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Ultimo Aggiornamento: 07/12/2019 11:25
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22/09/2014 08:28
 
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Beirut 12/4/2013visita a famiglia sirana ospitata nel campo profughi palestinese di Chatailla


In un momento storico in cui i conflitti assumono sempre più le sembianze di scontri tra culture e religioni, e in cui il Medio Oriente è diventato teatro di quella che il Papa ha definito “terza guerra mondiale a pezzi”, raccogliamo storie di vita quotidiana, storie di incontri e cambiamenti. Storie in grado di ridarci la speranza di un futuro migliore e finalmente in pace.


Musulmano sciita, cresciuto in una famiglia povera e tra mille difficoltà. Eppure con una personalità spiccata e la determinazione ad andare avanti. Ha conosciuto AVSI da bambino, grazie al SAD. Una volta cresciuto, ha spesso partecipato al lavoro di AVSI come volontario per aiutare i più vulnerabili. Sino a quest’estate, quando è stato assunto per lavorare al fianco dei rifugiati di Marj El Kok, in gran parte di origine sunnita. 


Shehab è un ragazzo libanese poco più che maggiorenne, frequenta l’università e in passato è stato sostenuto da AVSI. Suo padre è un meccanico, senza un posto di lavoro fisso, ma con lavoretti saltuari e precari. Una casa modesta e una vita non sempre facile, comune a molti ragazzi nel Libano del sud.


Faceva parte del programma di sostegno a distanza di AVSI, da bambino, e lo staff in Libano rimase colpito dalla sua personalità sin dal primo incontro, a casa sua, insieme con i suoi genitori. Parlava perfettamente inglese, nonostante la giovane età, era curioso, riempiva gli assistenti sociali di domande e si interessava al loro lavoro.


E’ nato così, quasi per caso, il rapporto che ormai da anni lega AVSI con Shehab, mai più perso di vista da quel giorno. Anzi, una volta cresciuto ha spesso partecipato alle attività dello staff del SAD e quest’anno è stato assunto come operatore per il periodo estivo. Poco prima di iniziare il suo percorso universitario, che ha intrapreso con la promessa di tornare come volontario nel suo tempo libero.


Ha lavorato per tre mesi nel campo di Marj El Kok, per dare un supporto concreto ai tanti profughi che vivono lì. Lui, sciita, al fianco dei più vulnerabili, ma in gran parte sunniti. Un particolare non così scontato in un paese come il Libano, e in un periodo storico come quello attuale, in cui l’odio interreligioso appare sempre più forte e diffuso. La storia di Shehab, invece, ci insegna che il muro delle differenze religiose può essere facilmente abbattuto.


Ho sempre rispettato molto il lavoro di AVSI – ha raccontato Shehab al termine del suo periodo di lavoro in AVSI – Mi affascina per come gli operatori si relazionano con le persone e con i loro bisogni. Quel che più mi ha riempito di gioia, in questi mesi, è stato il sorriso dei bambini ogni volta che il team di educatori arrivava al campo per tenere le lezioni. Mi sento fortunato ad avere cose che altri non hanno e sento che il lavoro al fianco dei rifugiati siriani mi appartiene, perché non dimentico il mio passato di libanese, in fuga fino al 2006“.


 



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