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16/01/2012 23:15 | |
CASTIGO DELL’INFEDELTÀ
[14]Cercate la pace con tutti e la santificazione, senza la quale nessuno vedrà mai il Signore,
Per la comprensione di questo versetto 14 viene citato il Salmo 33 perché è tutto un insegnamento sul come raggiungere la pace e ottenere la santificazione:
Sal 33,1-23: “Di Davide, quando si finse pazzo in presenza di Abimelech e, da lui scacciato, se ne andò.
Alef. Benedirò il Signore in ogni tempo, sulla mia bocca sempre la sua lode. Bet. Io mi glorio nel Signore, ascoltino gli umili e si rallegrino. Ghimel. Celebrate con me il Signore, esaltiamo insieme il suo nome. Dalet. Ho cercato il Signore e mi ha risposto e da ogni timore mi ha liberato. He. Guardate a lui e sarete raggianti, non saranno confusi i vostri volti. Zain. Questo povero grida e il Signore lo ascolta, lo libera da tutte le sue angosce.
Het. L'angelo del Signore si accampa attorno a quelli che lo temono e li salva. Tet. Gustate e vedete quanto è buono il Signore; beato l'uomo che in lui si rifugia. Iod. Temete il Signore, suoi santi, nulla manca a coloro che lo temono. Caf. I ricchi impoveriscono e hanno fame, ma chi cerca il Signore non manca di nulla. Lamed. Venite, figli, ascoltatemi; v'insegnerò il timore del Signore.
Mem. C'è qualcuno che desidera la vita e brama lunghi giorni per gustare il bene? Nun. Preserva la lingua dal male, le labbra da parole bugiarde. Samech. Sta’ lontano dal male e fa’ il bene, cerca la pace e perseguila. Ain. Gli occhi del Signore sui giusti, i suoi orecchi al loro grido di aiutÿÿ
Pe. Il volto del Signore cÿÿÿÿo i malfattori, per cancellarne dalla terra il ricÿÿpi. Sade. Gridano e il Signore li ascolta, li salva da tutte le loro angosce. Kof. Il Signore è vicino a chi ha il cuore ferito, egli salva gli spiriti affranti. Res. Molte sono le sventure del giusto, ma lo libera da tutte il Signore. Sin. Preserva tutte le sue ossa, neppure uno sarà spezzato. Tau. La malizia uccide l'empio e chi odia il giusto sarà punito. Il Signore riscatta la vita dei suoi servi, chi in lui si rifugia non sarà condannato.
Cosa è la pace? Cosa è la santificazione?
La pace è la libertà del cuore in assenza di ogni trasgressione della legge del Signore sia nei confronti di Dio che del prossimo.
Cercare la pace con tutti equivale a vivere in modo perfetto sia i comandamenti che le beatitudini.
La santificazione è cammino di verità in verità, fino alla suprema testimonianza del martirio, cioè della vita offerta al Signore per la glorificazione del suo nome.
Sia la pace che la santificazione hanno un inizio, ma anche un cammino e una perfezione. Noi siamo chiamati alla perfezione.
L’Autore dice in questo versetto che senza la santificazione nessuno vedrà mai il Signore. Si intende, dopo la morte.
Chi non è santo non può entrare in Paradiso. Se è giusto si purificherà in purgatorio. Se è reprobo, dannato, finirà nell’inferno per sempre.
Noi siamo chiamati a vivere nella più perfetta santità in modo da neanche sfiorare il purgatorio.
Il cristiano deve tendere ad una tale perfezione da entrare subito in paradiso. Questo dovrebbe essere il suo programma di vita spirituale.
Una regola buona per vivere in pace con tutti è l’arrendevolezza, sempre, per tutto ciò che sono cose di questo mondo.
Altra regola è questa: ogni peccato rompe la pace. Se è peccato mortale, la rompe in modo grave. Se è peccato veniale, la rompe in modo lieve.
A volte anche la più semplice e innocente parola può rompere la pace. La prudenza non è mai sufficiente, è sempre poca. Il cristiano è chiamato dal suo Maestro e Signore ad avere una parola la più semplice possibile: sì, si; no, no. Il di più viene dal maligno e inquina i rapporti di pace e di verità con i fratelli. San Giacomo afferma che chi non pecca di lingua è perfetto. Il governo della lingua è la prima delle norme per chi vuole cercare e perseguire la pace con tutti.
[15]vigilando che nessuno venga meno alla grazia di Dio. Non spunti né cresca alcuna radice velenosa in mezzo a voi e così molti ne siano infettati;
Seguono ora alcune indicazioni ben precise in ordine alla santità che il cristiano è chiamato a vivere nella forma la più perfetta possibile.
Prima di tutto bisogna vigilare a che nessuno venga meno alla grazia di Dio. Si viene meno in un solo modo: cadendo nel peccato grave, in seguito alla trasgressione dei comandamenti.
Ognuno pertanto deve avere come proprio programma di vita spirituale quello di osservare in tutto, anche nella forma più lieve, i comandamenti di Dio.
Baluardo perché non si cada dalla grazia è l’osservanza delle beatitudini. Ogni beatitudine osservata è come una corazza che indossiamo e che ci protegge dal cadere nel peccato mortale. A poco a poco ci libera anche dalla caduta nei peccati veniali.
Fa crescere di grazia in grazia l’Eucaristia santamente partecipata e santamente ricevuta.
La confessione devozionale irrobustisce la grazia e ci rende forti nella lotta contro il peccato.
Aiuta a conservarsi in grazia la preghiera, specie quella del Santo Rosario.
Ogni altra pratica di pietà favorisce la crescita della grazia e l’allontanamento da ogni peccato.
Radice velenosa è prima di ogni cosa l’errore nella fede e il vizio nella morale.
L’errore nella fede è simile al peccato di Lucifero in paradiso. Riesce a trascinare con sé un terzo delle stelle del cielo.
Per convincersi di questo, è sufficiente leggere la storia della Chiesa. Una sola eresia ha privato la Chiesa di molti figli. Ogni scisma l’ha lacerata nella sua vita.
Radice velenosa è anche il vizio. Un uomo infetto dal vizio riesce a trasmetterlo come si trasmette il virus in una epidemia.
Per questo ognuno è obbligato a vigilare perché non spuntino nel suo cuore né l’errore, né il vizio; ma anche a prestare molta attenzione a che non si lasci infettare da chi è già stato rovinato dall’eresia, o dal vizio.
Contro l’errore, l’eresia, lo scisma ci aiuta molto l’umiltà nella fede che diviene ascolto della Chiesa e meditazione del Vangelo.
L’umiltà è virtù fondamentale. Per suo mezzo noi non confidiamo in noi stessi, ma ci mettiamo in santo ascolto dei Pastori della Chiesa ai quali il Signore ha affidato il mandato di insegnarci la sua verità e i suoi misteri.
Nell’umiltà il Signore benedice e mai si cadrà dalla verità. Mentre nell’arroganza e nella superbia il Signore si ritira da noi e con facilità scivoliamo in ogni genere di errore e di trasformazione della verità.
Altra cosa che aiuta tanto a non cadere dalla verità è rimanere e crescere nella grazia di Dio. Nella grazia lo Spirito Santo opera in noi e ci dona tutti quegli aiuti necessari perché possiamo sempre dimorare nella verità della salvezza, anzi ci aiuta a crescere conducendoci verso la pienezza della verità.
Fonte di ogni male è il peccato. Chi si astiene dal peccato, mai cadrà nella falsità e nell’errore. Peccato è prima di tutto la trasgressione dei comandamenti. Peccato è anche la superbia, la vanagloria, l’arroganza spirituale, la presunzione e ogni altro genere di innalzamento di sé.
[16]non vi sia nessun fornicatore o nessun profanatore, come Esaù, che in cambio di una sola pietanza vendette la sua primogenitura.
La fornicazione è l’uso sessuale del corpo al di fuori del matrimonio. Un solo uomo e una sola donna per tutta la vita nell’istituto santo del matrimonio celebrato secondo la legge della Chiesa.
La fornicazione è fuori del matrimonio ed è anche prima del matrimonio. La castità prematrimoniale è legge del cristiano. Anche la castità matrimoniale è regola di santità per lui.
La profanazione invece consiste nel vilipendio delle cose sacre, compreso il corpo del cristiano, che è stato consacrato tempio dello Spirito Santo e reso membro del corpo del Signore Gesù.
Si possono profanare i sacramenti e tutte le altre realtà sacre, compreso il Vangelo.
Esempio di profanazione è presentato Esaù, che vendette la sua primogenitura. Una ricchezza divina, inestimabile, la fonte stessa della vita eterna l’ha messa sullo stesso piano di un piatto di lenticchie. Questa è la profanazione: rendere vile ciò che è prezioso; scambiare ciò che è prezioso con ciò che è vile.
