FENOMENI INSPIEGABILI: SEGNI DEL SOPRANNATURALE

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Credente
sabato 20 dicembre 2014 23:26
Gruppo di Sub si immergono nelle acque dell’Oceano Indiano per recuperare i relitti di un aereo e trovano questa Bellissima Statua della Madonna alta quasi 3 metri e con delle inspiegabili rose ai suoi piedi invece delle alghe marine

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La incredibile Scoperta nei Fondali
che fa pensare al Miracolo!

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mercoledì 24 dicembre 2014 16:30
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sabato 14 febbraio 2015 10:45



La statua della Madonna non c'è,
ma la gente la vede
L'immagine si vede molto bene dalla porta d'ingresso e svanisce se ci si avvicina all'altare











 






Può sembrare incredibile, ma è vero. Nella nicchia della pala d'altare di una cappella del santuario di Nostra Signora di Lourdes ad Alta Gracia (Argentina) non c'è alcuna statua della Vergine, ma di fatto si può vedere la sua immagine anche se è stato verificato che il luogo è vuoto.

L'immagine non è piatta ma in rilievo, tridimensionale; si possono avvertire le pieghe del vestito. Assomiglia a un'olografia. Non è un'illusione psicologica frutto della devozione esaltata di alcuni pellegrini.

Tutti coloro che si recano al santuario – credenti o meno – la vedono, e resta registrata nelle fotografie che vengono scattate.

L'immagine si vede molto bene dalla porta d'ingresso e svanisce avvicinandosi all'altare.

Da quando si verifica questo fenomeno?

La cappella è stata costruita e benedetta nel 1927, e per molti anni al centro della pala d'altare c'è stata una statua della Madonna di Lourdes. Nell'agosto 2011 la statua è stata tolta dalla nicchia per essere restaurata. Uno dei sacerdoti del santuario si accingeva a chiudere la cappella e dalla porta principale ha visto un'immagine che sembrava di gesso nel luogo che prima era occupato dalla statua. Si è avvicinato e man mano che lo faceva vedeva che l'immagine svaniva. La statua non era lì, ma dove era stata riposta.

Di fronte al fenomeno, visibile per chiunque si rechi sul posto, i frati carmelitani scalzi del santuario di Nostra Signora di Lourdes hanno diffuso un comunicato in cui affermavano: “La manifestazione dell'immagine della Santissima Vergine Maria non ha finora una spiegazione razionale. Deve essere interpretata dal popolo di Dio come un segno per aumentare e approfondire la fede cristiana e suscitare nel cuore degli uomini la conversione all'amore di Dio e la partecipazione alla vita della Chiesa”.

Storia

La cappella si trova in un ampio edificio situato in un parco di vari ettari nel quale nel 1916 è stata inaugurata una replica della grotta di Massabielle, a Lourdes, in cui la Vergine è apparsa nel 1858 a Santa Bernadette Soubirous.

Il progetto e la realizzazione sono stati a carico di Guillermina Achával Rodríguez de Goyena e Delfina Bunge de Gálvez, scrittrice e moglie dello scrittore Manuel Gálvez.

Da quando è stata costruita la grotta, il luogo è diventato meta di pellegrinaggio con crescenti manifestazioni d'amore per la Madre di Dio. Nel 1922 è stata formata una commissione per costruire accanto alla grotta una cappella, la cui pietra angolare è stata collocata nel 1924 e che è stata benedetta dall'allora vescovo di Córdoba, monsignor José Anselmo Luque, nel 1927.



[Traduzione dallo spagnolo a cura di Roberta Sciamplicotti]




sources: AICA


ndr.
Questo fenomeno andrebbe studiato e verificato da esperti e critici in modo da escludere imbrogli o illusionismi ma a una prima considerazione appare assai improbabile che si tratti di un inganno che poi potrebbe risultare controproducente.








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venerdì 27 marzo 2015 12:16

Così la scienza ha riconosciuto
il miracolo di Giovanni Paolo II

Suor MarieCome sappiamo la canonizzazione di Giovanni Paolo II è avvenuta anche grazie al riconoscimento del miracolo compiuto dal defunto Papa Wojtyla su suor Marie Simone-Pierre Normand nel giu­gno 2005.

Dal 2001 la religiosa, che si occupa dei neonati in un ospedale francese, era affetta dal morbo di Parkinson, colpita in tutta la parte sinistra del corpo. I sintomi si sono sempre più velocemente aggravati con tremiti, rigidita’, dolori e insonnia, rendendole impossibili i gesti quotidiani. Il Parkinson è la stessa patologia, ad oggi incurabile, che colpì anche Giovanni Paolo II.

«Dall’aprile 2005 ho iniziato a peggiorare di settimana in settimana, deperivo giorno dopo giorno, non riuscivo piu’ a scrivere ne’ a guidare la macchina, facevo fatica a svolgere il mio lavoro»ha raccontato suo Marie. Il 13 maggio di quell’anno, Benedetto XVI ha dato avvio della causa di beatificazione di Giovanni Paolo II. «A partire dal giorno successivo le consorelle di tutte le comunità francesi e africane hanno iniziato a chiedere la sua intercessione per la mia guarigione. Hanno pregato incessantemente, senza stancarsi…». Nella notte tra il 2 e il 3 giugno la religiosa si accorse di non avere più alcun sintomo della malattia, riprese a camminare normalmente e i medici rilevarono l’improvvisa e perfetta guarigione.

Qualche giorno fa il prof. Carlo Jovine, primario neurologo dell’Ospedale S. Giovanni Battista dell’Ordine di Malta e autore di oltre cinquanta pubblicazioni scientifiche, nonché perito neurologo della Congregazione delle Cause dei Santi della Chiesa, ha spiegatocome da parte della scienza ci siano pochi dubbi sui fatti avvenuti. «Il caso della suora francese è uno di oltre più di 200 casi delle guarigioni segnalati al postulatore della causa di beatificazione di Giovanni Paolo II», ha detto essendo membro della Consulta Medica che ha stabilito la “inspiegabilità scientifica” della guarigione della suora francese dal morbo di Parkinson.

«Si è scelto il caso della suora francese perché era il più significativo, tenendo conto che anche il Papa soffriva della stessa malattia, il morbo di Parkinson. Il caso di suor Normand è stato poi documentato da una mole di analisi mediche, di ricerche, di attestati medici proprio per confermare che la guarigione fosse stata scientificamente inspiegabile. La prima cosa che mi ha colpito come componente della Consulta Medica era proprio la mole della documentazione, circa 2 mila pagine con risultati degli esami specialistici, neurologici e psichiatrici, radiografie, ecc.». I documenti sono stati quindi sottoposti «all’esame della Consulta Medica composta da sette specialisti internazionali che dovevano esprimersi sulla spiegabilità o non spegabilità scientifica della guarigione».

Ci sono stati pareri discordanti, inevitabili perché «la guarigione era talmente sorprendente, direi sconvolgente. Alcuni medici hanno posto uno strano teorema: dal morbo di Parkinson non si guarisce, è una malattia cronica, evolutiva dalla quale non si può guarire. Quindi se la suora è guarita allora non aveva il morbo di Parkinson. E’ un ragionamento assurdo. Il medico che la aveva in cura voleva addirittura fare un intervento sul cervello (stereotassi cerebrale) per ridurre il tremore che le rendeva quasi impossibile gestire le attività quotidiane. Questo suo medico curante ha mandato la suora da uno dei più grandi specialisti, il prof. Gastaut, che ha confermato la diagnosi. Lo stesso Gastaut ha visto la suora dopo l’evento miracoloso e ha dovuto constatare che la suora non era più affetta dalla malattia di Parkinson. La scienza si ferma sul dato obiettivo: la malattia c’era e non c’è più».

Non può nemmeno valere l’ipotesi che la religiosa fosse affetta da un’altra malattia «perché la coerenza scientifica non consente di negare un quadro clinico consolidato negli anni e avvalorato da una pluralità di testimonianze e di analisi. Comunque sia, tutte le ipotesi alternative sono state oggetto di attenta verifica». Tra esse anche quella che la donna soffrisse di disturbi psicopatologici, tuttavia «suor Normand venne sottoposta ad una serie di esami di natura psichiatrica per escludere, appunto, che eventuali disturbi psicopatici o disturbi della personalità fossero all’origine della malattia. E questi esami non solo hanno confermato la totale sanità mentale della suora ma hanno messo in rilevo il suo carattere forte, volitivo, che non si era mai arreso di fronte alla malattia. E questa suora che alla fine non poteva fare più niente, nemmeno mangiare, dopo la guarigione improvvisa, totale e risolutiva, ha smesso di prendere i farmaci e ha riacquistato tutte le facoltà».

Come ha scritto Antonio Socci nel suo “L’indagine su Gesù”«E’ proprio la scienza moderna in nome della quale si era preteso di lanciare la sfida, per uno strano e ironico disegno della Provvidenza, è diventata oggi il grande aiuto della Chiesa sia nel riconoscere indiscutibilmente l’evidenza del miracolo, sia nel fornire per ognuno quel dossier clinico, quell’ampia documentazione scientifica –derivante da esami accurati e oggettivi. L’oggettività che oggi ci fornisce la scienza su una guarigione totale, irreversibile, istantanea e definitiva, è perfino superiore a quella che ci è data dalla nostra osservazione empirica» (A. Socci, Rizzoli 2008, p. 301).


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giovedì 28 maggio 2015 18:02

Il documentato miracolo accaduto nel sottomarino Pacocha…




 di Vittorio Messori*
*da Il Corriere della Sera, 18/05/15

 Stando alle statistiche, sulla Grande Rete il tema religioso è tra i primissimi per presenza e partecipazione, spesso talmente appassionata da giungere talvolta sino al diverbio. Tra i temi più caldi e ricorrenti, vi è quello del «miracolo»: la possibilità, cioè, di «spiegare» eventi umanamente inspiegabili solo ipotizzando un intervento soprannaturale.

