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LA TELEOLOGIA e il DISEGNO INTELLIGENTE (ID)

Ultimo Aggiornamento: 06/08/2018 19:21
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20/04/2010 08:28
 
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Movimento del disegno intelligente [modifica]

Il movimento per il disegno intelligente è una campagna organizzata per promuovere le argomentazioni del disegno intelligente in ambito pubblico, principalmente negli USA. Il movimento sostiene che il disegno intelligente svela i limiti metodologici dell'approccio scientifico e della secolare filosofia del naturalismo. In particolare, i suoi appartenenti sostengono che la scienza, facendo affidamento sul naturalismo, richiede l'adozione di una filosofia naturalistica che, ipotizzando il mondo naturale come un sistema chiuso retto da leggi naturali interne immutabili e immodificabili dall'esterno, rifiuta a priori, e come metodo, ogni spiegazione che contenga una causa interna o esterna sovrannaturale o teleologica. Il punto di partenza è quindi una visione non strettamente naturalistica della scienza e che in questa visione il disegno intelligente sarebbe in grado di far entrare a pieno titolo il teismo e l'intervento diretto di Dio nella creazione del mondo tra gli argomenti pienamente compatibili con la scienza, e questo perché, contrariamente al Creazionismo scientifico non richiede né utilizza nei suoi argomenti argomenti a supporto diretto della natura di una divinità. Alla luce di due visioni metafisiche così distanti, il dibattito sul disegno intelligente non poteva da entrambe le parti limitato all'ambito puramente scientifico. Si spiegano così le dichiarazioni di Phillip E. Johnson, considerato il padre del "movimento per il disegno intelligente":

  • "La nostra strategia è stata quella di cambiare un po' l'argomento in modo da poter portare la questione del disegno intelligente, che in realtà significa l'esistenza di Dio, davanti al mondo accademico e nelle scuole."[78]
  • "Questo non è esattamente, e non è mai stato, un dibattito sulla scienza. Riguarda la religione e la filosofia."[79]
  • "Quindi il punto è: "Come vincere?" Questo è il momento in cui ho iniziato a sviluppare ciò che ora vedete completamente dispiegato nella strategia del cuneo: "Attieniti alla cosa più importante" —il meccanismo e l'accumulo dell'informazione. Tieni la Bibbia e la Genesi fuori dal dibattito perché non vuoi sollevare la questione della cosiddetta dicotomia Bibbia/scienza. Formula le argomentazioni in modo tale che possano essere ascoltate nel mondo accademico secolare e in un modo che tenda ad unificare il dissenso religioso. Questo significa concentrarsi su, "Hai bisogno di un Creatore per avere la creazione, o la natura può farla da se?" e rifiutarsi di farsi deviare su altre questioni, cosa che la gente cerca sempre di fare."[80]


Il principio antropico

vuole sottolineare che noi viviamo in un universo che di fatto permette l'esistenza della vita come noi la conosciamo. Ad esempio se una o più delle costanti fisiche fondamentali avessero avuto un valore differente alla nascita dell'universo, allora non si sarebbero formate le stelle, né le galassie, né i pianeti e la vita come la conosciamo non sarebbe stata possibile. Di conseguenza nel formulare teorie scientifiche bisogna porre attenzione a che siano compatibili con la nostra esistenza attuale. Il principio, semplice in sé, ma non banale, è stato variamente interpretato, sino a venir impiegato per giustificare visioni di opposto significato. Sono stati scritti diversi elaborati che sostengono che il principio antropico potrebbe spiegare costanti fisiche quali la costante di struttura fine, il numero di dimensioni dell'universo, e la costante cosmologica. In sé il principio, nella sua formulazione debole, non spiega, ma restringe il campo delle possibili teorie e ne giustifica alcune.

