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vita nuova

Ultimo Aggiornamento: 24/01/2013 20:28
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24/01/2013 20:22
 
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Gesu’ Cristo libera l'uomo e l'umanita’ verso una «nuova vita»

1. E bene ribadire ciò che abbiamo detto nelle ultime catechesi considerando la missione salvifica di Cristo come liberazione, e Gesù come liberatore. Si tratta della liberazione dal peccato come male fondamentale, che «imprigiona» l'uomo dal di dentro, sottoponendolo alla schiavitù di colui che da Cristo viene chiamato il «padre della menzogna» (Gv 8,44). Si tratta, nello stesso tempo, della liberazione verso la verità, che ci dà la partecipazione alla «libertà dei figli di Dio» (cf. Rm 8,21). Gesù dice: «Se dunque il Figlio vi farà liberi, sarete liberi davvero» (Gv 8,36). La «libertà dei figli di Dio» proviene dal dono di Cristo, che porta all'uomo la partecipazione alla figliolanza divina, cioè la partecipazione alla vita di Dio.

Dunque l'uomo liberato da Cristo, non solo riceve la remissione dei peccati, ma viene elevato a «una nuova vita». Cristo, come autore della liberazione dell'uomo, è il creatore della «nuova umanità». In lui diventiamo «una creatura nuova» (cf. 2Cor 5,17).

2. Nella presente catechesi chiariamo ulteriormente questo aspetto della liberazione salvifica, che è opera di Cristo. Essa appartiene all'essenza stessa della sua missione messianica. Gesù stesso ne parlava, per esempio, nella parabola del buon Pastore, quando diceva: «Io sono venuto perché (le pecore) abbiano la vita e l'abbiano in abbondanza» (Gv 10,10). Si tratta di quella abbondanza di vita nuova, che è la partecipazione alla vita stessa di Dio.

Anche in questo modo si realizza nell'uomo «la novità» dell'umanità di Cristo: l'essere «una creatura nuova».

3. E ciò che con un parlare figurato e molto suggestivo, Gesù dice nel suo colloquio con la Samaritana presso il pozzo di Sicar: «Se tu conoscessi il dono di Dio e chi è colui che ti dice: "Dammi da bere!", tu stessa gliene avresti chiesto ed egli ti avrebbe dato acqua viva. Gli disse la donna: "Signore, tu non hai un mezzo per attingere e il pozzo è profondo; da dove hai dunque quest'acqua viva?"... Rispose Gesù: "Chiunque beve di quest'acqua avrà di nuovo sete; ma chi beve dell'acqua che io gli darò, non avrà mai più sete, anzi, l'acqua che io gli darò diventerà in lui sorgente di acqua che zampilla per la vita eterna"» (Gv 4,10-14).

4. Anche alla folla Gesù ripeté questa verità con parole molto simili, insegnando durante la festa delle Tende: «Chi ha sete venga a me e beva, chi crede in me, come dice la Scrittura, fiumi di acqua viva sgorgheranno dal suo seno» (Gv 7,37-38). I «fiumi di acqua viva» sono l'immagine della nuova vita a cui partecipano gli uomini in virtù della morte in croce di Cristo. In questa visuale la Tradizione patristica e la liturgia leggono anche il testo di Giovanni, secondo il quale dal costato (dal cuore) di Cristo, dopo la sua morte in croce, «uscì sangue e acqua», quando un soldato romano «gli colpì il costato» (Gv 19,34).

5. Ma, secondo un'interpretazione cara a gran parte dei padri orientali e tuttora seguita da vari esegeti, fiumi di acqua viva sgorgheranno anche «dal seno» dell'uomo che beve l'«acqua» della verità e della grazia di Cristo. «Dal seno» significa: dal cuore. Viene infatti creato «un cuore nuovo» nell'uomo, come annunziavano - in modo molto chiaro - i profeti, e in particolare Geremia ed Ezechiele.

Leggiamo in Geremia: «Questa sarà l'alleanza che io concluderò con la casa di Israele dopo quei giorni, dice il Signore: Porrò la mia legge nel loro animo, la scriverò nel loro cuore. Allora io sarò il loro Dio ed essi il mio popolo» (Ger 31,33). In Ezechiele, ancora più esplicitamente: «Vi darò un cuore nuovo, metterò dentro di voi uno spirito nuovo, toglierò da voi il cuore di pietra e vi darò un cuore di carne. Porrò il mio spirito dentro di voi e vi farò vivere secondo i miei precetti e vi farò osservare e mettere in pratica le mie leggi» (Ez 36,26-27).