Sono molti, ovviamente, coloro che negano questa possibilità. Uno di questi scettici (un intellettuale piuttosto noto) in un forum internazionale mi ha amichevolmente sfidato, chiedendomi di portare un caso, anche uno solo, documentato in modo inoppugnabile e che fosse recente, non avvolto nelle nebbie di secoli lontani.

A lui e ai frequentatori del sito ho così raccontato una storia che si è svolta la sera del 26 agosto del 1988, a poche miglia dal porto di Callao, il maggiore del Perù, dove — al termine di una esercitazione — si stava dirigendo il sommergibile Pacocha. Lungo oltre 100 metri, dall’aspetto imponente, era in realtà un ferrovecchio: costruito nel 1943 per la marina degli Stati Uniti, era stato ceduto nel 1974 a quella peruviana, che lo usava per pattugliare le coste. Poiché l’attracco alla banchina del porto era imminente, tutti i portelli erano già aperti e sollevati. All’improvviso, la collisione con una baleniera giapponese in uscita: una grande nave con la prua corazzata per rompere il ghiaccio nella battute antartiche. Sventrato a poppa, il Pacocha imbarca subito un’enorme quantità di acqua e comincia ad inclinarsi verso il fondo. Intrappolati tra le paratie, muoiono tre marinai, tra i quali il comandante. Quello in seconda, il trentaduenne tenente di vascello Luìs Cotrina, ordina l’evacuazione attraverso il portello di prua, dal quale in effetti riescono a gettarsi in mare alcuni membri dell’equipaggio, prima del rapidissimo affondamento totale.

Quando il sommergibile è interamente coperto dalle acque, ci si rende conto che quel portello usato come via di fuga non si è chiuso e non può chiudersi: per l’urto, le leve di chiusura sono uscite dai loro alloggiamenti e ne impediscono la serrata. Resta aperta, così, una larga fessura, da dove entra una cascata di acqua la cui portata, a causa della pressione, diventa tanto più violenta quanto più il sommergibile scende verso il fondo. Intanto, il giovane Cotrina giace ferito sul pavimento: proprio mentre cercava di aiutare i suoi marinai ad uscire, è precipitato dalla scaletta. Ed ecco, proprio allora, l’imprevedibile.

Il tenente di vascello testimonierà poi, davanti alle commissioni militari e nei processi ecclesiastici cui sarà convocato, che fu investito da una «esplosione di luce», al centro della quale stava il volto sorridente di suor Maria di Gesù Crocifisso, nata nel 1892 in Croazia e morta a Roma nel 1966, fondatrice delle Figlie della Misericordia e il cui processo di beatificazione era allora aperto a Roma. L’anno prima, l’ufficiale era stato ricoverato all’ospedale di Lima e una delle suore infermiere gli aveva donato la biografia della religiosa. In quei momenti drammatici, il volto di suor Maria, visto sulla copertina del volume, gli appare come in un flash accecante e gli dà la certezza misteriosa di un aiuto risolutivo. Come investito da una forza sovrumana, pur ferito per la caduta e vincendo la forza dell’acqua che precipita, riesce ad arrampicarsi per la scaletta e a raggiungere il portello. In quel momento, il sommergibile è inclinato di alcune decine di gradi ed è alla profondità di oltre venti metri.

Come stabiliranno le inchieste della marina peruviana (affiancate da un’indagine della US Navy americana e passate infine al vaglio dei tecnici nominati dalla Congregazione per i santi) la pressione esercitata dall’acqua sul portello equivale a un minimo di cinque tonnellate, compensate per circa una tonnellata dalla pressione interna del sommergibile. Il giovane, dunque, deve sollevare quel portello, vincendo una spinta di quattro tonnellate, per permettere ai ganci di chiusura di rientrare nei loro alloggiamenti. Deve anche, nel frattempo, tenere una mano aggrappata a una maniglia per reggere alla violenza dell’acqua che rischia di travolgerlo. Inoltre, sanguina con abbondanza. A quanto pare, i massimi campioni di sollevamento pesi riescono a staccare dal suolo poco più di450 chili. Ebbene, sotto le acque del porto di Callao il portello fu sollevato, i ganci furono fatti rientrare, la falla fu richiusa: il peso sollevato dal marinaio peruviano fu, dunque, di quasi dieci volte superiore ai primati olimpici.

Davvero un miracolo, oppure un fatto raro ma spiegabile in certe condizioni, quando l’istinto vitale può spingere a prestazioni straordinarie? Sia i tecnici peruviani che, in seguito, quelli degli Stati Uniti e poi quelli nominati dai tribunali vaticani, hanno discusso tutte le possibilità, giungendo alla conclusione che anche le condizioni più estreme non possono giustificare il sollevamento di 4.000 chili, per molti centimetri e per molti minuti, usando per giunta un braccio solo. Non a caso il Pacocha è stato recuperato e poi demolito, ma la torretta e il portello sono esposti davanti all’accademia navale del Perù, con una targa che non parla solo di valore di un militare ma anche —esplicitamente — di milagro . Di miracolo, insomma. Quel miracolo che, riconosciuto alla fine come autentico, ha permesso la beatificazione di suor Maria, avvenuta a Ragusa, in croato Dubrovnik, per mano di Giovanni Paolo II stesso, il 6 giugno del 2003.

Narrando questa storia, pur documentata come poche altre, non ho ovviamente vinto lo scetticismo del mio antagonista ma, forse, gli ho procurato almeno un attimo di esitazione. Gli ho comunque ricordato che gli archivi della Marina peruviana e americana e quelli della Congregazione vaticana per i Santi sono aperti e a sua disposizione.


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lunedì 10 agosto 2015 18:13

I Miracoli Eucaristici in Italia


 


Carta del Belgio 


Il miracolo di Gruaro (Valvasone)

Tra i documenti più autorevoli che descrivono il Miracolo Eucaristico avvenuto a Gruaro nel 1294 vi è quella dello storico locale Antonio Nicoletti (1765). Una donna stava lavando sul lavatoio costruito lungo la roggia Versiola una delle tovaglie d'altare della chiesa di S. Giusto. Improvvisamente vide il lino della tovaglia tingersi di sangue. Osservando più attentamente, notò che il sangue usciva da una Particola consacrata rimasta tra le pieghe della tovaglia.

Il miracolo di Torino (1453)

Nella Basilica del Corpus Domini a Torino, si trova una cancellata in ferro che racchiude il luogo dove si verificò il primo Miracolo Eucaristico avvenuto a Torino nel 1453. Un'iscrizione sul pavimento all'interno della cancellata descrive il Prodigio: «Qui cadde prostrato il giumento che trasportava il Corpo divino - qui la Sacra Ostia liberatasi dal sacco che l'imprigionava, si levò da se stessa in alto - qui clemente discese nelle mani supplici dei Torinesi - qui dunque il luogo fatto santo dal Prodigio - ricor- dandolo, pregando genuflesso ti sia in venerazione o ti incuta timore (6 giugno 1453)»

Il miracolo di Torino (1640)

Durante l'invasione da parte delle truppe del Conte d'Harcourt, i soldati si introdussero nella chiesa di Santa Maria del Monte e uccisero numerosi civili. La vita dei Frati Cappuccini venne però risparmiata. Un soldato francese riuscí ad aprire il Tabernacolo contenente la pisside con dentro alcune Particole consacrate, e miracolosamente da questo fuoriuscí come una linea di fuoco che lo investí e gli brució il viso e gli abiti. La porticina del Tabernacolo, decorata con agata e lapislazzuli, presenta ancora le tracce della manomissione da parte del soldato.

Il miracolo di Asti 1535

In ambedue i Miracoli Eucaristici di Asti, dall'Ostia consacrata sprizzò vivo sangue. Numerosi sono i documenti che confermano i due Prodigi. Nel primo Miracolo il Vescovo di Asti, Mons. Scipione Roero, fece subito redigere un atto notarile, e il Papa Paolo III, con un Breve datato 6 novembre 1535, accordò l'indulgenza plenaria a chiunque avesse visitato la chiesa di San Secondo nel giorno dell'anniversario del Prodigio.

Il miracolo di Asti 1718

Il secondo Miracolo avvenne invece nell'antica cappella dell'Opera Pia Milliavacca ed è documentato da numerose testimonianze raccolte da un notaio, sottoscritte dal sacerdote celebrante e da eminenti personalità ecclesiastiche e laiche.

Il miracolo di Dronero

Nel 1631, una giovane contadina, poco prudentemente, appiccò il fuoco a della paglia secca e da questa divampò subito un incendio che per il forte vento invase tutto il borgo della cittadina di Dronero. Tutti i tentativi di domare il fuoco si rivelarono inutili. Solo dopo che il Padre Maurizío da Ceva impartí la benedizione con il SS. Sacramento, l'incendio cessó miracolosamente.

Il miracolo di Canosio

Questo Miracolo Eucaristico vede protagonista un parroco, Don Antonio Reinardi, che grazie alla sua grande pietà eucaristica, riuscí a salvare il villaggio di Canosio dalla piena del torrente Maira benedicendolo con il Santissimo Sacramento. Numerose furono le conversioni tra coloro che assistettero al Prodigio e ancora oggi, ogni anno, i cittadini di Canosio celebrano una festa nell'ottava del Corpus Domini in onore del Prodigio.

