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05/01/2013 11:52 | |
Vincere le tentazioni, come Gesù
«I Vangeli parlano di un tempo di solitudine di Gesù nel deserto, immediatamente dopo che ebbe ricevuto il battesimo da Giovanni: "Sospinto" dallo Spirito nel deserto, Gesù vi rimane quaranta giorni digiunando» (Catechismo, 538).
I quaranta giorni di Gesù nel deserto evocano quelli di Elia all'Oreb e, a ritroso, i quarant'anni d'Israele nel deserto, sino all'originaria condizione di Adamo prima e dopo il peccato. L'essenzialità di Marco, che non si attarda sul tipo di tentazione provata da Gesù (Marco 1,12-13), è approfondita nei vangeli di Matteo e di Luca con tre tentazioni esemplari. Le pietre da trasformare in pane, l'identità del Figlio di Dio e il potere sui regni del mondo (Matteo 4,1-11; Luca 4,1-13). Sono le principali tentazioni che colpiscono ogni figlio di Adamo: il profitto economico, la gloria e il potere.
Scontata è la risposta per cui Gesù ha superato le tentazioni perché è il Figlio di Dio. Ma nessuno degli evangelisti punta l'attenzione su questo dato di fatto. Piuttosto ha superato le tentazioni perché ha interiorizzato per quaranta giorni la Parola di Dio, per cui Gesù replica ogni volta a satana con la Sacra Scrittura. Purtroppo satana si rende conto della forza che Gesù riceve dalla Parola di Dio e anch'egli decide di citare la Scrittura. La replica finale che chiude la partita è la profonda interiorizzazione che Gesù fa dello Shemah: «Il Signore, Dio tuo, adorerai: a lui solo renderai culto» (Deuteronomio 6,13 in Matteo 4,10).
La tentazione è vinta non con la Scrittura imparata a memoria – e satana la conosce meglio di noi – bensì con la sua assimilazione nel cuore e nella vita. Con acuta genialità M. Bulgakov ha rappresentato questa tentazione originaria nel Maestro e Margherita, ambientandola tra Mosca e il processo a Gesù. A chi non ha pazienza di leggere lo stupendo romanzo di Bulgakov, consigliamo di vedere non il banale The Last Tentation of Christ di M. Scorsese, ma The Devil's Advocate di T. Hackford, con l'impareggiabile interpretazione di Al Pacino: «Vanità, decisamente il mio peccato preferito» (J. Milton, Paradise Lost).
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