio è il sesso; il sesso fa parte del creato, Dio l'ha fatto buono, ma quando questo riveste un'importanza esagerata nella vita di qualcuno, inevitabilmente diventa immorale, perché idolo

2) Dio è personale. Genesi uno afferma che Dio ha una volontà, pensa, parla, prende delle decisioni e le porta ad effetto, ha un cuore, trova piacere nelle cose che fa e gode la sua esistenza; per cui non può che essere una persona. Egli ha tutto quello che può esprimere la parola personalità: lui ha la volontà che agisce, la mente che pensa e il cuore che sente; quindi è una persona, non una cosa, e nemmeno una forza vitale che c'invade totalmente.

3) Dio è potente, basta solo che parli perché la cosa accada. Così lo presenta Genesi; infatti, dice: "Sia la luce, e la luce fu". Questo è un potere che solo Dio possiede, e siamo in grado di costatarne la potenza sia nel piccolo sia nel grande. Se pensiamo a quanta energia è liberata dalla semplice scissione di un atomo, come alla potenza necessaria per la creazione dell'intero universo, allora potremo avere un'idea di quanto Dio sia potente.

4) Dio è sovrano. Questa parola non compare nel brano in questione, ma in esso è chiaramente evocata l'immagine di un re sul trono che ordina. I primi dieci comandamenti sono contenuti in Genesi uno, infatti, qui dieci volte il Re dei cieli dà un comando.

5) Dio è creativo, ha una grande immaginazione. Nella nostra sala da pranzo c'è un disegno con tutti i pesci del Mediterraneo; oggi guardandolo pensavo a quale mente può aver prodotto tutta quella varietà. L'uomo è capace di fare milioni di cose in serie, tutte uguali. Noi non siamo creativi come lui. Dio, invece, non ha fatto nemmeno due fili d'erba uguali, nemmeno due granelli di sabbia, nemmeno due fiocchi di neve e nemmeno due nuvole non sono mai state uguali. Questo è il senso artistico di Dio; che Creatore! Deve avere un'immaginazione veramente grande per aver pensato a tutte queste cose.

6) Dio è buono, quindi fa ogni cosa buona e gli piacciono le cose buone. E' fondamentale, per la nostra comprensione di Dio, sapere che egli è buono. Avete mai notato quante volte compare la parola "buono" in Genesi uno? "Dio vide che era buono" e ciò gli piaceva. Più avanti vedremo che Dio odia tutto ciò che non è buono, in altre parole, il male. Uno dei segni della decadenza umana è che gli uomini non odiano il male; noi non ameremo mai abbastanza il bene, fino a quando non odieremo il male. Paolo, al capitolo dodici della sua lettera "Ai Romani", dice d'aborrire ciò che è male e di tenere ciò che è bene. Questo è ciò che Dio fa: lui è buono e tutto ciò che fa è buono, quindi non è responsabile del male nel mondo; ma quest'argomento lo tratteremo più tardi.

7) E' un Dio vivente. Si muove ed agisce nel tempo e nello spazio anche se ne è fuori, e questo è il significato della parola "vivente" nella Bibbia. Egli non è immobile nell'eternità, in questo caso sarebbe solo un Dio che esiste; invece, il nostro, è un Dio che agisce perché vivo. Ci sono molti concetti di Dio che lo vedono come esistente e basta, ma la Bibbia lo presenta come attivo, quindi vivente.

8) Dio è singolare. Nel primo capitolo di Genesi tutti i verbi che sono riferiti ad azioni di Dio sono al singolare, ad esempio: creò, fece, disse, sono tutti singolari, quindi Dio è uno. Per questo i cristiani sono monoteisti, perché credono che esista un solo Dio. Non solo i cristiani, ma anche gli scienziati lo credono. Essi sostengono che l'universo è governato da leggi che sono uguali dappertutto, per questo è chiamato universo e non multiverso. Questo particolare svela anche che si tratta dell'opera di una sola mente. Tutte le teorie di Einstein derivano dalla convinzione dell'esistenza di un unico Dio, quindi di un universo omogeneo, e perciò comprensibile anche a noi che ne conosciamo solo una piccolissima parte. Noi inviamo oggetti nello spazio, anche il più remoto, perché crediamo che in ogni parte d'esso siano valide le stesse leggi che abbiamo qui, e finora tutto ciò si è dimostrato molto ragionevole.

9) Dio è plurale. Nel capitolo in questione tutti i verbi appaiono al singolare, ma la parola Dio è al plurale. La parola che qui è usata per indicare Dio è "Elohim", che significa Dei. Questo è un fatto molto strano, perché nessun altro libro farebbe una tale confusione. La frase: "Nel principio gli Dei creò" ci parla di un Dio unico, che però è senz'altro più di due persone. Dico questo perché la parola usata in ebraico per indicare un dio singolo sarebbe "Elah", molto simile all'arabo "Allah" che significa anch'esso Dio al singolare. Gli ebrei, però, non l'hanno mai chiamato così, e neppure l'hanno mai chiamato "Eloha" che significa due dei, bensì "Elohim", che significa tre dei, e questo è molto interessante. Gli ebrei pensano che ciò sia dovuto all'uso del plurale majestatis, quindi l'intendono circa come un "noi" del Papa o regale, usato solitamente da chi parla anche in nome di tutti i suoi predecessori. Noi cristiani però possiamo vedere in ciò, fin dall'inizio, un accenno alla trinità e non soltanto alla regalità di Dio. In pratica è impossibile per noi spiegare la trinità, perché nel nostro mondo non ci sono paralleli da prendere ad esempio e quindi deve essere accettata per fede. Tutto ciò però è confermato anche dalla nostra esperienza, perché conoscere Gesù, per noi, significa conoscere il Padre e ricevere lo Spirito Santo. Parlare con Gesù significa parlare al Padre per mezzo dello Spirito e viceversa. Camminare nello Spirito significa sperimentare Gesù e il Padre. Gesù assicurò che quando lo Spirito sarebbe arrivato, avrebbe portato anche Padre e Figlio a dimorare con noi. Per i cristiani, quindi, esiste una conferma pratica alla trinità. Di tutto ciò non abbiamo modo di trovare paralleli sulla terra, ma, ugualmente, la Bibbia ci presenta Dio come l'unica persona che è tre in uno, e che ha creato dal nulla tutto l'universo. Detto questo, siamo ancora solo al primo versetto.

10) Dio vuole riprodursi, questo è il primo indizio che egli è Padre. Un tale una volta mi chiese perché Dio avesse creato la razza umana; gli risposi nel modo più semplice che potevo: gli ricordai che aveva già un Figlio e godeva talmente quell'unico Figlio che voleva una famiglia più grande. Per me questo è il cuore della Bibbia. Dio vuole portare molti figli alla gloria, per questo ci ha creato. La sua paternità iniziò quando disse: "Creiamo l'uomo a nostra immagine ed a nostra somiglianza" ed ecco qua, noi siamo la creatura che più s'avvicina a Dio. Per questo la Bibbia non esita ad usare degli antropomorfirsmi; infatti, parla degli occhi di Dio, del suo naso, delle narici, della bocca, delle orecchie, delle spalle, del braccio, della mano, dei piedi, del cuore, delle viscere e anche del suo seme. Secondo alcune persone questo parlare è strano, perché sanno che Dio è spirito e quindi non ha questi organi. E' giusto in ogni caso parlare come se li avesse, perché tutto quello che il nostro corpo può fare può farlo anche Dio. Noi possiamo vedere con gli occhi, ed anche Dio vede, ascoltare con le orecchie, ed anche Dio ascolta, parlare con la lingua, ed anche Dio parla. Dio respira. Egli respirò su Adamo per comunicargli la vita; quindi è giusto parlare così, perché anche noi siamo fatti come lui. Le nostre facoltà corrispondono a quelle di Dio, in ciò siamo fatti a sua immagine, è importante che lo ricordiamo sempre. Satana tentò la prima coppia dicendo: "Vi piacerebbe essere come Dio?". I due avrebbero dovuto rispondere: "Lo siamo già grazie!", Invece hanno ceduto alla tentazione, ed il mondo è quel che è.

11) Dio non è come noi. Ci sono cose che lui può fare e noi no. Ad esempio noi possiamo costruire, ma lo facciamo sempre usando materiali già esistenti. Nessuno di noi può fare qualcosa dal niente, ma Dio lo può. C'è una parola ebraica in Genesi uno che ha proprio questo significato, la parola è "barà", che noi traduciamo "creare", e descrive un'azione che può compiere soltanto Dio, perché solo lui può fare qualcosa dal niente. Nella frase "Nel principio Dio creò", è contenuta la parola "barà", ed indica proprio un'azione di questo tipo, perché l'universo non è stato fatto con qualcosa di preesistente. Gli uomini, invece, anche se stanno diventando abbastanza bravi in certi campi, vedi per esempio la manipolazione genetica, al punto di poter clonare anche degli esseri umani, non arriveranno mai al punto di essere capaci di dire: "Sia un bambino", e questo si materializzi dal nulla. Tutto questo per ricordare che Dio, anche se per alcuni aspetti è simile a noi, in realtà non è come noi, infatti, quando s'afferma che Dio ci somiglia, viene spontaneo chiedersi a chi assomigli.

12) Dio è un comunicatore, mette i suoi pensieri in parole. Leggendo i primi versetti di Genesi, si nota che quando Dio inizia a parlare la terra era già creata. A questo punto però viene da chiedersi con chi stesse parlando quando disse: "Sia la luce!". Forse stava parlando da solo? Gridava nello spazio? Stava pensando ad alta voce? Genesi afferma che a quel punto tutta la terra era ancora coperta dall'acqua, (infatti, ancora oggi si trovano conchiglie perfino sulle montagne più alte) per cui non poteva esserci nessuna creatura ad ascoltarlo. C'era qualcuno, però, che aleggiava sulla superficie delle acque; era lo Spirito Santo. Era lui che metteva in pratica gli ordini di Dio, permettendo così che i comandamenti del Re del cielo s'adempissero in terra. E' ancora per mezzo dello Spirito Santo che il Regno dei cieli un giorno sarà stabilito qui da noi. Il Re nel cielo parla e lo Spirito Santo ubbidisce sulla terra. Come facciamo anche noi, che ubbidiamo a Dio, quando siamo pieni di Spirito Santo. Il motivo per il quale questa terra non è un posto molto bello, è perché le persone disubbidiscono a Dio. In ogni caso Dio è un comunicatore, parla a chi vuole ascoltarlo e la sua parola in loro diventa azione. Se Dio non fosse un comunicatore, non ci avrebbe fatto conoscere tutto questo, e noi non sapremmo mai cos'è accaduto nel principio.

(David Pawson)

[Modificato da Perdonato 11/03/2013 12:20]
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12/03/2013 11:40
 
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UNO STILE ADATTO

Genesi uno sembra scritto da un testimone oculare, ed anche questa è una vera sfida alla nostra fede, perché in realtà nessun uomo ha mai visto ciò che stava accadendo. Ovviamente, perciò, questo racconto può essere soltanto, o il frutto dell'invenzione umana o una rivelazione divina. Noi dobbiamo scegliere fra queste due ipotesi, ma in qualsiasi modo faremo cadere la scelta sarà sempre una faccenda di fede, perché non è possibile provare scientificamente né l'una né l'altra ipotesi. Ovviamente, però, per i cristiani questo è il resoconto dell'opera creatrice di Dio, e se è giunto fino a noi significa che Dio desiderava che gli uomini lo conoscessero, visto che sono gli unici in terra capaci di farlo.