Il miracolo di Ferrara

Questo Miracolo Eucaristico è avvenuto a Ferrara, nella Basilica di Santa Maria in Vado, il giorno di Pasqua (28 marzo 1171). Padre Pietro da Verona, priore della Basilica, stava celebrando la Messa di Resurrezione e giunto alla frazione del pane consacrato, mentre spezzava l'Ostia, vide da questa sprizzare un fiotto di sangue che andò con le sue goccioline a macchiare la piccola volta sovrastante l'altare della celebrazione. La volticina macchiata di sangue fu racchiusa in seguito in un tempietto costruito nel 1595, ed è ancora oggi visibile nella monumentale Basilica Idi S. Maria in Vado.

Il miracolo di Rimini

Questo Miracolo Eucaristico fu operato direttamente da Sant'Antonio dopo essere stato sfidato da un certo Bonovillo a dimostrare la verità circa la reale presenza di Gesù nell'Eucaristia. La più antica biografia di Sant'Antonio, L'Assidua, riporta le esatte parole con cui Bonovillo gli si rivolse contro: « Frate! Te lo dico davanti a tutti: crederò nell'Eucaristia se la mia mula, che terrò digiuna per tre giorni, mangerà l'Ostia che gli offrirai tu piuttosto che la biada che gli darò io». La mula, nonostante fosse stremata dal digiuno, s'inchinò davanti all'Ostia Nconsacrata e rifiutò a biada.

Il miracolo di Firenze

Nella chiesa di Sant'Ambrogio a Firenze, sono custodite le Reliquie di due Prodigi Eucaristici avvenuti nel 1230 e nel 1595. Nel Miracolo del 1230, un prete lasciò nel calice alcune gocce di vino consacrato. Il giorno seguente, tornando a celebrare la Messa nella stessa chiesa trovò dentro al calice delle gocce di sangue vivo rappreso ed incarnato. Il sangue fu subito raccolto in un'ampolla di cristallo. L'altro Miracolo Eucaristico avvenne il Venerdì Santo dell'anno 1595, quando, scoppiato un furioso incendio nella chiesa, restarono prodigiosamente intatte alcune Particole consacrate.

Il miracolo di Bagno di Romagna

Nel 1412, l'allora priore della Basilica di Santa Maria di Bagno di Romagna, Padre Lazzaro da Verona, mentre celebrava la Santa Messa, fu assalito da forti dubbi circa la reale presenza di Gesù nel SS. Sacramento. Aveva da poco pronunciato le parole della consacrazione sul vino che questo si trasformò in vivo sangue e cominciò a ribollire fuoriuscendo dal calice e riversandosi sul corporale. Padre Lazzaro, profondamente commosso e pentito, confessò ai fedeli presenti alla celebrazione la sua incredulità e lo strepitoso Miracolo che il Signore aveva operato sotto il suo sguardo.

Il miracolo di Volterra

Nel 1472, durante la guerra scoppiata tra Volterra e Firenze, un soldato fiorentino, entrato nella Cattedrale di Volterra, riuscì ad impossessarsi della preziosa pisside di avorio contenente numerose Ostie consacrate. Appena uscito dalla chiesa, preso da un accesso d'ira nei confronti di Gesù sacramentato, gettò la pisside con il suo prezioso contenuto contro una parete della chiesa. Da questa fuoriuscirono tutte le Particole che illuminate da una luce misteriosa, si innalzarono miracolosamente nel vuoto e vi rimasero parecchio tempo sospese. Numerosi furono i testimoni che assistettero all'evento.

Il miracolo di Rosano

Nella chiesa del monastero di Rosano si venera la statua del S. Cuore, che sanguinò e lacrimò in diverse occasioni. La statua, che è di altezza naturale, fu donata nel 1948 da una pia persona come adempimento di un voto fatto durante il secondo conflitto mondiale. Il volto di Cristo possiede un'espressione intensa di virile dolcezza che invita alla preghiera e al raccoglimento. Il Cuore spicca al centro del petto, circondato da una corona di spine.

Il miracolo di Morrovalle

Nel 1560, a Morrovalle un grosso incendio distrusse tutta la chiesa dei Francescani, tranne l'Ostia magna contenuta in una pisside (anch'essa completamente bruciata a eccezione del coperchio). Nel 1960 è stato celebrato solennemente il quarto centenario del Miracolo Eucaristico di Morrovalle e il Consiglio Comunale, all'unanimità, deliberò di apporre sulla facciata della porta principale di Morrovalle l'iscrizione «Civitas Eucaristica».

Il miracolo di Siena

Nella Basilica di San Francesco a Siena, si conservano intatte da 276 anni, 223 Ostie. L'Arcivescovo Tiberio Borghese fece chiudere per dieci anni in una scatola di latta sigillata alcune ostie non consacrate. La commissione scientifica preposta quando riaprì la scatola vi trovò solo vermi e frammenti putrefatti. Il fatto è contro ogni legge fisica e bio- logica, lo stesso scienziato Enrico Medi così si espresse al riguardo: «Questo intervento diretto di Dio, è il Miracolo [...], compiuto e mantenuto tale miracolosamente per secoli, a testimoniare la realtà permanente di Cristo nel Sacramento Eucaristico».

Il miracolo di Macerata

Il 25 aprile del 1356, a Macerata, un sacerdote di cui non si conosce il nome, stava celebrando la Messa nella cappellina della chiesa di Santa Caterina, di proprietà delle monache benedettine. Durante la frazione del pane, prima della Comunione, il prete cominciò a dubitare circa la reale presenza di Gesù nell'Ostia consacrata. Fu proprio nel momento in cui spezzava l'Ostia che, con suo grande spavento, vide sgorgare da questa un abbondante fiotto di sangue che macchiò parte del lino e del calice posti sull'altare.

Il miracolo di Assisi

Nella Leggenda di Santa Chiara Vergine si raccontano vari miracoli operati da Santa Chiara. Si narrano episodi di moltiplicazione di pane, di bottiglie di olio comparse quando in convento era del tutto assente. Ma il più famoso tra i miracoli da lei operati è quello accaduto nel 1240, un venerdì di settembre, in cui Chiara di fronte ad un assalto di soldati saraceni penetrati con la forza anche nel chiostro del suo convento di S. Damiano, riesce a metterli in fuga mostrando loro l'Ostia Santa.

Il miracolo di Offida

Ad Offida, presso la chiesa di Sant'Agostino si conservano le Reliquie del Miracolo Eucaristico avvenuto nel 1273 in cui l'Ostia si convertì in carne sanguinante. Numerosi sono i documenti che descrivono il Prodigio tra cui una copia autentica di una pergamena del sec. XIII, scritta dal notaio Giovanni Battista Doria nel 1788. Vi sono inoltre numerose bolle di Papi a cominciare da quella di Bonifacio VIII (1295), a quella di Sisto V (1585), interventi di Congregazioni romane, decreti vescovili, statuti comunali, doni votivi, lapidi, affreschi e testimo- nianze di insigni storici tra cui ricordiamo l'Antinori e il Fella.

Il miracolo di Bolsena

Un sacerdote di Praga, che si trovava in viaggio in Italia, stava celebrando la Messa nella Basilica di Bolsena, quando al momento della consacrazione avvenne un Prodigio: l'Ostia si trasformò in carne. Questo Miracolo sostenne la fede del sacerdote dubbioso circa la reale presenza di Cristo nell'Eucaristia. Le Sacre Specie furono subito ispezionate da Papa Urbano IV e da San Tommaso d'Aquino. Il Pontefice decise di estendere a tutta la Chiesa la festa del Corpus Domini «affinché questo eccelso e venerabile Sacramento fosse per tutti memoriale dello straordinario amore di Dio per noi».

Il miracolo di Cascia

Nel 1330, a Cascia un contadino gravemente ammalato fece chiamare il prete per ricevere la Comunione. Il sacerdote, un po' per incuria e un po' per apatia, invece di prendere con sé il ciborio per riporre la Particola da portare a casa del malato, prelevò da questo un'Ostia che infilò irriverentemente nel libro delle preghiere. Una volta giunto dal contadino, il sacerdote aprì il libro e con spavento vide che l'Ostia si era trasformata in un grumo di sangue che aveva macchiato anche le pagine del libro.

Il miracolo di Lanciano

Un'iscrizione marmorea del XVII secolo, descrive questo Miracolo Eucaristico avvenuto a Lanciano nel 750, presso la chiesa di San Francesco. «Un monaco sacerdote dubitò se nell'Ostia consacrata ci fosse veramente il Corpo di Nostro Signore. Celebrò Messa e, dette le parole della consacrazione, vide divenire Carne l'Ostia e Sangue il Vino. Fu mostrata ogni cosa agli astanti. La Carne è ancora intera e il Sangue diviso in cinque parti disuguali che tanto pesano tutte unite quanto ciascuna separata».

Il miracolo di Roma

La reliquia di questo Miracolo Eucaristico si conserva ad Andechs, in Germania, presso il monastero benedettino. Si verificò a Roma nel 595 durante una celebrazione eucaristica presieduta dal Papa San Gregorio Magno. Al momento di ricevere la Santa Comunione, una nobildonna romana cominciò a ridere perché assalita dai dubbi circa la verità della reale presenza di Cristo nel pane e nel vino consacrati. Il Papa allora, turbato dalla sua incredulità, decise di non comunicarla e subito le specie del pane si mutarono in carne e in sangue.

Il miracolo di Roma (1610)

Ancora oggi è possibile vedere l'impronta miracolosa lasciata dall'Ostia caduta sul gradino dell'altare della Cappella Caetani, nella Chiesa di Santa Pudenziana a Roma. L'impronta sul gradino vi restò impressa in seguito alla caduta dell'Ostia dalle mani di un sacerdote che proprio mentre stava celebrando la Messa fu colto dal dubbio sulla reale presenza di Gesù nel Sacramento dell'Eucaristia.

