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Ultimo Aggiornamento: 22/06/2021 17:38
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28/07/2015 17:22
 
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ALBERTO MAGNO

La sapienza universale

di Maurizio Schoepflin


Teologo, mistico e filosofo tra i più grandi. Maestro di san Tommaso, scrisse anche opere di fìsica e matematica, di botanica e zoologia, di chimica e mineralogia, di geologia e meteorologia, di astronomia e medicina, di agricoltura e arte nautica. Alberto Magno, un genio del Medioevo cristiano.

Ricordato soprattutto per essere stato maestro di Tommaso d'Aquino, sant'Alberto Magno risulta una figura non adeguatamente conosciuta ed apprezzata: eppure i suoi meriti di uomo di cultura e di fede sono numerosi e assai rilevanti.
Alberto nacque nella cittadina sveva di Launingen sul Danubio tra la fine del secolo XII e gli inizi del XIII. Entrato assai giovane nell'Ordine domenicano, manifestò grande propensione per gli studi, che seguì in varie sedi in Italia, per concluderli a Colonia, diventando teologo. Dopo un soggiorno a Parigi, ove tenne cattedra per tre anni, rientrò a Colonia, con il compito di dirigere lo "Studium generale", da poco istituito dai frati predicatori: qui egli ebbe come discepolo 1'Aquinate, del quale promosse e incoraggiò la brillante carriera.
A Colonia Alberto si impose non soltanto quale ottimo docente, ma anche come personalità di grande prestigio pubblico: nel 1252 fu artefice della pacificazione fra la municipalità e l'arcivescovo e due anni più tardi venne nominato provinciale dell'importantissima provincia teutonica. Sollevato da questo gravoso compito - peraltro da lui assolto con abnegazione e notevole sensibilità pastorale - Alberto potè tornare a Colonia e riprendere gli studi; ma non per molto: nel 1260 il papa Alessandro IV lo volle vescovo di Ratisbona.
Ottenuto di poter lasciare questa nuova carica, riprese con grande lena il lavoro intellettuale, non potendo tuttavia sottrarsi a ulteriori diversi incarichi che la vastissima stima di cui godeva gli procurò. Nel 1277, nonostante fosse già avanti negli anni, volle recarsi a Parigi a difendere la dottrina dell'amato discepolo Tommaso, incompresa in alcuni punti e ingiustamente attaccata. Stanco e ormai debilitato, morì nella sua cella del convento di Santa Croce di Colonia il 15 novembre 1280. Venerato da antico tempo come beato (il piano terreno della sua casa natale venne trasformato in un oratorio fin dal XIV secolo), fu dichiarato santo e Dottore della Chiesa da Pio XI nel 1931. Nel 1941 Pio XII lo elesse a protettore degli studi di scienza naturale.
Quest'ultimo riconoscimento, tributategli da papa Pacelli, ci permette di cogliere uno degli aspetti più originali del multiforme genio albertiano. Più volte è stato giustamente affermato che Alberto abbracciò tutto l'universo, dalle pietre alle stelle: scrisse opere di fìsica e matematica, di botanica e zoologia, di chimica e mineralogia, di geologia e meteorologia, di astronomia e medicina, di agricoltura e arte nautica, manifestando una mentalità davvero innovativa e assai in anticipo sui tempi, soprattutto sul piano metodologico, ove seppe comprendere l'importanza della ripetizione delle osservazioni e degli esperimenti.
Ma se Alberto si mostrò un grande studioso di scienze naturali, egli fu innanzitutto un insigne maestro di teologia, alla quale si avvicinò ricco di un'ottima preparazione filosofica, cosa che gli permise di introdurre definitivamente e compiutamente il metodo razionale nello studio della verità, aprendo il cammino che porterà alla straordinaria sintesi di san Tommaso e comprendendo appieno che filosofia e teologia non dovevano essere confuse, ma rimanere autonome. Alberto volle confrontarsi con la dottrina di Aristotele, convinto della necessità di affrontare seriamente la questione del rapporto fra sapienza classica e pensiero cristiano; e di Aristotele egli fu un convinto sostenitore, capace tuttavia di apportare correzioni e integrazioni laddove le dottrine dello Stagirita gli apparvero lacunose.
Oltrechè scienziato e teologo, il Santo Dottore fu un valido studioso di logica e di antropologia: egli indagò a fondo la questione dell'anima umana e si impegnò a costruire una scienza morale secondo un metodo razionale.
Ma qualsiasi ritratto della figura di questo protagonista della più genuina cultura cattolica risulterebbe parziale, se non ne ricordassimo la straordinaria spiritualità e l'alta levatura mistica. Attento e acuto conoscitore e commentatore della Sacra Scrittura, Alberto Magno è giustamente considerato il padre della mistica medievale tedesca, che avrà eccezionali sviluppi nell'opera di uomini quali i domenicani Johannes Eckhart ed Enrico Susone. Commentando gli scritti dello pseudoDionigi, Alberto propone una mistica di notevole valore e ispirata alle direttive più sicure.
Perciò, al termine di queste brevi note a lui dedicate, piace riprodurre la sua seguente preghiera: "Signore Gesù Cristo, che sei venuto in questo mondo per salvare i peccatori, congiungi la mia anima a te, unico vero sposo e bene insostituibile: fa che essa per tuo amore trascuri i sette mariti, cioè le sette arti liberali, e non si dedichi più alle scienze che si acquistano con lo studio. Viva invece con fede, speranza e carità secondo l'insegnamento della Sacra Scrittura e nell'annuncio della tua Parola, svolga il suo ministero durante questo pellegrinaggio terreno e possa aderire a Te con piena conoscenza e amore. E quando finalmente la carità sarà perfetta per la conformità al fine, l'elevatezza delle virtù e l'osservanza dei tuoi precetti, essa invaderà tutta l'anima e la trasformerà in modo che non potrà amare niente altro all'infuori di Te, e giungerà a vedere le cose non più nella loro immagine, ma in Te, che sei somma verità. Allora le forze dell'intelletto le permetteranno di riconoscere perfettamente Te, Dio e Uomo, invisibile ma visibile nel prossimo".
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Questa è la vita: che conoscano Te, solo vero Dio, e Colui che hai mandato, Gesù Cristo. Gv.17,3
 
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