A questo punto però, a Dio, si presentava il problema di come illustrarlo in linguaggio umano. Questo lo dico, perché penso che anche lui si sia trovato di fronte al problema con il quale si misurano tutti coloro che s'accingono a scrivere qualcosa. Per esempio; alcune delle cose più importanti che io mi trovo a dover decidere prima d'iniziare un libro, sono: da che punto di vista scrivere, che stile usare ed in che ordine presentare il materiale, ma oltre a queste c'è un'altra cosa che è senz'altro la più importante di tutte, ed è quale linguaggio usare. Come molti autori d'oggi, anch'io ho una scaletta di forme linguistiche che ha come modello le riviste ed i vari tipi di giornale che sono stampati. Questa scaletta ha proprio nella sua parte centrale Selezione dal Reader's Digest. Tutto ciò serve per conoscere anticipatamente chi sarà in grado di capire il nostro libro; e per farlo s'agisce nel seguente modo: si prendono a caso cento parole dal proprio manoscritto, si fa il totale di quante frasi ci sono in quella sezione, di quanto sono lunghi i vocaboli che le compongono, e poi con qualche giochetto matematico si riesce a stabilirlo con esattezza. In pratica si può capire matematicamente se quello che stiamo scrivendo sarà alla portata di professori universitari soltanto, oppure sarà adatto anche a chi legge solamente fumetti. Io personalmente cerco di restare sempre nella zona intermedia. A questo proposito, posso affermare, che il libro "La normale nascita del cristiano", l'ho scritto per chi è abituato a studiare la Bibbia, o altri libri di testo, e perciò ha una gran capacità di concentrazione. Il mio piccolo libro sul battesimo, invece, è scritto per il terzo mondo, quindi per un pubblico totalmente diverso; per questo il suo linguaggio, è molto più semplice. Un altro mio piccolo libro: "La verità da raccontare" è scritto per un tipo ancora diverso di lettori.

Io credo che possiamo essere certi che anche Dio si è posto la stessa domanda quando voleva scrivere la storia della creazione. In quel caso Dio doveva rivolgersi a tutta l'umanità; per questo ha scelto uno stile che non poteva assolutamente essere scientifico. Molti pensatori moderni si lamentano di questo fatto, secondo il mio punto di vista, invece, lo dobbiamo ringraziare altrimenti nessuno avrebbe capito niente fino al ventesimo secolo. Dio voleva che tutte le persone, nel corso della storia, fossero in grado di sapere, perciò ha scelto quel particolare stile. In questo modo chiunque può leggerlo, perfino i bambini o le tribù della giungla sono in grado di capire, per cui dobbiamo essere contenti che non sia né scientifico né intellettuale.

Ad esempio, Dio ci descrive le piante e gli animali della creazione usando termini molto semplici, infatti, parla soltanto di tre tipi di piante: piante piccole, chiamate erbe, piante medie, dette cespugli, e le piante grandi, gli alberi. Penso che non sia stato possibile essere più semplici di così, perché così tutti possono capire. Al contrario, se avesse usato termini scientifici, solo i botanici avrebbero capito. Gli animali, invece, sono descritti in modo un po' diverso ma altrettanto semplice; anch'essi sono divisi in tre categorie, definite però in base al rapporto che l'uomo ha con loro. La prima categoria comprende gli animali domestici, in pratica: i bovini, gli ovini, i cani eccetera, quindi tutti quelli che l'uomo usa come cibo o per lavoro. La seconda comprende tutti gli animali che l'uomo può cacciare, e la terza quelli con cui non ha niente a che fare, in altre parole, gli animali selvatici. Chiunque comprende questa suddivisione, perfino gli abitanti della giungla, perché questi sono i rapporti che l'uomo ha sempre avuto con gli animali nel corso dei secoli.

Un'altra cosa importante che possiamo notare in Genesi uno è che in ogni specie vi sarà stabilità, così che ognuna si riprodurrà separatamente dalle altre. Tutta l'agricoltura dipende da quest'importantissimo fatto, infatti, proviamo un po' a pensare a come sarebbe la nostra vita, se, per caso, dai maiali nascessero cuccioli di cane, o se un elefante riproducesse rinoceronti, oppure se piantando patate crescessero dei piselli. Tutto questo avrebbe portato ad un vero caos. Dio ha creato all'interno d'ogni specie una certa stabilità, per cui poteva anche raccontarci tutto sul codice DNA, o su tutti i processi delle proteine e degli aminoacidi, ma non l'ha fatto! Dobbiamo essere contenti che Dio non abbia usato questo stile, altrimenti avremmo dovuto studiare tutti biologia per capire. Dio semplifica tutto, per lui è sufficiente annunciare che ogni pianta ed ogni animale riprodurranno se stessi, e quindi poteva nascere l'agricoltura, perché nella riproduzione della vita vi è una grande affidabilità.

In fondo a Dio forse non interessava molto che noi sapessimo com'è stato creato l'universo, ma interessava senz'altro comunicare chi l'ha creato, per questo il racconto si concentra sul chi e sul perché, a differenza della scienza che invece s'occupa del come e del quando. Per questo scienza e scrittura non dovrebbero mai essere in contrasto, anche se parlano della stessa cosa, giacché affrontano il problema da due punti di vista totalmente differenti. In questo caso Dio ha raccontato una storia ben sapendo che in ogni epoca, le persone d'ogni età, accettano molto bene le storie.

Ora vediamo un po' più da vicino di che tipo di storia si tratta. Durante la seconda guerra mondiale, l'Inghilterra, aveva un primo ministro di nome Winston Churchill, che era anche un brillante oratore ed un grande scrittore. Nello scrivere i suoi libri utilizzava ben venticinquemila parole diverse, ma quando parlava alla radio ne usava solo cinquemila, perché voleva che tutti capissero quello che aveva da dire. Fu lui che mosse la nostra nazione ad avere coraggio. Dio ha agito in modo simile, per questo in tutto il suo racconto della creazione ha usato soltanto settantasei parole diverse. Riuscite ad immaginare uno scienziato che cerca di descrivere la nascita dell'universo usando soltanto settantasei parole? Nessuno scienziato e nessuno scrittore sarebbe mai riuscito in quest'opera, ma Dio sì. Dio è talmente grande da riuscire ad essere anche semplice, perché ci vuole una mente molto abile per la semplicità.

Un giorno una persona chiese ad Albert Einstein: "In cosa consiste la relatività del tempo? Potresti spiegarmi il concetto in modo semplice così che anch'io sia in grado di capire?". Lui rispose così: "In pratica significa che un minuto seduto su di un ferro rovente, sembra molto più lungo di un'ora passata parlando con una bella ragazza". Ho notato che solo le grandi menti riescono ad esporre concetti anche molto complessi in modo così semplice. Le piccole menti non riescono in questo, fanno una gran confusione e complicano irrimediabilmente tutto. Ecco perché la storia della creazione ha uno stile talmente semplice da essere alla portata di tutti. Certamente nessuno potrà mai pretendere che Genesi risponda a tutte le domande scientifiche del nostro tempo, questo sarebbe abusare della Bibbia.

Un'altra cosa importante da notare, è che nella stesura di questo capitolo Dio ha usato principalmente la prosa. Spero che le vostre Bibbie siano scritte in modo che si possano distinguere i passi di prosa da quelli in poesia. E' molto importante poter distinguere queste due forme letterarie, perché hanno scopi diversi. Dio, parla in prosa, per comunicare un pensiero dalla sua mente alla nostra, si esprime invece in poesia, per trasmettere un sentimento dal proprio cuore al nostro. La prosa, nella Bibbia, serve per capire i pensieri di Dio, mentre la poesia serve per comprendere i suoi sentimenti. Molte persone leggono la Bibbia semplicemente per conoscere i pensieri di Dio, ma è importante percepire anche i suoi sentimenti.

La maggior parte delle profezie bibliche sono scritte in forma poetica, quindi nel leggerle è più importante capire cosa sente Dio, invece di ciò che sta pensando. Genesi uno è scritto quasi tutto in prosa, ad eccezione di un solo versetto, il ventisette, che è in poesia. In questo è raccontata la creazione dell'uomo e della donna, di cui era entusiasta, per questo è uscita la sua vena poetica. Evidentemente c'era qualcosa in quella creazione che toccò il cuore di Dio più di qualsiasi altra. La stessa cosa si ripete nel capitolo due, anche questo è quasi tutto in prosa, ad eccezione di un versetto, il ventitré, ma questa volta a parlare è Adamo, quando per la prima volta vede Eva nuda. In quel caso Adamo esclamò: "Ah! Ecco quel che volevo!", Questa sarebbe la traduzione giusta dall'ebraico, peccato che non sia reso così nelle nostre Bibbie, perché dà bene l'idea dell'eccitazione di Adamo.

E' interessante notare che i primi due versi poetici, contenuti nella Bibbia, hanno entrambi a che fare con il sesso, questo significa che con il sesso diventa poetico anche Dio, oltre che Adamo. Le prime due canzoni popolari della storia dell'umanità sono sull'uomo e sulla donna, ed ancora oggi il settantacinque per cento d'esse hanno lo stesso tema. E' dunque importante leggere la Bibbia prestando attenzione anche a quel che Dio sente, oltre che a quello che pensa.

(David Pawson)

[Modificato da Perdonato 12/03/2013 11:41]
12/03/2013 13:15
 
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La gènesi e la creazione, ma la scrisse MOSE?
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12/03/2013 13:39
 
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Secondo la tradizione ebraica (e molte confessioni religiose cristiane più legate alla lettera del testo biblico), la Torah sarebbe stata scritta da Mosè in persona. Secondo l'esegesi biblica moderna, invece, dopo studi che sono cominciati nel XVIII secolo, il Pentateuco sarebbe una raccolta, formatasi in epoca post-esilio, di vari scritti di epoche precedenti. Ciò sembrerebbe comprovato da varie caratteristiche quali, ad esempio:

due racconti della creazione[1]
due decaloghi[2]
diversi nomi per Dio[3]
diverse concezioni teologiche.


Schema dell'"ipotesi documentaria" o "teoria delle quattro fonti".
'J': tradizione Jahvista
'E': tradizione Elohista
'D': tradizione Deuteronomista
'P': tradizione Codice Sacerdotale
* include la maggior parte del Levitico
† include la maggior parte del Deuteronomio
‡ "Deuteronomic history": Giosuè, Giudici, Samuele 1&2, Re 1&2

L'ipotesi documentaria, detta anche teoria documentaria, teoria delle quattro fonti o teoria JEDP, è una ipotesi sulla formazione dei primi cinque libri della Bibbia, i quali prendono il nome di Pentateuco (Torah in ebraico).
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12/03/2013 13:58
 
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La maggior parte delle prove indicano che l’autore della Genesi è Mosè. Le prove possono essere sintetizzate nel seguente modo:

1. La Genesi è il primo libro del Pentateuco (i primi cinque libri della Bibbia) e fu scritta da Mosè. In realtà, a volte il Pentateuco è definito semplicemente “Mosè” (Giovanni 5:46; Luca 24:27; cfr. Luca 22:44).

2. Ognuno dei cinque libri del Pentateuco, tranne la Genesi, afferma che l’autore è Mosè (Esodo 17:14; Esodo 24:3-4; Esodo 34:27; Levitico 1:1; Levitico 4:1; Levitico 6:1, 8, 19, 24; Levitico 7:22, 28; Levitico 8:1; Numeri 33:2; Deuteronomio 1:1; 17:18-19; 27:1-8; 28:58, 61).

3. L’Antico Testamento menziona sempre Mosè come autore del Pentateuco (Giosue 1:7-8; Giosue 8:31-32; 1 Re 2:3; 8:9, 53; 2 Re 10:31; 14:6; Esdra 6:18; Neemia 13:1; Daniele 9:11-13; Malachia 4:4).