Il miracolo di Alatri

Ad Alatri si conserva ancora oggi presso la Cattedrale di S. Paolo Apostolo, la Reliquia del Miracolo Eucaristico avvenuto nel 1228 che consiste in un frammento di Particola convertita in carne. Una gio- vane donna, per riconquistare l'amore del suo fidanzato, si rivolge ad una fattucchiera che le ordina di rubare un'Ostia consacrata per farne un filtro d'amore. Durante una Messa la ragazza riesce a prelevare un'Ostia che nasconde in un panno, ma arrivata a casa si accorge che l'Ostia si è trasfor- mata in carne sanguinante. Di questo Prodigio ne parlano numerosi documenti, tra cui la Bolla di Gregorio IX.

Il miracolo di Veroli

Nella Pasqua del 1570, nella chiesa di Sant'Erasmo a Veroli, durante l'esposizione del SS. Sacramento (che a quei tempi veniva inserito in una teca cilindrica posta dentro un grande calice ministeriale, coperto con la patena) per le Quaranta ore di pubblica adorazione, Gesù Bambino apparve nell'Ostia esposta e operò numerose grazie. Oggi il calice dove fu esposto il SS. Sacramento è custodito nella chiesa di Sant'Erasmo e viene utilizzato per la celebrazione della Santa Messa, una volta l'anno, il martedì dopo Pasqua.

Il miracolo di Trani

Una donna di religione non cristiana, incredula circa la verità del Dogma Cattolico della presenza reale di Gesù nell'Eucaristia, aiutata da una sua amica cristiana, durante la celebrazione di una Santa Messa, riuscì a rubare un'Ostia consacrata. La donna, quasi sfidando Dio, pose poi la Particola consacrata dentro una padella di olio sopra il fuoco. Improvvisamente dall'Ostia stillò una grande quantità di sangue che si riversò sul pavimento fino a fuoriuscire dall'uscio della porta di casa.

Il miracolo di Patierno

II 29 agosto del 1774, la Curia arcivescovile si espresse favorevolmente riguardo al miracoloso ritrovamento e all'inspiegabile preservazione delle Ostie trafugate dalla chiesa di S. Pietro a Patierno il 24 febbraio del 1772. Nel 1971 è stato indetto l'Anno Eucaristico diocesano per dare modo alla comunità diocesana di prendere coscienza del Miracolo Eucaristico. Purtroppo nel 1978, alcuni ignoti ladri sono riusciti a rubare anche il Reliquiario con le miracolose Particole del 1772.

Il miracolo di Cava dei Tirreni

La «Festa di Castello», puntualmente rivissuta sin dal 1657, ricorda la liberazione dal contagio della peste, della Città di Cava avvenuta il 25 maggio 1656, giorno dell'Ascensione. Il «male» finì dopo la pia processione e benedizione con il Corpus Domini, svolta dal Casale della SS. Annunziata al terrazzo superiore di Monte Castello.

Il miracolo di Mogoro

Nell'Aprile del 1604, si verificò a Mogoro un Miracolo Eucaristico, descritto dallo storico Pietro M. Cossu. Durante la Santa Messa, due uomini in peccato mortale, fecero cadere a terra due Ostie, che lasciarono impresse nel pavimento le impronte. Per questo prodigioso avvenimento e in riparazione per quell'atto sacrilego, ogni anno, la domenica successiva a quella di Pasqua, a Mogoro si svolge una solenne processione eucaristica.

Il miracolo di Scala

Nel 1732, per oltre tre mesi consecutivi, presso il monastero del Santissimo Redentore di Scala, durante l'esposizione del Santissimo Sacramento, apparvero i segni della Passione di Nostro Signore Gesù Cristo nell'Ostia consacrata. Tutto ciò si verificò in presenza di numerosi testimoni tra cui il grande Dottore della Chiesa, Sant'Alfonso Maria de Liguori.

Il miracolo di Bruca

Nel 1969, a San Mauro la Bruca ignotiladri,penetratidinascosto nella chiesa parrocchiale, si impossessarono di alcuni oggetti sacri, tra cui la pisside conte- nente delle Particole consacrate. Le Ostie furono ritrovate la mattina seguente e ancora oggi si mantengono intatte.

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martedì 25 agosto 2015 12:19
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Miracolo avvenuto ad Hiroshima dopo l'esplosione della bomba nucleare







70 anni fa, Hiroshima (Giappone) è stata colpita dalla bomba atomica in uno degli episodi più drammatici nella storia dell'umanità. Il 6 agosto 1945, festa della Trasfigurazione, molto vicino al luogo in cui cadde la bomba Little Boy, quattro sacerdoti gesuiti tedeschi sono sopravvissuti alla catastrofe, e le radiazioni – che hanno ucciso migliaia di persone nei mesi successivi – non hanno avuto alcun effetto su di loro.

Questa storia, documentata da storici e medici, è nota come “il Miracolo di Hiroshima”.

I gesuiti Hugo Lassalle, superiore in Giappone, Hubert Schiffer, Wilhelm Kleinsorge e Hubert Cieslik si trovavano nella casa parrocchiale della chiesa gesuita di Nostra Signora dell'Assunzione, uno dei pochi edifici che hanno resistito alla bomba. Al momento dell'esplosione, uno dei gesuiti stava celebrando l'Eucaristia, un altro stava facendo colazione e gli altri erano nei pressi della parrocchia.

In base a quanto ha scritto padre Hubert Cieslik, hanno riportato solo ferite di poco conto a causa dei vetri rotti, ma nessun effetto delle radiazioni né perdita dell'udito o qualsiasi altro danno.

I medici che hanno assistito i gesuiti alcuni giorni dopo l'esplosione li hanno avvertiti che le radiazioni avrebbero potuto provocare loro gravi lesioni, nonché malattie e morte prematura, ma questa diagnosi non si è mai realizzata.

Non hanno sviluppato alcun disturbo, e nel 1976, 31 anni dopo l'esplosione della bomba, padre Schiffer si è recato al Congresso Eucaristico a Philadelphia, ha raccontato la sua storia e ha detto che tutti e quattro i gesuiti erano ancora vivi e non avevano alcuna malattia.

I sacerdoti sono stati esaminati da decine di medici circa 200 volte negli anni successivi, e sul loro corpo non è mai stata rinvenuta alcuna conseguenza delle radiazioni.

I quattro religiosi non hanno mai dubitato del fatto di aver goduto della protezione divina, e in particolare della Madonna: “Crediamo di essere sopravvissuti perché stavamo vivendo il Messaggio di Fatima. Vivevamo e recitavamo il Rosario quotidianamente in quella casa”, hanno spiegato.

Padre Schiffer ha scritto “Il Rosario di Hiroshima”, un libro in cui racconta tutto ciò che ha vissuto.

In occasione dei 70 anni dell'esplosione della bomba atomica a Hiroshima, il vescovo di Niigata e Presidente di Caritas Asia, monsignor Tarcisius Isao Kikuchi, ha diffuso un messaggio in cui sottolinea che il Giappone può contribuire alla pace “non con nuove armi, ma con le sue attività di nobiltà e grande storia nella crescita mondiale, in particolare nei cosiddetti Paesi in via di sviluppo”.

Il presule ha aggiunto che “con questo contributo allo sviluppo, che porta al pieno rispetto e alla realizzazione della dignità umana, sarebbe molto apprezzato e rispettato dalla comunità internazionale”. Ogni anno, tra il 5 e il 15 agosto, il Paese celebra una Preghiera per la Pace.

A Hiroshima e Nagasaki (l'altra città sulla quale è stata sganciata la bomba atomica) sono morte circa 246.000 persone, la metà delle quali al momento dell'impatto e il resto qualche settimana dopo per gli effetti delle radiazioni.

La bomba di Hiroshima ha coinciso con la solennità della Trasfigurazione del Signore, e la resa del Giappone è avvenuta il 15 agosto, solennità dell'Assunzione della Vergine Maria.



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mercoledì 2 settembre 2015 15:06
Virgen intacta@JMZavalaOficial

Un'immagine della Madonna resta inspiegabilmente intatta dopo un incendio

Stupore in una base militare spagnola per l'episodio, verificatosi durante l'ultima ondata di caldo

Nella base militare "El Goloso", vicino a Madrid (Spagna), tutti sono ancora commossi da quanto è accaduto il 30 luglio scorso: un incendio all'interno di questa sede della brigata di fanteria ha risparmiato lo spazio in cui si trovava una statua della Vergine Maria e i fiori che la ornavano.

Tutta la vegetazione che circonda l'immagine è andata in fiamme, ma quando è stato spento il fuoco, favorito da un'intensa ondata di caldo, i militari hanno trovato la statua di Nostra Signora di Lourdes intatta, ha confermato ad Aleteia il portavoce della base militare.

L'episodio parla da sé, e si è già diffuso ampiamente sulle reti sociali.

Molti soldati non sapevano che ci fosse una statua della Madonna di Lourdes nel giardino della loro base, anche se alcuni hanno una devozione speciale per lei e si sono affidati alla sua protezione.

Non è un caso isolato

Sono numerose le immagini, le cappelle o i luoghi sacri rimasti miracolosamente intatti dopo che nella zona in cui si trovavano si sono verificati disastri naturali o attacchi.

Durante la Guerra Civile spagnola, due bombe lanciate contro la basilica del Pilar non esplosero. Oggi sono esposte nella parete più vicina all'immagine della patrona di Saragozza.

In Germania, durante la II Guerra Mondiale, nessuna esplosione ha raggiunto la valle di Schoenstatt nonostante le devastazioni nelle zone vicine, dopo che il fondatore del Movimento di Schoenstatt, padre José Kentenich, aveva fatto una promessa alla Vergine Maria perché nessuna bomba cadesse sul luogo.

