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ORIGENE (185-254 d.C.)

Ultimo Aggiornamento: 12/09/2014 20:03
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06/05/2011 23:26
 
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Opere

Origene Adamantio.

Pochi autori furono fecondi come Origene. Epifanio stimava in 6.000 il numero delle sue opere, sicuramente considerando separatamente i diversi libri di un'unica opera, le omelie, le lettere, ed i suoi più piccoli trattati (Haereses, LXIV, LXIII). Questa cifra, pur riportata da molti scrittori ecclesiastici sembra, tuttavia, grandemente esagerata. Girolamo assicurava che l'elenco delle opere di Origene steso da Panfilo non contenesse più di 2.000 titoli (Contra Rufinum, II, XXII; III, XXIII); ma questo elenco era evidentemente incompleto.

Scritti esegetici

Origene dedicò tre generi di scritti all'interpretazione delle Sacre Scritture: commentari, omelie, e scholia (San Girolamo, Prologus interpret. homiliar. Orig. in Ezechiel).

  • I commentari (tomoi, libri, volumina) sono una approfondita interpretazione del testo sacro. Un'idea della loro estensione si può avere dal fatto che le parole di Giovanni: «All'inizio era il Verbo», fornirono materiale per un intero rotolo. Di questi sopravvivono, in greco, solamente otto libri del Commentario su San Matteo, e nove libri del Commentario su San Giovanni; in latino, una traduzione anonima del Commentario su San Matteo che comincia con il capitolo XVI, tre libri e mezzo del Commentario sul Cantico dei Cantici tradotto da Tirannio Rufino, ed un compendio del Commentario sulla Lettera ai Romani dello stesso traduttore.
  • Le Omelie (homiliai, homiliae, tractatus) sono discorsi pubblici sui testi delle Sacre scritture, spesso estemporanee e registrate così come veniva dagli stenografi. L'elenco è lungo ed indubbiamente doveva essere più lungo se era vero che Origene, come Panfilo dichiarava nella sua Apologia, predicava pressoché ogni giorno. Ne rimangono 21 in greco (venti sul Libro di Geremia, più la celebre omelia sulla Strega di Endor); mentre in latino ne sopravvivono 118 tradotte da Rufino, 78 tradotte da san Girolamo ed alcune altre di dubbia autenticità, conservate in una raccolta di omelie. Il Tractatus Origenis recentemente scoperto non è opera di Origene, sebbene si avvalga dei suoi scritti. Origene fu chiamato padre dell'omelia perché fu colui che maggiormente rese popolare questo tipo di letteratura, nella quale si trovano così tanti istruttivi dettagli sui costumi della Chiesa primitiva, sulle sue istituzioni, sulla disciplina, sulla liturgia, e sui sacramenti.
  • Gli scholia (scholia, excerpta, commaticum interpretandi genus) sono note esegetiche, filologiche, o storiche su parole o brani della Bibbia, come le annotazioni dei grammatici alessandrini in calce agli scrittori profani. A parte pochi brevi frammenti sono tutti perduti.

Opere dottrinali

Tra di esse possono essere annoverate:

  • De principiis in una traduzione latina di Rufino e nelle citazioni della Philocalia, che potrebbe contenere circa un sesto dell'opera. Il De principiis fu composto ad Alessandria, e sembra, arrivò nelle mani del pubblico prima del suo completamento; l'opera tratta, in successione, nei suoi quattro libri, lasciando spazio a numerose digressioni, di: (a) Dio e la Trinità, (b) il mondo e la sua relazione con Dio, (c) l'uomo ed il libero arbitrio, (d) le Sacre scritture, la loro ispirazione ed interpretazione. Il trattato contiene la teologia "platonica" di Origene, che causò, per la sua arditezza, varie polemiche in ambito greco e latino.
  • Sulla preghiera, un opuscolum giuntoci per intero nella sua forma originale, che fu inviato da Origene al suo amico Ambrogio, che in seguito sarebbe stato imprigionato a causa della Fede.