La Genesi così racconta la grande profanazione di Esaù.
Gn 25,1-34: “Una volta Giacobbe aveva cotto una minestra di lenticchie; Esaù arrivò dalla campagna ed era sfinito. Disse a Giacobbe: Lasciami mangiare un po’ di questa minestra rossa, perché io sono sfinito. Per questo fu chiamato Edom .
Giacobbe disse: Vendimi subito la tua primogenitura. Rispose Esaù: Ecco sto morendo: a che mi serve allora la primogenitura? Giacobbe allora disse: Giuramelo subito. Quegli lo giurò e vendette la primogenitura a Giacobbe. Giacobbe diede ad Esaù il pane e la minestra di lenticchie; questi mangiò e bevve, poi si alzò e se ne andò. A tal punto Esaù aveva disprezzato la primogenitura”.
È facile cadere sia nella fornicazione che nella profanazione. Si pensi oggi per esempio alla profanazione dei sacramenti, specie dell’Eucaristia, della Confessione, del Matrimonio, persino del Battesimo.
La più grande riforma che la Chiesa possa fare per il risanamento della sua vita è quella di portare nella sacralità e nella santità tutti i sacramenti. Se poi riuscisse a portare anche il vangelo nella sua sacralità e santità, sarebbe questa una vera rivoluzione. Anche la preghiera dovrebbe essere ricondotta nella sua sacralità e per questo occorre portare l’orante nella santità della vita.
[17]E voi ben sapete che in seguito, quando volle ereditare la benedizione, fu respinto, perché non trovò possibilità che il padre mutasse sentimento, sebbene glielo richiedesse con lacrime.
Ascoltiamo il racconto che ci dice perché fu respinto e poi aggiungeremo qualche breve nota di chiarificazione. Il testo è già stato citato nel capitolo 11. Per comodità del lettore lo riportiamo nuovamente:
Gn 27,1-46: “Isacco era vecchio e gli occhi gli si erano così indeboliti che non ci vedeva più. Chiamò il figlio maggiore, Esaù, e gli disse: Figlio mio. Gli rispose: Eccomi. Riprese: Vedi, io sono vecchio e ignoro il giorno della mia morte. Ebbene, prendi le tue armi, la tua farètra e il tuo arco, esci in campagna e prendi per me della selvaggina. Poi preparami un piatto di mio gusto e portami da mangiare, perché io ti benedica prima di morire.
Ora Rebecca ascoltava, mentre Isacco parlava al figlio Esaù. Andò dunque Esaù in campagna a caccia di selvaggina da portare a casa. Rebecca disse al figlio Giacobbe: Ecco, ho sentito tuo padre dire a tuo fratello Esaù: Portami la selvaggina e preparami un piatto, così mangerò e poi ti benedirò davanti al Signore prima della morte. Ora, figlio mio, obbedisci al mio ordine: Va’ subito al gregge e prendimi di là due bei capretti; io ne farò un piatto per tuo padre, secondo il suo gusto. Così tu lo porterai a tuo padre che ne mangerà, perché ti benedica prima della sua morte.
Rispose Giacobbe a Rebecca sua madre: Sai che mio fratello Esaù è peloso, mentre io ho la pelle liscia. Forse mio padre mi palperà e si accorgerà che mi prendo gioco di lui e attirerò sopra di me una maledizione invece di una benedizione. Ma sua madre gli disse: Ricada su di me la tua maledizione, figlio mio! Tu obbedisci soltanto e vammi a prendere i capretti.
Allora egli andò a prenderli e li portò alla madre, così la madre ne fece un piatto secondo il gusto di suo padre. Rebecca prese i vestiti migliori del suo figlio maggiore, Esaù, che erano in casa presso di lei, e li fece indossare al figlio minore, Giacobbe; con le pelli dei capretti rivestì le sue braccia e la parte liscia del collo. Poi mise in mano al suo figlio Giacobbe il piatto e il pane che aveva preparato. Così egli venne dal padre e disse: Padre mio. Rispose: Eccomi; chi sei tu, figlio mio? Giacobbe rispose al padre: Io sono Esaù, il tuo primogenito. Ho fatto come tu mi hai ordinato. Alzati dunque, siediti e mangia la mia selvaggina, perché tu mi benedica.
Isacco disse al figlio: Come hai fatto presto a trovarla, figlio mio!. Rispose: Il Signore me l'ha fatta capitare davanti. Ma Isacco gli disse: Avvicinati e lascia che ti palpi, figlio mio, per sapere se tu sei proprio il mio figlio Esaù o no. Giacobbe si avvicinò ad Isacco suo padre, il quale lo tastò e disse: La voce è la voce di Giacobbe, ma le braccia sono le braccia di Esaù. Così non lo riconobbe, perché le sue braccia erano pelose come le braccia di suo fratello Esaù, e perciò lo benedisse. Gli disse ancora: Tu sei proprio il mio figlio Esaù? Rispose: Lo sono.
Allora disse: Porgimi da mangiare della selvaggina del mio figlio, perché io ti benedica. Gliene servì ed egli mangiò, gli portò il vino ed egli bevve. Poi suo padre Isacco gli disse: Avvicinati e baciami, figlio mio! Gli si avvicinò e lo baciò. Isacco aspirò l'odore degli abiti di lui e lo benedisse: Ecco l'odore del mio figlio come l'odore di un campo che il Signore ha benedetto. Dio ti conceda rugiada del cielo e terre grasse e abbondanza di frumento e di mosto. Ti servano i popoli e si prostrino davanti a te le genti. Sii il signore dei tuoi fratelli e si prostrino davanti a te i figli di tua madre. Chi ti maledice sia maledetto e chi ti benedice sia benedetto!
Isacco aveva appena finito di benedire Giacobbe e Giacobbe si era allontanato dal padre Isacco, quando arrivò dalla caccia Esaù suo fratello. Anch'egli aveva preparato un piatto, poi lo aveva portato al padre e gli aveva detto: Si alzi mio padre e mangi la selvaggina di suo figlio, perché tu mi benedica. Gli disse suo padre Isacco: Chi sei tu? Rispose: Io sono il tuo figlio primogenito Esaù. Allora Isacco fu colto da un fortissimo tremito e disse: Chi era dunque colui che ha preso la selvaggina e me l'ha portata? Io ho mangiato di tutto prima che tu venissi, poi l'ho benedetto e benedetto resterà. Quando Esaù sentì le parole di suo padre, scoppiò in alte, amarissime grida. Egli disse a suo padre: Benedici anche me, padre mio!
Rispose: E` venuto tuo fratello con inganno e ha carpito la tua benedizione. Riprese: Forse perché si chiama Giacobbe mi ha soppiantato già due volte? Già ha carpito la mia primogenitura ed ecco ora ha carpito la mia benedizione! Poi soggiunse: Non hai forse riservato qualche benedizione per me?
Isacco rispose e disse a Esaù: Ecco, io l'ho costituito tuo signore e gli ho dato come servi tutti i suoi fratelli; l'ho provveduto di frumento e di mosto; per te che cosa mai potrò fare, figlio mio?
Esaù disse al padre: Hai una sola benedizione padre mio? Benedici anche me, padre mio! Ma Isacco taceva ed Esaù alzò la voce e pianse. Allora suo padre Isacco prese la parola e gli disse: Ecco, lungi dalle terre grasse sarà la tua sede e lungi dalla rugiada del cielo dall'alto. Vivrai della tua spada e servirai tuo fratello; ma poi, quando ti riscuoterai, spezzerai il suo giogo dal tuo collo.
Esaù perseguitò Giacobbe per la benedizione che suo padre gli aveva dato. Pensò Esaù: Si avvicinano i giorni del lutto per mio padre; allora ucciderò mio fratello Giacobbe. Ma furono riferite a Rebecca le parole di Esaù, suo figlio maggiore, ed essa mandò a chiamare il figlio minore Giacobbe e gli disse: Esaù tuo fratello vuol vendicarsi di te uccidendoti. Ebbene, figlio mio, obbedisci alla mia voce: su, fuggi a Carran da mio fratello Làbano. Rimarrai con lui qualche tempo, finché l'ira di tuo fratello si sarà placata; finché si sarà placata contro di te la collera di tuo fratello e si sarà dimenticato di quello che gli hai fatto. Allora io manderò a prenderti di là. Perché dovrei venir privata di voi due in un sol giorno? Poi Rebecca disse a Isacco: Ho disgusto della mia vita a causa di queste donne hittite: se Giacobbe prende moglie tra le hittite come queste, tra le figlie del paese, a che mi giova la vita?