4. Il Nuovo Testamento menziona sempre Mosè come autore del Pentateuco, che comprende anche la Genesi (Matteo 8:4; 19:7-8; 23:2; Marco 1:44; 7:10; Marco 10:3-4; 12:19, 26; Luca 5:14; 16:29-31; 20:37; 24:27, 44; Giovanni 1:17; 3:14; 5:45-46; 6:32; 7:19, 22-23; Atti 3:22; 13:39; 15:1, 5, 21; 26:22; 28:23; Romani 10:5, 19; 1 Corinzi 9:9; 2 Corinzi 3:15).

5. Il Talmud, che contiene gli scritti più antichi degli Ebrei, afferma che l’autore della Genesi è Mosè.

6. Mosè fu testimone oculare e prese parte agli eventi descritti nell’Esodo fino al Deuteronomio. Per esempio, si noti che vide dodici sorgenti d’acqua e settanta palme (Esodo 15:27).

7. Mosè conosceva molto bene l’Egitto. L’autore della Genesi conosceva bene i nomi egiziani, e la Genesi contiene molte più parole egiziane rispetto a tutti gli altri libri dell’Antico Testamento.

8. L’ordinanza della circoncisione faceva parte della legge di Mosè (Giovanni 7:23), e la circoncisione fu istituita in Genesi 17:12 (cfr. Esodo 12:48; Levitico 12:3).

9. La Genesi e l’Esodo formano un’unica opera: l’Esodo senza la Genesi è incompleto. È la Genesi, infatti, che spiega…

● in che modo Israele arrivò in Egitto.
● in che modo Israele fu liberato dalla schiavitù egiziana e divenne una nazione.
● in che modo Israele divenne partecipe delle promesse e del rapporto con Dio basato sul patto.
● perché l’esodo di Israele e il viaggio nella terra di Canaan furono così importanti.

Inoltre, in Ebraico la prima parola del Libro dell’Esodo è “e” (Esodo 1:1), quindi collega l’Esodo a uno scritto precedente. Le prove dimostrano che fu la stessa persona a scrivere sia l’Esodo che la Genesi, e la Bibbia dice che l’autore dell’Esodo è Mosè.

Riguardo al fatto che fu Mosè a scrivere la Genesi, occorre osservare che tutti gli eventi descritti nella Genesi ebbero luogo prima di Mosè, circa quattrocento anni prima che nascesse. Come poteva conoscere eventi come la creazione e persone come i Patriarchi Abraamo, Isacco, Giacobbe e Giuseppe? Le seguenti possibilità sembrano plausibili, perché Dio è un Dio di rivelazione.

1. Dio rivelò ad Adamo il racconto della creazione

2. Adamo e i suoi discendenti (la discendenza pia) preservarono un resoconto delle gesta di Dio. Ogni persona, soprattutto una che era realmente pia, fu incaricata di tramandare sia oralmente che per iscritto gli eventi più significativi delle loro vite, che includevano il rapporto con Dio e le sue promesse.

Norman Geisler, autore di un eccellente studio sull’Antico Testamento, afferma:

«possiamo concludere che Mosè, usando i resoconto famigliari che gli erano stati tramandati, redasse la Genesi […] la storia ebraica dimostra che i resoconti famigliari venivano tenuti e tramandati alle generazioni successive. È possibile che Mosè abbia copiato il materiale da questi resoconti, proprio come i servitori di Ezechia copiarono gli scritti di Salomone per completare il Libro dei Proverbi (cfr. Proverbi 25:1)» (A Popular Survey of the Old Testament, p. 38).

3. Mosè era un uomo istruito “in tutta la sapienza degli Egizi” (Atti 7:22). Dio lo preparò bene per la testimonianza scritta e orale riguardo ai suoi padri, e per scrivere l’inizio della storia del mondo sotto l’ispirazione dello Spirito di Dio. Riguardo a questo aspetto, Norman Geisler presenta un’osservazione eccellente:

«Mosè è l’unica persona che conosciamo di questo periodo in grado di scrivere questo libro. Il resto degli Israeliti erano una nazione di schiavi privi di istruzione, mentre Mosè era il figlio istruito del re (Atti 7:22). Mosè era l’unico che aveva sia un interesse, che le informazioni per scrivere la Genesi. Essendo Ebreo, Mosè aveva sicuramente accesso ai resoconti famigliari dei suoi avi (cfr. Genesi 5:1; 10:1; 25:19 ecc), che sicuramente Giacobbe aveva portato in Egitto (Genesi 46). Essendo desideroso di liberare il suo popolo dall’Egitto, è naturale pensare che Mosè conoscesse le promesse di Dio tramandate dai suoi padri, secondo cui Dio li avrebbe realmente liberati (cfr. Genesi 46:3-4; Esodo 2:24)» (A Popular Survey of the Old Testament, p. 37).

(Studi, commenti e schemi www.hilkia.com)
[Modificato da Perdonato 12/03/2013 14:08]
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12/03/2013 14:16
 
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La esegesi si esprime in modo diverso e ritiene che la bibbia sia stata scritta durante l'esilo babilonese e dunque molto dopo la morte di Mosè, anche se molti continuano a accrreditare a lui la thorà
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12/03/2013 14:25
 
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ll libro della Genesi è il primo libro del Pentateuco (cinque libri; in origine tutti in un unico rotolo: la Torà) e tratta della origini dell’universo, del genere umano del peccato originale, della storia dei patriarchi prediluviani, della chiamata di Abramo fino alla morte di Giacobbe. Il libro fu attribuito fino a tempi recenti a Mosè, così come del resto tutto il Pentateuco, ma in realtà venne composto più tardi del tempo di Mosè, e non da una medesima mano.

Nel Pentateuco si rilevano tre tradizioni compositive: quella jahvista, quella elohista e quella sacerdotale. La tradizione jahvista ebbe origine nella Giudea, mentre quella elohista nel nord della Palestina. Le due tradizioni convergono sostanzialmente sulla stessa storia, per cui ebbero un’origine comune nella tradizione orale, e in tradizioni scritte, anche antichissime. I testi della tradizione jahvista ed elohista fanno parte del disegno divino di giungere al testo biblico e vanno considerate come ispirate. Le due tradizioni cominciarono a confluire in un unico patrimonio al tempo della costruzione del tempio di Salomone, centro religioso fondamentale sia del regno di Giuda che del regno di Israele (il regno del Nord). L’unificazione delle tradizioni jahvista ed elohista fu opera della tradizione sacerdotale.

La composizione del libro della Genesi va collocata nell'arco di tempo che intercorre tra Salomone ed Ezechia. Le tradizioni jahvista ed elohista entrarono anche nel libro dell’Esodo, del Levitico e dei Numeri, ma con minore possibilità di essere rintracciate.

La tradizione jahvista è caratterizzata dall’uso del nome divino Jahvéh. Ha uno stile vivace, colorito, con ricchezza di immagini simboliche. Essa dà risposte ai grandi interrogativi dell’uomo sulla sua origine, sulla sua fragilità.

La tradizione elohista è caratterizzata dall’uso del nome comune Elohim (Dio). Ha uno stile più sobrio di quella jahvista, meno vivace.

La tradizione sacerdotale ha la caratteristica di riguardare l’organizzazione del culto e della vita sociale. Ha uno stile tecnicamente astratto, ma non privo della capacità di appassionare.

La tradizione sacerdotale ha la sua radice nella Legge scritta da Mosè (Cf. Es 17,14; 24,4; Dt 31,9-21.24) ed è legata ai vari santuari di Israele e massimamente al tempio di Gerusalemme, che sarà nel postesilio l'unico centro cultuale legittimo.



La tradizione deuteronomista è caratterizzata da uno stile ampio e oratorio. Prende il nome dal libro del Deuteronomio, la cui composizione va collocata durante gli ultimi tempi dell’esilio a Babilonia. Nel Deuteronomio confluì un materiale che non era stato pubblicizzato prima dell’esilio, perché la monarchia non lo vide opportuno per il suo prestigio, viste le punizioni che esso annunciava in caso di infedeltà (Cf. Dt 28,32; 28,49; 29,21; 30,1s). Il patrimonio che fu alla base della composizione del Deuteronomio fu conservato nell'ambito dei circoli profetici di Israele, pronti a contestare le inadempienze della monarchia circa l'alleanza del Sinai.

per approfondire: www.perfettaletizia.it/bibbia/genesi.htm

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12/03/2013 14:43
 
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Ogni tradizione religiosa vive in genere due forme intrecciate tra loro: una trasmissione orale, spontanea, vitale e di una successiva codificazione scritta.

Un popolo ai suoi inizi, proprio come un bambino, non comincia la sua storia scrivendo libri, prima vive, poi, fatta esperienza, scrive per ricordare e far ricordare alle nuove generazioni ciò che ha vissuto.

Anche il Popolo d’Israele, prima ha vissuto una Storia, poi ha cominciato a trasmettere il ricordo di padre in figlio (tradizione orale) e infine ha anche fissato tale storia in una memoria scritta.

E’ nata così la Bibbia; ma essa non è stata scritta tutta nello stesso periodo di tempo: il Libro più antico (forse quello del Profeta Amos) è del 750 a.C. l’ultimo del N.T. è l’Apocalisse di S. Giovanni, composta circa nell’anno 100 d.C.

La redazione dei vari Libri biblici, si scagliona tra queste due date, cioè in un periodo di oltre otto secoli. Pertanto la Bibbia non è stata scritta da un solo autore, ma moltissimi sono stati gli autori diretti, che però si sono avvalsi di precedenti tradizioni orali.

La Bibbia non contiene solo narrazioni di eventi storici (Esodo, Atti degli Apostoli) ma anche raccolte di leggi sociali e morali (Levitico, Deuteronomio), esortazioni e invettive (Profeti), preghiere (Salmi), lettere (di Paolo e altri), descrizioni fantastiche (Daniele, Apocalisse), poemi e proverbi.

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12/03/2013 16:15
 
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UN MODO DI FARE

Nel primo capitolo, Dio descrive la creazione come vista da un osservatore sulla terra, piuttosto che nel cielo, per cui usa il linguaggio chiamato "dei fenomeni". Questo linguaggio descrive ciò che appare agli occhi di un ipotetico osservatore umano, perciò non è scientificamente accurato. Per esempio noi diciamo: "Il sole è sorto in oriente e tramonterà in occidente". Questo parlare non ha assolutamente niente di scientifico, perché il sole, in realtà, non si è mai spostato; siamo stati noi che l'abbiamo fatto. Scientificamente è la terra che gira. Noi, però, ci troviamo molto bene anche affermando che si sposta il sole, perché sembra che avvenga proprio questo.

Provate un po' a pensare cosa sarebbe accaduto se Dio avesse detto che il sole in realtà stava fermo ed era la terra a spostarsi, pensate che sarebbe stato compreso? Dio parla agli uomini in modo che possano capire; e questo spiegherà uno dei problemi di Genesi. Dio usa un linguaggio simile anche per se stesso: quando afferma che vede, prova piacere ed opera, egli parla come se fosse un uomo, e lo fa per aiutarci a capirlo meglio. Il culmine della sua comunicativa è stata la Parola fatta carne che ha abitato fra noi, infatti, è guardando l'Uomo Gesù, che noi possiamo vedere Dio. Egli s'adegua continuamente alle nostre limitazioni, per questo s'impegna a spiegare la sua diversità come se a parlare fosse uno di noi. Penso che sia una cosa bellissima sapere che il nostro Dio s'adegua a noi così profondamente. Egli non usa parole difficili o concetti astratti, ma lo fa in modo semplice e conciso, come un buon Padre. Ci presenta la decisione di creare l'umanità come potrebbero aver fatto degli uomini. La frase: "Facciamo l'uomo a nostra immagine" sembra quasi un incontro tra i membri della trinità, riuniti per decidere sul da farsi. Tutto ciò è molto umano ed è perfettamente comprensibile a noi; questo è il suo stile! Genesi uno è composto in maniera molto abile, può addirittura essere preso come modello per la stesura di un racconto.