Più di recente, nel 2012, il Wall Street Journal ha riportato in copertina una grande fotografia dell'immagine intatta della Madonna della chiesa del quartiere newyorkese di Queens, devastato dall'uragano Sandy.

Ci sono realtà che la conoscenza umana non riesce a decifrare, ma che la fede può spiegare, e la scienza umana e la fede, cooperando senza confondersi, contribuiscono a un'interpretazione esatta.

Possono verificarsi fatti inaspettati che infiammano un mondo già di per sé carico di mali e di minacce, ma Nostra Signora attraverserà intrepida e illesa acanto ai simboli di devozione dei suoi fedeli questo futuro possibile, tra disastri che non possiamo neanche immaginare, e i suoi fedeli saranno protetti e riconosciuti come i prediletti del cielo.


[Traduzione dallo spagnolo a cura di Roberta Sciamplicotti]
sources: ALETEIA

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domenica 4 ottobre 2015 18:08
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domenica 4 ottobre 2015 18:36
L'ostia si trasforma in carne e sangue

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domenica 4 ottobre 2015 18:40
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domenica 4 ottobre 2015 18:53
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domenica 4 ottobre 2015 18:59
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lunedì 5 ottobre 2015 08:16
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lunedì 5 ottobre 2015 21:43
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lunedì 5 ottobre 2015 21:51
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giovedì 15 ottobre 2015 13:06
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giovedì 15 ottobre 2015 13:09
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sabato 14 novembre 2015 12:40
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lunedì 16 novembre 2015 19:22

Nell’inferno del Mozambico una mamma per tutti


Non solo i cattolici hanno visioni della Madonna, a Mulevala è apparsa in cinque villaggi contemporaneamente anche a protestanti, musulmani e pagani


Gio 01 Dic 2011 | di Alberico Cecchini | 
Foto 1 di 2
 

Nessun giornale o televisione ne ha mai parlato e forse mai parlerà di una storia che però merita proprio di essere conosciuta per quanto è meravigliosa, accaduta 24 anni fa in uno sperduto angolo nel sud del continente africano dove la violenza anche contro i bambini ha raggiunto l’efferatezza più diabolica.

Nel pomeriggio di venerdì 18 dicembre 1987 a Mulevala, una zona poverissima del Mozambico, molte persone di 5 diversi villaggi (Mopeya, Melaleya, Corèa, Merca e Mucoje) distanti fra di loro anche venti Km, hanno potuto osservare contemporaneamente una prodigiosa apparizione. Testimoni della visione non furono solo alcuni cattolici, ma anche pagani, musulmani e protestanti i quali notoriamente considerano la devozione alla Madonna  un atto di idolatria. L’apparizione si è verificata in una zona allora controllata dai sanguinari guerriglieri della Renamo, finanziati dal Sud Africa in un paese poverissimo, il Mozambico, martoriato per ben 16 anni da una guerra civile con un milione di morti e bambini rapiti, costretti ad uccidere i genitori e stare in prima linea durante gli attacchi o attraversare i campi minati come cavie. 

Maria era vestita di manto verde e tunica bianca, con il Bambino in braccio. Gesù indicava col ditino il cielo. Nell'altra mano Maria stringeva la corona del Rosario e aveva un alone di arcobaleno intorno alla testa coronata di stelle. 

Poi Gesù Bambino apparve ai piedi di una mangiatoia piena di stelline e fiori e poi rapidamente lo videro crescere sino all'età adulta, infine tutti lo videro salire al cielo altissimo e sparire. La Madonna rimase ancora per un certo tempo, sola, tenendo nella sua mano destra, col braccio semi-teso fuori dalla sua persona, un grande calice. Infine una bella nuvola la nascose del tutto.
La popolazione cristiana, in una celebrazione Eucaristica straordinaria per afflusso di popolo, ai piedi della montagna del Muhogole, quando la guerra infieriva ferocemente, promise, assieme ai due missionari del luogo Padre Giovanni Bonalumi e Padre Tarcisio De Giovanni di costruire, in tempo di pace, un Santuario in onore di Maria Santissima, a ricordo dell'evento dell’apparizione.
La promessa è stata mantenuta grazie all’impegno di Padre Tarcisio e oggi il piccolo Santuario è attivo e frequentato dalle persone del posto. Non ci sono strade, né corrente elettrica: se fosse un’invenzione, sarebbe proprio il posto meno adatto per attivare un business del pellegrinaggio. 


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lunedì 16 novembre 2015 20:01
APPARIZIONI A ZEITOUN (EGITTO)

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lunedì 16 novembre 2015 20:13
Video tratto dalla trasmissione " Viaggio a Medjugorje": Raffaella di Napoli in seguito al Miracolo Del Sole alla Croce blu a Medjugorje riacquista la vista e guarisce dalle crisi di epilessia
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lunedì 30 novembre 2015 23:13

Uno dei miracoli di Lourdes:
tumore scomparso e articolazione ricostruita

Mario Botta, cardiochirurgo dell’ospedale Niguarda di Milano, ha certificato«La gamba del signor Micheli era attaccata al corpo solo attraverso la pelle», come mostrano le radiografie e altri esami radiologici, nonché l’esame istologico effettuato da tre Scuole di anatomopatologia. All’uomo non sono statesomministrate medicine antitumorali e non è stato neanche sottoposto a radioterapia, in quanto gli specialisti avevano ritenuto che sarebbe stato del tutto inutile.

Così, nel 1963 convinto dalla madre, il giovane Micheli si reca a Lourdes, ingessato e sotto morfina. Non accade nulla di particolare, ma ritornato a casa si sente meglio, il dolore lentamente sparisce e ricomincia a “sentire” la gamba dilaniata dal tumore. I medici gli sospendono la morfina e tolgono l’ingessatura. Vengono immediatamente effettuati degli esami ma, forse a causa del legittimo scetticismo, sono interpretati e ritenuti del tutto identici ai precedenti. Soltanto dopo 6 mesi i medici si rendono conto che lo stato generale è eccellente, che i dolori sono cessati. Dagli esami successivi -come la radiografia del 2 aprile 1969- emerge chiaramente che l’osso, i muscoli e i tendini si sono inspiegabilmente formati ex novo, tanto che l’uomo ha ripreso a camminare e a condurre una vita normale. Nessuna ricaduta nei successivi 50 anni. Dal viaggio a Lourdes seguono 10 anni di attente e rigorose analisi delle cartelle mediche precedenti e successive e il Comitato Medico Internazionale di Lourdes nel 1973 ha definito la guarigione di Vittorio Micheli inspiegabile. Nel 1976 la Chiesa si è pronunciata a favore del miracolo.

Nessuno ha mai saputo dimostrare né la possibilità di una ricostruzione ossea, muscolare e tendinea a seguito di un tumore in così breve tempo e senza terapie particolari e, sopratutto, l’incredibile coincidenza che questa auto-guarigione si sia innescata esattamente dopo il viaggio a Lourdes. Le uniche obiezioni arrivano da Francesco D’Alpa, dell’UAAR, secondo cui ci sarebbe «un evidente sfasamento temporale fra il miglioramento soggettivo percepito dopo l’immersione nella piscina di Lourdes e la riparazione dell’articolazione coxo-femorale verificata radiologicamente sei mesi dopo. Secondo la Commissione Medica Internazionale, in questo caso il miracolo consisterebbe in una “guarigione in un tempo di molti mesi”, a meno che non si voglia considerare come miracolo “istantaneo” proprio l’inizio della guarigione». D’Alpa non ha alcuna obiezione al caso specifico, ma sembra piuttosto avanzare una critica tra una presunta contraddizione del modus operandi della Commissione Medica di Lourdes per la quale una “guarigione valida” dev’essere istantanea. Ma lui stesso offre già la risposta: il “miracolo” non diventa tale dal giorno in cui vengono effettuate le analisi mediche di verifica, ma dal momento (o dall’inizio) della guarigione inspiegabile. Le radiografie effettuate sei mesi dopo indicano infatti un processo di auto-ricostruzione dell’articolazione iniziato già da tempo prima, coincidente allo stato di benessere percepito da Vittorio Micheli appena rientrato da Lourdes.

Ricordiamo infine che il dossier medico-scientifico di Vittorio Micheli, così come di tutti coloro che hanno ricevuto un miracolo (per la Chiesa) e una guarigione scientificamente inspiegabile (per la scienza), può essere consultato liberamente (non c’è nulla di segreto!), ovviamente previa autorizzazione dei soggetti responsabili. Così come qualunque medico, dopo essersi dimostrato tale, può entrare nel Bureau Médical di Lourdes e visitare i pazienti che affermano di essere guariti.

 


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mercoledì 23 dicembre 2015 14:42




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mercoledì 23 dicembre 2015 15:24
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mercoledì 10 febbraio 2016 22:39



Nel 2007 lo storico anticlericale Sergio Luzzato ha avanzato dei dubbi sull’origine soprannaturale delle stigmate di Padre Pio citando la testimonianza risalente al 1919 di un farmacista, il dottor Valentini Vista, e della cugina Maria De Vito, ai quali Padre Pio avrebbe ordinato dell’acido fenico e della veratrina, sostanze adatte procurare lacerazioni nella pelle simili alle stigmate. Il prof. Carmelo Pellegrini e il prof.Luciano Lotti hanno tuttavia confutato il contenuto del libro di Luzzato, dimostrando che erano informazioni già note al Sant’Uffizio (le testimonianze vennero portate all’attenzione del Sant’Uffizio addirittura nel giugno 1920), rilevando anche parecchi errori da parte dello storico piemontese. Lo stesso hanno fatto nel 2008 Andrea Tornielli e Saverio Gaeta i quali, dopo aver consultato i documenti del processo canonico, hanno a dimostrato l’inattendibilità delle due testimonianze poiché prodotte dall’arcivescovo di Manfredonia, Pasquale Gagliardi, acerrimo nemico di Padre Pio che sostenne una vera e propria campagna diffamatoria contro il cappuccino dal 1920 al 1930, fino a quando fu  invitato a rinunciare alla guida della diocesi per la sua discutibile condotta e per aver mostrato l’infondatezza delle sue gravi accuse (F. Castelli, “Padre Pio sotto inchiesta”, Ares 2008, p. 91).

