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IL MANDATO E LA SUCCESSIONE APOSTOLICA

Ultimo Aggiornamento: 16/07/2020 14:19
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30/07/2012 12:13
 
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Dice Rudolf Pesch:
" Nel capitolo di Gv.21 è innanzi tutto descritto il conferimento del tutto singolare a Pietro nel suo specifico ministero pastorale, insieme all'anticipazione del suo martirio a Roma. Giovanni senza preamboli sottolinea la preminenza di Pietro per un servizio diverso, egli deve raffigurare L'UNITA' di tutta la Chiesa: egli trae a terra la rete che non si strappa, simbolo di unità alla quale deve prestare il suo ministero; a lui è chiesto se lo "ama più di costoro" e lui risponde che lo "ama più di costoro". Il Canone intero ci dà un'indicazione su come deve essere intesa anche la successione dei Libri che compongono il N.T. la chiusura di Giovanni che chiude i Vangeli acquista così una rilevanza importante e più incisiva rispetto proprio a Matteo 16,16-19; e fa emergere il significato delle due lettere di Pt o a lui comunque attribuite.Un lettore attento e scrupoloso non può non cogliere nel Canone l'immagine diun'impressionante INTRECCIO di testimoni APOSTOLICI, che viene tenuto insieme da Pietro come fosse un "centro" verso il quale rivolgersi, così come farà lo stesso Paolo Gal.1,18-19. "Dopo tre anni di predicazione, salii a Gerusalemme PER PRENDERE CONTATTI CON CEFA e mi trattenni presso di lui quindici giorni".
Di solito nelle Lettere Apostoliche, così come nei Vangeli non ci sono indicazioni precise di datazione storica, ma si fanno riferimenti precisi proprio per accreditare la storia stessa come testimone principali dei fatti. Qui Paolo dice che sono trascorsi tre anni, difficile sarà dunque stipulare una esatta cronologia dei fatti, ma ciò che balza all'attenzione del lettore è quel "recarsi in Gerusalemme per prendere CONTATTI CON CEFA". Ritorna così ad emergere la figura di Pietro che viene chiamato da Paolo, in questa occasione CEFA  e non Simon Pietro come altre volte ha fatto. Subito al capitolo 2 Paolo dopo 14 anni ritorna a Gerusalemme con Barnaba, con lui c'è anche Tito, vi andò IN SEGUITO AD UNA RIVELAZIONE, ed espone IN PRIVATO ai "notabili del Vangelo"; per evitare il rischio di correre o di aver corso invano.
La questione spinosa riporta alla circoncisione.
Paolo ha bisogno di CONFERMARSI AGLI ALTRI, ne sente la necessità, a seguito di una rivelazione vuole capire fino in fondo per non rischiare di correre invano.
Segue un particolare importante: Paolo spiega al vv.5 del medesimo capito 2 di Galati che "non cedettero" spiegando la sua posizione e dice vv.7 ", ma anzi, al contrario, vedendo che a me è stato affidato il vangeli dei NON Giudei COME A PIETRO quello dei Giudei - colui infatti che assistè CON LA SUA FORZA Pietro nell'apostolato tra i circoncisi, assistè ANCHE ME tra i pagani - e conosciuta la grazia DATA A ME, GIACOMO E CEFA E GIOVANNI, che erano stimati le colonne, DIEDERO LA DESTRA A ME e a Barnaba IN SEGNO DI UNIONE".
La questione è aperta su che tipo di Vangelo Paolo stesse predicando...E SONO NECESSARIE DELLE CONFERME...Paolo lo chiama Pietro nel momento in cui stabilsce il Vangelo UNICO CHE ENTRAMBI PREDICANOma lo chiama CEFA quando dice che da loro, "le colonne" gli danno la destra IN SEGNO DI UNITA'....
Subito dopo al versetto 11 c'è un altro particolare, anche qui Paolo lo chiama CEFA, per presentare un problema: "Quando però venne CEFA ad Antiochiami opposi a lui affrontandolo direttamente, a viso aperto, perchè si era messo dalla parte del torto".
 