Si tratta dunque di una profonda trasformazione spirituale, che Dio stesso realizza dentro l'uomo mediante «il soffio del suo Spirito» (cf. Ez 36,26). I «fiumi di acqua viva» di cui parla Gesù significano la fonte di una vita nuova che è la vita «in Spirito e verità», vita degna dei «veri adoratori del Padre» (cf. Gv 4,23-24).

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24/01/2013 20:25
 
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6. Gli scritti degli apostoli, e in particolare le lettere di san Paolo, abbondano di testi su questo tema: «Se uno è in Cristo, è una creatura nuova; le cose vecchie sono passate, ecco, ne sono nate di nuove» (2Cor 5,17). Il frutto della redenzione compiuta da Cristo è proprio questa «novità di vita»: «Vi siete infatti spogliati dell'uomo vecchio con le sue azioni e avete rivestito il nuovo, che si rinnova, per una piena conoscenza (di Dio), ad immagine del suo Creatore» (Col 3,9-10). «L'uomo vecchio» è «l'uomo del peccato». «L'uomo nuovo» è colui che grazie a Cristo ritrova in sé l'originale «immagine e somiglianza» del suo Creatore. Di qui anche quella energica esortazione dell'Apostolo a superare tutto ciò che in ciascuno di noi è peccato e retaggio del peccato: «Deponete anche voi tutte queste cose: ira, passione, malizia, maldicenze, e parole oscene dalla vostra bocca. Non mentitevi gli uni gli altri...» (Col 3,8-9).
7. Una simile esortazione si trova nella lettera agli Efesini: «Dovete deporre l'uomo vecchio con la condotta di prima, l'uomo che si corrompe dietro le passioni ingannatrici. Dovete rinnovarvi nello spirito della vostra mente e rivestire l'uomo nuovo, creato secondo Dio nella giustizia e nella santità vera» (Ef 4,22-24). «Siamo infatti opera sua, creati in Cristo Gesù per le opere buone che Dio ha predisposto perché noi le praticassimo» (Ef 2,10).
8. La redenzione è dunque la nuova creazione in Cristo. Essa è il dono di Dio - la grazia - e nello stesso tempo porta in sé una chiamata rivolta all'uomo. L'uomo deve cooperare all'opera di liberazione spirituale, compiuta in lui da Dio per mezzo di Cristo. E vero che «per questa grazia siete salvi mediante la fede; e ciò non viene da voi, ma è dono di Dio; né viene dalle opere, perché nessuno possa vantarsene» (Ef 2,8). Certo l'uomo non può attribuire a se stesso la salvezza, la liberazione salvifica, che è dono di Dio in Cristo, ma nello stesso tempo deve vedere in questo dono anche la fonte di una incessante esortazione a compiere opere degne di un tale dono. Il quadro completo della liberazione salvifica dell'uomo comporta una profonda consapevolezza del dono di Dio nella croce di Cristo e nella risurrezione redentrice, e, nello stesso tempo, la consapevolezza della propria responsabilità per questo dono: consapevolezza degli impegni di natura morale e spirituale, che quel dono e quella chiamata impongono. Tocchiamo qui le radici di quello che possiamo chiamare l'«ethos della redenzione».
9. La redenzione compiuta da Cristo, che opera con la potenza del suo Spirito di verità (Spirito del Padre e del Figlio, Spirito di verità), ha una dimensione personale, che riguarda ogni uomo, e nello stesso tempo una dimensione inter-umana e sociale, comunitaria e universale.
E un tema che vediamo svolto nella lettera agli Efesini, dove è descritta la riconciliazione delle due «parti» dell'umanità in Cristo: cioè di Israele, popolo eletto dell'antica alleanza, e di tutti gli altri popoli della terra: «Egli infatti (Cristo) è la nostra pace, colui che ha fatto dei due un popolo solo, abbattendo il muro di separazione che era frammezzo, cioè l'inimicizia, annullando, per mezzo della sua carne, la legge fatta di prescrizioni e di decreti, per creare in se stesso, dei due (generi di uomini) un solo uomo nuovo, facendo la pace, e per riconciliare tutti e due con Dio in un solo corpo, per mezzo della croce, distruggendo in se stesso l'inimicizia» (Ef 2,14-16).
10. Ecco la definitiva dimensione della «creatura nuova» e della «novità di vita» in Cristo: la liberazione dalla divisione, l'«abbattimento del muro» che separa Israele dagli altri. In Cristo tutti sono il «popolo eletto», perché in Cristo l'uomo è eletto. Ogni uomo, senza eccezione e differenza, viene riconciliato con Dio e - per ciò stesso - chiamato a partecipare all'eterna promessa di salvezza e di vita. L'umanità intera è nuovamente creata come «l'uomo nuovo...secondo Dio nella giustizia e nella santità vera» (Ef 4,24). La riconciliazione di tutti con Dio per mezzo di Cristo deve diventare la riconciliazione di tutti tra di loro; una dimensione comunitaria e universale della redenzione, piena espressione dell'«ethos della redenzione».
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24/01/2013 20:26
 
