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La BELLEZZA e la DELICATEZZA del MATRIMONIO

Ultimo Aggiornamento: 16/08/2020 16:38
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13/09/2010 21:20
 
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Casella di testo: La grandezza del Matrimonio

 

La famiglia come «chiesa domestica»: vocazione e missione dei i coniugi.

 

«Per far fede costantemente agli impegni di questa vocazione cristiana si richiede  una virtù fuori dal comune: ed è per questo che i coniugi, resi forti dalla grazia per una vita santa, coltiveranno assiduamente la fermezza dell’amore, la grandezza d’animo, lo spirito di sacrificio e l’interpreteranno con la preghiera». (Gs 49).

 

Gli impegni della famiglia cristiana che richiedono la forza della fede sono descritti dalla Familiaris Consortio:

 

«La famiglia riceve la missione di custodire, rilevare e comunicare l’amore, quale riflesso vivo e reale partecipazione dell’amore di Dio per l’umanità» (FC 17).

 

Possiamo riassumere l’impegno missionario della famiglia come chiesa domestica in 4 compiti:

 

formare una comunità di persone 

servire la vita

partecipare allo sviluppo della società

partecipare alla vita e alla missione della Chiesa.

 

Formare una comunità di persone: nella famiglia deve circolare l’amore vero, l’amore di Dio.

E’ questa la fonte che rende la famiglia aperta alla vita (procreazione), e il luogo in cui non si genera mai volontariamente sofferenza negli altri (abbandono degli anziani).

Le famiglie, in questo compito delicato, hanno bisogno di essere sostenute.

 

«Tutti i membri della famiglia, ognuno secondo il proprio dono, hanno la grazia e la responsabilità di costruire, giorno per giorno, la comunione delle persone, facendo di essa una “scuola di umanità più completa e più ricca”: è quanto avviene con la cura o l’amore verso i piccoli, gli ammalati e gli anziani; col servizio reciproco di tutti i giorni; con la condivisione dei beni, delle gioie e delle sofferenze.

Questa comunione può essere conservata e perfezionata solo con un grande spirito di sacrificio. Esige, infatti, una pronta e generosa disponibilità di tutti e di ciascuno alla comprensione, alla tolleranza, al perdono, alla riconciliazione» (FC 21).

 

La santità coniugale si contraddistingue dal: “essere due in una carne sola” (Gn 2,24) e “mettimi come sigillo sul tuo cuore, come sigillo sul tuo braccio”(Ct 8,6).

E’ l’amore che stabilisce due esseri in unità. Amandosi veramente e sinceramente si impara vivere nella comunione-cooperazione. Si impara a vivere a servizio dell’altro nella fedeltà alla propria vocazione coniugale, donandosi per rendere felice l’altro.


Casella di testo: I voti matrimoniali: castità, povertà obbedienza

 

I consigli evangelici sono indispensabili per vivere il matrimonio cristiano in pienezza, seguendo la chiamata universale alla santità.

 

Castità: ci chiede il retto uso della sessualità

Si distingue dalla verginità (condizione fisica); dal celibato (condizione giuridica).

La castità è una virtù  che aiuta a gestire con verità e amore il proprio corpo e la propria sessualità.

Lo sposo cristiano promette, col sacramento del matrimonio di usare la sessualità secondo il Vangelo.

Il corpo non è l’oggetto dell’egoismo, ma il canale attraverso il quale si stabilisce la relazione con l’altro. La virtù della castità rende la relazione tra coniugi il luogo dell’apertura, del dono disinteressato, rende il loro amore universale.  

Un matrimonio non casto è contraddistinto dal rapporto di due persone che tendono a fruttarsi (in tutti gli ambiti) per interessi personali.

La virtù della castità è un efficace farmaco capace di tenere lontano due mali:

l’atto coniugale compiuto per ricatto o, al contrario, l’astensione da esso per falsi motivi;

la sessualità finalizzata solo all’incontro dei due senza nessuna apertura agli altri.

 

Povertà: retto uso dei beni a disposizione.

L’istinto del possesso (è tutto mio!) porta all’uso e alla gestione arbitraria delle cose e anche del tempo.