Opere apologetiche

Tra esse ricordiamo:

  • Contra Celsum. Negli otto libri dell'opera, Origene segue il suo avversario, il filosofo neoplatonico Celso, punto su punto, confutando dettagliatamente in ognuna delle sue affermazioni. È un modello di ragionamento, erudizione ed onesta polemica. L'opera ci permette di ricostruire nel dettaglio il pensiero di quel filosofo pagano. Origene scelse, dunque, un tipo di apologia seriamente costruita, che investiva i vari aspetti del rapporto tra paganesimo e cristianesimo, non escluso quello politico: l'autore affermava quell'autonomia della religione dal potere che sarà poi sviluppata con decisione da Ambrogio da Milano in ambito latino.
  • Esortazione al martirio, un opuscolum giuntoci per intero nella sua forma originale, che fu inviato da Origene al suo amico Ambrogio, che in seguito sarebbe stato imprigionato a causa della Fede.

Opere filologiche

Il merito più importante di Origene fu quello di iniziare lo studio filologico del testo biblico nella scuola di Cesarea. Tale tecnica avrebbe, in seguito, influenzato anche Girolamo.

Il prodotto di tale attività furono gli Exapla, una vera e propria edizione critica della Bibbia redatta per offrire alle varie comunità un testo unitario ed attendibile, con un metodo non dissimile da quello filologico ellenistico (cui si richiamava anche per i segni con cui si indicavano parti notevoli o difficili del testo). Il titolo dell'opera indica le "sei versioni" del testo disposte su sei colonne:

  1. testo ebraico originale;
  2. Testo ebraico traslitterato in greco (per facilitarne la comprensione, visto che l'ebraico non ha vocali almeno fino al VII secolo ed è perciò poco comprensibile);
  3. Traduzione greca di Aquila (età di Publio Elio Traiano Adriano, estremamente fedele all'originale);
  4. Traduzione greca di Simmaco l'Ebionita;
  5. Traduzione dei Settanta;
  6. Traduzione greca di Teodozione.

Nel caso dei Salmi, l'edizione diventava un Oktapla, cioè presentava altre due colonne con altrettante traduzioni supplementari. Vista la mole dell'opera, essa era disponibile in un solo esemplare ed era un lavoro di scuola a cui Origene fece da sovrintendente. Purtroppo di questo lavoro esistono pochissimi frammenti, ma, grazie a scrittori successivi, se ne conosce il piano.

Epistole

Siamo in possesso di sole due lettere di Origene: una indirizzata a Gregorio Taumaturgo sulle Sacre scritture, l'altra a Giulio Africano sulle aggiunte greche al Libro di Daniele. Delle altre lettere origeniane si conservano estratti e citazioni in autori come Eusebio, Girolamo e Rufino, che restituiscono, sia pure parzialmente, le difficili condizioni in cui l'autore si trovava ad operare.

Influenza di Origene

Durante la sua vita, Origene con i suoi scritti, i suoi insegnamenti, ed i rapporti interpersonali esercitò un'enorme influenza. Firmiliano di Cesarea, che si considerava suo discepolo lo fece rimanere con lui per un lungo periodo per trarre profitto dalla sua cultura (Eusebio, Historia ecclesiastica, VI, XXVI; Palladio, Hist. Laus., 147). Alessandro di Gerusalemme, suo allievo alla scuola catechetica era suo fedele ed intimo amico (Eusebio, VI XIV), così come Teotisto di Caesarea in Palestina che lo ordinò (Fozio, Cod. 118). Berillo di Bostra che aveva redento dall'eresia, gli fu profondamente legato (Eusebio, VI, XXXIII; Girolamo, De viris illustribus, LX). Anatolio di Laodicea tessette le sue lodi nel Carmen Paschale (P. G., X 210). Il dotto Giulio Africano lo consultò e se ne conosce la replica di Origene (P. G., XI 41-85). Ippolito di Roma apprezzò grandemente il suo valore (Girolamo, De viris illustribus, LXI). Dionisio di Alessandria, suo alunno e successore alla scuola catechetica, quando divenne patriarca di Alessandria gli dedicò il trattato "Sulla Persecuzione" (Eusebio, VI il XLVI) e, alla notizia della sua morte, scrisse una lettera infarcita dei suoi encomi (Fozio, Cod. 232). Gregorio Taumaturgo, che fu suo allievo per cinque anni a Cesarea, prima di andarsene, gli dedicò un entusiasta panegirico. Non c'è prova che Eracle, suo discepolo, collega, e successore alla scuola catechetica, prima di essere elevato al Patriarcato di Alessandria, vacillasse nella sua amicizia. Il nome di Origene era così stimato che quando si doveva por fine ad uno scisma o sbaragliare un'eresia, veniva fatto appello a lui.