In Inghilterra di solito si dice ai predicatori di scrivere la sigla "KISS" sui loro sermoni, sigla che significa "keep it simple stupid"; in italiano sarebbe: "Tienilo semplice, stupido!". Finora, però, nessun autore umano è mai riuscito ad uguagliare la semplicità di Dio. Certo non è necessario che le persone vedano la struttura dei nostri sermoni, ma se saranno ben fatti, tutti capiranno perfettamente quello che vogliamo dire.

Il racconto dei sei giorni di Genesi, è composto di due parti di tre giorni ciascuna. Nella prima parte Dio prepara l'ambiente, e nella seconda lo riempie. Questa è una cosa molto interessante che raramente è rilevata da chi legge. Nel principio, infatti, la Terra era senza forma, quindi inabitabile. Dio, perciò, gli dette una forma, alternò il giorno con la notte, separò le acque di superficie da quelle dell'atmosfera, il mare dalla terra asciutta, e su questa fece comparire la prima vegetazione. Ovviamente, questo lavoro, serviva per renderla adatta ad accogliere la vita che sarebbe venuta in seguito. Questo può essere confermato anche dal fatto che non sono stati ancora trovati altri pianeti con caratteristiche simili al nostro, in tutto l'universo.

Così ecco che, se nel primo giorno è compiuta la separazione tra luce e tenebre, nel quarto sono fatti apparire il sole, la luna e le stelle, che distinguono il giorno dalla notte, e servono per misurare il trascorrere del tempo. Analogamente, anche il quinto giorno serve a Dio per completare l'opera iniziata nel secondo, vale a dire il mare ed il cielo, che ora riempie d'esseri viventi d'ogni specie. Il terzo giorno, invece, Dio ha fatto apparire l'asciutto, ed ecco che il sesto l'ha riempito con animali d'ogni tipo.

Questa particolare struttura dei tre giorni, pur essendo eccezionale, non è la sola particolarità di Genesi uno, perché in esso c'è anche un aspetto matematico che voglio accennare, anche se non sarà possibile trattare approfonditamente perché è riscontrabile soltanto nella versione originale ebraica. Al tempo in cui fu scritto Genesi non esistevano ancora i numeri così come li conosciamo oggi, ma al loro posto erano usate alcune lettere dell'alfabeto, cui era attribuito un particolare valore numerico, esattamente come facevano anche i romani. Nella Bibbia l'uso più famoso di questo tipo di numerazione lo troviamo nel libro "Apocalisse", e riguarda il numero seicentosessantasei. Questo è, per esempio, il valore che ha il nome di Nerone se sommiamo tra loro le lettere dell'alfabeto ebraico che lo compongono. Nella Bibbia il tre è il numero della perfezione ed il sette della completezza, quindi il seicentosessantasei, tre volte sei, sta ad indicare l'imperfezione assoluta.

L'aspetto matematico di Genesi uno è incredibile; studiosi hanno passato giorni e giorni per scoprire le relazioni tra i numeri tre, sette e dieci che intessono tutto il capitolo. Per esempio, ritroviamo il numero tre nei due gruppi di tre giorni, nelle tre volte che Dio usa il verbo creare per la materia e la vita, e nelle altre tre che l'usa per creare l'uomo a sua immagine. Troviamo il numero sette nei sette giorni, nella sua prima frase, che in ebraico è composta di sette parole, nelle sette volte che è ripetuto: "E Dio vide che era buono", come in molti altri casi, con parole che sono ripetute anch'esse sette volte. Il numero dieci compare nelle dieci volte che Dio dà un comando, nelle dieci volte che parla, e così via. Noi non possiamo addentrarci oltre in quest'aspetto, ma è chiaro che tutto il brano in questione è composto sulla formula tre, sette e dieci. Tuttavia questo non è messo in evidenza, perché non deve essere una cosa riservata ai matematici. Il tutto, però, vi è abilmente nascosto, e ciò rivela che dietro Genesi uno vi è una mente abilissima: quella di Dio.

Ora tutto questo è in completo contrasto con gli altri racconti della creazione che sono stati ritrovati, tra i quali uno dei più famosi è "l'epica babilonese della creazione". Paragonando quest'ultimo con Genesi, si vede chiaramente che quello babilonese è frutto dell'invenzione umana. E' un racconto molto complicato scritto solo in poesia, che dopo averlo letto lascia in testa una tale confusione, che la semplicità di Genesi uno diventa testimonianza a se stessa. Il soggetto di Genesi uno è sempre e soltanto Dio, che non è mai visto come qualcosa da contemplare, ma sempre come chi agisce; lui è l'IO SONO. Purtroppo molte persone lo vedono ancora come un oggetto, ma nella Bibbia, invece, gli oggetti siamo noi, mentre Dio è sempre l'attore principale. Genesi ci parla anche dello Spirito che modella la Terra, e della Parola che unisce Dio e Spirito, per cui vi troviamo anche l'embrione del concetto di Trinità.

(David Pawson)

[Modificato da Perdonato 12/03/2013 16:16]
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12/03/2013 17:46
 
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CINQUE VERBI, UN SOGGETTO

In questo racconto il soggetto è sempre uno e gli oggetti sono molti, così come molti sono anche i verbi. Fra questi abbiamo già accennato ad un verbo particolarissimo, che non si riscontra mai avere come soggetto nessun altro all'infuori di Dio. Si tratta del verbo "barà" che è tradotto con creare. Il significato di questo verbo è "portare all'esistenza qualcosa che non esisteva prima". L'uomo, per esempio, è il frutto della creazione divina, anche se non è stato fatto dal nulla, infatti, viene dalla polvere. Ugualmente anche in questo caso è usato questo verbo, perché, anche se l'uomo proviene da qualcosa che già esisteva, come prodotto finale è qualcosa di totalmente nuovo.

Genesi usa questo verbo solo in tre circostanze: nella creazione della materia, nella creazione della vita e nella creazione dell'uomo. Sono, infatti, solo questi i momenti in cui Dio ha creato qualcosa di veramente nuovo. Negli altri casi non si tratta di "creazioni" vere e proprie, ma di particolari interventi che Dio ha operato su cose già create in precedenza, per ottenerne alcune altre con caratteristiche diverse, quindi non "nuove" in assoluto. Prestando attenzione al testo originale di Genesi, scopriamo che in realtà questo lascia un certo spazio anche all'evoluzione. Il testo originale ci fa capire che ottenere una sostanza chimica da un'altra, o un animale da un altro, biblicamente, non significa creare qualcosa di nuovo. La Bibbia racconta che Dio ha creato la materia, e con essa ha costruito gli oceani e la terra asciutta; ha creato la vita, e da essa ne ha ottenuto tutte le forme che conosciamo. Poi ha creato anche l'uomo, che è il culmine della sua opera. Una volta compreso questo particolare, non ci dovrebbero essere grandi difficoltà nell'accettare l'evoluzione di certi tipi di piante o d'animali. La cosa inaccettabile è credere che gli uomini si siano evoluti dalle scimmie. Dobbiamo essere molto onesti come cristiani, e non degli sciocchi che creano difficoltà anche dove non ce ne sono.

In totale in questo capitolo compaiono cinque verbi diversi, che oltre a creare e fare sono: dire, vedere e benedire. Dio, infatti, benedice l'umanità, perché desidera che arrivi ad essere come lui intendeva che fosse fin dal principio. Ciò che Dio ha creato era ed è buono, perciò vuole dargli felicità, e desidera condividere con lui il piacere che ha provato nel creare l'universo. Noi uomini possiamo comprendere benissimo quest'atteggiamento: a me, per esempio, piace moltissimo costruire; ho progettato alcuni edifici per chiese e, quando poi sono stati realizzati, mi dà piacere vederli funzionare. Sono soddisfatto quando vedo che quella che era solo un'immagine nella mia mente ora è usata e goduta. Del tutto simile a questo è il sentimento che Dio prova nei nostri confronti; infatti, lui vuole che godiamo il suo creato, perciò ci benedice affinché siamo felici.

Guardando bene dentro la creazione si riesce a vedere che anche in Dio è presente il senso dell'umorismo; ed a questo proposito un giorno, dopo una visita ad una comunità inglese, un giovane scultore mi regalò un suo lavoro in ceramica: una leggera caricatura di rinoceronte. V'assicuro che tutti quelli che lo guardano scoppiano a ridere, quello è senz'altro il rinoceronte più buffo che ho visto. Sotto di lui, per ricordare il giorno in cui furono creati gli animali, ha messo il titolo: "Quinto giorno".

Ricapitolando: Genesi uno contiene cinque verbi che sono sempre al singolare, un soggetto, che è sempre al plurale, e moltissimi oggetti, che descrivono l'opera creatrice di Dio, della quale non finiamo mai di stupirci.

(David Pawson)

[Modificato da Perdonato 12/03/2013 17:47]
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12/03/2013 23:20
 
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SCIENZA E FEDE

Abbiamo già affermato che, in linea generale, scienza e Genesi uno sono sostanzialmente in accordo su molti punti importanti. Tale accordo, però, incomincia a scadere via via che spingiamo l'analisi del testo biblico, fino a quando, ad un attento esame, ci troviamo di fronte a tre importanti problemi di compatibilità che, appunto per la loro importanza, devono essere trattati accuratamente. Il primo problema ha che fare con la sequenza della creazione, ed è presente in due punti distinti del racconto. Il primo di questi due punti si trova nel momento della creazione della luce, che, secondo Genesi, precede di ben tre giorni la creazione del sole. Ovviamente ciò è inconcepibile secondo il pensiero scientifico; infatti, come potrebbe verificarsi l'alternanza del giorno e della notte se non per mezzo della luce del sole? Il secondo punto, invece, ha che fare con gli uccelli, che, nel racconto biblico, precedono la creazione degli animali terrestri, mentre, scientificamente, avrebbero dovuto seguirla. La scienza al riguardo ha una visione diversa, infatti, afferma che gli animali dall'acqua sono passati sulla terra asciutta, e poi, solo in seguito, hanno imparato a volare. Il secondo problema riguarda il tempo impiegato per la creazione; e qui vi è enorme differenza tra scienza e Bibbia, per cui ci chiediamo se siano occorsi letteralmente sei giorni, oppure, come afferma la scienza, cinque miliardi d'anni per formare la terra.

Il terzo dei nostri problemi ci mette a faccia a faccia con la teoria dell'evoluzione: gli evoluzionisti affermano che le specie si sono formate per selezione naturale, quindi, sarebbe stato l'ambiente stesso a giocare un ruolo importantissimo nella loro comparsa. La Bibbia, invece, sostiene che è per l'intervento di Dio che tutte le specie esistono; e quindi, in questo caso, si tratterebbe di selezione soprannaturale. Ovviamente come cristiani dobbiamo essere molto sinceri ed onesti nel trattare questi argomenti, perché i nostri giovani nelle loro università studiano tutto ciò, e sono talmente convinti della validità dell'aspetto scientifico che, se non sono aiutati, appena s'imbattono in qualche contraddizione su questi argomenti, sono subito portati ad abbandonare la scrittura a favore della scienza. Così anche la chiesa perde attendibilità ai loro occhi.