Per comprendere quanto è avvenuto tra Rebecca, Giacobbe, Isacco, Esaù è giusto che ci poniamo una domanda: può colui che ha rinnegato il Signore con il suo peccato di infedeltà, poiché è caduto dalla fede, portare innanzi la fede nel Signore? Può chi si è rifiutato di vivere nella benedizione di Dio, poiché si è messo contro la Parola di Dio, ereditare la benedizione per gli altri?
Altra domanda è questa: la vendita della primogenitura non è forse una conseguenza della caduta dalla fede e della consegna alla non fede, che si fa vita non moralmente sana?
La verità, prima che cercarla nella morale, è giusto che la si cerchi nella volontà di Dio.
Nessun cammino di salvezza è consegnato da Dio esclusivamente alla volontà dell’uomo.
Ogni cammino di salvezza è ancorato eternamente nelle mani di Dio. Se non entriamo in questa assoluta verità e cioè che Dio è l’Eterno Signore della storia della salvezza, mai comprenderemo qualcosa di ciò che si verifica attorno a noi.
L’assoluta libertà di Dio si scontra con il peccato dell’uomo, che rende colpevole l’uomo dell’esclusione dal cammino della salvezza ed esalta Dio nella sua misericordia, nel suo amore, nella sua verità.
Qui si entra però nel mistero nel quale si concilia l’inconciliabile: l’assoluta libertà di Dio e l’eterna responsabilità dell’uomo per aver profanato il suo disegno eterno di salvezza a favore della creatura fatta da Lui a sua immagine e somiglianza.
Altra verità è questa: c’è un limite nel peccato che non bisogna oltrepassare, pena l’esclusione già in questa vita dai beni eterni.
Nessun peccato sarà mai in grado di arrestare la volontà salvifica di Dio per ogni uomo. Dio è al di sopra di ogni peccato e la sua volontà trionfa nonostante il peccato.
È il mistero insondabile della misericordia di Dio, della sua grazia, che crea la salvezza nel peccato dell’uomo.
Questa verità appartiene però a Dio e a nessun uomo. Rebecca ha vero occhio di fede. Vede la via di Dio e la traccia in suo figlio Giacobbe.
Anche questo è mistero. La vede perché illuminata dalla grazia dello Spirito di Dio, che vigila ed ha cura della salvezza da operare in favore di ogni uomo.
Questo vero occhio di fede manca ad Isacco. Lui subisce, trasmette, ma non sa perché tutto questo sia capitato.
Tutti quelli che lavorano con Dio e sono suoi servi dovrebbero possedere questo occhio di vera fede.
È, questo, un dono da chiedere e da impetrare dallo Spirito Santo di Dio. Senza questa vera visione di fede, si cammina nella storia, ma da veri ciechi. Non si vede il vero secondo Dio, ma non si vede neanche il male secondo satana. Si vede la faccia dell’uomo, ma non il suo cuore, non la sua intenzione, non il suo animo, non il suo spirito. I danni arrecati alla salvezza da questa cecità potrebbero essere anche irreparabili.
[18]Voi infatti non vi siete accostati a un luogo tangibile e a un fuoco ardente, né a oscurità, tenebra e tempesta, [19]né a squillo di tromba e a suono di parole, mentre quelli che lo udivano scongiuravano che Dio non rivolgesse più a loro la parola; [20]non potevano infatti sopportare l'intimazione: Se anche una bestia tocca il monte sia lapidata.
Viene in questi versetti manifestata la sostanziale differenza tra l’agire di Dio nell’Antico Testamento e il modo di relazionarsi con l’uomo nel Nuovo testamento.
Nell’Antico Patto il modo è visibile, tangibile, terrificante. Ecco come il testo sacro parla della manifestazione di Dio a Israele specie nei tempi dell’Esodo:
Es 19,1-25: “Al terzo mese dall'uscita degli Israeliti dal paese di Egitto, proprio in quel giorno, essi arrivarono al deserto del Sinai. Levato l'accampamento da Refidim, arrivarono al deserto del Sinai, dove si accamparono; Israele si accampò davanti al monte. Mosè salì verso Dio e il Signore lo chiamò dal monte, dicendo: Questo dirai alla casa di Giacobbe e annuncerai agli Israeliti:
Voi stessi avete visto ciò che io ho fatto all'Egitto e come ho sollevato voi su ali di aquile e vi ho fatti venire fino a me. Ora, se vorrete ascoltare la mia voce e custodirete la mia alleanza, voi sarete per me la proprietà tra tutti i popoli, perché mia è tutta la terra! Voi sarete per me un regno di sacerdoti e una nazione santa. Queste parole dirai agli Israeliti.
Mosè andò, convocò gli anziani del popolo e riferì loro tutte queste parole, come gli aveva ordinato il Signore. Tutto il popolo rispose insieme e disse: Quanto il Signore ha detto, noi lo faremo! Mosè tornò dal Signore e riferì le parole del popolo. Il Signore disse a Mosè: Ecco, io sto per venire verso di te in una densa nube, perché il popolo senta quando io parlerò con te e credano sempre anche a te. Mosè riferì al Signore le parole del popolo.
Il Signore disse a Mosè: Va’ dal popolo e purificalo oggi e domani: lavino le loro vesti e si tengano pronti per il terzo giorno, perché nel terzo giorno il Signore scenderà sul monte Sinai alla vista di tutto il popolo. Fisserai per il popolo un limite tutto attorno, dicendo: Guardatevi dal salire sul monte e dal toccare le falde. Chiunque toccherà il monte sarà messo a morte. Nessuna mano però dovrà toccare costui: dovrà essere lapidato o colpito con tiro di arco. Animale o uomo non dovrà sopravvivere. Quando suonerà il corno, allora soltanto essi potranno salire sul monte.
Mosè scese dal monte verso il popolo; egli fece purificare il popolo ed essi lavarono le loro vesti. Poi disse al popolo: Siate pronti in questi tre giorni: non unitevi a donna. Appunto al terzo giorno, sul far del mattino, vi furono tuoni, lampi, una nube densa sul monte e un suono fortissimo di tromba: tutto il popolo che era nell'accampamento fu scosso da tremore.
Allora Mosè fece uscire il popolo dall'accampamento incontro a Dio. Essi stettero in piedi alle falde del monte. Il monte Sinai era tutto fumante, perché su di esso era sceso il Signore nel fuoco e il suo fumo saliva come il fumo di una fornace: tutto il monte tremava molto. Il suono della tromba diventava sempre più intenso: Mosè parlava e Dio gli rispondeva con voce di tuono.
Il Signore scese dunque sul monte Sinai, sulla vetta del monte, e il Signore chiamò Mosè sulla vetta del monte. Mosè salì. Poi il Signore disse a Mosè: Scendi, scongiura il popolo di non irrompere verso il Signore per vedere, altrimenti ne cadrà una moltitudine! Anche i sacerdoti, che si avvicinano al Signore, si tengano in stato di purità, altrimenti il Signore si avventerà contro di loro! Mosè disse al Signore: Il popolo non può salire al monte Sinai, perché tu stesso ci hai avvertiti dicendo: Fissa un limite verso il monte e dichiaralo sacro.
Il Signore gli disse: Va’, scendi, poi salirai tu e Aronne con te. Ma i sacerdoti e il popolo non si precipitino per salire verso il Signore, altrimenti egli si avventerà contro di loro! Mosè scese verso il popolo e parlò.
Es 20,1- 26: “Dio allora pronunciò tutte queste parole: Io sono il Signore, tuo Dio, che ti ho fatto uscire dal paese d'Egitto, dalla condizione di schiavitù: non avrai altri dei di fronte a me. Non ti farai idolo né immagine alcuna di ciò che è lassù nel cielo né di ciò che è quaggiù sulla terra, né di ciò che è nelle acque sotto la terra. Non ti prostrerai davanti a loro e non li servirai. Perché io, il Signore, sono il tuo Dio, un Dio geloso, che punisce la colpa dei padri nei figli fino alla terza e alla quarta generazione, per coloro che mi odiano, ma che dimostra il suo favore fino a mille generazioni, per quelli che mi amano e osservano i miei comandi.
Non pronuncerai invano il nome del Signore, tuo Dio, perché il Signore non lascerà impunito chi pronuncia il suo nome invano. Ricordati del giorno di sabato per santificarlo: sei giorni faticherai e farai ogni tuo lavoro; ma il settimo giorno è il sabato in onore del Signore, tuo Dio: tu non farai alcun lavoro, né tu, né tuo figlio, né tua figlia, né il tuo schiavo, né la tua schiava, né il tuo bestiame, né il forestiero che dimora presso di te. Perché in sei giorni il Signore ha fatto il cielo e la terra e il mare e quanto è in essi, ma si è riposato il giorno settimo. Perciò il Signore ha benedetto il giorno di sabato e lo ha dichiarato sacro.
