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COME FAR TESORO DEI PROPRI SBAGLI

Ultimo Aggiornamento: 10/08/2013 18:16
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10/08/2013 14:07
 
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4. - Soave industria di Dio per separare il peccato dal peccatore, risparmiando questo e annientando quello.

La santità infinita di Dio si unisce alla sua Bontà e perseguita il peccato coll'odio e, più ancora, il peccatore colla misericordia. “Dio, dice il P. Segneri, aborrisce tanto il peccato, che per toglierlo dai cuori umani non solo si è umiliato sino alla morte quando era in carne mortale, ma anche ora, glorioso in Cielo, si umilia fino a farsi supplichevole per noi. Laboravi rogans (Ger 15, 16). Ma considerate a qual fine. Osservaste mai un cacciatore nell'atto di voler ferire una fiera? Vedete come si muove pian piano, come tace, come si abbassa talora e si impicciolisce fino a terra: e perché? perché vuole ammazzare la fiera. Ebbene, ecco dove mirano tante umiliazioni del Signore, tanta pazienza, tanta placidità, tanto silenzio nelle nostre trasgressioni: tutto è per trafiggere con mortal colpo il peccato, e distruggerlo totalmente.
Se il Signore precipitasse subito nell'Inferno ogni peccatore, il colpevole resterebbe sempre castigato, non c'è dubbio, ma non si distruggerebbe giammai la colpa: anzi la colpa prenderebbe nuova lena dal suo castigo, e diverrebbe perpetua. Ora, perché l'odio del Signore va direttamente contro la colpa e, solo a cagione di essa, indirettamente contro 'il colpevole, per questo usa tante arti, tante amorevolezze e tante varie maniere di umiliazione, affinché di separare il peccato dai peccatori, e distruggere quello salvando questi.
Tale è il motivo della Bontà divina nell'aspettarci a penitenza, nell'invitarci, nell'accoglierci; e perciò Davide che bene conosceva tale disposizione di Dio se ne valeva a meraviglia con dirgli: Tu propitiaberis peccato meo; multum est enim: Signore, la Vostra Bontà si moverà pure questa volta alla remissione del mio fallo, poiché esso è grande. Chi non intende il calcolo divino crederà che il profeta avrebbe dovuto chiamare grande la misericordia di Dio, e non la propria mancanza; anzi che avrebbe dovuto scusarla come commessa inconsideratamente, improvvisamente e per un assalto gagliardo della tentazione; e per questa via chiederne e conseguirne più facilmente il perdono. Ma Davide l'intendeva meglio di noi. Sapeva egli che la grandezza del peccato è motivo alla divina Bontà di sterminarlo più facilmente, e perciò si rivolgeva alla medesima Bontà e le diceva: Grande è il mio peccato: Multum est enim, per muoverlo a volerglielo svellere affatto dall'anima. Così il contadino, a cui un cinghiale abbia rovinato la vigna, descrive a orribili colori la ferocia e la forza di questo animale, affinché il cacciatore, più si animi a dargli morte. Tu propitiaberis peccato meo: multum est enim” (4).
E se già Davide usava questo linguaggio col Dio degli eserciti, con qual raddoppiata fiducia non potremo usarlo noi col Verbo Incarnato, per la salvezza dei peccatori? Con Colui che ha voluto assumere la nostra natura ut misericors fieret (5), precisamente per dare una più larga estensione, una più generosa espansione alla sua misericordia? Bossuet non esitava a dire: “Sebbene Gesù Cristo, come Figlio di Dio e santità per essenza, si compiaccia di vedere ai suoi piedi un peccatore che torna sulla buona strada, ama tuttavia di più l'innocente che non si è mai smarrito... Quando però si fece nostro Salvatore, prese altri sentimenti per amor nostro. Sì, questo Dio dà preferenze agli innocenti; ma, rallegratevi o cristiani, perché questo Salvatore è venuto a cercare i colpevoli; Egli non vive che per i peccatori, poiché fu mandato appunto per essi” (6).
“La sua vocazione è di essere Salvatore” riprende S. Francesco di Sales (7). “Egli è il Dio dei miserabili (8), continua la veneranda Madre Chappuis. Ogni volta che gli offriamo una colpa da riparare, noi gli ridoniamo il titolo di Salvatore”.
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Questa è la vita: che conoscano Te, solo vero Dio, e Colui che hai mandato, Gesù Cristo. Gv.17,3
 
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