Penso sia opportuno iniziare la nostra trattazione, considerando per primi i punti in cui tra scienza e scrittura c'è sostanzialmente accordo. E' bene evidenziare anche quali sono i limiti sia dell'una sia dell'altra. Abbiamo già affermato che la Bibbia non è un testo scientifico, ma dobbiamo anche ricordare che neppure la scienza può permettersi d'entrare nel campo spirituale. La scienza può occuparsi solo dei fenomeni fisici, non è capace di indagare ciò che è spirituale, perché non possiede nessuno strumento che gli permetta di farlo.

Facciamo un esempio: immaginiamo che dalla nostra porta entri un pallone, e che nella stanza ci sia uno scienziato con tutti i suoi strumenti. Non appena la palla entra dalla porta, lo scienziato può dirci subito molte cose su di essa: sarebbe in grado di calcolare il suo peso, misurare la sua velocità, la sua traiettoria, ed un buon professionista potrebbe dirci perfino quante volte rimbalzerebbe prima di fermarsi. Nessuno, però, per mezzo di calcoli o misure, potrà mai stabilire chi sia stato a dargli il calcio di partenza, né perché l'abbia fatto, poiché l'eventuale calciatore sarebbe al di fuori del nostro campo d'azione. Ovviamente, la scienza può parlare molto della palla, ma non può in nessun modo tentare d'andare oltre.

Tale limitazione vale anche nel caso dell'universo, infatti, oggi esistono molti libri che parlano dei suoi primi tre minuti, come altri che parlano del futuro della terra; ma nessun uomo di scienza potrà mai dirci niente su come mai la Terra si trovi qui, né perché.

Vorrei fare ancora un altro esempio: un teatrino di marionette. Tutti sanno che nei loro teatrini le marionette si muovono e possono perfino ballare. Ora, un osservatore disattento, potrebbe stupirsi nel vederle. Un uomo di scienza, però, abituato ad osservare molto più attentamente, potrebbe rispondere che guardando bene, si vedono dei fili molto sottili cui i burattini sono sospesi, ed è tirando quelli che la marionetta si muove. Ovviamente però a questo punto si pone la domanda di chi sia a tirare quei fili.

Cosa pensereste di quello scienziato, che solo perché non vede nessuno intento a manovrare marionette, sostenesse che i fili si stanno tirando da soli? Avreste più fiducia in lui o in qualcun altro che affermasse che ci deve essere qualcuno, da qualche parte, che in qualche modo, anche se non lo vediamo, è intento a tirare quei fili? Dio non può essere esaminato da nessuno perché è oltre i nostri sensi, e la scienza sta commettendo un grosso errore quando cerca d'affermare che l'universo si è creato da solo, o che il niente ha deciso di diventare qualcosa senza l'aiuto di nessuno.

Devo confessarvi che io non ho una fede scientifica sufficiente per credere ad una simile affermazione, per questo quanto incontro un ateo mi congratulo con lui, per la sua gran fede. Egli è quello che riesce a credere che i fili si tirano da soli, mentre io riesco solo a pensare che qualcuno li stia tirando, e per questo, ovviamente, non occorre molta fede, perché è più razionale.

Ora vorrei trarre un esempio anche dalla Bibbia. Quando gli ebrei attraversarono il Mar Rosso, la Bibbia afferma che le acque furono divise da un forte vento orientale. Dio, in quel caso, intervenne in maniera indiretta, usando il vento che separò il mare, e permise così al suo popolo di passare dall'altra parte, all'asciutto. Questo caso è molto simile al precedente; qui il mare che si divide corrisponde alle marionette, ed il vento che lo sposta, ai loro fili. In questo caso, come nel precedente, un uomo di scienza, potrebbe facilmente sostenere che il tutto è spiegabilissimo per mezzo del forte vento, e che quindi è solo merito di una gran corrente d'aria, se le acque si sono divise. In realtà egli non avrebbe spiegato un bel niente, perché non avrebbe valutato che anche quel vento è stato causato da qualcuno.

Il problema è che la scienza non può esaminare ciò che noi chiamiamo causa primaria, ma solo quella secondaria; e se per caso tentasse di farlo uscirebbe dal campo dei fatti per entrare in quello della fede. Solo la fede può decidere se il vento è stato il frutto del caso, o della volontà di qualcuno. E' stata una fortuita coincidenza che il vento sia arrivato proprio nel momento giusto, oppure è stata la divina provvidenza a preparare tutto? Ad interrogativi come questo, la scienza non potrà mai dare una risposta, perché chi agisce lo fa nel retroscena, per cui non può essere esaminato da nessuno; la risposta, quindi, può essere solo un fatto di fede.

Uno scienziato che affermasse che i miracoli non possono accadere, o che Dio non è capace di far soffiare il vento quanto vuole, sarebbe uscito dai confini della sua scienza per entrare nel campo della fede. Una tale affermazione può farla solo chi si comporta da credente, per cui non è assolutamente una deduzione scientifica. Personalmente, credo che quest'argomento debba essere evidenziato pesantemente.

Anni fa ero cappellano militare nell'aviazione inglese; in ogni nostra base ce n'erano tre: un cattolico romano, un anglicano ed uno per tutti gli altri, che era chiamato "lo strano". Io ero appunto uno degli "strani", per cui m'erano stati affidati militari d'ogni tipo; tra loro c'erano: metodisti, battisti, esercito della salvezza, musulmani, induisti, confuciani, e perfino atei ed agnostici. Sono stato anche il cappellano degli atei, e posso garantirvi che si è trattato di un lavoro interessantissimo. Quando un militare si presentava nel mio ufficio, e leggevo dalla sua scheda che si definiva ateo, anzitutto gli stringevo la mano e subito mi congratulavo con lui, perché la propria fede era più grande della mia. Poi gli assicuravo che se fosse stato ucciso mentre io ero ancora il suo cappellano, avrei rispettato la sua fede fino in fondo, promettendo che al proprio funerale Dio non sarebbe stato nemmeno menzionato. Alla sua sepoltura non ci sarebbero state preghiere, né inni, né sarebbe stata fatta nessun'altra cosa che avesse che fare con la religione. Affermavo che sarebbe stato semplicemente annunciato che quell'uomo era morto e non c'era più, punto e basta. Ho avuto modo di notare che questo li preoccupava moltissimo, perché loro volevano vivere come atei, ma non morire come tali; quello era un rischio troppo grosso per loro.

Per terza cosa gli chiedevo di spiegarmi in quale Dio non credevano, e quando avevano finito di parlare, potevo sempre affermare che avevano fatto anche di me un ateo, perché neanche io credevo in un dio così. Nessun ateo può fondare la sua convinzione sui fatti, ma, ovviamente, anche lui deve entrare nel campo della fede per affermare che Dio non esiste e che i miracoli sono solo delle casuali coincidenze. Dato però, che le coincidenze, appunto perché tali, arrivano sempre al momento opportuno, e la Bibbia n'è piena, penso che sia più ragionevole credere che si tratti d'interventi di Dio, più che di frutti del caso.

Per comprendere meglio torniamo ancora all'esempio delle marionette, e pensiamo per un attimo che stiano ballando. Guardandole, vediamo che i loro movimenti non sono inarticolati, infatti, stanno seguendo un certo schema, che immaginiamo sia il valzer. A questo punto è ovvio che, siccome non è possibile che i fili conoscano il valzer, deve per forza esserci una mente che in qualche modo li sta manovrando. Io sono convinto che sia stato così anche per quello che avvenne sul Mar Rosso. In quell'occasione gli avvenimenti seguirono uno schema ben preciso: lo scopo per cui accaddero era di liberare degli schiavi, perché costruissero una nuova nazione che avrebbe poi influenzato tutta la storia. E' possibile pensare ancora che si tratti solo di una banale coincidenza? La scienza deve stare al suo posto, è tenuta solo a considerare i fatti, e non a fare affermazioni di fede; come se ci fossero prove scientifiche che Dio non esiste. La scienza non può neanche trattare questo caso, perché è di là dalla portata dei propri strumenti. Dio non può essere messo in una provetta per essere esaminato!

(David Pawson)

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13/03/2013 11:51
 
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DISCORDANZE

E' importante prendere atto che, gran parte di Genesi uno, è in completo accordo con ciò che la scienza è riuscita a scoprire solo da pochi anni. In particolar modo tale accordo si manifesta sull'ordine generale della creazione. Vi sono però i problemi cui abbiamo già accennato in precedenza, il primo dei quali, è quello dell'apparizione del sole in ritardo di tre giorni, rispetto alla creazione della luce. Tale problema prende ancora più consistenza, se pensiamo che il giorno precedente a quello in cui il sole apparve nel cielo, le piante esistevano già. E' ovvio che nessuno scienziato crederà mai una cosa del genere, perché la vita delle piante dipende direttamente dalla luce solare, senza di lei il processo di fotosintesi non può aver luogo, per cui è scientificamente impossibile che ciò sia accaduto.

Per quanto possa sembrare assurdo, la spiegazione di questo problema l'ha fornita proprio la scienza. Abbiamo già affermato che il punto fondamentale da tenere sempre presente, è che la creazione è descritta come se fosse vista da un ipotetico testimone oculare sulla terra. Oggi sappiamo che nei primi periodi della creazione, né il sole, né gli altri astri sarebbero stati visibili dal nostro testimone. Nell'atmosfera terrestre, in quei periodi, c'era molta umidità, ed il gas principale di cui era composta era l'anidride carbonica. Tutto il pianeta era avvolto come da una fitta nebbia, che se pure lasciava passare luce in quantità sufficiente per la fotosintesi, non permetteva certo che si vedesse il cielo. Ciò che ha determinato poi il cambiamento della composizione dell'atmosfera, è stata proprio la presenza delle piante. La fotosintesi, nel corso di moltissimi anni, ha trasformato l'anidride carbonica in ossigeno, rendendo così trasparente l'atmosfera, fino a quando, nel quarto giorno, era ormai possibile vedere anche il cielo.

C'è poi anche un'altra serie d'obiezioni per quanto riguarda l'ordine d'apparizione delle varie forme di vita, per esempio: le piante, compresi gli alberi da frutto, che precedono i pesci, gli uccelli che anticipano insetti e rettili. Qualcuno potrebbe perfino affermare che anche l'uomo precede la donna. Queste discordanze, però, sono soltanto apparenti, e voglio mostrarvi una semplice spiegazione del problema. Ho già parlato del mio hobby, che è progettare edifici per chiese, per cui, una volta che ho terminato la fase di progetto, inizio con le visite al cantiere, per seguire da vicino il procedere dei lavori. Ora, vorrei che per un momento pensaste a come fare, per raccontare ad un bambino quale sia la successione dei lavori necessari per la costruzione di un qualsiasi edificio. Ovviamente, giacché ci rivolgiamo ad un bambino, dobbiamo farlo nel modo più semplice possibile; così io avrei pensato d'articolare il racconto in sette fasi. Al nostro bambino potremmo raccontare, che nella prima fase della costruzione lavora il muratore, perché è a lui che spetta preparare le fondamenta, innalzare i muri e posare il tetto. Nella seconda, arriva il falegname che monta tutti gli infissi. Poi è la volta dell'idraulico, che sistema i tubi ed i sanitari, seguito dall'elettricista che si preoccuperà degli impianti elettrici. Per ultimi, infine, lavoreranno lo stuccatore e l'imbianchino per la sistemazione delle pareti e, quando tutti avranno finito, l'edificio sarà pronto per essere usato.

