Nuova Discussione
Rispondi
 
Pagina precedente | 1 2 | Pagina successiva

COMMENTO AL VANGELO DI GIOVANNI

Ultimo Aggiornamento: 04/06/2019 15:05
Autore
Stampa | Notifica email    
09/01/2012 21:42
 
Email
 
Scheda Utente
 
Modifica
 
Cancella
 
Quota

SECONDA CONCLUSIONE (21,26-25)

Questo è il discepolo che rende testimonianza su questi fatti e li ha scritti; e noi sappiamo che la sua testimonianza è vera.

Chi ha scritto il quarto vangelo è il discepolo che Gesù amava. Egli ha scritto perché è stato testimone oculare degli eventi narrati. La sua è pertanto testimonianza, attestazione di una verità storica, che lui ha vissuto e della quale egli era parte attiva, poiché profondamente immerso in essa.

Poiché parte di questa storia, la sua attestazione è vera. È vera perché nasce dal suo desiderio di verità, è vera perché tutta fondata sull’amore che lui ha per Gesù e chi ama non può che dire il vero. Dice il falso solo chi non ama. L’amore non inventa, l’amore è pura testimonianza.

Vi sono ancora molte altre cose compiute da Gesù, che, se fossero scritte una per una penso che il mondo stesso non basterebbe a contenere i libri che si dovrebbero scrivere.

Ma non tutto quello che Gesù ha fatto, insegnato, detto è stato scritto in questo libro.

Questo libro è Vangelo, testimonianza della verità e qui vengono riportate tutte le cose che servono al convincimento dell’uomo per la verità di Gesù. Una volta che la verità è stata tutta ricomposta in ogni sua parte, tutto il resto che Gesù ha fatto non serviva per la verità.

Anzi sarebbe stato dannoso alla stessa verità. Infatti una infinità di uomini e di donne erano venuti a contatto con lui; ad ognuno egli dava l’insegnamento e l’attestazione della verità, singolarmente, personalmente. Tante cose sono similari, uguali, utili per la persona, non necessarie per la testimonianza finale, per questo non sono state scritte.

Inoltre, se avesse voluto scrivere tutte le cose che Gesù ha fatto, tutte le parole dette, ci sarebbero voluti tre anni interi di storia e questo sarebbe stato impossibile a causa della grande mole di lavoro prima di tutto, poi perché sicuramente avrebbe distratto dalla verità, la quale deve essere presentata nella sua completezza ma anche nella sua più grande semplicità.

Per l’uno e per l’altro motivo il discepolo che Gesù amava ha pensato bene, sotto la guida dello Spirito Santo, di presentare una testimonianza completa, essenziale, piena, ma anche semplice e lineare, fondata sui grandi temi della verità sul Padre che invia il Figlio e sulla persona del Figlio inviato dal Padre e sull’opera da lui svolta in obbedienza al Padre, per la manifestazione della sua gloria, per il trionfo del suo amore.

Anche questo è Vangelo. Il discepolo che Gesù amava ci insegna così che c’è un modo di attestare la verità che deve essere sempre operato nella sua essenzialità, ma soprattutto in quella semplicità che mai svii dalla verità, mai allontani da essa, anzi deve essere proprio questa semplicità a far ricercare la verità in essa contenuta con quell’amore e con quel desiderio di conoscenza che porta un uomo alla vera libertà. Conoscerete la verità, la verità vi farà liberi.

Questo è il suo intendimento, questa la sua testimonianza, questa la sua verità, questa la nostra fede, il nostro amore, la nostra sequela di Gesù. Questo anche il nostro stile perenne di presentare la nostra testimonianza a quanti hanno bisogno di essa per entrare in comunione con Gesù.

Il vangelo che il discepolo di Gesù attesta è il suo incontro con Gesù, la sua vita con lui, la comunione di spirito con il Maestro. Anche questo è Vangelo. Quando si dona la testimonianza del proprio incontro con Gesù e dell’amore che egli ha infuso nei nostri cuori e che è diventato la nostra vita, il nostro essere, il nostro spirito, la nostra anima, il nostro ricordo di Gesù è costituito, perfetto. Nulla manca. Nulla deve essere aggiunto.

