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CORSO BIBLICO SULLE LETTERE DI S.PAOLO

Ultimo Aggiornamento: 19/11/2012 19:28
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18/11/2012 21:07
 
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Il II viaggio

si svolge attorno agli anni 50-52 e attraverso la Cilicia, la Frigia, la Galazia e la Misia conduce Paolo al primo contatto con l'Europa, prima in Macedonia poi in Grecia. A Listra incontra Timoteo (pagano, ma figlio di una giudea e di un greco).

Per evitare polemiche con i giudei, poiché Timoteo per linea di discendenza materna era ebreo, lo fa circoncidere, lo battezza e lo costituisce suo stretto collaboratore.

Dall'Asia minore, dopo una visione, Paolo con i compagni si reca in Macedonia e raggiunge Filippi, città colonia romana dove il gruppo incontra una piccola comunità cristiana. A questo punto (At 16,10) inizia la narrazione al plurale, il che fa supporre che con Paolo vi fosse anche Luca autore degli Atti.

Arrestati, bastonati e rinchiusi in prigione, Paolo e compagni vengono liberati durante la notte per effetto di un terremoto e convertono il carceriere che viene battezzato con tutta la famiglia. Saputo che Paolo era cittadino romano e che la bastonatura inflittagli era illegittima perché non preceduta da un regolare processo, i magistrati del luogo liberarono l'apostolo e tutti i suoi compagni.

Il viaggio prosegue per Tessalonica (l'odierna Salonicco) e qui Paolo predica nella sinagoga e converte giudei e greci. Allontanatisi per timore di reazioni, l'apostolo e i compagni si rifugiano a Berea. Anche in questa città avviene una sollevazione che provoca la fuga di Paolo ad Atene, dove l'apostolo è raggiunto da Sila e Timoteo. In questa città Paolo discute nella sinagoga e nella piazza principale anche con filosofi stoici ed epicurei e tiene il famoso discorso dell'Areopago (collina di Ares, il dio della guerra, Marte per i romani).

Questo era il luogo più importante della città perché vi si radunava il consiglio supremo di Atene. Paolo apre il suo discorso facendo riferimento al Dio ignoto al quale gli ateniesi avevano dedicato un altare e dice: "Colui che adorate senza conoscere io ve lo annunzio" (At 17,23). Anche qui parla del giudizio finale e della risurrezione dei morti e ottiene la conversione di alcuni, ma provoca pure la derisione da parte di altri. Si reca poi a Corinto, fiorente città che si affaccia sui due mari, dove trova il giudeo cristiano Aquila e la moglie Priscilla, espulsi da Roma per effetto dell'editto di Claudio dell'anno 49, e presso di loro si ferma a lavorare come fabbricante di tende. Qui fonda la chiesa locale e opera molte conversioni trattenendosi per circa un anno e mezzo. Alcuni giudei lo accusano di predicare contro la loro religione; condotto in giudizio Paolo viene prosciolto dal proconsole di Acaia, Gallione. Da Corinto l'Apostolo raggiunge per via mare Efeso, poi Cesarea e, alla fine del viaggio, Antiochia di Siria.

 

 

Il terzo viaggio si svolge negli anni dal 53 alla primavera del 58.

Paolo attraverso la Galazia e la Frigia raggiunge Efeso. In quella città Paolo incontra anche dodici uomini che avevano ricevuto soltanto i battesimo di penitenza di Giovanni Battista, li battezza nel nome del Signore e impone loro le mani e"....scese su di loro lo Spirito Santo e parlavano in lingue e profetavano" (A 19,1-6)

L'apostolo si ferma a Efeso per circa due anni e mezzo svolgendo la sua missione scacciando gli spiriti maligni e operando guarigioni. Anche in questa città provoca la dura reazione dei giudei.