La virtù della povertà conduce i coniugi a spogliarsi del possesso delle cose e a condividerle nel matrimonio con il coniuge. Tutti i beni personali, di natura e di grazia, diventano patrimonio della coppia: mi spoglio dei miei beni per condividerlo con l’altro (coniuge), con gli altri (figli).

La virtù della povertà è un rimedio efficace per combattere il consumismo.

L’intesa che si crea tra i coniugi sazia il cuore e rende felice la coppia con poco. E’, infatti, la buona e vera relazione coniugale che riempie di significato l’esistenza.  La virtù della povertà genera una forte libertà interiore.

 

Obbedienza: retto uso della propria capacità di azione, della propria volontà.

I coniugi, nella relazione di coppia, obbediscono a quanto hanno concordato insieme, a quanto hanno costruito insieme. Non è divisione dei ruoli di potere (qui puoi decidere tu, qui decido io), ma fedeltà a tutto ciò che insieme si è scelto perché valutato come il bene più grande per l’intera famiglia .

 

 

Casella di testo: Il Dio geloso: l’amore vero e i falsi amori

 

Capita alle volte di sentire questa domanda da parte di un coniuge. Ma fino a che punto devo amare Dio e fino a che punto il mio coniuge. L’amore alle creature è un ostacolo all’amore per il Creatore?

 

Questa domanda nasconde una serie di altri problemi che possono essere riassunti in tre direttive:

credere che Dio si dispiace perché un  coniuge ama molto il coniuge e i figli;

utilizzare inconsapevolmente il pretesto di  dover amore Dio al di sopra del mio coniuge e dei miei figli come una fuga dai doveri verso la famiglia;

estrapolare dalla Sacra Scrittura alcune frasi (per esempio la dottrina di San Paolo sul sacramento del matrimonio), che giustificano atteggiamenti incoerenti di un coniuge a scapito della comunione e dell’unità familiare.

 

Non dobbiamo antropologizzare la pedagogia educativa di Dio. Dio non è geloso dell’amore che intercorre tra due persone unite dal sacro vincolo del matrimonio. Dio è geloso degli idoli che ci creiamo, dei falsi amori che inseguiamo come le mode sbagliate, il denaro, il successo, gli affetti disordinati.

Le  persone sedotte da questi falsi idoli finiscono per rovinare la propria vita.

Chi ama veramente la propria famiglia e dona interamente se stesso per essa è perché ama veramente e profondamente Dio. E di questo Dio non è certamente geloso.

 

Casella di testo:  Santuario domestico della Chiesa

 

 

La famiglia è il luogo sacro della presenza dell’amore di Dio.

 

 «E’ questo il compito sacerdotale che la famiglia cristiana può e deve esercitare in intima comunione con tutta la Chiesa, attraverso le realtà quotidiane della vita coniugale e familiare: in tal modo la famiglia cristiana è chiamata a santificarsi e a santificare la comunità ecclesiale e il mondo» (FC 55).

 

Il sacerdote cristiano offre se stesso ad imitazione di Gesù, offre il proprio impegno e sacrificio per costruire l’amore e vincere l’egoismo, offre la sua giornata e la sua fatica, offre la propria gioia e il proprio dolore.

 

«Nella famiglia, come nella liturgia, si compie l’offerta della propria esistenza» (FC 56).

 

La famiglia offre al Signore il sacrificio della propria esistenza come famiglia.

Che cos’è un sacrificio? E’ un atto di culto con il quale rendiamo lode a Dio. E’ una lode che si esercita con la bocca, ma che soprattutto si realizza con la vita.

 

«Tutte le loro opere, la preghiera e le iniziative apostoliche, la vita coniugale e familiare, il lavoro giornaliero, il sollievo spirituale e corporale, se sono compiute nello Spirito, e persino le molestie della vita, se sono sopportate con pazienza, diventano spirituali sacrifici graditi a Dio per Gesù, i quali nella celebrazione Eucaristica sono piissimamente offerti al Padre insieme all’offerta del corpo del Signore, così i laici in quanto adoratori dovunque santamente operanti, consacrano a Dio il mondo stesso». (LG 34).

 

Al laico è chiesto di far si  che la sua giornata diventi preghiera. Così la casa diventa chiesa domestica, santuario della presenza di Dio amare
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