Chiaramente questa è un'immagine molto semplificata di come si svolgono le cose, perché in realtà non è tutto così facile. Lo studio che in Inghilterra facciamo, per cercare d'ottimizzare la presenza sul cantiere dei vari mestieri, è un lavoro abbastanza complesso ed importante, perché la spesa totale ed il tempo impiegato per la costruzione di quell'edificio dipenderanno, in buona parte, anche dalla cura con cui quest'analisi è compiuta. Si tratta di stabilire quando ogni operatore dovrà intervenire, ed insieme con chi dovrà operare. Tutto questo lavoro è necessario, perché per un certo tempo deve essere presente più di un operatore contemporaneamente. Molto più spesso di quanto può sembrare, i mestieri sono interdipendenti l'uno dall'altro. Naturalmente, se dovessi illustrare la costruzione di un edificio ad un tecnico, sicuramente userei il modo complesso di cui ho parlato; ma se, invece, mi rivolgessi ad un bambino, sarei costretto a adoperare quello più semplificato, perché solo così potrebbe capire. Sono convinto che anche Dio si è comportato così nei nostri confronti, ci ha raccontato la storia della creazione nel modo più semplice possibile, sorvolando sulle sovrapposizioni che avrebbero notevolmente complicato tutto, e seguendo il progresso generale secondo una linea molto semplificata. Penso che le persone che si lamentano per dettagli che secondo loro sono mancanti o fuori posto, stanno esigendo da Dio un'analisi critica della creazione, che corrisponderebbe allo studio complesso della costruzione del nostro edificio. Dio, però, ha semplificato di proposito il racconto, per cui non dobbiamo metterci nella condizione di chi pretende troppo da Genesi uno, esigendo il dettaglio. Una narrazione complessa della creazione, sarebbe stata inevitabilmente lunga e difficile, quindi inadeguata al suo scopo. Così come sono stati semplificati tutti i tipi di piante e d'animali, per farli rientrare in tre gruppi, così anche le due fasi della creazione sono state ridotte a tre interventi, eseguiti uno per giorno. Questa è una dimostrazione d'amore da parte del nostro Padre celeste. Ciò premesso, non ci resta che affrontare il problema forse più importante: la velocità della creazione, che è la contraddizione più nota fra scienza e scrittura.

(David Pawson)

13/03/2013 13:44
 
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Ovviamente ipotesi diverse, se condol me e possible l abbia scritta Mose
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13/03/2013 14:08
 
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l'esegesi non dice così, troppi generi letterari diversi, poi tu sei libera di credere quello che ti pare
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13/03/2013 14:34
 
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LA CREAZIONE

Il creatore

Lo Spirito Santo apre questo libro in modo particolarmente notevole. Ci pone senza preamboli davanti a Dio, nella piena essenza del suo essere, e ce lo fa vedere in quella scena in cui Egli solo è all’opera e agisce. Lo udiamo rompere il silenzio della terra, lo vediamo risplendere nelle tenebre che la coprono, per creare, per Se stesso, una sfera nella quale possa manifestare, la sua potenza eterna e la sua divinità (Romani 1:20).

Non vi è nulla qui che appaghi una vana curiosità, nulla su cui lo spirito dell’uomo sia chiamato a speculare; vi è la sublime realtà della verità divina nella sua potenza morale, che agisce sul cuore e sull’intelligenza. Lo Spirito di Dio non vuole fornire elementi alla curiosità dell’uomo o soddisfarla con teorie sottili. I geologi possono investigare le viscere della terra e trarre materiali con i quali spesso pretendono di completare o contraddire gli scritti divini; possono estendere le loro speculazioni ai detriti fossili; ma l’umile discepolo si attiene con sacro diletto alle pagine ispirate: egli legge, crede e adora. Intraprendiamo dunque, con questo spirito, lo studio di questo libro, e ci sia dato di realizzare ciò che significa «mirare la bellezza dell’Eterno e meditare nel suo Tempio». (Salmo 27:4).

«Nel principio, Iddio creò i cieli e la terra» (Genesi 1:1). Le prime parole del Libro Sacro ci pongono in presenza di Colui che è la sorgente infinita di ogni vera benedizione. Lo Spirito Santo non adduce nessun argomento per provarci l’esistenza di Dio; Dio si rivela, si fa conoscere per mezzo delle sue opere. «I cieli raccontano la gloria di Dio e il firmamento annunzia l’opera delle sue mani». «O Eterno, tutte le tue opere ti celebreranno!».

Solo l’incredulo e l’ateo cercano delle prove dell’esistenza di Colui che, per mezzo della sua Parola, chiamò i mondi all’esistenza e rivelò Se stesso come l’Iddio sovranamente savio, l’Onnipotente, l’Eterno. Chi, fuorché Dio, potrebbe creare qualcosa? «Levate gli occhi in alto e guardate: Chi ha creato queste cose? Colui che fa uscir fuori e conta il loro esercito, che le chiama tutte per nome, e per la grandezza del suo potere e per la potenza della sua forza, non una manca» (Isaia 40:26). Gli dèi delle nazioni non sono che idoli, ma l’Eterno ha fatto i cieli. Nel libro di Giobbe, cap. 38 a 41, l’Eterno stesso si appella al creato come prova irrecusabile della sua sovranità. Questo appello, pur presentando all’intelligenza la più vivida e convincente prova dell’onnipotenza di Dio, commuove il cuore con la sua meravigliosa condiscendenza. Tutto è divino: la maestà e l’amore, la potenza e la tenerezza!

(Charles Henry Mackintosh)

[Modificato da Perdonato 13/03/2013 14:35]
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14/03/2013 00:10
 
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Le tenebre e la luce

«E la terra era informe e vuota, e le tenebre coprivano la faccia dell’abisso» (Genesi 1:2). Era veramente una scena in cui Iddio solo poteva agire. Senza dubbio l’uomo, nell’orgoglio del suo cuore, s’è dimostrato fin troppo disposto a interferire nell’opera di Dio, in altre e ben più elevate sfere d’azione; ma qui l’uomo non ha alcun posto fino al momento in cui, come ogni altra cosa, diventa l’oggetto della potenza creatrice.

Dio è solo nell’opera della creazione. Egli, dalla sua eterna dimora di luce, riguardò alla deserta solitudine dello spazio e vide la sfera ove i suoi piani meravigliosi e i suoi consigli dovevano, un giorno, spiegarsi e manifestarsi; sfera in cui il suo eterno Figliuolo doveva vivere, affaticarsi, testimoniare, soffrire e morire per manifestare, alla vista dei mondi attoniti, le gloriose perfezioni della Divinità.

Tutto era tenebre e caos, ma Dio è un Dio di luce e d’ordine. «Dio è luce e non vi sono in Lui tenebre alcune». Le tenebre non possono sussistere nella sua presenza, considerate sia dal punto di vista fisico che morale, intellettuale o spirituale.

«Lo Spirito di Dio aleggiava sulla superficie delle acque» (Genesi 1:2). Covava, per così dire, sulla scena delle sue future operazioni; scena tenebrosa, invero, e che offriva un vasto campo d’azione all’Iddio di luce e di vita. Egli solo poteva rischiarare quella scena, farne scaturire la vita; sostituire l’ordine al caos e stabilire una distesa tra le acque, in modo che la vita potesse svilupparsi senza temere la morte. Queste erano opere degne di Dio.

(Charles Henry Mackintosh)


1 Nel principio Dio creò i cieli e la terra.
2 La terra era informe e vuota, le tenebre coprivano la faccia dell'abisso e lo Spirito di Dio aleggiava sulla superficie delle acque.


Il primo verso della Bibbia ci dà un resoconto soddisfacente e utile sull'origine della terra e dei cieli. La fede dei Cristiani più umili comprende questo meglio della fantasia degli uomini più colti. Da ciò che vediamo in cielo e in terra apprendiamo la potenza del grande Creatore. E sebbene uomini, dobbiamo ricordarci del nostro dovere di Cristiani che tengono sempre il cielo davanti agli occhi e la terra sotto i piedi. Il Figlio di Dio, uno con il Padre, era con Lui quando creava il mondo; ci viene detto spesso che il mondo è stato fatto da Lui e niente è stato fatto senza di Lui. Oh, quali alti pensieri dovrebbero albergare nelle nostre menti su quel grande Dio che adoriamo e su quel grande Mediatore nel cui nome preghiamo! E qui, all'inizio del libro sacro, leggiamo pure di quello Spirito Divino la cui opera dentro il cuore dell'uomo è citata così spesso nelle altre parti della Bibbia.

Osservate, che all'inizio non c'era niente di piacevole da vedere, perché il mondo era senza forma e vuoto; c'era solo confusione e vuotezza. Parimenti il lavoro della grazia nell'anima è come una nuova creazione. In un'anima senza la grazia, che non è, cioè, nata di nuovo, c'è disordine, confusione e ogni opera malvagia: essa è priva di ogni bene perché è senza Dio. Essa stessa è tenebra ed oscurità: questa è la nostra condizione naturale, finché la grazia onnipotente non opera un cambiamento in noi.

(Matthew Henry)

[Modificato da Perdonato 14/03/2013 00:11]
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14/03/2013 11:59
 
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«Iddio disse: Sia la luce! e la luce fu» (Genesi 1:3). «Egli parlò e la cosa fu. Egli comandò e la cosa sorse». L’incredulo vuoi sapere come, dove, quando. Ma lo Spirito dice: «Per fede intendiamo che i mondi sono stati formati dalla Parola di Dio, cosicché le cose che si vedono non sono state tratte da cose apparenti» (Ebrei 11:3). Questa risposta soddisfa pienamente chi è alla scuola di Dio, ad onta del sorriso sprezzante dei filosofi.

Dio non vuol fare di noi degli astronomi o dei geologi, né occuparci dei particolari che il museo o il telescopio mettono sotto gli occhi di ognuno. Lo scopo di Dio è di introdurci nella sua presenza come adoratori, con cuori e menti ammaestrati e condotti dalla sua santa Parola. Il filosofo può sprezzare ciò che chiama pregiudizi volgari e gretti del pio discepolo della Parola di Dio; può gloriarsi del suo telescopio col quale misura la distesa dei cieli, o gloriarsi delle scoperte che fa nelle profondità della terra; quanto a noi, con tali opposizioni «di quella che falsamente si chiama scienza» (1 Tim. 6:20) non abbiamo nulla a che fare. Crediamo che tutte le vere scoperte fatte sia in alto nei cieli o in basso nella terra o nelle acque o sotto la terra, sono in accordo con ciò che è scritto nella Parola di Dio; tutte le altre pretese scoperte sono soltanto degne di essere interamente respinte. Bisogna che il cuore sia perfettamente convinto della pienezza, dell’autorità, della perfezione, della maestà e della totale ispirazione del Sacro Libro (Salmo 12:6). Sarà questa la sola salvaguardia efficace contro il razionalismo e la superstizione. Una conoscenza esatta della Parola e una intera sottomissione al suo contenuto, sono oggi più che mai indispensabili al discepolo di Cristo. Voglia Iddio nella sua grazia aumentare abbondantemente fra noi questa conoscenza e questa sottomissione.

«E Dio vide che la luce era buona; e Dio separò la luce dalle tenebre. E Dio chiamò la luce "giorno" e le tenebre notte». (Genesi 1:4-5) Abbiamo qui i due grandi simboli, sovente adoperati nella Parola: la presenza della luce costituisce il giorno; l’assenza della luce, la notte. Così è nella storia delle anime. Vi sono «i figliuoli della luce» e «i figliuoli delle tenebre». La differenza è netta e solenne. Tutti coloro sui quali la luce della vita ha brillato, tutti quelli che «l’Oriente da alto» ha visitato a salvezza, tutti quelli che hanno ricevuto la luce della conoscenza della gloria di Dio rifulsa nel volto di Gesù Cristo, chiunque essi siano, appartengono alla prima categoria e sono figliuoli della luce e del giorno. D’altra parte, tutti quelli che sono nelle tenebre, nell’accecamento e nell’incredulità della natura, i cui cuori non sono stati per la fede illuminati dai raggi del sole di giustizia, sono ancora avvolti nelle tenebre della notte spirituale, sono figliuoli delle tenebre, figliuoli della notte.