Se facciamo una analisi un attimo prima Paolo sostiene che: colui infatti che assistè CON LA SUA FORZA Pietro nell'apostolato tra i circoncisi, assistè ANCHE ME tra i pagani .......Poi dice: e conosciuta la grazia DATA A ME, GIACOMO E CEFA E GIOVANNI, che erano stimati le colonne, DIEDERO LA DESTRA A ME e a Barnaba IN SEGNO DI UNIONE.......Ora c'è di nuovo un problema, ma non nella predicazione del Vangelo, ma in un modo diverso di accodliere i convertiti.....qui CEFA (Pietro) è identificato come COLUI CHE DEVE PRENDERE UNA DECISIONE PER METTERE TUTTI D'ACCORDO.....
Dice infatti Paolo al v.14 "Or quando mi accorsi che NON camminavano rettamente secondo la verità del vangelo, DISSI A CEFA DAVANTI A TUTTI....."
Attenzione ad un particolare....NON è solo Pietro ad "essersi messo dalla parte del torto" secondo Paolo.....al v. 13 dice " Presero il suo atteggiamento falso anche altri giudei, cossicchè PERFINO BARNABA SI LASCIO' SEDURRE alla loro simulazione", ma Paolo SI RIVOLGE A CEFA e non a "Pietro" PER RISOLVERE LA QUESTIONE......perchè non rivolgersi direttamente a Barnaba per far capire l'errore?
 
L'intreccio è evidente e viene tenuto UNITO da Cefa.....
 
Del resto non può essere diversamente da momento che nel giorno di Pentecoste è lui a prendere l'iniziativa di "parlare" per spiegare i fatti (At.2,14), quale "portavoce" è comunque Pietro ad annunciare e a formulare IL KERYGMA fondamentale della storia, morte e risurrezione di Gesù e della fondazione della "concorde EKKLESIA" per mezzo dello Spirito Santo. Di lui solo si dice " che al SUO PASSAGGIO fin anche la sua ombra era speranza di guarigione" (Cfr At.5,15)
 
Infine la questione di Galati è delicata perchè rientra in un contesto in cui Paolo viene messo a dura prova anche lui tanto da dover giustificare IL SUO COMPORTAMENTO....a causa di alcune infiltrazioni nella sua comunità che gettavano dubbi sul suo ruolo.....E' qui che Paolo parlerà di più di CEFA.....è qui che Paolo si reca da LUI per PARLARE E CONFRONTARSI è qui che Paolo dice "Per non correre il rischio di aver corso invano", ed è sempre qui che lo chiama Cefa circa il rapporto di CONFERMAZIONE DI UN MINISTERO e Pietro circa l'APOSTOLATO CHE HANNO IN COMUNE...........In sostanza, chiarito l'equivoco, Paolo ASSUME L'APOSTOLATO DI PIETRO.....presso i giudei come criterio per il suo, quale apostolo dei gentili. Qui si danno la mano i due Apostoli in segno di COMUNIONE, e Paolo rimarca appunto l'importanza di mettere davanti a tutto il VANGELO....
La dinamica è importante
1) NON è Pietro (Cefa) a doversi recare da Paolo per chiarire;
2) NON è Pietro (Cefa) a dover si tranquillizzare sul "rischio di aver corso invano";
3) NON è Pietro ad essere sospettato di NON essere degli Apostoli, ma bensì Paolo.....
4) Paolo ATTENDE le risposte e le decisioni di CEFA.....
5) NON è PAOLO "dare la destra a Pietro in segno di unità", ma il contrario....come ricorda Luca in 22,31
6) Non è Paolo a chiedere un'opera a favore dei poveri, come segno di comunione fraterna, ma è Pietro a chiederlo a Paolo. E già questo segno di subordinazione da parte di Paolo, è più che sufficiente a chiarire la sua posizione.
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Così non saremo più fanciulli in balìa delle onde, trasportati qua e là da qualsiasi vento di dottrina, ingannati dagli uomini con quella astuzia che trascina all'errore. Ef.4,14
 
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