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Dibattendo su interpretazioni bibliche divergenti

Ultimo Aggiornamento: 09/01/2013 15:21
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06/01/2013 17:13
 
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Caro Perdonato,
il fatto che agli inizi della Chiesa non venisse attuata la stessa forma di confessione che è stata introdotta più tardi, non significa che non si praticassero altre forme di confessione esterna, cioè proclamata verbalmente davanti ad altri credenti.
La forma può cambiare, oppure possono coesistere anche diverse modalità per amministrare il perdono, sempre tenendo conto del potere conferito in primis agli apostoli di rimettere o non rimettere i peccati, nel testo più esplicito e indubitabile di Giov.20,23 che costituisce il testo più chiaro e completo per la questione che stiamo trattando, a cui fa anche eco la prima lettera dello stesso Giovanni 1,9 dove dice:
Se confessiamo i nostri peccati, egli è fedele e giusto da perdonarci i peccati e purificarci da ogni iniquità.
Il verbo greco usato per "confessiamo" indica una confessione ESTERNA, e cioè verbalmente espressa, il che fa dedurre che vi fosse qualcuno a sentirla e che amministrasse il perdono di Dio.


Come già detto, nel NT troviamo altri accenni a confessioni pubbliche e private e il fatto che non troviamo descrizioni particolareggiate di queste prassi non significa che non esistesse alcuna forma di confessione. Anche i pochi accenni sono più che sufficienti a confermarci che delle forme di confessione esistevano. Ma anche se non vi fosse nessun accenno, l'argomento a silenzio, non prova l'inesistenza di un fatto, che invece troviamo esplicitato significativamente in Gv.20,23 Il resto è solo un corollario.

La forma attualmente praticata di confessione è quella che meglio attua il principio di Gv20,23 perchè viene fatta davanti a persona che ha un espresso mandato della Chiesa, e quindi con l'assitenza dello Spirito Santo, oltre ad un bagaglio di conoscenze per poter guidare e aiutare psicologicamente e spiritualmente il penitente nel cammino di progressiva conversione dopo il perdono conferito.


Per quanto riguarda il testo da te richiamato degli Atti:

At 8,22 Pentiti dunque di questa tua iniquità e prega il Signore che ti sia perdonato questo pensiero.
23 Ti vedo infatti chiuso in fiele amaro e in lacci d'iniquità».
24 Rispose Simone: «Pregate voi per me il Signore, perché non mi accada nulla di ciò che avete detto».

Possiamo notare che Simon mago aveva commesso un grave peccato proprio davanti a Pietro, il quale lo redarguisce e gli dice di pentirsi di quel peccato pregando per ottenere il perdono.
E' proprio questo che anche oggi noi facciamo quando il confessore ci invita a pregare dicendo: Mio Dio mi pento e mi dolgo dei miei peccati....mio Dio miseridordia, perdonami.
Infatti è Dio che perdona il penitente, mentre il confessore fa solo da ministro del perdono.
Simone conscio di questo, e probabilmente di una prassi in uso a lui nota, chiede a Pietro di pregare per il suo peccato affinchè non gli accada nulla e che quindi gli venga perdonato. Il brano letto in questa ottica acquista il senso di una conferma in positivo della questione e non in negativo. In ogni caso non può essere portato a prova nè in un senso nè nell'altro.
Con stima
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