Lettori, fermatevi e chiedetevi nella presenza di Colui che investiga i cuori, a quale di queste due classi di persone appartenete. Non illudete voi stessi; si tratta per voi di vita o di morte. Potete essere povero, sprezzato, ignorante; ma, se per lo Spirito, siete unito al Figliuol di Dio che è «la luce del mondo» (Giov. 1:4) siete un figliuolo di luce, destinato a risplendere tosto nelle sfere celesti di cui «l’Agnello immolato» sarà per sempre il centro e il sole. Questo non è frutto dell’opera vostra, ma il risultato dei consigli e delle operazioni di Dio stesso, che vi ha dato luce, vita, gioia e pace in Gesù e per mezzo del suo sacrificio. Ma se siete estraneo all’azione e all’influenza santificante della luce divina, se i vostri occhi non sono stati aperti per vedere qualche bellezza in Gesù, Figliuol di Dio, allora, quand’anche possedeste tutta la sapienza di un grande scienziato e tutti i tesori della filosofia umana, quand’anche fossero vostri tutti i titoli accademici che le scuole e le università di questo mondo possono conferire, rimarreste tuttavia un «figliuolo della notte e delle tenebre» (1 Tess. 5:5), e se morrete in questo stato sarete per sempre avvolto dalle tenebre e dai terrori di una notte eterna! Non proseguite dunque prima di esservi assicurato se siete «del giorno» o «della notte».

(Charles Henry Mackintosh)


3 Dio disse: «Sia luce!» E luce fu.
4 Dio vide che la luce era buona; e Dio separò la luce dalle tenebre.
5 Dio chiamò la luce «giorno» e le tenebre «notte». Fu sera, poi fu mattina: primo giorno.


Dio disse: “Sia la luce”: egli lo volle e immediatamente ci fu luce. Oh, che potenza è la parola di Dio! E nella nuova creazione la prima cosa che accade nell'anima è la luce: lo Spirito benedetto opera nella volontà e negli affetti illuminandone la comprensione. Quelli che a causa del peccato erano nell'oscurità, per grazia diventano luce nel Signore. Le tenebre sarebbero sempre state presenti sull'uomo caduto se il Figlio di Dio non fosse venuto a darci intendimento, 1Gio 5:20. La luce che Dio voleva, egli l'ha anche giudicata cosa buona: Dio divise la luce dalle tenebre. Quale condivisione ci può essere tra luce e tenebre? Nel cielo c'è perfetta luce e nessuna oscurità, mentre nell'inferno c'è l'oscurità completa e nessun bagliore di luce. Il giorno e la notte sono del Signore: utilizziamoli entrambi per il suo onore, lavorando per Lui ogni giorno e riposando ogni notte in Lui, meditando la sua legge sia il giorno sia la notte.

(Matthew Henry)

[Modificato da Perdonato 14/03/2013 12:00]
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14/03/2013 18:41
 
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PRIMO GIORNO

Tra le cose menzionate nel primo giorno della creazione vi sono la luce e l'acqua. Questi due elementi sono alla base della vita stessa, infatti, il settanta per cento della superficie terrestre è tuttora ricoperto dall'acqua, e fino ad oggi non è stato individuato nessun altro pianeta con questa caratteristica. C'è un punto nello spazio, sopra le isole Hawaii, dal quale sembra che l'Oceano Pacifico avvolga tutto il pianeta, così come avveniva prima che Dio facesse apparire l'asciutto. Il nostro corpo è composto dal settanta per cento d'acqua, e per il resto da sostanze chimiche che valgono meno di diecimila lire, per cui possiamo sicuramente dire, che la luce e l'acqua sono i principali elementi della vita. Uno dei tanti prodotti dell'unione tra la luce e l'acqua è l'arcobaleno, che serve a Dio come ricordo del suo impegno a far sì che sia sempre disponibile cibo per tutta l'umanità.

Un'altra cosa che si può notare, ancora in queste prime righe di Genesi, è che il mondo ha avuto inizio nella notte, e poi, soltanto in seguito, è apparsa la luce. Per gli ebrei questa è una cosa molto importante, perché secondo il calendario ebraico il nuovo giorno inizia al tramonto; infatti, Genesi dice: "Così fu sera, poi mattina, e fu il primo giorno". Noi siamo abituati a pensare ad una giornata che inizia il mattino e termina la sera, ma questo è dovuto al sistema romano di dividere i giorni dalla mezzanotte alla mezzanotte. Per gli ebrei, invece, la giornata era composta in primo luogo da dodici ore di buio e poi da dodici di luce. Questo fatto ci fornisce la soluzione ad un altro problema biblico, che se anche non è in stretta relazione con ciò che stiamo trattando adesso, penso sia ugualmente il caso di discutere, data la sua importanza.

Gesù affermò che così come Giona stette tre giorni e tre notti nel ventre del pesce, anche lui sarebbe stato tre giorni e tre notti nel ventre della terra (Matteo 12:40), alludendo al tempo che sarebbe intercorso tra la sua morte e la sua resurrezione. Per quanto possiamo tentare, però, non riusciremo mai a far quadrare i conti, perché è impossibile far passare tre giorni e tre notti nel tempo che va da un venerdì alla domenica seguente. Oltre a questo, Gesù disse anche che la sua resurrezione sarebbe avvenuta nel terzo giorno dopo la sua morte (Matteo 16:21, 20:19 Lu 18:33, 24:7), e questo sembra contraddire ciò che affermava prima. E' ovvio quindi che nelle nostre tradizioni c'è un errore, e questo sta nel fatto d'aver creduto che il giorno in cui morì Gesù fosse un venerdì soltanto perché il giorno seguente era un sabato.

Se proviamo a leggere attentamente Giovanni 19:31, vedremo che il sabato che avrebbe seguito il giorno della morte di Gesù, non era un normale sabato, ma un sabato speciale. Ora se consideriamo che in ebraico la parola che noi traduciamo con sabato significa semplicemente riposo, o cessazione d'attività, possiamo facilmente dedurre che quello era uno speciale giorno di riposo, che non necessariamente avrebbe potuto coincidere con il normale sabato settimanale. Si trattava, infatti, proprio del sabato che seguiva la festa della Pasqua ebraica, (Num 28:16,17 Matteo 26:19,20) che ricorreva il quattordicesimo giorno del mese di abib (o nisan), il primo mese del calendario ebraico, per cui non tutti gli anni sarebbe capitata nello stesso giorno della settimana.

Per cercare di far luce su quest'avvenimento, proviamo ora a supporre che Gesù sia morto un mercoledì pomeriggio alle quindici, e sia risorto in un'ora compresa tra le diciotto e la mezzanotte del sabato; che lo ricordiamo, per gli ebrei sarebbe già stato il primo giorno della nuova settimana. Se così fosse questo farebbe quadrare a meraviglia tutti racconti evangelici, perché, considerando il modo ebraico di contare i giorni, Gesù sarebbe stato nella tomba le tre notti di mercoledì giovedì e venerdì, ed i tre giorni di giovedì venerdì e sabato. Se poi prendiamo in esame il sistema romano, troveremo un'altra interessante conferma alle parole di Gesù, perché contando i giorni dalla mezzanotte alla mezzanotte, risulta che il giovedì sarebbe stato nella tomba per il primo giorno, il secondo giorno sarebbe stato il venerdì, ed il sabato sarebbe stato il terzo. Così, come abbiamo già detto, se fosse risorto tra le diciotto e la mezzanotte di quel sabato, che era il normale sabato settimanale, l'avrebbe fatto proprio durante il terzo giorno, esattamente come dicono i Vangeli. Tutto questo è confermato da un'altra interessante scoperta: l'errore del calendario gregoriano. E' provato che il re Erode, il responsabile della strage degli innocenti, è morto nel quattro a.C., per cui Gesù doveva essere già nato in quel tempo. Se Gesù è nato nel quattro a.C., ragionevolmente potrebbe essere morto nel ventinove d.C., e, guarda caso, proprio in quell'anno il primo sabato della Pasqua capitava di giovedì. Ovviamente, ancora una volta, è chiaro che quando riusciamo a liberarci dalle tradizioni tutto è più facile; questo è anche un modo per renderci conto che quando leggiamo la Bibbia dobbiamo sforzarci di pensare come degli ebrei.

(David Pawson)


[Modificato da Perdonato 14/03/2013 18:42]
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15/03/2013 10:54
 
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6 Poi Dio disse: «Vi sia una distesa tra le acque, che separi le acque dalle acque».
7 Dio fece la distesa e separò le acque che erano sotto la distesa dalle acque che erano sopra la distesa. E così fu.
8 Dio chiamò la distesa «cielo». Fu sera, poi fu mattina: secondo giorno.


SECONDO GIORNO

Il sistema di circolazione dell'acqua, essenziale per la vita, è stato costruito nel secondo giorno. La condensazione del vapore in nubi non è altro che la separazione delle acque di sopra dalle acque di sotto descritta nel libro di Genesi; noi viviamo proprio nel sottile strato che le separa, e che Genesi chiama "distesa" o "firmamento", concepito per gli esseri viventi. Oggi, per mezzo della scienza, incominciamo a renderci conto di quanto delicata sia questa distesa che noi chiamiamo atmosfera, e che circonda tutto il nostro pianeta. Incominciamo a temere per la sua stabilità a causa dell'aumento dei gas inquinanti, che ormai stanno distruggendo anche lo scudo che ci protegge dalle radiazioni cosmiche, formato dall'ozono. La temperatura dell'atmosfera è importantissima ai fini della vita, infatti, basterebbe che la Terra s'avvicinasse o s'allontanasse soltanto di poco dal Sole, o che l'effetto serra riscaldasse maggiormente l'aria, perché tutto quanto restasse compromesso al punto tale da rendere precaria l'esistenza della vita stessa. Per esempio, se la temperatura media terrestre s'alzasse solo di qualche grado, i ghiacci polari si scioglierebbero, facendo innalzare il livello degli oceani di ben settanta metri. In queste condizioni quasi tutte le città più importanti del mondo sarebbero sommerse; scomparirebbero Lonra, New York, Washington, e molte altre. L'intera Inghilterra, diventerebbe soltanto una serie d'isolette sparse qua e la; per cui quando pensiamo a quanto sia stato preciso Dio, in tutto ciò che ha fatto in questo secondo giorno, viene spontaneo lodarlo.

(David Pawson)

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16/03/2013 11:43
 
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TERZO GIORNO

Poi Dio disse: "Le acque che sono sotto il cielo siano raccolte in un unico luogo ed appaia l'asciutto. Così fu, e Dio chiamò l'asciutto terra, e la raccolta delle acque mari" (Genesi 1:9-10). Nel terzo giorno Dio fece apparire la terra asciutta, ed a questo proposito c'è un particolare abbastanza curioso da osservare. In questi due versetti la parola terra, in ebraico, è usata al singolare; per cui, fino a circa venti anni fa, chi criticava la Bibbia rideva di quest'affermazione. Secondo la scienza, la possibilità che in quel periodo esistesse un solo continente era semplicemente assurda. Allora, sembrava più logico credere che il mare ritirandosi avesse fatto affiorare l'asciutto in più parti del globo contemporaneamente. Oggi, però, la scienza è in accordo con Genesi uno, perché afferma che l'asciutto è apparso in un solo luogo, e solo con il trascorrere del tempo, la terra si è frammentata in diversi blocchi, chiamati "zolle", fino a formare i continenti che noi oggi conosciamo. Questo lo possiamo osservare semplicemente guardando una cartina geografica terrestre; per esempio, è molto facile notare come l'Africa s'incastri esattamente nell'America Latina.