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Il valore salvifico della risurrezione
1. Se la fede cristiana e la predicazione della Chiesa hanno il loro asse nella risurrezione di Cristo perché è la definitiva conferma e il definitivo complemento della rivelazione, come abbiamo visto nella precedente catechesi, occorre anche aggiungere che, in quanto integrazione del mistero pasquale, essa è fonte della potenza salvifica del Vangelo e della Chiesa. Gesù Cristo, infatti, secondo san Paolo, «mediante la risurrezione dai morti» si è rivelato «Figlio di Dio con potenza... costituito secondo lo Spirito di santificazione» (cf. Rm 1,4). Ed egli trasmette agli uomini questa santità, perché «è stato messo a morte per i nostri peccati ed è stato risuscitato per la nostra giustificazione» (Rm 4,25). Vi è come un duplice aspetto nel mistero pasquale: la morte per la liberazione dal peccato, la risurrezione per aprire l'accesso alla nuova vita.
Certo il mistero pasquale, come tutta la vita e l'opera di Cristo, ha una profonda unità interna nella sua funzione redentiva e nella sua efficacia, ma ciò non toglie che se ne possano distinguere vari aspetti in rapporto agli effetti che ne provengono nell'uomo. Di qui l'attribuzione dello specifico effetto della «nuova vita» alla risurrezione, come afferma san Paolo.
2. In questa dottrina occorre fare alcune annotazioni che, sempre in riferimento ai testi del nuovo testamento, ci permettono di rilevarne tutta la verità e la bellezza.
Anzitutto, possiamo ben dire che il Cristo risorto è principio e fonte di una vita nuova per tutti gli uomini. Ciò appare anche dalla stupenda preghiera di Gesù alla vigilia della sua passione, che Giovanni riporta con queste parole: «Padre,... glorifica il Figlio tuo, perché il Figlio glorifichi te. Poiché tu gli hai dato potere sopra ogni essere umano, perché egli dia la vita eterna a tutti coloro che gli hai dato» (Gv 17,1-2).
Nella sua preghiera Gesù vede e abbraccia anzitutto i suoi discepoli, che egli ha avvertito del doloroso distacco prossimo a verificarsi mediante la sua passione e morte, ma ai quali ha pure promesso: «Io vivo e voi vivrete» (Gv 14,19). Cioè: avrete parte alla mia vita che si rivelerà dopo la risurrezione. Ma lo sguardo di Gesù si estende ad un raggio di ampiezza universale: «Non prego solo per questi (miei discepoli) - egli dice - ma anche per quelli che per la loro parola crederanno in me...» (Gv 17,20): di tutti deve farsi una cosa sola nella partecipazione alla gloria di Dio in Cristo.
La nuova vita concessa ai credenti in virtù della risurrezione di Cristo, consiste nella vittoria sulla morte del peccato e nella nuova partecipazione alla grazia. Lo afferma lapidariamente san Paolo: «Dio, ricco di misericordia... da morti che eravamo per il peccato, ci fa fatti rivivere con Cristo» (Ef 2,4-5). Analogamente san Pietro: «Dio e Padre del Signore nostro... nella sua grande misericordia ci ha rigenerati, mediante la risurrezione di Gesù Cristo dai morti, per una speranza viva» (1Pt 1,3).
Questa verità si riflette nell'insegnamento paolino sul Battesimo: «Per mezzo del battesimo siamo dunque stati sepolti insieme a lui (Cristo) nella morte, perché come Cristo fu risuscitato dai morti per mezzo della gloria del Padre, così anche noi possiamo camminare in una vita nuova» (Rm 6,4).
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24/01/2013 20:27
 
