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02/10/2015 19:58
 
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Pubblicata il 30 settembre 2015


dadaab kenya avsi


A più di vent’anni dalla sua fondazione, la scuola nel campo profughi kenyota resta un lusso per uno studente su 10. In particolare rende difficile l’accesso delle bambine all’educazione la mancanza di insegnanti donne. Un corso organizzato da AVSI ne ha formate quasi 200, ma è solo l’inizio.


Khadija Mohamed è fuggita dalla Somalia in guerra nel 1994, per stabilirsi nel campo profughi di Dadaab, il più grande al mondo.Quest’anno, insieme ad altre 186 donne che vivono all’interno del campo ha completato un percorso di formazione per diventare insegnante. Un ruolo sinora riservato prevalentemente agli uomini, con conseguenze negative sull’accesso delle bambine all’educazione.


L’insediamento di Dadaab è nato nel 1992 ed è oggi il più grande campo profughi al mondo. Lo scorso dicembre è stato lanciato un programma delle Nazioni Unite che punta a rimpatriare gran parte dei profughi somali nei prossimi cinque anni. Ancora oggi, però, i rifugiati e i richiedenti asilo sono oltre 333mila, il 96% dei quali di origine somala.
L’educazione a Dadaab continua a essere un lusso per gli oltre 90mila bambini che ci vivono. Secondo Unicef solo due bambini su cinque hanno accesso alle scuole elementari, mentre l’educazione secondaria è garantita a un solo ragazzo ogni dieci. L’assenza di insegnanti qualificati è una delle principali cause della crisi educativa non solo a Dadaab, ma in tutta l’Africa sub-sahariana: secondo l’Unesco l’Africa avrebbe bisogno di 2,4 milioni di nuovi insegnanti entro il 2015 per poter offrire un’istruzione di qualità ai suoi studenti.

«Il mio percorso di formazione è appena iniziato – ha spiegato Khadija al termine del suo corso – Ma spero di poter proseguire con i miei studi. Il mio contributo è fondamentale per lo sviluppo della comunità di Dadaab. Mi sono già iscritta a un nuovo corso per insegnare anche agli adulti: qui sono circa 4mila gli adulti analfabeti, ancora in attesa di ricevere una formazione di base».
Il corso completato da Khadija è il primo pensato per offrire alle donne l’opportunità di intraprendere una carriera da insegnante.
In Africa la maggioranza degli insegnanti è costituita da uomini; le donne rappresentano meno del 40% delle nuove assunzioni.
Questo aspetto crea un problema legato all’educazione femminile: meno insegnanti donne significa meno bambine iscritte a scuola, quindi un’attenzione inferiore verso lo sviluppo e la crescita della figura femminile in contesti in cui ancora la donna fatica a vedersi riconoscere adeguato valore sociale.

Proprio per venire incontro a questo bisogno AVSI ha formato un gruppo di giovani donne somale, emigrate a Dadaab in Kenya, perché possano diventare educatrici e insegnanti.
Un programma nato due anni fa allo scopo di formare le donne all’insegnamento, di renderle coscienti della loro dignità e di prepararle a individuare e affrontare i problemi psicosociali delle loro alunne.

AVSI opera all’interno del campo profughi di Dadaab dal 2009 ed è l’organizzazione leader nella formazione degli insegnanti. Da allora è stata in grado di formare più di 1.250 insegnanti, grazie anche alla stretta collaborazione con il Ministero dell’Educazione keniota, al supporto finanziario dell`Unione Europea e dell’Agenzia per i rifugiati degli Stati Uniti (BPRM).


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