Dopo la morte, la sua reputazione continuò a crescere. Panfilo, martirizzato nel 307, compose, insieme ad Eusebio, una "Apologia di Origene" in sei libri, dei quali, solo il primo è stato conservato in una traduzione latina da Rufino (P. G., XVII 541-616). Origene, a quei tempi, aveva molti altri apologisti i cui nomi ci sono ignoti (Fozio, Cod. 117 e 118). Anche i successivi direttori della scuola catechetica continuarono a seguire le sue orme. Teognosto, nel suo Hypotyposes, secondo Fozio (Cod. 106), lo seguì addirittura troppo da vicino, sebbene la sua opera fosse approvata da Atanasio di Alessandria. Girolamo, addirittura, indicava Pierio col soprannome di Origenes junior (De viris illustribus, LXXVI). Didimo il Cieco compose un'opera per spiegare e giustificare gli insegnamenti contenuti nel De principiis (Girolamo, Adv. Rufin., I, VI). Atanasio non esitava a citarlo con grandi encomi (Epist. IV ad Serapion., 9 e 10) e spiegava che lui doveva essere interpretato non letteralmente (De decretis Nic., 27).

L'ammirazione per il grande alessandrino non fu inferiore fuori dall'Egitto. Gregorio Nazianzeno fece da grancassa per il suo pensiero (Suidas, Lexicon, ed. Bernhardy, II, 1274: Origenes he panton hemon achone): in collaborazione con Basilio Magno, pubblicò, con il titolo di Philocalia, un volume contenente brani selezionati del maestro. Nel suo "Panegirico di San Gregorio Taumaturgo", Gregorio di Nissa chiamava Origene principe della cultura cristiana del III secolo (P. G., XLVI 905). A Cesarea in Palestina l'ammirazione dei dotti per Origene divenne una passione. Panfilo scrisse la sua "Apologia"; Euzoio trascrisse le sue opere su pergamena (Girolamo, De viris illustribus, XCIII); Eusebio le catalogò attentamente e ne fece grande uso. I latini, comunque, non furono meno entusiasti dei greci. Secondo Girolamo, i principali imitatori latini di Origene furono Eusebio di Vercelli, Ilario di Poitiers, Ambrogio da Milano e Vittorino di Pettau (Girolamo, Adv. Rufin., I, II; Ad Augustin. Epist., CXII, 20). Eccetto Rufino che praticamente è solo un traduttore, Girolamo, probabilmente, è lo scrittore latino che deve di più ad Origene. Di fronte alle controversie origeniste lo ammise volentieri e non lo ripudiò mai completamente. Basta leggere i prologhi alle sue traduzioni di Origene (Omelie su San Luca, Libro di Geremia, Libro di Ezechiele ed il Cantico dei Cantici), e le prefazioni ai suoi Commentari (Libro di Michea, Lettera ai Galati e Lettera agli Efesini, ecc.).

Tra queste espressioni di ammirazione e lode, si levarono anche delle voci discordi. Metodio di Olimpo, vescovo e martire (311), compose molte opere contro Origene, fra cui un trattato Sulla Risurrezione, del quale Epifanio riporta un lungo estratto (Haereses, LXVI, XII-LXII). Eustazio di Antiochia, che morì in esilio intorno al 337, criticò il suo allegorismo (P. G., XVIII 613-673). Anche Alessandro di Alessandria, martirizzato nel 311, lo attaccò, se si deve dar credito a Leonzio di Bisanzio ed all'imperatore Giustiniano I. Ma i suoi avversari più accaniti furono gli eretici: Sabelliani, Ariani, Pelagiani, Nestoriani, Apollinaristi.

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POTRESTE AVERE DIECIMILA MAESTRI IN CRISTO, MA NON CERTO MOLTI PADRI, PERCHE' SONO IO CHE VI HO GENERATO IN CRISTO GESU', MEDIANTE IL VANGELO. (1Cor. 4,15 .
 
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