Efeso era un centro della magia, dove fioriva la vendita di libri magici e Paolo ne fa bruciare molti. Si inimica anche i fabbricanti delle statuette della dea Artemide, la vendita delle quali era molto diminuita per effetto della predicazione dell'apostolo. Ne consegue un grave tumulto di popolo e i compagni di Paolo, Gaio e Aristarco, vengono condotti in giudizio per profanazione del tempio di Artemide ma sono prosciolti. Paolo e compagni riprendono il viaggio per la Macedonia e successivamente per la Grecia, che l'apostolo è costretto a lasciare a seguito di un complotto dei giudei contro di lui.

Il viaggio di ritorno tocca la Macedonia e prosegue in Asia minore attraverso Troade dove resuscita un morto, Asso Militene e Mileto, con il programma di rientrare a Gerusalemme per il giorno di Pentecoste dell'anno 58. Paolo convoca gli anziani di Efeso e pronuncia il discorso di addio; sembra quasi consapevole della fine della sua attività missionaria e del destino che lo attenderà a Gerusalemme (At 20,17-36).

Il viaggio prosegue via mare per Cos, Rosi, Patara, Tiro e Tolemaide con approdo finale a Cesarea. A Tiro i discepoli tentano invano di dissuadere Paolo dal recarsi a Gerusalemme. A Cesarea l'apostolo incontra Filippo (uno dei sette ellenisti del gruppo di Stefano) e il profeta Agabo che gli predice quanto gli sarebbe avvenuto a Gerusalemme.

In questa città Paolo incontra Giacomo (fratello del Signore e capo della chiesa locale) e gli anziani della comunità, quali lo invitano a presentarsi in pubblico e a partecipare con altri giudei cristiani ai riti di purificazione per dimostrare la sua fedeltà alla Legge mosaica. Al termine dei sette giorni di questi riti alcuni giudei provenienti dall'Asia minore riconoscono l'apostolo e lo accusano di insegnare contro il popolo, la Legge e il tempio, e addirittura, di aver profanato il tempio stesso introducendovi alcuni greci.. Vi è un tentativo di linciaggio interrotto dai romani, che arrestano Paolo e gli consentono di parlare alla folla in aramaico e di narrare della sua conversione e della missione di evangelizzazione dei pagani affidatagli dal Signore. Alla violenta reazione degli uditori il tribuno fa condurre nella fortezza Antonia l'apostolo il quale, al momento della flagellazione, rivela la propria condizione di cittadino romano e chiede un regolare processo. Tradotto davanti al sinedrio, Paolo si dichiara fariseo e dice di essere stato "chiamato a giudizio a motivo della speranza nella risurrezione dei morti" (At 23,6). Questa affermazione è seguita da una disputa tra farisei e sadducei e provoca tra la folla un tumulto tale da indurre un tribuno a ricondurre Paolo nella fortezza. Qui all'apostolo appare il Signore che gli indica la necessità della sua testimonianza a Roma (At 23,10-11).

Poiché i giudei continuano a complottare per ucciderlo l'apostolo viene fatto condurre dal tribuno sotto buona scorta (addirittura 470 soldati) a Cesarea dal governatore Felice, con una lettera di accompagnamento. In questa città Paolo è sottoposto ad un nuovo interrogatorio davanti al governatore romano da parte del sommo sacerdote Anania e di alcuni anziani di Gerusalemme. Dalle solite accuse di profanazione del tempo e di sobillazione Paolo si difende molto efficacemente dimostrando di non essere colpevole dei fatti a lui imputati. Viene allora messo sotto custodia e in attesa di ulteriori decisioni, conservando una certa libertà di movimento.

Al governatore Felice subentra nell'anno 60 Porcio Festo e nel frattempo, per due anni (dal 58 al 60), l'apostolo rimane in prigione a Cesarea. I sommi sacerdoti e i capi dei giudei (At 25) tornano ad accusare Paolo e chiedono di sottoporlo ad un nuovo processo da celebrare a Gerusalemme, perché avevano intenzione di farlo uccidere durante il trasferimento da Cesarea, ma il governatore Festo fissa l'udienza in quella stessa città in cui Paolo era incarcerato. Di fronte alle solite accuse rivolte dai giudei giunti da Gerusalemme l'apostolo dichiara di non avere "commesso alcuna colpa né contro la Legge dei giudei, né contro il tempio, né contro Cesare (At 25,8), rifiuta di essere consegnato ai suoi accusatori e si appella a Cesare nella sua qualità di cittadino romano.