Onora tuo padre e tua madre, perché si prolunghino i tuoi giorni nel paese che ti dá il Signore, tuo Dio. Non uccidere. Non commettere adulterio. Non rubare. Non pronunciare falsa testimonianza contro il tuo prossimo. Non desiderare la casa del tuo prossimo. Non desiderare la moglie del tuo prossimo, né il suo schiavo, né la sua schiava, né il suo bue, né il suo asino, né alcuna cosa che appartenga al tuo prossimo.
Tutto il popolo percepiva i tuoni e i lampi, il suono del corno e il monte fumante. Il popolo vide, fu preso da tremore e si tenne lontano. Allora dissero a Mosè: Parla tu a noi e noi ascolteremo, ma non ci parli Dio, altrimenti moriremo! Mosè disse al popolo: Non abbiate timore: Dio è venuto per mettervi alla prova e perché il suo timore vi sia sempre presente e non pecchiate.
Il popolo si tenne dunque lontano, mentre Mosè avanzò verso la nube oscura, nella quale era Dio. Il Signore disse a Mosè: Dirai agli Israeliti: Avete visto che vi ho parlato dal cielo! Non fate dei d'argento e dei d'oro accanto a me: non fatene per voi! Farai per me un altare di terra e, sopra, offrirai i tuoi olocausti e i tuoi sacrifici di comunione, le tue pecore e i tuoi buoi; in ogni luogo dove io vorrò ricordare il mio nome, verrò a te e ti benedirò. Se tu mi fai un altare di pietra, non lo costruirai con pietra tagliata, perché alzando la tua lama su di essa, tu la renderesti profana. Non salirai sul mio altare per mezzo di gradini, perché là non si scopra la tua nudità.
Dt 4,1-40: “Ora dunque, Israele, ascolta le leggi e le norme che io vi insegno, perché le mettiate in pratica, perché viviate ed entriate in possesso del paese che il Signore, Dio dei vostri padri, sta per darvi. Non aggiungerete nulla a ciò che io vi comando e non ne toglierete nulla; ma osserverete i comandi del Signore Dio vostro che io vi prescrivo.
I vostri occhi videro ciò che il Signore ha fatto a Baal-Peor: come il Signore tuo Dio abbia distrutto in mezzo a te quanti avevano seguito Baal-Peor; ma voi che vi manteneste fedeli al Signore vostro Dio siete oggi tutti in vita. Vedete, io vi ho insegnato leggi e norme come il Signore mio Dio mi ha ordinato, perché le mettiate in pratica nel paese in cui state per entrare per prenderne possesso.
Le osserverete dunque e le metterete in pratica perché quella sarà la vostra saggezza e la vostra intelligenza agli occhi dei popoli, i quali, udendo parlare di tutte queste leggi, diranno: Questa grande nazione è il solo popolo saggio e intelligente.
Infatti qual grande nazione ha la divinità così vicina a sé, come il Signore nostro Dio è vicino a noi ogni volta che lo invochiamo? E qual grande nazione ha leggi e norme giuste come è tutta questa legislazione che io oggi vi espongo? Ma guardati e guardati bene dal dimenticare le cose che i tuoi occhi hanno viste: non ti sfuggano dal cuore, per tutto il tempo della tua vita. Le insegnerai anche ai tuoi figli e ai figli dei tuoi figli.
Ricordati del giorno in cui sei comparso davanti al Signore tuo Dio sull'Oreb, quando il Signore mi disse: Radunami il popolo e io farò loro udire le mie parole, perché imparino a temermi finché vivranno sulla terra, e le insegnino ai loro figli. Voi vi avvicinaste e vi fermaste ai piedi del monte; il monte ardeva nelle fiamme che si innalzavano in mezzo al cielo; vi erano tenebre, nuvole e oscurità. Il Signore vi parlò dal fuoco; voi udivate il suono delle parole ma non vedevate alcuna figura; vi era soltanto una voce.
Egli vi annunciò la sua alleanza, che vi comandò di osservare, cioè i dieci comandamenti, e li scrisse su due tavole di pietra. A me in quel tempo il Signore ordinò di insegnarvi leggi e norme, perché voi le metteste in pratica nel paese in cui state per entrare per prenderne possesso. Poiché dunque non vedeste alcuna figura, quando il Signore vi parlò sull'Oreb dal fuoco, state bene in guardia per la vostra vita, perché non vi corrompiate e non vi facciate l'immagine scolpita di qualche idolo, la figura di maschio o femmina, la figura di qualunque animale, la figura di un uccello che vola nei cieli, la figura di una bestia che striscia sul suolo, la figura di un pesce che vive nelle acque sotto la terra; perché, alzando gli occhi al cielo e vedendo il sole, la luna, le stelle, tutto l'esercito del cielo, tu non sia trascinato a prostrarti davanti a quelle cose e a servirle; cose che il Signore tuo Dio ha abbandonato in sorte a tutti i popoli che sono sotto tutti i cieli. Voi invece, il Signore vi ha presi, vi ha fatti uscire dal crogiuolo di ferro, dall'Egitto, perché foste un popolo che gli appartenesse, come oggi difatti siete. Il Signore si adirò contro di me per causa vostra e giurò che io non avrei passato il Giordano e non sarei entrato nella fertile terra che il Signore Dio tuo ti dá in eredità.
Perché io devo morire in questo paese, senza passare il Giordano; ma voi lo dovete passare e possiederete quella fertile terra. Guardatevi dal dimenticare l'alleanza che il Signore vostro Dio ha stabilita con voi e dal farvi alcuna immagine scolpita di qualunque cosa, riguardo alla quale il Signore tuo Dio ti ha dato un comando. Poiché il Signore tuo Dio è fuoco divoratore, un Dio geloso.
Quando avrete generato figli e nipoti e sarete invecchiati nel paese, se vi corromperete, se vi farete immagini scolpite di qualunque cosa, se farete ciò che è male agli occhi del Signore vostro Dio per irritarlo, io chiamo oggi in testimonio contro di voi il cielo e la terra: voi certo perirete, scomparendo dal paese di cui state per prendere possesso oltre il Giordano. Voi non vi rimarrete lunghi giorni, ma sarete tutti sterminati. Il Signore vi disperderà fra i popoli e non resterete più di un piccolo numero fra le nazioni dove il Signore vi condurrà.
Là servirete a dei fatti da mano d'uomo, dei di legno e di pietra, i quali non vedono, non mangiano, non odorano. Ma di là cercherai il Signore tuo Dio e lo troverai, se lo cercherai con tutto il cuore e con tutta l'anima. Con angoscia, quando tutte queste cose ti saranno avvenute, negli ultimi giorni, tornerai al Signore tuo Dio e ascolterai la sua voce, poiché il Signore Dio tuo è un Dio misericordioso; non ti abbandonerà e non ti distruggerà, non dimenticherà l'alleanza che ha giurata ai tuoi padri.
Interroga pure i tempi antichi, che furono prima di te: dal giorno in cui Dio creò l'uomo sulla terra e da un'estremità dei cieli all'altra, vi fu mai cosa grande come questa e si udì mai cosa simile a questa? Che cioè un popolo abbia udito la voce di Dio parlare dal fuoco, come l'hai udita tu, e che rimanesse vivo? O ha mai tentato un dio di andare a scegliersi una nazione in mezzo a un'altra con prove, segni, prodigi e battaglie, con mano potente e braccio teso e grandi terrori, come fece per voi il Signore vostro Dio in Egitto, sotto i vostri occhi?
Tu sei diventato spettatore di queste cose, perché tu sappia che il Signore è Dio e che non ve n'è altri fuori di lui. Dal cielo ti ha fatto udire la sua voce per educarti; sulla terra ti ha mostrato il suo grande fuoco e tu hai udito le sue parole di mezzo al fuoco. Perché ha amato i tuoi padri, ha scelto la loro posterità e ti ha fatto uscire dall'Egitto con la sua stessa presenza e con grande potenza, per scacciare dinanzi a te nazioni più grandi e più potenti di te, per farti entrare nel loro paese e dartene il possesso, come appunto è oggi.
Sappi dunque oggi e conserva bene nel tuo cuore che il Signore è Dio lassù nei cieli e quaggiù sulla terra; e non ve n'è altro. Osserva dunque le sue leggi e i suoi comandi che oggi ti dò, perché sia felice tu e i tuoi figli dopo di te e perché tu resti a lungo nel paese che il Signore tuo Dio ti dá per sempre.
Dt 5,1-33: “Mosè convocò tutto Israele e disse loro: Ascolta, Israele, le leggi e le norme che oggi io proclamo dinanzi a voi: imparatele e custoditele e mettetele in pratica. Il Signore nostro Dio ha stabilito con noi un'alleanza sull'Oreb. Il Signore non ha stabilito questa alleanza con i nostri padri, ma con noi che siamo qui oggi tutti in vita.