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3. Questa vita nuova - la vita secondo lo Spirito - manifesta l'adozione a figli, altro concetto paolino di fondamentale importanza. E «classico», su questo punto il passo della lettera ai Galati: «(Dio) mandò il suo Figlio,... per riscattare quelli che erano sotto la legge, perché ricevessimo l'adozione a figli» (Gal 4,4-5). Questa adozione divina per opera dello Spirito Santo rende l'uomo simile al Figlio unigenito: «...tutti quelli che sono guidati dallo Spirito di Dio, costoro sono figli di Dio» (Rm 8,14). Nella lettera ai Galati san Paolo si appella alla esperienza che i credenti fanno della nuova condizione, in cui si trovano: «E che voi siete figli ne è prova il fatto che Dio ha mandato nei vostri cuori lo Spirito del suo Figlio che grida: Abbà, Padre! Quindi non sei più schiavo, ma figlio; e se figlio, sei anche erede per volontà di Dio» (Gal 4,6-7). Vi è dunque nell'uomo nuovo un primo effetto della redenzione: la liberazione da schiavo; ma l'acquisto della libertà avviene col divenire figlio adottivo, non tanto su un piano di accesso legale all'eredità, ma col dono reale della vita divina, che le tre Persone della Trinità infondono nell'uomo (cf. Gal 4,6; 2Cor 13,13). Di questa nuova vita dell'uomo in Dio, la sorgente è la risurrezione di Cristo.
La partecipazione alla vita nuova fa anche sì che gli uomini diventino «fratelli» di Cristo, come Gesù stesso chiama i discepoli dopo la risurrezione: «Andate ad annunciare ai miei fratelli...» (Mt 28,10; Gv 20,17). Fratelli non per natura, ma per dono di grazia, poiché tale figliolanza adottiva dà una vera e reale partecipazione alla vita del Figlio unigenito, quale si è rivelata pienamente nella sua risurrezione.
4. La risurrezione di Cristo - e anzi, il Cristo risorto - è infine principio e fonte della nostra futura risurrezione. Preannunciando l'istituzione dell'Eucaristia, Gesù stesso ne parlò come di sacramento della vita eterna, della risurrezione futura: «Chi mangia la mia carne e beve il mio sangue ha la vita eterna e io lo risusciterò nell'ultimo giorno» (Gv 6,54). E poiché gli uditori «mormoravano», Gesù replicò loro: «Questo vi scandalizza? E se vedeste il Figlio dell'uomo salire là dov'era prima?» (Gv 6, 61-62).
In questo modo egli indicava indirettamente che sotto le specie sacramentali della Eucaristia viene dato a coloro che la ricevono di partecipare al corpo e sangue di Cristo glorificato.
Anche san Paolo mette in risalto il collegamento tra la risurrezione di Cristo e la nostra soprattutto nella sua prima lettera ai Corinzi. Scrive infatti: «Cristo è risuscitato dai morti, primizia di coloro che sono morti; e come tutti muoiono in Adamo, così tutti riceveranno la vita in Cristo» (15,20-22). «E necessario infatti che questo corpo corruttibile si vesta di incorruttibilità e questo corpo mortale si vesta di immortalità. Quando poi questo corpo corruttibile si sarà vestito d'incorruttibilità e questo corpo mortale d'immortalità, si compirà la parola della Scrittura: "La morte è stata ingoiata per la vittoria"» (1Cor 15,53-54). «Siano rese grazie a Dio che ci dà la vittoria per mezzo del Signore nostro Gesù Cristo» (1Cor 15,57).
La definitiva vittoria sulla morte, già riportata da Cristo, viene da lui partecipata alla umanità nella misura in cui questa riceve i frutti della redenzione. E un processo di ammissione alla «vita nuova», alla «vita eterna», che dura sino alla fine dei tempi. Grazie a tale processo si va formando lungo il corso dei secoli una umanità nuova, il popolo dei redenti, raccolti nella Chiesa, vera comunità della risurrezione. Al punto conclusivo della storia, tutti risorgeranno, e quelli che saranno stati di Cristo, avranno la pienezza della vita nella gloria, nella definitiva attuazione della comunità dei redenti da Cristo, «perché Dio sia tutto in tutti» (1Cor 15,28).
24/01/2013 20:28
 