Il principio enunciato da Carter è:

  • Principio antropico debole: "dobbiamo tenere presente il fatto che la nostra posizione [nello spazio e nel tempo] è necessariamente privilegiata, in quanto compatibile con la nostra esistenza di osservatori."
  • Principio antropico forte: "l'universo (e di conseguenza i parametri fondamentali che lo caratterizzano) dev'essere tale da permettere la creazione di osservatori all'interno di esso ad un dato stadio [della sua esistenza]."

John D. Barrow e Frank Tipler enunciano invece tre versioni del principio antropico, con qualche differenza rispetto a quelle di Carter:

  • Principio antropico debole: "I valori osservati di tutte le quantità fisiche e cosmologiche non sono equamente probabili ma assumono valori limitati dal prerequisito che esistono luoghi dove la vita basata sul carbonio può evolvere e dal prerequisito che l'universo sia abbastanza vecchio da aver già permesso ciò."
  • Principio antropico forte: "L'universo deve avere quelle proprietà che permettono alla vita di svilupparsi al suo interno ad un certo punto della sua storia."
  • Principio antropico ultimo: "Deve necessariamente svilupparsi una elaborazione intelligente dell'informazione nell'universo, e una volta apparsa, questa non si estinguerà mai."

Carter enunciò solo la forma forte e quella debole. Barrow e Tipler derivano il principio antropico ultimo da quello forte, considerando che non ha senso che un universo che ha la capacità di sviluppare la vita intelligente non duri a sufficienza per svilupparla.

 

Nel 1986 venne pubblicato il libro The Anthropic Cosmological Principle (il principio antropico cosmologico) di John D. Barrow e Frank J. Tipler: si tratta del più esteso lavoro sul principio antropico e sulle sue implicazioni nelle varie scienze. In questo libro Barrow, un cosmologo dell'università di Cambridge, e Tipler, un fisico matematico dell'università di New Orleans, discussero il cosiddetto "principio antropico", allo scopo di enunciare le coincidenze apparentemente incredibili che permettono l'esistenza del nostro universo e della vita intelligente, nella fattispecie l'umanità, all'interno di esso. Infatti, sottolineano Barrow e Tipler, tutte le caratteristiche dell'universo in cui viviamo dipendono dai valori di un insieme di costanti cosmologiche fondamentali, che allo stato attuale di conoscenza sono fra loro indipendenti. Siccome non tanto lo sviluppo di vita intelligente, ma la stessa esistenza dell'universo dipende da variazioni infinitesime di questi valori, concludono Barrow e Tipler, non si può studiare la struttura attuale dell'universo senza tenere in conto le esigenze fisiche alla base della nostra esistenza.

Benché Barrow e Tipler sottolineino che il loro compito è semplicemente di esporre le teorie, e non crederci, nel testo spingono il lettore verso una visione assai diversa da quella di Carter.

Brandon Carter presentò le sue idee sul principio antropico in una pubblicazione del 1974 dell'Unione Astronomica Internazionale. Successivamente, nel 1983, sostenne che, nella sua forma originale, il principio intendeva solamente mettere in guardia astrofisici e cosmologi dei possibili errori nell'interpretazione dei dati astronomici e cosmologici se i vincoli biologici dell'osservatore venivano presi in considerazione. Nel 1983 incluse anche l'avvertimento che era vero anche il contrario per i biologi evoluzionisti; Carter sostenne che nell'interpretare il percorso evoluzionistico, si dovevano tenere in conto i vincoli astrofisici del processo. Lavorando tenendo questo a mente, Carter concluse che la catena evoluzionistica poteva comprendere solo uno o due concatenamenti improbabili, dato il lasso di tempo disponibile. Successivamente Antonio Feoli e Salvatore Rampone ("Is the Strong Anthropic Principle Too Weak?", 1999) argomentarono che la dimensione stimata dell'universo, e il numero di pianeti in esso, permettono di fissare un limite superiore, indicando che non vi è alcuna prova di un progetto intelligente nell'evoluzione.

[Modificato da Credente 20/04/2010 14:53]
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