(David Pawson)



16/03/2013 12:14
 
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Gràzie onnipotente per le tue creazioni
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16/03/2013 19:09
 
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Il sole, la luna e le stelle [figure di Gesù, della Chiesa e dei credenti]

Poi, Iddio disse: «Sianvi dei luminari nella distesa dei cieli per separare il giorno dalla notte; e siano dei segni per le stagioni e per i giorni e per gli anni; e servano da luminari nella distesa dei cieli per dar luce alla terra. E così fu. E Dio fece i due grandi luminari: il luminare maggiore per presiedere al giorno, e il luminare minore per presiedere alla notte; e fece pure le stelle» (genesi 1:14-16).

Il sole è il centro della luce e, nel medesimo tempo, il centro del nostro sistema; è intorno a lui che si muovono le sfere minori, ricevendone la luce. Può dunque essere considerato con ragione come una figura di Colui che, per rallegrare il cuore di quelli che «temono il Signore», si leverà ben presto portando la salvezza nelle sue ali (Mal. 4:2). La bellezza di questo simbolo è evidente specie per chi, dopo le veglie della notte, ha potuto vedere il sole levarsi e indorare l’oriente coi suoi scintillanti raggi. Le nebbie e le ombre della notte si disperdono e tutto il creato sembra salutare il ritorno dell’astro del giorno. Fra breve anche il sole di giustizia si leverà, le ombre della notte fuggiranno e il creato tutto si rallegrerà vedendo apparire l’aurara d’un mattino senza nuvole, principio d’un giorno eterno di gloria.

La luna, oscura in se stessa, trae tutta la sua luce dal sole e la riflette incessantemente a meno che la terra si interponga. Appena il sole è sceso all’orizzonte la luna si presenta per riflettere i raggi del sole sul mondo avviluppato dalle tenebre; se invece appare di giorno, la si scorge con difficoltà a causa dello splendore del sole. La terra interviene talvolta e con le sue fosche nubi, coi densi vapori che sorgono dalla sua superficie, nasconde alla nostra vista l’argentea luce di quella luna che, mentre il sole è un bellissimo e appopriato simbolo di Cristo, è, a sua volta, una immagine caratteristica della Chiesa. Cristo, sorgente della luce è ora invisibile: «la notte è avanzata»; il mondo non vede Gesù, ma la Chiesa lo vede ed è responsabile di riflettere la sua luce sopra un mondo immerso nelle tenebre. La Chiesa è il solo mezzo di comunicazione della conoscenza di Cristo al mondo: «Voi siete la nostra epistola conosciuta e letta da tutti gli uomini» dice l’apostolo; e ancora: «Essendo manifesto che voi siete una lettera di Cristo» (2 Cor. 3:2-3). Quale responsabilità per la Chiesa! Come dovrebbe vigilare onde nulla venga ad impedirle di riflettere la luce celeste di Cristo in tutte le sue vie! Ma come può essa riflettere questa luce? Semplicemente lasciandola risplendere su di lei nel suo puro chiarore. Se la Chiesa camminasse nella luce di Cristo, rifletterebbe indubbiamente la sua luce e questo la manterrebbe nella sua vera posizione. La luna non ha luce propria e così è della Chiesa. Non è chiamata a rischiarare il mondo con la propria gloria, ma solo a riflettere la luce che riceve. Ha, cioè, l’obbligo di studiare con santa diligenza, il sentiero di Cristo quaggiù e seguire le sue orme per la potenza dello Spirito Santo che abita in lei. Ma, ahimè!, la terra, con la sua ombra, le sue nubi e i suoi vapori, s’intromette, nasconde la luce e offusca questa «lettera di Cristo» e il mondo vede a malapena alcuni caratteri di Cristo in quelli che si chiamano col suo Nome; sovente invece scopre in essi un umiliante contrasto, piuttosto che una rassomiglianza con Gesù. Ci sia dato di studiare Cristo con uno spirito di preghiera affinché siamo capaci di imitarlo più fedelmente!

Le stelle sono astri lontani che splendono in altre sfere; ne vediamo solo lo scintillare; del resto non hanno rapporto col nostro sistema solare. «Una stella differisce da un’altra stella in gloria». Così sarà nel regno futuro del Figliuolo: Sole di gloria, Egli brillerà con rifulgente ed eterno splendore e il suo corpo, la Chiesa, rifletterà fedelmente i suoi raggi d’ogni intorno; mentre i santi, individualmente, risplenderanno nella gloria speciale che il giusto Giudice distribuirà ad ognuno in ricompensa del servizio fedele compiuto durante l’oscura notte della sua assenza. Questo pensiero dovrebbe incoraggiarci a camminare con più ardore ed energia sulle orme del nostro Signore assente (Luca 19:12-19).

(Charles Henry Mackintosh)


[Modificato da Perdonato 16/03/2013 19:10]
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16/03/2013 19:14
 
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QUARTO GIORNO

Vi siano luci nella volta del cielo per distinguere il giorno dalla notte: saranno segni per le feste, i giorni e gli anni. Nel quarto giorno Dio fece apparire il Sole e la Luna, perché, oltre che a provvederci la luce, servissero anche come riferimenti temporali. Ancora una volta però gli uomini non hanno dato il giusto valore a queste cose, e spesso, durante i secoli, vi sono state religioni che le hanno adorate come dei. Specialmente qui in Italia il culto del Sole, che era chiamato "Mitra", fu molto comune al tempo dell'Impero romano. Sono state trovate tracce di questi culti in molte nazioni che ne furono colonie, e perfino a Londra durante alcuni scavi è tornato alla luce un tempio dedicato all'adorazione del dio Mitra. Sono stati ancora i romani ad intitolare al dio Sole un giorno della settimana, che ancora oggi nei paesi di lingua inglese continua a chiamarsi "sunday", giorno del sole, come allora. Il compleanno di Mitra era stato fissato il venticinque dicembre, perché dopo la lenta agonia che durante l'autunno sembrava portare il Sole alla morte, finalmente, il ventuno dicembre, appariva prendere nuovamente vita, per cui dopo quattro giorni dalla rinascita, si celebrava la sua festa.

Naturalmente tutto ciò non ha niente a che vedere con Gesù, purtroppo, ormai è stato tutto mescolato, per cui le persone fanno molta confusione e questo è male. Mitra, il dio Sole, era un maschio, e la terra, una femmina che riceveva da lui la vita, così come la donna la riceve dall'uomo. Io penso che anche l'esagerata preoccupazione per la sorte del nostro pianeta, che vediamo in alcuni gruppi moderni, non sia altro che la radice di quei culti che è arrivata fino a noi. Le persone che adorano il Sole, o la Luna, sono folli come chi divinizza una lampadina o un calendario, perché Dio li ha creati proprio a quello scopo. Un'altra cosa che Dio fece apparire nel cielo, ancora in questo quarto giorno sono le stelle. A queste, però, Dio non ha riservato nessuno scopo speciale, e mi domando quanti guai si sarebbero risparmiati all'umanità se gli uomini avessero rispettato la volontà di Dio anche in questo caso.

Purtroppo l'astrologia è, oggi più che mai, praticata in Europa, dove sette donne e sei uomini su dieci consultano giornalmente l'oroscopo; circa i due terzi della popolazione n'è stata conquistata. Non solo ma le stelle hanno ancora oggi molta influenza anche sull'economia delle nazioni, perché quando i paesi produttori di petrolio, alcuni anni fa, si riunirono per decidere il prezzo del greggio, convocarono un astrologo per essere consigliati. Un giorno, alludendo al fatto dei Magi che seguirono la stella, una persona affermò che, almeno in quel caso, l'astrologia era stata usata per fini giusti perfino nella Bibbia. Evidentemente quella persona non aveva capito, perché l'astrologia crede che un bambino sia influenzato dalla posizione che le stelle hanno in cielo nel momento della sua nascita. A Betlemme però accadde il fatto opposto, fu la stella ad essere influenzata dalla posizione del Re dell'universo che stava nascendo.

Allora potremmo chiederci perché mai Dio ha creato le stelle; se non hanno uno scopo preciso per noi, perché le ha messe nel nostro cielo? Un giorno mi trovavo sulle Alpi svizzere, sopra un costone roccioso dove forse non era mai stato nessuno e forse nessuno avrebbe mai più rimesso piede; eppure anche lì v'erano delle stelle alpine. In questa situazione potrei essermi chiesto perché Dio faccia crescere i fiori dove nessuno potrà mai vederli; lassù non allieteranno mai la vista a nessuno.

Per cercare di capirne di più proviamo a guardare per un momento a noi stessi; la nostra somiglianza con Dio ci rivelerà qualcosa. Spero che tra voi ci sia qualcuno che ha un hobby. Spero che ci sia qualcuno che nei momenti di riposo si dedichi a qualcosa di creativo, che una volta finito lo faccia sentire soddisfatto dell'opera delle sue mani, anche se questa sarà qualcosa di superfluo che non ha nessun'utilità, se non quella d'aver procurato piacere a chi l'ha realizzata. Ciò che quella persona prova in quei momenti, somiglia a ciò che prova Dio di fronte alla sua creazione. A Dio piace creare, ed ha creato l'intero universo, che a noi sembra non avere scopo, unicamente per il piacere di farlo. E' molto importante che noi lo comprendiamo; e per questo possiamo fare anche un altro esempio: perché Dio ha operato in modo che nascessero miliardi d'alberi, quando per la redenzione dell'umanità sarebbe stato sufficiente l'unico albero che ha fornito il legno su cui Gesù è morto? V'invito a riflettere su questo punto, ma la risposta più semplice è che a Dio piace fare gli alberi.

Noi evangelici dobbiamo recuperare il concetto di Dio creatore, molte persone che conosco hanno la mente così piena della redenzione che hanno quasi dimenticato la creazione; per questo nei loro sermoni è stata persa la giusta proporzione tra Dio Salvatore e Dio Creatore. Sapete un giorno sulla Nuova Terra non ci sarà più nessun bisogno di né di pastori, né d'evangelisti, né di missionari; queste persone dovranno essere addestrate a svolgere un altro compito, perché in quei giorni tutti saranno impegnati a curare la creazione soltanto, per cui è bene che non trascuriamo questa caratteristica di Dio.

(David Pawson)

[Modificato da Perdonato 16/03/2013 19:14]
23/03/2013 10:49
 
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Nel quarto giorno della creazione troviamo la creazione del sole, della luna e delle stelle. Tutto queste cose sono opera di Dio. Si parla delle stelle così come esse appaiono ai nostri occhi, senza dire il loro numero, né la natura, né la posizione, né la dimensione o i movimenti: le Scritture furono scritte non per appagare la nostra curiosità o trasformarci in astronomi, ma per condurci a Dio e santificarci. Le luci del cielo sono state create per servirlo ed esse lo fanno fedelmente splendendo secondo le stagioni senza cessare. Noi siamo come luce in questo mondo per servire Dio, ma lo facciamo in modo da corrispondere al fine della nostra creazione? Se non lo facciamo, la nostra luce non splende davanti a Dio come invece i suoi astri splendono davanti a noi. Finiamo pertanto per consumare le candele del nostro Padrone ma non guardiamo al fine della sua opera.

(Matthew Henry)

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