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La BELLEZZA e la DELICATEZZA del MATRIMONIO

Ultimo Aggiornamento: 16/08/2020 16:38
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06/10/2014 20:44
 
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 Perché sposarsi?

Si tratta di una domanda sempre più frequente in una società in cui sono caduti tabù come la convivenza o le nascite fuori dal vincolo coniugale, e in cui quindi il matrimonio non è più una sorta di passo obbligato dal quale in passato erano esclusi solo soggetti emarginati.

Giulia Paola Di Nicola e Attilio Danese cercano di rispondere a questa delicata domanda in “Perché sposarsi? Viaggio tra obblighi, convenienze e scelte liberanti” (San Paolo), che mira a “riuscire a motivare l’importanza del matrimonio” “in senso sincronico e diacronico” “per dare spessore storico-antropologico, dal punto di vista umano, sociale e politico, a questa istituzione altrimenti recepita come imposizione”.

Le nuove generazioni, constatano gli autori, sono più demotivate nei confronti del matrimonio e “non tollerano una difesa dell’istituzione basata soltanto o prevalentemente sulla tradizione o sulla religione. Non sono disposte a sposarsi ad occhi chiusi come un tempo”. “Valutano la convenienza di una simile scelta di vita in relazione al miglioramento della qualità della loro esistenza e cercano di proteggersi dal rischio di peggiorarla o renderla insopportabile con paventati divorzi, separazioni e conflitti, di cui fanno esperienza quotidiana nella produzione letteraria, cinematografica, televisiva e all’interno delle famiglie allargate”.

Troppo spesso si riscontra “una prudente circospezione, che si trasforma in diffidenza e rinuncia al matrimonio sull’onda di una diffusa cultura del sospetto”. Appare “un’impresa” trovare la persona giusta, e si ritiene azzardato contare sulla tenuta della promessa d’amore nel tempo.

Non è facile per i giovani trovare chi li aiuti a “vederci più chiaro”, e del resto “non sarebbe possibile rispondere per procura, caricare sulle spalle degli altri la responsabilità. Ciascuno deve trovare dentro di sé la soluzione confacente e decidersi: sposarsi è giocare la propria vita, suppone una scelta personale, libera e responsabile, di cui ciascuno, in coscienza, si assume oneri e onori”.

In questo contesto, Di Nicola e Danese hanno scelto di trattare il tema declinando dieci ragioni fondamentali che fanno del matrimonio una risorsa indispensabile alla vita umana, anche indipendentemente dalla sua dimensione religiosa e sacramentale.

Non è escluso, osservano, che la crisi contemporanea del matrimonio possa “preparare in futuro coppie di coniugi più mature e motivate rispetto agli sposi 'tradizionali', regolarmente sposati in Comune e in Chiesa, che hanno conservato stabile il matrimonio, ma non di rado a prezzo di micro-violenze e sofferenze soffocate tra le mura domestiche”, così come al contrario non è raro constatare che convivenze giudicate “precarie e immorali” hanno “qualcosa da insegnare sul modo di impostare le relazioni interpersonali, per complicità e rispetto reciproco”.

Tra gli ostacoli che i giovani vedono oggi al matrimonio figurano il lavoro, spesso precario quando non inesistente, la casa, le spese per la festa, il costo di eventuali separazioni, divorzi e annullamenti, le difficoltà soggettive e culturali, la paura dell'altro.

Quanto all'ultimo aspetto, il tasso di incertezza implicito in ogni matrimonio viene moltiplicato da “una cultura individualistica, che esalta la libertà dell’io, facendo credere che è impossibile realizzarsi in due, senza la frustrazione di almeno una delle parti”.

La diffusione di modelli coniugali negativi, di dati sull’aumento di divorzi, separazioni, femminicidi e crisi matrimoniali ormai all’ordine del giorno, anche all’interno delle famiglie più tradizionalmente stabili e cattoliche, non fa che rincarare la dose.

“I mass media, strizzando l’occhio a femministe e maschilisti, esaltano la 'realizzazione dell’io' presentando donne lascive e infedeli, capricciose e dominanti, uomini che credono di poter fare ciò che vogliono con un essere umano, tanto più se è psicologicamente fragile o si prostituisce, aggiudicandosi per giunta il diritto di condannare e punire”.

Di fronte a tutto ciò, scrivono gli autori, “occorrono testimonianze positive, genitori fedeli e mondi vitali in cui ritrovare, vissuti e condivisi, i valori della famiglia per riattivare l’investimento fiduciario”.

“Un cambiamento di vita totale esige la vittoria della speranza nella riuscita del progetto di vita a due, il coraggio di entrambi gli sposi e una matura capacità di decidere sull’impegno da assumere, di prendersi serenamente la responsabilità di spendere la propria vita per qualcuno che si ritiene che meriti. Una forte carica di fiducia e di fede sono premesse fondamentali per poter trasformare la propria identità da single a consorte, ovvero coniuge nel suo senso etimologico (da cum= insieme e dalla radice jug ossia unire, da cui jungo, unisco e jugum, giogo, dunque, in senso figurato, un vincolo matrimoniale). Si tratta di una disposizione esigente a vivere nell’unità con un tu e camminare a due con lo stesso passo, come – figurativamente – nell’immagine di due buoi sotto un unico giogo”.

[Modificato da Credente 06/10/2014 20:47]
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