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5. L'Apostolo insegna pure che il processo redentivo, che si conclude con la risurrezione dei morti, avviene in una sfera di ineffabile spiritualità, che supera tutte le possibilità di concezione e di operazione umana. Se, infatti, da una parte egli scrive: «La carne e il sangue non possono ereditare il regno di Dio, né ciò che è corruttibile può ereditare l'incorruttibilità» (1Cor 15,50), - ed è la constatazione della nostra incapacità naturale alla nuova vita - dall'altra, nella lettera ai Romani così rassicura i credenti: «Se lo Spirito di colui che ha risuscitato Gesù dai morti abita in voi, colui che ha risuscitato Cristo dai morti darà la vita anche ai vostri corpi mortali per mezzo del suo Spirito che abita in voi» (Rm 8,11). E un misterioso processo di spiritualizzazione, che al momento della risurrezione raggiungerà anche i corpi, per la potenza di quello stesso Spirito Santo, che ha operato la risurrezione di Cristo.
Si tratta senza dubbio di realtà che sfuggono alla nostra capacità di comprensione e di dimostrazione razionale, e perciò sono oggetto della nostra fede fondata sulla parola di Dio, che, mediante san Paolo, ci fa penetrare nel mistero che supera tutti i confini dello spazio e del tempo: «Il primo uomo, Adamo, divenne un essere vivente, ma l'ultimo Adamo divenne spirito datore di vita» (1Cor 15,45). «E come abbiamo portato l'immagine dell'uomo di terra, così porteremo l'immagine dell'uomo celeste» (1Cor 15,49).
6. In attesa di quella trascendente completezza finale, il Cristo risorto vive nei cuori dei suoi discepoli e seguaci come fonte di santificazione nello Spirito Santo, fonte della vita divina e della divina figliolanza, fonte della futura risurrezione.
Tale certezza fa dire a san Paolo nella lettera ai Galati: «Sono stato crocifisso con Cristo, e non sono più io che vivo, ma Cristo vive in me. Questa vita che vivo nella carne io la vivo nella fede del Figlio di Dio, che mi ha amato e ha dato se stesso per me» (Gal 2,20). Anche ogni cristiano, come l'Apostolo, pur vivendo ancora nella carne (cf. Rm 7,5), vive una vita già spiritualizzata con la fede (cf. 2Cor 10,3), perché il Cristo vivente, il Cristo risorto è diventato come il soggetto di tutte le sue azioni: Cristo vive in me (cf. Rm 8,2.10-11; Fil 1,21; Col 3,3). Ed è la vita nello Spirito Santo.
Questa certezza sostiene l'Apostolo, come può e deve sostenere ogni cristiano tra le fatiche e le sofferenze della vita presente, come raccomandava Paolo al discepolo Timoteo nel brano di una sua lettera col quale vogliamo suggellare - a nostra istruzione e a nostro confronto - la nostra catechesi sulla risurrezione di Cristo: «Ricordatevi - egli scrive - che Gesù Cristo, della stirpe di Davide, è risuscitato dai morti, secondo il mio Vangelo... Perciò sopporto ogni cosa per gli eletti, perché anche essi raggiungano la salvezza che è in Cristo Gesù, insieme alla gloria eterna. Certa è questa parola (forse frammento di un inno dei primi cristiani): Se moriamo con lui, vivremo anche con lui; se con lui perseveriamo, con lui anche regneremo; se lo rinneghiamo, anch'egli ci rinnegherà; se noi manchiamo di fede, egli però rimane fedele, perché non può rinnegare se stesso...» (2Tm 2,8-13).
«Ricordati che Gesù Cristo è risuscitato dai morti»: questa parola dell'Apostolo ci dà la chiave della speranza per la vera vita nel tempo e nell'eternità.
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QUELLO CHE AVETE UDITO, VOI ANNUNCIATELO DAI TETTI (Mt 10,27)
 
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