Il Signore vi ha parlato faccia a faccia sul monte dal fuoco, mentre io stavo tra il Signore e voi, per riferirvi la parola del Signore, perché voi avevate paura di quel fuoco e non eravate saliti sul monte. Egli disse: Io sono il Signore, tuo Dio, che ti ho fatto uscire dal paese di Egitto, dalla condizione servile. Non avere altri dei di fronte a me. Non ti farai idolo né immagine alcuna di ciò che è lassù in cielo, né di ciò che è quaggiù sulla terra, né di ciò che è nelle acque sotto la terra. Non ti prostrerai davanti a quelle cose e non le servirai. Perché io il Signore tuo Dio sono un Dio geloso, che punisce la colpa dei padri nei figli fino alla terza e alla quarta generazione per quanti mi odiano, ma usa misericordia fino a mille generazioni verso coloro che mi amano e osservano i miei comandamenti. Non pronunciare invano il nome del Signore tuo Dio perché il Signore non ritiene innocente chi pronuncia il suo nome invano. Osserva il giorno di sabato per santificarlo, come il Signore Dio tuo ti ha comandato. Sei giorni faticherai e farai ogni lavoro, ma il settimo giorno è il sabato per il Signore tuo Dio: non fare lavoro alcuno né tu, né tuo figlio, né tua figlia, né il tuo schiavo, né la tua schiava, né il tuo bue, né il tuo asino, né alcuna delle tue bestie, né il forestiero, che sta entro le tue porte, perché il tuo schiavo e la tua schiava si riposino come te. Ricordati che sei stato schiavo nel paese d'Egitto e che il Signore tuo Dio ti ha fatto uscire di là con mano potente e braccio teso; perciò il Signore tuo Dio ti ordina di osservare il giorno di sabato.
Onora tuo padre e tua madre, come il Signore Dio tuo ti ha comandato, perché la tua vita sia lunga e tu sii felice nel paese che il Signore tuo Dio ti dá. Non uccidere. Non commettere adulterio. Non rubare. Non pronunciare falsa testimonianza contro il tuo prossimo. Non desiderare la moglie del tuo prossimo. Non desiderare la casa del tuo prossimo, né il suo campo, né il suo schiavo, né la sua schiava, né il suo bue, né il suo asino, né alcuna delle cose che sono del tuo prossimo.
Queste parole pronunciò il Signore, parlando a tutta la vostra assemblea, sul monte, dal fuoco, dalla nube e dall'oscurità, con voce poderosa, e non aggiunse altro. Le scrisse su due tavole di pietra e me le diede. All'udire la voce in mezzo alle tenebre, mentre il monte era tutto in fiamme, i vostri capitribù e i vostri anziani si avvicinarono tutti a me e dissero: Ecco il Signore nostro Dio ci ha mostrato la sua gloria e la sua grandezza e noi abbiamo udito la sua voce dal fuoco; oggi abbiamo visto che Dio può parlare con l'uomo e l'uomo restare vivo. Ma ora, perché dovremmo morire? Questo grande fuoco infatti ci consumerà; se continuiamo a udire ancora la voce del Signore nostro Dio moriremo. Poiché chi tra tutti i mortali ha udito come noi la voce del Dio vivente parlare dal fuoco ed è rimasto vivo? Avvicinati tu e ascolta quanto il Signore nostro Dio dirà; ci riferirai quanto il Signore nostro Dio ti avrà detto e noi lo ascolteremo e lo faremo.
Il Signore udì le vostre parole, mentre mi parlavate, e mi disse: Ho udito le parole che questo popolo ti ha rivolte; quanto hanno detto va bene. Oh, se avessero sempre un tal cuore, da temermi e da osservare tutti i miei comandi, per essere felici loro e i loro figli per sempre! Va’ e dì loro: Tornate alle vostre tende; ma tu resta qui con me e io ti detterò tutti i comandi, tutte le leggi e le norme che dovrai insegnare loro, perché le mettano in pratica nel paese che io sto per dare in loro possesso.
Badate dunque di fare come il Signore vostro Dio vi ha comandato; non ve ne discostate né a destra né a sinistra; camminate in tutto e per tutto per la via che il Signore vostro Dio vi ha prescritta, perché viviate e siate felici e rimaniate a lungo nel paese di cui avrete il possesso.
Dt 9,1-26: “Ascolta, Israele! Oggi tu attraverserai il Giordano per andare a impadronirti di nazioni più grandi e più potenti di te, di città grandi e fortificate fino al cielo, di un popolo grande e alto di statura, dei figli degli Anakiti che tu conosci e dei quali hai sentito dire: Chi mai può resistere ai figli di Anak?
Sappi dunque oggi che il Signore tuo Dio passerà davanti a te come fuoco divoratore, li distruggerà e li abbatterà davanti a te; tu li scaccerai e li farai perire in fretta, come il Signore ti ha detto. Quando il Signore tuo Dio li avrà scacciati dinanzi a te, non pensare: A causa della mia giustizia, il Signore mi ha fatto entrare in possesso di questo paese; mentre per la malvagità di queste nazioni il Signore le scaccia dinanzi a te.
No, tu non entri in possesso del loro paese a causa della tua giustizia, né a causa della rettitudine del tuo cuore; ma il Signore tuo Dio scaccia quelle nazioni dinanzi a te per la loro malvagità e per mantenere la parola che il Signore ha giurato ai tuoi padri, ad Abramo, a Isacco e a Giacobbe. Sappi dunque che non a causa della tua giustizia il Signore tuo Dio ti dá il possesso di questo fertile paese; anzi tu sei un popolo di dura cervice.
Ricordati, non dimenticare, come hai provocato all'ira il Signore tuo Dio nel deserto. Da quando usciste dal paese d'Egitto fino al vostro arrivo in questo luogo, siete stati ribelli al Signore. Anche sull'Oreb provocaste all'ira il Signore; il Signore si adirò contro di voi fino a volere la vostra distruzione. Quando io salii sul monte a prendere le tavole di pietra, le tavole dell'alleanza che il Signore aveva stabilita con voi, rimasi sul monte quaranta giorni e quaranta notti, senza mangiare pane né bere acqua; il Signore mi diede le due tavole di pietra, scritte dal dito di Dio, sulle quali stavano tutte le parole che il Signore vi aveva dette sul monte, in mezzo al fuoco, il giorno dell'assemblea.
Alla fine dei quaranta giorni e delle quaranta notti, il Signore mi diede le due tavole di pietra, le tavole dell'alleanza. Poi il Signore mi disse: Scendi in fretta di qui, perché il tuo popolo, che hai fatto uscire dall'Egitto, si è traviato; presto si sono allontanati dalla via che io avevo loro indicata: si sono fatti un idolo di metallo fuso. Il Signore mi aggiunse: Io ho visto questo popolo; ecco, è un popolo di dura cervice; lasciami fare; io li distruggerò e cancellerò il loro nome sotto i cieli e farò di te una nazione più potente e più grande di loro. Così io mi volsi e scesi dal monte, dal monte tutto in fiamme, tenendo nelle mani le due tavole dell'alleanza.
Guardai ed ecco, avevate peccato contro il Signore vostro Dio; vi eravate fatto un vitello di metallo fuso; avevate ben presto lasciato la via che il Signore vi aveva imposta. Allora afferrai le due tavole, le gettai con le mie mani e le spezzai sotto i vostri occhi. Poi mi prostrai davanti al Signore, come avevo fatto la prima volta, per quaranta giorni e per quaranta notti; non mangiai pane né bevvi acqua, a causa del gran peccato che avevate commesso, facendo ciò che è male agli occhi del Signore per provocarlo. Io avevo paura di fronte all'ira e al furore di cui il Signore era acceso contro di voi, al punto di volervi distruggere. Ma il Signore mi esaudì anche quella volta.
Anche contro Aronne il Signore si era fortemente adirato, al punto di volerlo far perire; io pregai in quell'occasione anche per Aronne. Poi presi l'oggetto del vostro peccato, il vitello che avevate fatto, lo bruciai nel fuoco, lo feci a pezzi, frantumandolo finché fosse ridotto in polvere, e buttai quella polvere nel torrente che scende dal monte. Anche a Tabera, a Massa e a Kibrot-Taava, voi provocaste il Signore. Quando il Signore volle farvi partire da Kades-Barnea dicendo: Entrate e prendete in possesso il paese che vi dò, voi vi ribellaste all'ordine del Signore vostro Dio, non aveste fede in lui e non obbediste alla sua voce.