Quelle di Padre Pio, inoltre, non erano ferite o lesioni dei tessuti -come avrebbero dovuto essere se procurate con l’acido fenico- maessudazioni sanguigne. Lo testimoniano tutti i medici che lo hanno visitato, come il dott. Giorgio Festa che esaminò le stigmate il 28 ottobre 1919, scrivendo: «non sono il prodotto di un traumatismo di origine esterna, e neppure sono dovute all’applicazione di sostanze chimiche potentemente irritanti» (S. Gaeta, A. Tornielli, “Padre Pio, l’ultimo sospetto: la verità sul frate delle stimmate”, Piemme 2008). Si trattò di una essudazione continua, costante, notevole, solo in punti precisi e dai margini netti, che oltretutto non davano luogo a flogosi (infiammazioni) o suppurazione. L’applicazione dell’acido frenico o di materiali chimici, al contrario, provoca la consumazione dei tessuti e la conseguente infiammazione delle zone circostanti. C’è poi tutto l’aspetto del fortissimo profumo sprigionato dal sangue coagulato, constatato dai medici e da chiunque esaminasse le stigmate. Un profumo discontinuo e non constante, al contrario di chi fa grande uso di profumi. Gli elementi comunque sono tanti e sono stati tutti ben approfonditi.

Nel 2009, in occasione di un convegno a San Giovanni Rotondo, il professor Ezio Fulcheri, docente di Anatomia patologica all’Università di Genova e di Paleopatologia all’Università di Torino, ha dichiarato di aver esaminato a lungo il materiale fotografico e i documenti sulle stigmate di Padre Pio, concludendo: «Ma quali acidi, quali trucchi… Diciamolo una volta per tutte, sgomberando il campo da ogni equivoco e sospetto: le stimmate di Padre Pio da Pietrelcina sono inspiegabili scientificamente. E anche se, per ipotesi, se le fosse prodotte volontariamente, martellandosi un chiodo sulla mano trapassandola, la scienza attuale non sarebbe in grado di spiegare come quelle ferite profonde siano rimaste aperte e sanguinanti per 50 anni». Ha poi proseguito: «Faccio notare che nel caso di Padre Pio ci trovavamo ancora in era pre-antibiotica, e dunque la possibilità di evitare infezioni era ancora più remota di oggi. Non posso immaginare quali sostanze permettano di tenere aperte le ferite per cinquant’anni. Più si studia l’anatomia e la fisiopatologia delle lesioni, più ci si rende conto che una ferita non può rimanere aperta com’è accaduto invece per le stimmate di Padre Pio, senza complicazioni, senza conseguenze per i muscoli, i nervi, i tendini. Le dita del frate stimmatizzato erano sempre affusolate, rosee e pulite: con ferite che trapassavano il palmo e sbucavano sul dorso della mano, avrebbe dovuto avere le dita gonfie, tumefatte, rosse, e con un’importante impotenza funzionale. Per Padre Pio, invece, le evidenze contrastano con la presentazione e l’evoluzione di una ferita così ampia, quale ne sia stata la causa iniziale. Questo è ciò che dice la scienza».


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sabato 20 febbraio 2016 22:42

Our Lady of Guadalupe - © Antoine Mekary - it

Gli occhi della Madonna di Guadalupe


costituiscono un grande enigma per la scienza, come hanno rilevato gli studi dell'ingegner José Aste Tönsmann del Centro di Studi Guadalupani di Città del Messico.

La storia
Alfonso Marcué, fotografo ufficiale dell'antica Basilica di Guadalupe di Città del Messico, ha scoperto nel 1929 quella che sembrava l'immagine di un uomo barbuto riflessa nell'occhio destro della Madonna. Nel 1951 il disegnatore José Carlos Salinas Chávez ha scoperto la stessa immagine mentre osservava con una lente d'ingrandimento una fotografia della Madonna di Guadalupe. L'ha vista riflessa anche nell'occhio sinistro, nello stesso posto in cui si sarebbe proiettato un occhio vivo.
 

Parere medico e il segreto dei suoi occhi

Nel 1956 il medico messicano Javier Torroella Bueno ha redatto il primo rapporto medico sugli occhi della cosiddetta Virgen Morena. Il risultato: come in qualsiasi occhio vivo si compivano le leggi Purkinje-Samson, ovvero c'è un triplice riflesso degli oggetti localizzati davanti agli occhi della Madonna e le immagini si distorcono per la forma curva delle sue cornee.

Nello stesso anno, l'oftalmologo Rafael Torija Lavoignet ha esaminato gli occhi della Santa Immagine e ha confermato l'esistenza nei due occhi della Vergine della figura descritta dal disegnatore Salinas Chávez.

Inizia lo studio con processi di digitalizzazione
Dal 1979, il dottore in sistemi computazionali e laureato in Ingegneria Civile José Aste Tönsmann ha scoperto il mistero racchiuso dagli occhi della Guadalupana. Mediante il processo di digitalizzazione di immagini per computer, ha descritto il riflesso di 13 personaggi negli occhi della Virgen Morena, in base alle leggi di Purkinje-Samson.

Il piccolissimo diametro delle cornee (di 7 e 8 millimetri) fa escludere la possibilità di disegnare le figure negli occhi, se si tiene conto del materiale grezzo sul quale è immortalata l'immagine.

I personaggi trovati nelle pupille
Il risultato di 20 anni di attento studio degli occhi della Madonna di Guadalupe è stata la scoperta di 13 figure minuscole, afferma il dottor José Aste Tönsmann.

1.- Un indigeno che osserva
Appare a figura intera, seduto a terra. La testa dell'indigeno è leggermente alzata e sembra volgere lo sguardo verso l'alto, in segno di attenzione e reverenza. Spiccano una specie di cerchio nell'orecchio e sandali ai piedi.

2.- L'anziano
Dopo l'indigeno si apprezza il volto di un anziano, calvo, con il naso prominente e dritto, occhi infossati rivolti verso il basso e barba bianca. I tratti coincidono con quelli di un uomo di razza bianca. La sua spiccata somiglianza al vescovo Zumárraga, per come appare nei dipinti di Miguel Cabrera del XVIII secolo, permette di supporre che si tratti della stessa persona.

3.- Il giovane
Accanto all'anziano c'è un giovane con tratti che denotano stupore. La posizione delle labbra sembra rivolgere la parola al presunto vescovo. La sua vicinanza a lui ha portato a pensare che si tratti di un traduttore, perché il vescovo non parlava la lingua náhuatl. Si crede che si tratti di Juan González, giovane spagnolo nato tra il 1500 e il 1510.

4.- Juan Diego
Si evidenzia il volto di un uomo maturo, con tratti indigeni, barba rada, naso aquilino e labbra socchiuse. Ha un cappello a forma di cartoccio, di uso corrente tra gli indigeni che all'epoca si dedicavano ai lavori agricoli.

L'aspetto più interessante di questa figura è il mantello che porta annodato al collo, e il fatto che stenda il braccio destro e mostri il mantello nella direzione in cui si trova l'anziano. L'ipotesi del ricercatore è che questa immagine corrisponda al veggente Juan Diego.

5.- Una donna di razza nera
Dietro il presunto Juan Diego appare una donna dagli occhi penetranti che guarda con stupore. Si riescono a vedere solo il busto e il volto. Ha la carnagione scura, il naso schiacciato e le labbra grosse, tratti che corrispondono a quelli di una donna di razza nera.

Padre Mariano Cuevas, nel suo libroHistoria de la Iglesia en México, indica che il vescovo Zumárraga aveva concesso nel suo testamento la libertà alla schiava nera che lo aveva servito in Messico.

6.- L'uomo barbuto
All'estrema destra di entrambe le cornee appare un uomo barbuto e con tratti europei che non si è riusciti a identificare. Mostra un atteggiamento contemplativo, il volto esprime interesse e perplessità; tiene lo sguardo verso il luogo in cui l'indigeno spiega il suo mantello.

Un mistero nel mistero (composto dalle figure 7, 8, 9, 10, 11, 12 e 13)
Al centro di entrambi gli occhi appare quello che è stato definito “gruppo familiare indigeno”. Le immagini sono di dimensioni diverse rispetto alle altre, ma queste persone hanno tra di loro le stesse dimensioni e compongono una scena diversa.

(7) Una donna giovane dai tratti molto fini che sembra guardare in basso. Ha sui capelli una specie di copricapo: trecce o capelli intrecciati con fiori. Sulla sua schiena si distingue la testa di un bambino in un mantello (8).

A un livello più basso e alla destra della giovane madre c'è un uomo con un cappello (9), e tra i due c'è una coppia di bambini (maschio e femmina, 10 e 11). un altro paio di figure, questa volta un uomo e una donna maturi (12 e 13), si trova in piedi dietro la donna giovane.

L'uomo maturo (13) è l'unica figura che il ricercatore non è riuscito a trovare in entrambi gli occhi della Vergine, essendo presente solo nell'occhio destro.

Conclusione
Il 9 dicembre 1531, la Vergine Maria chiese all'indigeno Juan Diego che le venisse costruito un tempio sulla collina del Tepeyac per far conoscere Dio “e per realizzare quello che desidera il mio compassionevole sguardo misericordioso (…)”, Nican Mopohua n. 33.

