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Domenica nell'Ottava del Natale

Ultimo Aggiornamento: 29/12/2012 00:21
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29/12/2012 00:21
 
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(30/12/2012)
Vangelo: Pr 8,22-31; Col 1,13b.15-20; Gv 1,1-14
"In principio..". Quel Gesù che nasce a Betlemme ha una preesistenza che sta all'inizio di ogni cosa. "Il Verbo era presso Dio e il Verbo era Dio". Proprio quel medesimo che un giorno "si fece carne e venne ad abitare in mezzo a noi".
Penetriamo più a fondo nel mistero dell'Incarnazione che abbiamo appena celebrato: "in principio" significa prima del tempo, nel disegno primordiale di Dio, che poi si è attuato in tappe diverse nel tempo. E in particolare quale rapporto abbia questo Verbo fatto uomo, cioè Gesù il Cristo, con ogni uomo e con il creato.

1) LA LUCE CHE ILLUMINA OGNI UOMO

Cioè che dà senso all'uomo, ne indica l'origine, l'identità e il destino. Appare nel tempo quello che è un disegno antico di Dio: cioè "il primogenito di ogni creazione" (Epist.), più propriamente il prototipo di ogni uomo, "predestinato ad essere conforme all'immagine del Figlio suo perché egli sia il primogenito tra molti fratelli" (Rm 8,29). Proprio così: la prima creatura che Dio ha pensato è il suo Figlio unigenito che si fa uomo, e su quello stampo ha progettato ogni altro uomo che trova in lui - appunto in Cristo - la radice e il modello della sua più profonda identià. "Egli è immagine del Dio invisibile, primogenito di tutta la creazione. Tutte le cose sono state per mezzo di lui e in vista di lui. Egli è prima di tutte le cose e tutte in lui sussistono" (Epist.). Causa efficiente (per mezzo di lui) - dicono i tecnici - causa formale (in lui), e finale (in vista di lui).
Questo unico progetto di uomo, iscritto profondamente in noi, è però divenuta immagine che ha perso la somiglianza col suo prototipo, per cui l'uomo facilmente insegue progetti e sogni di riuscita diversi dalla verità di se stesso. Per questo - ecco il senso ultimo dell'incarnazione - quel Prototipo s'è reso visibile per moistrare concretamente all'uomo quale sia la sua più vera natura e quindi il senso e il destino per la sua piena realizzazione: "Egli è anche il capo del corpo, della Chiesa. Egli è il principio, primogenito di quelli che risorgono dai morti" (Epist.). E' venuto ad essere un secondo Adamo, capo di una umanità riscattata, perché "per mezzo di lui e in vista di lui siano riconciliate tutte le cose.. col sangue della sua croce" (Epist.). Più precisamente a riportare sotto il primo Adamo (cioè l'antico Prototipo) l'umanità che si era persa sotto le bandiere dell'Adamo peccatore.
Nel Natale appare nella carne di questo Gesù di Nazaret (e nell'intera sua vicenda terrena) l'autentico e unico modo di essere uomini, inverando in chi vi aderisce quella antica identità di figlio di Dio che il Creatore aveva pensato e voluto fin dal principio. "A quanti lo hanno accolto ha dato potere di diventare figli di Dio". "In realtà solamente nel mistero del Verbo incarnato - dirà il Concilio - trova luce il mistero dell'uomo. Egli è l'immagine (riuscita) di Dio, egli è l'uomo perfetto, che ha restituito ai figli di Adamo la somiglianza con Dio resa deforme già subito agli inizi a causa del peccato" (GS 22). Ben oltre la fiaba dolce del presepio che commuove è l'evento del Natale che abbiamo celebrato; è operazione di verità.. rivoluzionaria e contestatrice di quel paganesimo che ci circonda con una cultura che diminuisce l'uomo e lo uccide!

2) TUTTO E' STATO FATTO PER MEZZO DI LUI

La Sapienza è il Logos - il Verbo, o meglio il Verbo incarnato - che dichiara: "io ero con lui come artefice" quando Dio creava il mondo, "dall'eternità sono stata formata, fin dal principio, dagli inizi della terra" (Lett.). L'architetto che ha fatto il mondo è il Cristo: lo professiamo tutte le domeniche nel Credo: "Gesù Cristo, nato dal Padre prima di tutti i secoli, .. per mezzo di lui tutte le cose sono state create". "In lui furono create tutte le cose nei cieli e sulla terra, quelle visibilie quelle invisibili" (Epist.). In qualche modo nella creazione è passata la sensibilità di un uomo che ha umanizzato l'universo, del resto creato "in vista di lui": "ponendo le mie delizie tra i figli dell'uomo" (Lett.). Forse di fronte all'illusa onnipotenza dell'uomo con la sua scienza e tecnica, .. è richiamo a una più modesta sapienza di fronte al creato.
Creato, fatto dal Logos, cioè da una sapienza intelligente e armoniosa. Anche questa è verità necessaria da richiamare in mezzo ad una "cultura" evoluzionista che tutto fa generare dal caso, da cause naturali che si concatenano per probabilità. Significa che il creato ha una sua logica, oltre che una sua finalizzazione. E certamente anche stanza accogliente fatta proprio per l'uomo. Questo significa fatto dal Logos-Sapienza. Tanto vi è una logica che gli scienziati ne possono percepire e tradurre in formule matematiche l'equilibrato e armonioso suo configurarsi in macrocosmo e microcosmo. L'incanto e lo stupore di fronte alla natura è riconoscimento e lode di un Dio sapiente amoroso nei connfronti dell'uomo.
Ne deriva il profondo rispetto per la natura e il suo buon uso. La questiono ecologica, che non è venuta più dalla fede in un Dio creatore, si è imposta di forza di fronte ai disastri e agli squilibri che l'uomo peccatore ha provocato: i danni ora, non più la sapienza, tentano di far rinsavire l'uomo. Ma c'è bisogno di ritornare alla sapienza perché non sono le paure a vincere gli egoismi degli uomini e delle nazioni. E' la sapienza che ci riporta alla radice di tutto, dove soltanto si attingono criteri e risorse per rinnovare pienamente il creato. Cristo vi ha già messo la sua parte: per sua risorsa, "tutta la creazione geme e soffre le doglie del parte, nella speranza che anche la stessa creazione sarà liberata dalla schiavitù della corruzione per entrare nella libertà della gloria dei figli di Dio" (Rm 8,20-22).

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"E' piaciuto a Dio che abiti in lui tutta la pienezza" (Epist.); pienezza divina e pienezza umana. "Dalla sua pienezza noi tutti bbiamo ricevuto: grazia su grazia" (Gv 1,16). Il Natale è festa di un Dio che si impoverisce nascondendo la sua divinità ma per arricchire della sua povertà la nostra umanità (cf. 2Cor 8,9). Riconoscere la divinità di quel Bambino di Betlemme è riconoscere la pienezza di umanità di ogni uomo, che alla fine sarà una sua divinità partecipata. Natale è scoperta di Dio per conoscere veramente l'uomo.
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