Siete stati ribelli al Signore da quando vi ho conosciuto. Io stetti prostrato davanti al Signore, quei quaranta giorni e quelle quaranta notti, perché il Signore aveva minacciato di distruggervi. Pregai il Signore e dissi: Signore Dio, non distruggere il tuo popolo, la tua eredità, che hai riscattato nella tua grandezza, che hai fatto uscire dall'Egitto con mano potente. Ricordati dei tuoi servi Abramo, Isacco e Giacobbe; non guardare alla caparbietà di questo popolo e alla sua malvagità e al suo peccato, perché il paese da dove ci hai fatti uscire non dica: Poiché il Signore non era in grado di introdurli nella terra che aveva loro promessa e poiché li odiava, li ha fatti uscire di qui per farli morire nel deserto.
Al contrario essi sono il tuo popolo, la tua eredità, che tu hai fatto uscire dall'Egitto con grande potenza e con braccio teso. Lo spettacolo, in realtà, era così terrificante che Mosè disse: Ho paura e tremo.
Quest’ultima frase serve proprio a farci comprendere quanto fosse “terribile”, o “terrificante” la manifestazione di Dio.
È come se Dio si vedesse nella sua forza, nella sua gloria, nella sua luce, nella sua maestà, in ogni altra rivelazione della sua potenza.
È come se tutta la natura fosse a servizio della sua gloria: fulmini, tuoni, lampi, fuoco, vento, uragano, tempesta, nebbia, fumo. Tutto è a servizio della Signoria di Dio.
Il risultato di questa manifestazione è anch’esso rivelato nell’ultima frase: “Ho paura e tremo”.
Tutto questo aveva uno scopo ben preciso: creare nei cuori un rispetto riverenziale del Signore, spingendo il popolo ad una obbedienza sempre più perfetta alla sua voce, alla sua Legge. Dio avrebbe manifestato, nel timore dell’uomo verso di Lui divenuto osservanza dei comandamenti, il suo volto di pietà, di misericordia, di tenerezza e non quello della fortezza, della potenza, della distruzione e della morte. Dio sa come trattare l’uomo. Agisce con lui secondo la sua storicità, cioè il cammino compiuto nella sua umanizzazione, o nel suo costruirsi nella purezza della verità e dell’amore.
[22]Voi vi siete invece accostati al monte di Sion e alla città del Dio vivente, alla Gerusalemme celeste e a miriadi di angeli, all'adunanza festosa [23]e all'assemblea dei primogeniti iscritti nei cieli, al Dio giudice di tutti e agli spiriti dei giusti portati alla perfezione, [24]al Mediatore della Nuova Alleanza e al sangue dell'aspersione dalla voce più eloquente di quello di Abele.
Diversa è invece la manifestazione che Dio opera per l’uomo in Cristo Gesù nel Nuovo Patto, o Nuova Alleanza.
Per comprendere quanto l’Autore vuole insegnarci, o rivelarci, è giusto che si proceda analizzando i vv. 22-24 frase per frase, quasi parola per parola.
Voi vi siete invece accostati al monte di Sion e alla città del Dio vivente, alla Gerusalemme celeste: La Gerusalemme celeste è l’Abitazione eterna di Dio, la Patria celeste, la città dalle stabili fondamenta il cui architetto e costruttore è Dio. Loro, in Cristo, sono entrati nella città del Cielo. Mosè salì su un monte per incontrare il Signore. Dio scese dal cielo. Cristo è disceso dal Cielo; è salito al Cielo. Nel Cielo in Lui è salito ogni credente in Lui, ogni battezzato in Lui. Il cristiano è con Cristo nel Cielo, perché è corpo di Cristo e il corpo di Cristo è nel Cielo. C’è una relazione nuova con Dio. Nell’Antica Legge solo Mosè parlava con Dio. Nella Nuova Alleanza, nel Cielo, tutti i suoi figli hanno diritto di parlare con il Padre.
La descrizione della Gerusalemme Celeste ce la offre San Giovanni nella sua Apocalisse:
Ap 21,1-27: “Vidi poi un nuovo cielo e una nuova terra, perché il cielo e la terra di prima erano scomparsi e il mare non c'era più. Vidi anche la città santa, la nuova Gerusalemme, scendere dal cielo, da Dio, pronta come una sposa adorna per il suo sposo.
Udii allora una voce potente che usciva dal trono: Ecco la dimora di Dio con gli uomini! Egli dimorerà tra di loro ed essi saranno suo popolo ed egli sarà il "Dio-con-loro". E tergerà ogni lacrima dai loro occhi; non ci sarà più la morte, né lutto, né lamento, né affanno, perché le cose di prima sono passate.
E Colui che sedeva sul trono disse: Ecco, io faccio nuove tutte le cose; e soggiunse: Scrivi, perché queste parole sono certe e veraci. Ecco sono compiute! Io sono l'Alfa e l'Omega, il Principio e la Fine. A colui che ha sete darò gratuitamente acqua della fonte della vita. Chi sarà vittorioso erediterà questi beni; io sarò il suo Dio ed egli sarà mio figlio. Ma per i vili e gl'increduli, gli abietti e gli omicidi, gl'immorali, i fattucchieri, gli idolàtri e per tutti i mentitori è riservato lo stagno ardente di fuoco e di zolfo. E` questa la seconda morte.
Poi venne uno dei sette angeli che hanno le sette coppe piene degli ultimi sette flagelli e mi parlò: Vieni, ti mostrerò la fidanzata, la sposa dell'Agnello. L'angelo mi trasportò in spirito su di un monte grande e alto, e mi mostrò la città santa, Gerusalemme, che scendeva dal cielo, da Dio, risplendente della gloria di Dio. Il suo splendore è simile a quello di una gemma preziosissima, come pietra di diaspro cristallino. La città è cinta da un grande e alto muro con dodici porte: sopra queste porte stanno dodici angeli e nomi scritti, i nomi delle dodici tribù dei figli d'Israele. A oriente tre porte, a settentrione tre porte, a mezzogiorno tre porte e ad occidente tre porte. Le mura della città poggiano su dodici basamenti, sopra i quali sono i dodici nomi dei dodici apostoli dell'Agnello. Colui che mi parlava aveva come misura una canna d'oro, per misurare la città, le sue porte e le sue mura.
La città è a forma di quadrato, la sua lunghezza è uguale alla larghezza. L'angelo misurò la città con la canna: misura dodici mila stadi; la lunghezza, la larghezza e l'altezza sono eguali. Ne misurò anche le mura: sono alte centoquarantaquattro braccia, secondo la misura in uso tra gli uomini adoperata dall'angelo. Le mura sono costruite con diaspro e la città è di oro puro, simile a terso cristallo. Le fondamenta delle mura della città sono adorne di ogni specie di pietre preziose. Il primo fondamento è di diaspro, il secondo di zaffìro, il terzo di calcedònio, il quarto di smeraldo, il quinto di sardònice, il sesto di cornalina, il settimo di crisòlito, l'ottavo di berillo, il nono di topazio, il decimo di crisopazio, l'undecimo di giacinto, il dodicesimo di ametista. E le dodici porte sono dodici perle; ciascuna porta è formata da una `sola perla. E la piazza della città è di oro puro, come cristallo trasparente.
Non vidi alcun tempio in essa perché il Signore Dio, l'Onnipotente, e l'Agnello sono il suo tempio. La città non ha bisogno della luce del sole, né della luce della luna perché la gloria di Dio la illumina e la sua lampada è l'Agnello. Le nazioni cammineranno alla sua luce e i re della terra a lei porteranno la loro magnificenza.
Le sue porte non si chiuderanno mai durante il giorno, poiché non vi sarà più notte. E porteranno a lei la gloria e l'onore delle nazioni. Non entrerà in essa nulla d'impuro, né chi commette abominio o falsità, ma solo quelli che sono scritti nel libro della vita dell'Agnello.
La nostra città è ora la stessa casa di Dio. È questa la nostra Patria, la nostra casa, la nostra dimora ed è eterna.
E a miriadi di angeli: Ci siamo accostati a miriadi di Angeli perché la casa di Dio è abitata di Angeli. Questi sono nostri amici perché noi siamo servi di Dio. Noi, con Cristo, siamo entrati nella loro familiarità.
All'adunanza festosa e all'assemblea dei primogeniti iscritti nei cieli: Sono questi gli altri nostri amici: tutti i santi, coloro cioè che hanno amato Dio fino al dono della loro vita, fino al sacrificio supremo. È questa la nostra santa compagnia ed è una compagnia anch’essa eterna.
Al Dio giudice di tutti: Il Dio che il cristiano adora e nel quale crede è il Dio Creatore del Cielo e della terra, è il Dio giudice dei vivi e dei morti, giudice di ogni uomo. A Lui si deve presentare ogni uomo per rendere ragione della sua vita. Anche i carnefici dei cristiani devono presentarsi al suo cospetto, ma anche i cristiani devono essere da Lui giudicati. Non c’è altro giudice se non il Dio e Padre del Signore nostro Gesù Cristo.