Nel seno del Padre

Vado a pescare. Pietro è ritornato in Galilea, esprime il desiderio di andare a pescare. Altri lo seguono. Lavorano tutta la notte, ma senza prendere nulla. Giovanni inizia così l’ultimo capitolo del suo Vangelo. Vuole che tutti i futuri discepoli del Signore, coloro che domani dovranno pescare gli uomini nella rete del cielo si convincano che senza la fede nella Parola di Gesù niente si prende. La fede è la via del regno, per essa i pesci vengono attratti nella rete e portati a Gesù. La fede è solo nella Parola di Gesù; chi va a pescare non può andare per un moto spontaneo, come se fosse una sua iniziativa, una sua volontà, una spinta del suo cuore. Egli dovrà andare a pescare perché Gesù glielo ha comandato, e deve farlo solo ed esclusivamente sulla sua Parola. Senza queste due condizioni, la rete resta vuota ed anche il cielo.
Dalla parte destra. La grande quantità di pesci. Quando invece si ascolta la Parola di Gesù e la si vive interamente, senza dubitare di essa, allora il miracolo si compie, la rete si riempie, le anime si convertono e ritornano a Gesù. Questo deve essere per tutti noi un segno. Quando c’è il vuoto attorno ad un’azione pastorale, la nostra coscienza deve esaminarsi in profondità; se riuscirà a fare questo, se non attribuirà la responsabilità ai pesci che non vengono, potrà constatare con umiltà che la sua rete resta vuota a causa della non osservanza della Parola di Gesù. Non è ciò che l’uomo fa, il lavoro faticoso che svolge la via della conversione dei cuori; i cuori si convertono solo se l’operaio, il pescatore è obbediente al suo Maestro e Signore, compie in tutto ciò che gli è stato comandato di fare.
Pasci i miei agnelli. Pietro deve pascere gli agnelli del Signore. Questa è la sua missione. Egli per poter compiere quanto il Signore gli chiede, deve sempre ricordarsi che gli agnelli non sono suoi, sono del Signore; a lui sono stati affidati perché lui li custodisca, li governi, li pasca, li conduca e li introduca nella verità, indichi sempre la via della vita eterna, perché essi possano raggiungerla. Compirà questo suo ministero se amerà assai il Signore, se per lui sarà disposto a dare la vita, a metterla tutta intera a servizio della salvezza. Per questo egli deve amare Gesù più degli altri. Più alto è il ministero, più grande dovrà essere l’amore. Più grande è l’amore e più possibilità si hanno di pascere secondo giustizia e verità gli agnelli del Signore Gesù.
Pasci le mie pecorelle. Non solo gli agnelli deve pascere Pietro, ma anche le pecorelle di Gesù; pecore ed agnelli indicano tutto il gregge, nessuno escluso; tutto il gregge del Signore è affidato alle cure di Pietro. Questo non significa che dovrà farlo da solo; assieme a lui ci saranno gli altri undici, ci sarà tutto il collegio degli Apostoli, ma sarà sua la preoccupazione suprema, sarà sempre lui a vigilare, a porre ogni attenzione che tutto il gregge di Gesù rimanga nella verità, si nutra di grazia, si alimenti di quella speranza eterna che è sguardo sempre rivolto al cielo. Nella storia della Chiesa diverse sono state le forme e le modalità di questo compito che il Signore ha affidato a Pietro, ma sempre è stato Pietro l’ultimo baluardo della verità di Gesù, l’ultima roccaforte del suo amore. Quando l’amore di Pietro splende, tutta la Chiesa sorride, perché in lui vede il suo Maestro ed il suo Signore nel nome del quale egli la pasce e la conduce.
Dove tu non vuoi. Se Pietro deve pascere agnelli e pecore di Gesù, egli, al pari di Gesù, deve consegnare loro la sua vita; deve offrirla perché loro possano essere custoditi nella verità. Seguire il Maestro è questa vocazione ad andare fino in fondo nell’amore. Chi ha una responsabilità in ordine alle pecore e agli agnelli del Signore, chi è investito di un ministero di salvezza, deve fare in tutto come il suo Maestro, deve cioè offrire a Dio interamente tutta la sua vita, perché solo dal dono della sua vita nasce e si incrementa l’amore di salvezza e di conversione nel mondo. Per questo si dovrà sempre chiedere la grazia al Signore che conceda questo amore di annientamento, di kenosi, di annichilimento in favore degli altri, per la salvezza degli altri. Questa è la grazia di ogni grazia e chi la ottiene da Dio porterà sicuramente tante anime nel cielo.