Secondo l'autore, queste 13 figure nel loro insieme rivelano un messaggio della Vergine Maria rivolto all'umanità: di fronte a Dio, gli uomini e le donne di tutte le razze sono uguali.

Quelle del gruppo familiare (figure dalla 7 alla 13) in entrambi gli occhi della Vergine di Guadalupe, secondo il dottor Aste, sono le figure più importanti tra quelle riflesse nelle sue cornee, perché sono ubicate nelle sue pupille, il che vuol dire che Maria di Guadalupe ha la famiglia al centro del suo sguardo compassionevole. Potrebbe essere un invito a cercare l'unità familiare, ad avvicinarsi a Dio in famiglia, soprattutto ora che quest'ultima è stata tanto svalutata dalla società moderna.


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venerdì 26 febbraio 2016 23:15

Così la scienza ha riconosciuto
il miracolo di Giovanni Paolo II

Suor MarieCome sappiamo la canonizzazione di Giovanni Paolo II è avvenuta anche grazie al riconoscimento del miracolo compiuto dal defunto Papa Wojtyla su suor Marie Simone-Pierre Normand nel giu­gno 2005.

Dal 2001 la religiosa, che si occupa dei neonati in un ospedale francese, era affetta dal morbo di Parkinson, colpita in tutta la parte sinistra del corpo. I sintomi si sono sempre più velocemente aggravati con tremiti, rigidita’, dolori e insonnia, rendendole impossibili i gesti quotidiani. Il Parkinson è la stessa patologia, ad oggi incurabile, che colpì anche Giovanni Paolo II.

«Dall’aprile 2005 ho iniziato a peggiorare di settimana in settimana, deperivo giorno dopo giorno, non riuscivo piu’ a scrivere ne’ a guidare la macchina, facevo fatica a svolgere il mio lavoro»ha raccontato suo Marie. Il 13 maggio di quell’anno, Benedetto XVI ha dato avvio della causa di beatificazione di Giovanni Paolo II. «A partire dal giorno successivo le consorelle di tutte le comunità francesi e africane hanno iniziato a chiedere la sua intercessione per la mia guarigione. Hanno pregato incessantemente, senza stancarsi…». Nella notte tra il 2 e il 3 giugno la religiosa si accorse di non avere più alcun sintomo della malattia, riprese a camminare normalmente e i medici rilevarono l’improvvisa e perfetta guarigione.

Qualche giorno fa il prof. Carlo Jovine, primario neurologo dell’Ospedale S. Giovanni Battista dell’Ordine di Malta e autore di oltre cinquanta pubblicazioni scientifiche, nonché perito neurologo della Congregazione delle Cause dei Santi della Chiesa, ha spiegato come da parte della scienza ci siano pochi dubbi sui fatti avvenuti. «Il caso della suora francese è uno di oltre più di 200 casi delle guarigioni segnalati al postulatore della causa di beatificazione di Giovanni Paolo II», ha detto essendo membro della Consulta Medica che ha stabilito la “inspiegabilità scientifica” della guarigione della suora francese dal morbo di Parkinson.

«Si è scelto il caso della suora francese perché era il più significativo, tenendo conto che anche il Papa soffriva della stessa malattia, il morbo di Parkinson. Il caso di suor Normand è stato poi documentato da una mole di analisi mediche, di ricerche, di attestati medici proprio per confermare che la guarigione fosse stata scientificamente inspiegabile. La prima cosa che mi ha colpito come componente della Consulta Medica era proprio la mole della documentazione, circa 2 mila pagine con risultati degli esami specialistici, neurologici e psichiatrici, radiografie, ecc.». I documenti sono stati quindi sottoposti «all’esame della Consulta Medica composta da sette specialisti internazionali che dovevano esprimersi sulla spiegabilità o non spegabilità scientifica della guarigione».

Ci sono stati pareri discordanti, inevitabili perché «la guarigione era talmente sorprendente, direi sconvolgente. Alcuni medici hanno posto uno strano teorema: dal morbo di Parkinson non si guarisce, è una malattia cronica, evolutiva dalla quale non si può guarire. Quindi se la suora è guaritaallora non aveva il morbo di Parkinson. E’ un ragionamento assurdo. Il medico che la aveva in cura voleva addirittura fare un intervento sul cervello (stereotassi cerebrale) per ridurre il tremore che le rendeva quasi impossibile gestire le attività quotidiane. Questo suo medico curante ha mandato la suora da uno dei più grandi specialisti, il prof. Gastaut, che ha confermato la diagnosi. Lo stesso Gastaut ha visto la suora dopo l’evento miracoloso e ha dovuto constatare che la suora non era più affetta dalla malattia di Parkinson. La scienza si ferma sul dato obiettivo: la malattia c’era e non c’è più».

Non può nemmeno valere l’ipotesi che la religiosa fosse affetta da un’altra malattia «perché la coerenza scientifica non consente di negare un quadro clinico consolidato negli anni e avvalorato da una pluralità di testimonianze e di analisi. Comunque sia, tutte le ipotesi alternative sono state oggetto di attenta verifica». Tra esse anche quella che la donna soffrisse di disturbi psicopatologici, tuttavia «suor Normand venne sottoposta ad una serie di esami di natura psichiatrica per escludere, appunto, che eventuali disturbi psicopatici o disturbi della personalità fossero all’origine della malattia. E questi esami non solo hanno confermato la totale sanità mentale della suora ma hanno messo in rilevo il suo carattere forte, volitivo, che non si era mai arreso di fronte alla malattia. E questa suora che alla fine non poteva fare più niente, nemmeno mangiare, dopo la guarigione improvvisa, totale e risolutiva, ha smesso di prendere i farmaci e ha riacquistato tutte le facoltà».

Come ha scritto Antonio Socci nel suo “L’indagine su Gesù”«E’ proprio la scienza moderna in nome della quale si era preteso di lanciare la sfida, per uno strano e ironico disegno della Provvidenza, è diventata oggi il grande aiuto della Chiesa sia nel riconoscere indiscutibilmente l’evidenza del miracolo, sia nel fornire per ognuno quel dossier clinico, quell’ampia documentazione scientifica –derivante da esami accurati e oggettivi. L’oggettività che oggi ci fornisce la scienza su una guarigione totale, irreversibile, istantanea e definitiva, è perfino superiore a quella che ci è data dalla nostra osservazione empirica» (A. Socci, Rizzoli 2008, p. 301).


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martedì 1 marzo 2016 12:39



    • E San Gabriele mi disse: "Adesso alzati e cammina" (Novità in libreria!!!)






Vincenzo Fabri
E SAN GABRIELE MI DISSE: “ADESSO ALZATI E CAMMINA”.
I prodigi più recenti del santo dei miracoli dal 1975 al 2006
San Gabriele Edizioni 2006, S.Gabriele (TE), pp 78. 


San Gabriele dell’Addolorata (Assisi, PG 1838-Isola del Gran Sasso, TE 1862) è conosciuto universalmente come il santo dei miracoli. Fin dal 1892, anno della gloriosa riesumazione del suo corpo, il giovane studente passionista morto a 24 anni inizia a operare strepitosi segni in favore dei suoi devoti. Da allora si contano a migliaia gli episodi che si possono definire prodigiosi, attribuiti all’intervento del santo. 
Il libro è una raccolta degli articoli più significativi apparsi negli ultimi anni nella rubrica “I miracoli di san Gabriele” del mensile L’Eco di san Gabriele, pubblicato dal 1913 dai passionisti del santuario di san Gabriele, in provincia di Teramo.
Si parte da quello che si può definire l’evento prodigioso più clamoroso degli ultimi decenni, la guarigione improvvisa di Lorella Colangelo, avvenuta nel 1975, per arrivare a episodi recentissimi, accaduti negli ultimi mesi del 2006. 
Il libro non vuole essere uno spot pubblicitario per il santuario; piuttosto l’unica pretesa è di raccontare una storia straordinaria di fede e di segni prodigiosi elargiti con abbondanza a un’umanità sofferente. Una storia che inizia alla fine dell’Ottocento, attraversa tutto il Novecento e continua ancora agli inizi del terzo millennio.
In realtà, anche in questa nostra epoca definita postmoderna e postcristiana tali segni non mancano: ogni anno ancora arrivano al santuario decine di ex voto, testimonianza della presenza viva del santo nel cuore della gente e che sicuramente anche all’uomo postmoderno, orfano delle grandi ideologie e delle certezze stabili, pone più di un interrogativo. 


Credente
mercoledì 23 marzo 2016 16:44
La Corona di spine e i prodigi degli aculei verdi

di Michele Loconsole*

«… e i soldati, intrecciata una corona di spine, gliela posero sul capo».
È questa una delle frasi più celebri che riecheggia nelle chiese e nelle cattedrali di mezzo mondo durante le austere letture delle liturgie quaresimali della Passione di Cristo. La pericope, presente nei vangeli sinottici, descrive il gesto derisorio, da parte della soldataglia romana, dell’incoronazione di Gesù il Nazareno.

Posta una corona di spine sul suo capo, egli viene schernito e proclamato Re dei Giudei. Tuttavia, non si trattò di una semplice corona o di un serto di spine, come verrà raffigurato dagli artisti nelle opere pittoriche, ma di un vero e proprio casco spinoso. Il macabro strumento, imposto sul capo di Gesù, avrebbe dovuto riprodurre la forma della mitria orientale, il copricapo regale dei regnanti giudei, come riportato su alcune monete che raffigurano, in bassorilievo, le effigi dei monarchi della Giudea romana. La Corona di Spine, unitamente alle altre Reliquie della Passione di Cristo, sarà portata alla luce da Elena, la madre dell’Imperatore Costantino, intorno al 326 d.C., allorquando, recatasi pellegrina in Terra Santa, comandò di rintracciare i principali luoghi evangelici della vita di Gesù, tra cui il sepolcro e il Golgota. Ed è proprio nel pressi del Calvario che l’Augusta imperatrice scoprirà la fossa in cui erano stati sepolti gli strumenti della Passione del Maestro galileo, oggi inglobata nella Cappella detta di Sant’Elena, all’interno della monumentale basilica gerosolimitana del Santo Sepolcro.