E agli spiriti dei giusti portati alla perfezione: Sono, questi, tutti i redenti, coloro cioè che si sono lasciati lavare dal Sangue di Cristo Gesù e hanno portato a compimento l’opera della loro santificazione. La grazia di Cristo ha compiuto il miracolo della perfetta purificazione da ogni male, liberi da ogni peccato, adorni di ogni virtù, ricchi di grazia e di verità.
Al Mediatore della Nuova Alleanza e al sangue dell'aspersione dalla voce più eloquente di quello di Abele: Cristo è il Mediatore della Nuova Alleanza e loro sono stati battezzati nell’acqua e nello Spirito che sono usciti dal suo costato aperto sulla croce. Loro sono stati redenti dal suo sangue, aspersi in esso e da esso santificati. Il sangue di Abele gridava vendetta dal suolo, innalzandosi presso Dio. Il sangue di Cristo chiede perdono, misericordia, pietà, ogni grazia di verità e di santità per ogni uomo. Per questo è più eloquente del sangue di Abele. È un sangue che implora la creazione del nuovo uomo, nella giustizia e nella santità vera.
Dal Dio lontano, terrificante, che incuteva paura, che puniva chiunque si accostava a Lui, che dimorava in luoghi inaccessibili siamo passati al Dio vicino, al Dio che ci ha fatto abitare nella sua casa, che ci ha dato i suoi amici, gli angeli, come nostri amici e compagni, che ci fa entrare in comunione con tutti i giusti, che ci lava con il sangue del Figlio suo, che versato da noi, non grida vendetta contro di noi, bensì perdono, misericordia, pietà, compassione, redenzione eterna.
Tutto è cambiato in Cristo. A loro decidere se vogliono camminare con il Dio di Mosè, il Dio del Primo Patto, il Dio lontano, terrificante, oppure con il Dio del Nuovo Patto, il Dio con noi, il Dio vicino, il Dio che ci conduce nella sua casa e ci concede di abitare con Lui nella sua dimora eterna.
Dio prima era fuori dell’uomo e l’uomo fuori di Dio. Ora invece, con Cristo, Dio è dentro l’uomo e l’uomo è in Dio. Dio e l’uomo, in Cristo, sono divenuti una sola, inscindibile, inseparabile realtà, perché ora l’uomo in Cristo è divenuto corpo di Cristo, se è corpo di Cristo è corpo del Figlio di Dio ed è Figlio di Dio come è Figlio Gesù Cristo.
Questa è la realtà della Nuova Alleanza. Con questa realtà ognuno è chiamato a confrontarsi.
[25]Guardatevi perciò di non rifiutare Colui che parla; perché se quelli non trovarono scampo per aver rifiutato colui che promulgava decreti sulla terra, molto meno lo troveremo noi, se volteremo le spalle a Colui che parla dai cieli.
Attenzione, però! È cambiata la realtà nostra con il dono della Nuova Alleanza, non è mutata per nulla la nostra responsabilità.
Lo si è detto, spiegando in lungo e in largo il concetto di fede.
La nostra salvezza è dalla Parola. Si crede la Parola, la si vive, si entra nella salvezza.
Senza la Parola non c’è vita, c’è morte. Chi rifiuta la Parola di vita incorre nella morte. Vi rimane, se non passa nella Parola. Vi ritorna, se abbandona la Parola.
È cambiata l’Alleanza, sono cambiati i beni, sono cambiate tutte le relazioni con Dio, è cambiato il Sangue.
Ciò che non cambia mai è la legge dell’Alleanza e questa Legge è una sola: l’ascolto della Parola che Dio pronunzia e nel quale è posta la sua vita.
Se loro non ascoltano la Parola della Nuova Alleanza, loro rimangono nella morte, perché l’Alleanza di prima è finita, si è conclusa
Rimangono anche nella morte per la legge della fede. Si è detto che la fede è nella Parola attuale di Dio, quella che Lui dice oggi.
Chi rifiuta la Parola di oggi, rifiuta la vita che Dio dona attraverso l’obbedienza alla Parola ascoltata oggi, in questo tempo.
Se il rifiuto della Parola che Dio dal Monte diceva a Mosè provocava la morte; molto di più incorreremo noi nella morte se rifiuteremo la Parola di Colui che parla dai cieli.
Chi parla dai cieli è Dio in Cristo Gesù per opera dello Spirito Santo. Parla però in modo del tutto diverso da come parlava prima.
Tuttavia non è la modalità nel dono della Parola che provoca la morte; la provoca invece il non ascolto, o il rifiuto della Parola che Dio dal cielo ha fatto risuonare per noi.
Volendo donare una verità chiara su questo versetto 25 è giusto, anzi doveroso affermare che per l’Autore la Parola di Cristo è vera Parola di Dio, che Cristo è vera rivelazione di Dio, che il Vangelo è vera via della vita.
Essendo vera Parola, vero Comandamento, vera Legge della Nuova Alleanza essa si riveste di conseguenze di perdizione e di morte per coloro che non l’ascoltano.
Nel rifiuto di Cristo, della sua Parola, della sua Alleanza, del suo Sacerdozio, del suo Sacrificio, della sua Offerta c’è la morte riservata a tutti coloro che non ascoltano la Parola della fede.
La Parola di Cristo e quella di Mosè sono messe sullo stesso piano di responsabilità; anzi quella di Cristo in un piano ancora più eminente, più alto, più eccelso. È questo il motivo per cui nessuno può pensare di poterla rifiutare impunemente. Anzi la punizione è più grande, perché più grande è la verità che essa contiene.
[26]La sua voce infatti un giorno scosse la terra; adesso invece ha fatto questa promessa: Ancora una volta io scuoterò non solo la terra, ma anche il cielo.
Il concetto che qui viene espresso è sulla stessa linea di quanto or ora affermato. Leggiamo prima i riferimenti dell’Antico Testamento e in seguito potremo accingerci a qualche altra considerazione per una più completa e perfetta comprensione:
Ag 2,1-23: “Il ventuno del settimo mese, questa parola del Signore fu rivelata per mezzo del profeta Aggeo: Su, parla a Zorobabele figlio di Sealtièl, governatore della Giudea, a Giosuè figlio di Iozedàk, sommo sacerdote, e a tutto il resto del popolo: Chi di voi è ancora in vita che abbia visto questa casa nel suo primitivo splendore? Ma ora in quali condizioni voi la vedete? In confronto a quella, non è forse ridotta a un nulla ai vostri occhi?
Ora, coraggio, Zorobabele oracolo del Signore coraggio, Giosuè figlio di Iozedàk, sommo sacerdote; coraggio, popolo tutto del paese, dice il Signore, e al lavoro, perché io sono con voi oracolo del Signore degli eserciti secondo la parola dell'alleanza che ho stipulato con voi quando siete usciti dall'Egitto; il mio spirito sarà con voi, non temete.
Dice infatti il Signore degli eserciti: Ancora un po’ di tempo e io scuoterò il cielo e la terra, il mare e la terraferma. Scuoterò tutte le nazioni e affluiranno le ricchezze di tutte le genti e io riempirò questa casa della mia gloria, dice il Signore degli eserciti. L'argento è mio e mio è l'oro, dice il Signore degli eserciti. La gloria futura di questa casa sarà più grande di quella di una volta, dice il Signore degli eserciti; in questo luogo porrò la pace oracolo del Signore degli eserciti .
Il ventiquattro del nono mese, secondo anno di Dario, questa parola del Signore fu rivelata per mezzo del profeta Aggeo: Dice il Signore degli eserciti: Interroga i sacerdoti intorno alla legge e chiedi loro: Se uno in un lembo del suo vestito porta carne consacrata e con il lembo tocca il pane, il companatico, il vino, l'olio o qualunque altro cibo, questo verrà santificato? No, risposero i sacerdoti.
Aggeo soggiunse: Se uno che è contaminato per il contatto di un cadavere tocca una di quelle cose, sarà essa immonda? Sì, risposero i sacerdoti, è immonda. Ora riprese Aggeo: Tale è questo popolo, tale è questa nazione davanti a me oracolo del Signore e tale è ogni lavoro delle loro mani; anzi, anche ciò che qui mi offrono è immondo. Ora, pensate, da oggi e per l'avvenire: prima che si cominciasse a porre pietra sopra pietra nel tempio del Signore, come andavano le vostre cose? Si andava a un mucchio da cui si attendevano venti misure di grano e ce n'erano dieci; si andava a un tino da cinquanta barili e ce n'erano venti. Io vi ho colpiti con la ruggine, con il carbonchio e con la grandine in tutti i lavori delle vostre mani, ma voi non siete ritornati a me parola del Signore . Considerate bene da oggi in poi (dal ventiquattro del nono mese, cioè dal giorno in cui si posero le fondamenta del tempio del Signore), se il grano verrà a mancare nei granai, se la vite, il fico, il melograno, l'olivo non daranno più i loro frutti. Da oggi in poi io vi benedirò!