Seguimi. Ora che Pietro sa a che cosa il Signore lo chiama, ora che ha appreso dal Signore come si custodisce il gregge e quali energie spendere per esso, Gesù inviata Pietro a seguirlo. Dove? Sulla via della missione, sulla via della croce, sulla via del martirio. Ora che gli Apostoli hanno conosciuto la sorte riservata al Maestro, sanno da che cosa sono attesi e quindi se vogliono seguire il Maestro devono disporre il loro cuore, la loro mente, la loro intelligenza, la loro anima perché sempre e comunque la loro sia offerta di vita per pascere agnelli e pecore di Gesù. L’offerta della vita è la vocazione di ogni seguace di Gesù; Pietro ora lo sa e può rispondere il suo sì al Signore.
E di lui? Ma Pietro dovrà sempre ricordarsi che ognuno, anche se è chiamato a dare la vita per il Signore, sarà sempre immesso in un cammino particolare, proprio, personale, tutto suo. Nessun cammino è uguale ad un altro, nessuna via è percorribile se non dalla persona che vi si trova sopra. Tutti gli altri dovranno percorrere ognuno la sua via che è specifica, sia per quanto riguarda la missione, sia per quanto concerne le cose da svolgere, sia per tutto ciò che attiene alle persone da salvare e da condurre nel regno dei cieli. Modalità, tempi, luoghi, incontri, forme di vita, difficoltà, sofferenze, persecuzioni, non sono per tutti uguali, ognuno ha le sue vie e le sue forme. Questo dovrà essere sempre tenuto in considerazione, altrimenti c’è il rischio del turbamento del cuore, c’è quella tentazione che potrebbe indurre uno a pensare che una via sia migliore o più efficace dell’altra. La via è efficace se è stracolma di amore. È l’amore che rende vera la via e la rende fruttuosa; il resto è solo modalità, forme che appartengono alla persona singola. Questo ci eviterà di fare paragoni, confronti, di cadere nell’invidia, nella gelosia, ed in ogni altro pensiero che ci conduce fuori della nostra via, che è poi la sola possibile, l’unica sulla quale poter aggiungere la santità personale e l’efficacia nel ministero.
Parte della storia: la testimonianza. Quando si entra in questa sequela perfetta di Gesù ed in Gesù si diventa parte della sua storia, componente essenziale del suo esistere e del suo operare, si diviene anche testimoni suoi nel mondo. Solo chi è parte della storia di Gesù, che è storia di passione, di croce e di morte nella sofferenza, costui diviene il testimone del risorto, potrà parlare al mondo ed annunziare le grandi opere di Gesù che ci ha fatto divenire una cosa sola in lui, mistero del suo mistero. L’altro vede il mistero che ci avvolge e sarà conquistato da esso, attratto in un movimento di missione, di conversione, di salvezza. Questa è l’unica via per poter oggi e sempre evangelizzare il mondo: divenire con Gesù mistero del suo mistero, vita della sua vita, morte della sua morte, risurrezione della sua risurrezione. Ma divenendo un solo mistero con lui, lo si diviene anche con il Padre e con lo Spirito Santo, lo si diviene con la Madre di Gesù e con la sua Chiesa; si diviene missione della missione di Gesù, testimoni nel mondo del suo amore e della sua verità.
Amministra Discussione: | Chiudi | Sposta | Cancella | Modifica | Notifica email Pagina precedente | 1 2 | Pagina successiva
Nuova Discussione
Rispondi
Filippo corse innanzi e, udito che leggeva il profeta Isaia, gli disse: «Capisci quello che stai leggendo?». Quegli rispose: «E come lo potrei, se nessuno mi istruisce?». At 8,30
 
*****************************************
Feed | Forum | Album | Utenti | Cerca | Login | Registrati | Amministra | Regolamento | Privacy
Tutti gli orari sono GMT+01:00. Adesso sono le 10:52. Versione: Stampabile | Mobile - © 2000-2024 www.freeforumzone.com