Il primo pellegrino a dare testimonianza della presenza e del culto a Gerusalemme di una Corona di Spine, che aveva toccato e ferito il capo di Cristo, è il vescovo napoletano Paolino da Nola. Egli, giunto in Terra Santa nel 409, annota nel suo diario: «Alle spine con cui il nostro Redentore fu incoronato si rendeva omaggio unitamente alla Santa Croce e alla Colonna della flagellazione». Sarà san Vincenzo di Lerins, il pio e colto sacerdote francese, morto tra il 440 e il 445, a informarci che la Corona di Spine di Cristo venerata a Gerusalemme aveva la forma di «un pileus, ossia di un elmo militare romano, che toccava e rivestiva dappertutto il Suo capo».

L’ipotesi che la Corona imposta a Gesù fosse, dunque, a forma di casco, e non di un semplice serto, è rafforzata anche da alcuni studi scientifici condotti sulla Sacra Sindone di Torino. Sul Telo sindonico, e in specie intorno al capo dell’Uomo della Sindone – l’immagine del corpo di un uomo, sia frontale che dorsale, la cui natura è ad oggi ancora ignota - sono state rinvenute più di settanta macchioline di sangue prodotte da ferite da punte acuminate, presenti sia nella zona frontale, sia occipitale. L’elevato numero dei decalchi fa pensare che l’oggetto in questione avesse proprio la forma di un casco, che ha torturato la testa del condannato fino a ferirne la nuca. Da questa evidenza si comprende meglio il perché in Europa siano custodite oltre 200 Sacre Spine, tutte ritenute tratte dalla Corona di Spine di Cristo, di cui un centinaio in Italia.

Se, infatti, sono almeno una settantina gli aculei che hanno insanguinato il capo dell’Uomo della Sindone – il numero sarebbe ancora più alto perché sul Lino torinese non si è potuta imprimere l’intera immagine della testa, a causa del risvolto operato sul tessuto che ne doveva permettere la corretta sepoltura secondo la ritualità vigente – molte altre sarebbero state le spine che formavano il macabro copricapo le cui punte, però, non hanno ferito la sua testa. Tante sono le Sacre Spine, custodite e venerate nelle chiese e nelle basiliche europee, che non presentano tracce di sangue raggrumato sugli steli legnosi.

Lo studio scientifico sul Sacro Telo, poi, ci aiuta a comprendere se tra le due Reliquie della Passione di Cristo, la Sindone e la Corona di Spine, possano sussistere ulteriori elementi di confronto; ad esempio, se i pollini rinvenuti sul Lenzuolo torinese possono appartenere alle specie botaniche delle Sacre Spine considerate autentiche (1) o se il sangue presente sui Sacri Aculei è dello stesso gruppo sanguigno riscontrato sulla Sacra Sindone, nonché sulle particole dei numerosi Miracoli Eucaristici e sul Sudario di Cristo custodito ad Oviedo. La necessaria brevità di un articolo non permette di argomentare quanto accennato, questioni da me affrontate in un recente lavoro (2). Mi è però sufficiente aggiungere che le Sacre Spine ritenute della Corona di Cristo manifestano prodigi particolari, fenomeno che potrebbe spiegare, da solo, la loro autenticità. (3)

Quando il 25 marzo, festa dell’Annunciazione (o del concepimento di Gesù), coincide con il Venerdì Santo (memoria mobile della morte di Gesù) le Sacre Spine tratte dalla Corona di Cristo mostrano, e solo per quel giorno, una prodigiosa trasformazione fisica, come è stato documentato da numerosi atti notarili negli ultimi quattro secoli e, più recentemente, anche da fotografie e filmati. Alcune di esse rinverdiscono (l’aculeo sembra come ringiovanire o rinvigorirsi), altre prendono a fioreggiare (appaiono gemmazioni o funghi lattiginosi), altre ancora, infine, rosseggiano (le macchioline di sangue raggrumate, ove sono presenti sullo stelo legnoso, prendono a ravvivarsi di un rosso intenso).

Non mancano casi in cui i fenomeni prodigiosi si manifestano nella duplice o nella triplice forma, come per le Sacre Spine di Andria (Bari), di Montone (Perugia) e di Napoli (Monastero delle Carmelitane Scalze ai Ponti Rossi). La concomitanza liturgica, rarissima, accade due o tre volte ogni cento anni. Nel secolo scorso è accaduto nel marzo del 1910, del 1921 e del 1932. Nel nostro secolo soltanto nel 2005 e nel 2016. In quello successivo, nel 2157 e nel 2168. La motivazione sembra chiara: è la coincidenza liturgica della memoria dell’Incarnazione di Cristo (prima Creazione) con la sua morte (che apre alla seconda Creazione o Risurrezione).

* Studioso delle reliquie della Passione di Gesù, è autore tra l’altro dei libri “La tela e la spina – Due reliquie a confronto” (Progedit 2014), e “La corona di spine di Cristo. Storia e Mistero” (Cantagalli 2005)



1 Cfr. Michele Loconsole, Il Telo e la Spina. Due Reliquie a confronto, Bari 2016.

2 Cfr. Michele Loconsole, La Corona di Spine di Cristo. Storia e Mistero, Siena 2005, p. 17-22.

3 Cfr. Emanuela Marinelli, La questione dei pollini presenti sulla Sindone di Torino e sul Sudario di Oviedo, in I Congreso Internacional sobre la Sàbana Santa in España, Valencia (Spagna), 28-30 aprile 2012.

fonte:
http://www.lanuovabq.it/mobile/articoli-la-corona-di-spine-e-i-prodigi-degli-aculei-verdi-15638.htm#.VvK4TmT3xNC


30 Spine prodigiose della Corona di Gesù Cristo

        

Da sinistra le Sacre spine di Bari, Andria e Napoli - Segni possibili previsti: quando il Venerdì Santo coincide col 25 Marzo

(Solennità dell'Annunciazione del Signore); prossimo anno 2016.

Nel 2005, anno del 24° Congresso Eucaristico Nazionale celebrato a Bari, al sud soltanto quella di Andria

ha manifestato un segno dalle ore 20.00 alle 20.45 (per l'Anno del perdono)

A Lourdes nel 1858, sempre il 25 marzo, la Madre di Cristo ha detto "Io sono l'Immacolata concezione" (16a Apparizione)

___________________________

 

Foto al centro: la  Sacra spina di Andria (vedi il segno al 25 marzo 2005 ore 20.00)

Vedi: Sacra Spina in Wikipedia - Il miracolo della Sacra Spina di Andria su You Tube 

 

A destra la Sacra Spina della Corona di N.S. Gesù Cristo venerata a Napoli nella Chiesa/Monastero dei Santi Giuseppe e Teresa 

delle Carmelitane scalze in via Santa Maria dei Monti ai Ponti Rossi 301 - 80141 Napoli - Tel. 081/751.30.64 

Nel Venerdì Santo del 1932, coinciso con la Solennità dell'Annunciazione del Signore

la Sacra spina rinverdì, rosseggiò e fiorì all'ora della morte del Signore Gesù (ore 15.00)  

 

A sinistra la Sacra spina conservata nel Tesoro della Basilica di S. Nicola a Bari. Il Venerdì dopo la prima Domenica di Quaresima,

nella Diocesi di Bari-Bitonto, si celebra le memoria liturgica della "Sacra spina della corona del Signore"

(cfr. Messale proprio Diocesi Bari Bitonto pp. 20-21)

La tradizione attesta che nel 1301 fu portata a Bari da Carlo II d'Angiò, nipote di Luigi IX, e donata alla Basilica di S. Nicola.

Alcune date storiche ricordano che il sangue di cui la Spina è macchiata, si ravviva di colore. Ciò avviene

quando il Venerdì Santo coincide con il 25 marzo

Nell'Ottocento capitò 3 volte (1842-1853-1864);

nel Novecento 3 volte (1910-1921-1932). Nel 2005 la Diocesi di Andria è stata privilegiata per l'Anno giubilare o del perdono per ricordare

i tre anni 1910-1921-1932 in cui si è verificato il segno straordinario (Anno Giubilare 25 Marzo 2004 - 3 Aprile 2005 con Decreto Penitenzieria Apostolica 8 Giugno 2003).

 Prossimo appuntamento è il 25 Marzo 2016: Annunciazione del Signore=Venerdì Santo !

Anno Giubilare straordinario: 8 Dicembre 2015-20 Novembre 2016

 

Ricordiamo il libro di Michele Loconsole "La Corona di spine di Cristo"  Ed. Cantagalli, Siena - Febbraio 2005  

sulle 160 spine in Italia (di Chiese, Monasteri e privati) e sulle "30 prodigiose" che fioriscono, rinverdiscono o il sangue si ravviva

Vedi sito personale di Loconsole: http://www.associazioneenec.it/past-presidents/michele-loconsole.html 

Esiste una Sacra spina conservata nel Duomo di Cremona e in San Giovanni Bianco (BG)

Le due sacre spine di Ariano Irpino (AV) che fioriscono o mettono qualche germoglio (>25 Marzo 2016)

ricordate da "Credere" 2 Agosto 2015 pp. 70-75


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