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COMMENTO ALL'APOCALISSE

Ultimo Aggiornamento: 13/12/2011 13:22
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13/12/2011 13:06
 
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L'APOCALISSE
di Giovanni
(Pedron Lino)


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Introduzione

L’Apocalisse di Giovanni descrive lo svolgimento degli avvenimenti ultimi dalla risurrezione di Cristo fino alla sua ultima venuta, che stabilirà il suo dominio su tutto il mondo. Questo libro di rivelazione ci presenta inoltre il compimento in Cristo di tutto l’Antico Testamento. Gesù, il Messia, adempie il disegno divino e riscatta l’umanità dalla situazione di morte in cui è caduta, e la riporta alla sua condizione originaria, illuminata dalla comunione con Dio.

L’Apocalisse è l’insegnamento chiaro di una catechesi che "rivela" Gesù Cristo e il suo significato per la storia passata, presente e futura. Il tema fondamentale di questo libro è la morte e la risurrezione di Cristo. L’Apocalisse è un messaggio di cui l’uomo contemporaneo ha urgente bisogno. Non è la rivelazione di un futuro minaccioso né la descrizione del giudizio finale. È un messaggio di consolazione fondata su una certezza: la vittoria del Cristo crocifisso e risorto, vittoria già avvenuta, definitiva, anche se non se ne vedono ancora tutte le conseguenze. E l’orientamento conseguente sta nel porsi davanti alle vicende umane, che sembrano ancora nelle mani delle forze del male, con un atteggiamento di fondamentale ottimismo: l’idolatria sembra forte, ma in realtà è già sconfitta. La lettura dell’Apocalisse offre, dunque, speranza, non angoscia.

 

Destinatari dell’Apocalisse

L’Apocalisse si presenta come una grande lettera indirizzata ad alcune comunità cristiane (chiese) dell’Asia Minore alla fine del primo secolo, per rispondere a precise sollecitazioni. È dunque indispensabile tenere conto del tempo e dell’ambiente: situazioni politiche e sociali, religiose e pastorali suscitate dal mondo pagano e dall’affermarsi delle prime eresie. Ma l’Apocalisse è soprattutto un libro personale e geniale, la trascrizione di una esperienza di fede.

 

Il genere apocalittico

Lo scritto di Giovanni si inserisce nel filone apocalittico, cioè in un vasto movimento letterario e spirituale che si sviluppò sul finire dell’Antico Testamento. È una riflessione per un tempo di crisi. Nei tempi difficili, di persecuzione, l’apocalittica vuole essere un messaggio di consolazione. L’esperienza spirituale dell’apocalittica è alimentata da due radici: il pessimismo nei confronti del mondo presente e delle possibilità dell’uomo, e l’assoluta fiducia nelle possibilità di Dio. A monte del genere apocalittico c’è una precisa teologia della storia che affonda le radici negli scritti dei profeti. Nessun avvenimento è dovuto al caso. Tutto è previsto e accade nel tempo stabilito. Gli avvenimenti della storia sono saldamente nelle mani di Dio e sono da lui guidati verso il compimento del suo regno. Nella storia c’è un disegno che può sfuggire ai superficiali, ma non ai veri credenti.

Gli autori apocalittici cercano di rispondere agli interrogativi posti alla fede dall’agire di Dio nel mondo. Constatano che il regno di Dio incontra difficoltà nella storia e per questo proiettano la soluzione definitiva dei problemi alla fine, oltre la storia. Il loro merito sta proprio in questa chiara consapevolezza di un destino che va oltre la storia. Ma noi dobbiamo superare la tentazione di una errata lettura di questi testi, quella di abbandonare il mondo presente al suo destino per attendere nella fede il mondo nuovo che solo Dio può creare.

 

Un messaggio nuovo e tradizionale

L’Apocalisse si apre con un impegno: essere una rivelazione di Gesù Cristo. Non intende dunque profetizzare nulla di nuovo nei confronti del Vangelo. Il suo messaggio pretende di essere tradizionale, non nuovo: una attualizzazione di quanto Gesù ha già detto. Tutta la letteratura giovannea rivendica un profondo attaccamento alla Tradizione. L’Apocalisse è in perfetta sintonia con gli altri scritti apocalittici del Nuovo Testamento (Mc 13; 2Pt ecc.). Le varie catastrofi non sono la fine del mondo, ma i segni premonitori, i sintomi di un giudizio che si sta avvicinando. Ciò che accade è un segnale, un anticipo e un ammonimento. Al centro di tutto sta la certezza del trionfo di Cristo, il raduno degli eletti in paradiso e la condanna dei malvagi. Importante è l’invito alla vigilanza che è nello stesso tempo prontezza (il Signore può venire subito) e pazienza (il Signore può tardare).

Lo scopo degli scritti apocalittici non è spargere ansietà, ma confortare i giusti e richiamarli alla vigilanza e al coraggio e ammonire quelli che sono tentati di ritornare alla mentalità e agli usi pagani. L’Apocalisse è una profezia cristiana che trova il suo fondamento non in una nuova rivelazione, ma nel ricordo delle parole di Gesù. Il nucleo del suo contenuto è pienamente in accordo con il Vangelo. Tuttavia c’è in essa una innegabile originalità: la sua fedeltà alla Tradizione è aggiornata e riletta, è espressa in formule nuove e adattata a situazioni nuove.

 

Autore e data di composizione

La testimonianza più antica sulla data di composizione è quella di Ireneo, vescovo di Lione, secondo cui l’apostolo Giovanni avrebbe scritto l’Apocalisse verso la fine del regno di Domiziano, l’imperatore morto assassinato nel 96 d.C. Lo storico Eusebio, che ci riporta questa testimonianza, precisa per conto suo la data di composizione "nel quattordicesimo anno" di Domiziano, che corrisponde al 94-95.

 

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