Il ventiquattro del mese questa parola del Signore fu rivolta una seconda volta ad Aggeo: Parla a Zorobabele, governatore della Giudea, e digli: Scuoterò il cielo e la terra, abbatterò il trono dei regni e distruggerò la potenza dei regni delle nazioni , rovescerò i carri e i loro equipaggi: cadranno cavalli e cavalieri; ognuno verrà trafitto dalla spada del proprio fratello.
In quel giorno oracolo del Signore degli eserciti io ti prenderò, Zorobabele figlio di Sealtièl mio servo, dice il Signore, e ti porrò come un sigillo, perché io ti ho eletto, dice il Signore degli eserciti.
Scuote la terra chi la governa, chi la domina, chi la possiede. Dio non solo promette di scuotere la terra per attestare, manifestare la sua completa e totale Signoria su di essa, quanto anche annunzia che sta per scuotere pure il cielo. Lui è Signore del Cielo e della terra, Signore di tutto l’universo creato, visibile e invisibile, di ogni creatura, animata, inanimata, spirituale. Tutto ciò che esiste è nelle sue mani.
Lui scuote la terra e il cielo per rivelare all’uomo la sua Onnipotenza, la sua Signoria, il suo Governo, o Dominio su ogni cosa.
Se il Cielo e la terra sono nel diretto governo di Dio, quanto accade, accade solo per la nostra santificazione, la nostra perfezione, perché noi possiamo rendere al Signore una più grande testimonianza di ascolto, nella consegna a Lui di tutta intera la nostra vita.
Anche la persecuzione avviene perché l’uomo di Dio si perfezioni in ogni cosa. Non dimentichiamo mai che una delle affermazioni portanti in questa Lettera è la frase che si riferisce a Gesù: “Lui fu reso perfetto dalle cose che patì e divenne causa di salvezza eterna per tutti coloro che gli obbediscono”.
L’obbedienza alla Parola di Gesù non conduce forse anche noi alla morte e alla morte di croce? Ma perché ci conduce alla morte di croce? Non forse perché anche noi abbiamo bisogno di essere perfetti e di divenire in Cristo via di santificazione e di perfezione per il mondo intero?
Qui però occorre un vero occhio di fede e senza fede è impossibile vedere nella persecuzione la via per una più grande perfezione da completare a coronamento della nostra vita di fede.
Non è forse questo anche il pensiero di San Pietro nella sua Prima Lettera? Per convincersene, è sufficiente leggere alcuni versetti sia del capito 2 e altri del capitolo 4. Eccoli:
1Pt 2,1-25: “Deposta dunque ogni malizia e ogni frode e ipocrisia, le gelosie e ogni maldicenza, come bambini appena nati bramate il puro latte spirituale, per crescere con esso verso la salvezza: se davvero avete già gustato come è buono il Signore. Stringendovi a lui, pietra viva, rigettata dagli uomini, ma scelta e preziosa davanti a Dio, anche voi venite impiegati come pietre vive per la costruzione di un edificio spirituale, per un sacerdozio santo, per offrire sacrifici spirituali graditi a Dio, per mezzo di Gesù Cristo. Si legge infatti nella Scrittura: Ecco io pongo in Sion una pietra angolare, scelta, preziosa e chi crede in essa non resterà confuso. Onore dunque a voi che credete; ma per gli increduli la pietra che i costruttori hanno scartato è divenuta la pietra angolare, sasso d'inciampo e pietra di scandalo. Loro v'inciampano perché non credono alla parola; a questo sono stati destinati.
Ma voi siete la stirpe eletta, il sacerdozio regale, la nazione santa, il popolo che Dio si è acquistato perché proclami le opere meravigliose di lui che vi ha chiamato dalle tenebre alla sua ammirabile luce; voi, che un tempo eravate non-popolo, ora invece siete il popolo di Dio; voi, un tempo esclusi dalla misericordia, ora invece avete ottenuto misericordia.
Carissimi, io vi esorto come stranieri e pellegrini ad astenervi dai desideri della carne che fanno guerra all'anima. La vostra condotta tra i pagani sia irreprensibile, perché mentre vi calunniano come malfattori, al vedere le vostre buone opere giungano a glorificare Dio nel giorno del giudizio.
State sottomessi ad ogni istituzione umana per amore del Signore: sia al re come sovrano, sia ai governatori come ai suoi inviati per punire i malfattori e premiare i buoni. Perché questa è la volontà di Dio: che, operando il bene, voi chiudiate la bocca all'ignoranza degli stolti.
Comportatevi come uomini liberi, non servendovi della libertà come di un velo per coprire la malizia, ma come servitori di Dio. Onorate tutti, amate i vostri fratelli, temete Dio, onorate il re. Domestici, state soggetti con profondo rispetto ai vostri padroni, non solo a quelli buoni e miti, ma anche a quelli difficili. E` una grazia per chi conosce Dio subire afflizioni, soffrendo ingiustamente; che gloria sarebbe infatti sopportare il castigo se avete mancato? Ma se facendo il bene sopporterete con pazienza la sofferenza, ciò sarà gradito davanti a Dio. A questo infatti siete stati chiamati, poichè anche Cristo patì per voi, lasciandovi un esempio, perché ne seguiate le orme: egli non commise peccato e non si trovò inganno sulla sua bocca, oltraggiato non rispondeva con oltraggi, e soffrendo non minacciava vendetta, ma rimetteva la sua causa a colui che giudica con giustizia. Egli portò i nostri peccati nel suo corpo sul legno della croce, perché, non vivendo più per il peccato, vivessimo per la giustizia; dalle sue piaghe siete stati guariti. Eravate erranti come pecore, ma ora siete tornati al pastore e guardiano delle vostre anime.
1Pt 4,1-19: “Poiché dunque Cristo soffrì nella carne, anche voi armatevi degli stessi sentimenti; chi ha sofferto nel suo corpo ha rotto definitivamente col peccato, per non servire più alle passioni umane ma alla volontà di Dio, nel tempo che gli rimane in questa vita mortale. Basta col tempo trascorso nel soddisfare le passioni del paganesimo, vivendo nelle dissolutezze, nelle passioni, nelle crapule, nei bagordi, nelle ubriachezze e nel culto illecito degli idoli.
Per questo trovano strano che voi non corriate insieme con loro verso questo torrente di perdizione e vi oltraggiano. Ma renderanno conto a colui che è pronto a giudicare i vivi e i morti; infatti è stata annunziata la buona novella anche ai morti, perché pur avendo subìto, perdendo la vita del corpo, la condanna comune a tutti gli uomini, vivano secondo Dio nello spirito.
La fine di tutte le cose è vicina. Siate dunque moderati e sobri, per dedicarvi alla preghiera. Soprattutto conservate tra voi una grande carità, perché la carità copre una moltitudine di peccati. Praticate l'ospitalità gli uni verso gli altri, senza mormorare. Ciascuno viva secondo la grazia ricevuta, mettendola a servizio degli altri, come buoni amministratori di una multiforme grazia di Dio. Chi parla, lo faccia come con parole di Dio; chi esercita un ufficio, lo compia con l'energia ricevuta da Dio, perché in tutto venga glorificato Dio per mezzo di Gesù Cristo, al quale appartiene la gloria e la potenza nei secoli dei secoli. Amen!
Carissimi, non siate sorpresi per l'incendio di persecuzione che si è acceso in mezzo a voi per provarvi, come se vi accadesse qualcosa di strano. Ma nella misura in cui partecipate alle sofferenze di Cristo, rallegratevi perché anche nella rivelazione della sua gloria possiate rallegrarvi ed esultare. Beati voi, se venite insultati per il nome di Cristo, perché lo Spirito della gloria e lo Spirito di Dio riposa su di voi. Nessuno di voi abbia a soffrire come omicida o ladro o malfattore o delatore. Ma se uno soffre come cristiano, non ne arrossisca; glorifichi anzi Dio per questo nome. E` giunto infatti il momento in cui inizia il giudizio dalla casa di Dio; e se inizia da noi, quale sarà la fine di coloro che rifiutano di credere al vangelo di Dio? E se il giusto a stento si salverà, che ne sarà dell'empio e del peccatore? Perciò anche quelli che soffrono secondo il volere di Dio, si mettano nelle mani del loro Creatore fedele e continuino a fare il bene.
Altra verità è questa: come Dio scuote la terra e il Cielo per la purificazione dei credenti in Cristo, così la scuote anche perché ogni sofferenza finisca e il cristiano continui nella pace la sua storia di testimonianza a Gesù Signore.
In ogni cosa che accade, il vero cristiano trova sempre un motivo p |