Una serie di membrane, poi, separano l’acqua dolce da quella salata e i raggi ultravioletti la disinfettano. Il rivoluzionario dispositivo, messo a punto dal Mit, può essere utilizzato in svariate condizioni meteorologiche: il prototipo funziona ad energia solare anche quando il tempo è nuvoloso. A differenza dei tradizionali desalinizzatori, infatti, questo sistema è progettato per il “controllo ottimale”: il computer è in grado di agire su alcune variabili, come la potenza della pompa o la posizione delle valvole, per massimizzare la produzione di acqua in risposta ai cambiamenti dell’esposizione solare, della temperatura e della richiesta di acqua.

Il progetto, a basso costo ed ecosostenibile, potrebbe rappresentare un’alternativa interessante e molto vantaggiosa rispetto agli attuali sistemi, tenendo presente che buona parte delle falde acquifere mondiali sono costitue da acqua salata. Questo fenomeno si presenta soprattutto in India, uno degli stati più popolosi al mondo, con molte zone in cui sono presenti raggruppamenti sotterranei di acqua salata non raggiunte dalla corrente elettrica, con l’impossibilità di far funzionare un qualsiasi sistema di desalinizzazione.

Con questo dissalatore fotovoltaico, invece, si potrebbe ovviare a tale problematica, consentendo di soddisfare almeno i bisogni primari della popolazione. Basterebbe un dispositivo a fornire abbastanza acqua potabile per un villaggio dalle 2000 alle 5000 persone, con un notevole risparmio energetico, in quanto verrebbe utilizzata la metà di energia necessaria per un normale impianto. Una scoperta eccezionale questa, calcolando che, in occasione della Giornata Mondiale dell’Acqua, gli esperti lanciarono l’allarme di un rischio acqua entro il 2030.