Festo, allora, decide di mandarlo a Roma per un nuovo processo. Prima della sua partenza per Roma Paolo viene ascoltato in giudizio anche dal re Agrippa e dalla moglie Berenice, ai quali Festo aveva esposto la situazione dell'apostolo. Ancora una volta Paolo nella autodifesa afferma la coerenza della sua fede di fariseo con quella dei padri e narra della propria conversione e dell'opera missionaria in modo così efficace che per poco non convince Agrippa a convertirsi.

 

 

 

Quarto viaggio

Nell'autunno dell'anno 60 Paolo parte per Roma imbarcato su una nave mercantile, affidato con altri prigionieri al centurione Giulio e a una scorta di soldati. Nello scalo a Sidone è autorizzato a incontrare alcuni amici. Nel porto di Misa il gruppo trasborda su una nave in partenza per l'Italia. La navigazione si fa difficile e viene effettuato uno scalo a Creta. Dagli Atti risulta che "era già passata la festa della Espiazione (Kippur)" (At 27) e che si va incontro a una tempesta e a un naufragio. Notiamo che la narrazione di Luca è molto efficace e precisa anche per la terminologia nautica. La nave incappa presto nel maltempo e a un certo punto va alla deriva. Paolo nel momento del pericolo esorta i compagni di viaggio a non perdere la speranza di salvarsi e rivela di avere avuto nel sonno l'apparizione di un angelo che gli assicura il suo arrivo a Roma per comparire davanti a Cesare. Dopo vari giorni di digiuno l'Apostolo esorta tutti i compagni di viaggio a prendere cibo e "Ciò detto, prese il pane, rese grazie a Dio davanti a tutti, lo spezzò e cominciò a mangiare. Tutti si sentirono rianimati e anch'essi presero cibo." (At 27,35-36).

Subito dopo la nave naufraga e Paolo e gli altri viaggiatori si salvano approdando all'isola di Malta dove gli abitanti li rifocillano. Ospitato da un certo Publio, definito negli Atti "il primo dell'isola", Paolo ne guarisce il padre e anche altri ammalati del luogo.

Ripartiti da Malta dopo tre anni, l'apostolo e i compagni proseguono il viaggio verso Roma con scali a Siracusa e a Reggio e, approdati a Pozzuoli, vengono ospitati per un certo periodo da alcuni cristiani del posto. Il viaggio prosegue per via terrestre e Paolo alle porte di Roma incontra alcuni cristiani al Foro Appio e alle Tre Taverne. Nella capitale gli vengono concessi gli arresti domiciliari con un soldato di guardia. Qui incontra i capi della comunità giudaica e spiega loro i motivi dell'arresto a Gerusalemme e del suo viaggio a Roma.

Nella città Paolo riprende quindi la sua missione operando molte conversioni e trascorre due anni (dal 61 al 63) nella casa in cui si trovava sotto custodia.

A questo punto cessa la narrazione degli Atti. Non è certo l'anno della morte di Paolo che secondo Tertulliano fu decapitato. Forse morì assassinato nel 63 o 64, ma secondo Eusebio di Cesarea (nella "Storia ecclesiastica") l'apostolo fu martirizzato nel 67/68 a Roma dopo aver fatto altri viaggi.

Si ritiene che in quest'ultimo periodo, che va appunto dal 63 al 67/68, Paolo si sia recato in Spagna, a Efeso, a Creta e in Macedonia e che abbia scritto la Prima Lettera a Timoteo, forse la Lettera a Tito, la Lettera agli Ebrei e la seconda Lettera a Timoteo.

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Filippo corse innanzi e, udito che leggeva il profeta Isaia, gli disse: «Capisci quello che stai leggendo?». Quegli rispose: «E come lo potrei, se nessuno mi istruisce?». At 8,30
 
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