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COME FAR TESORO DEI PROPRI SBAGLI

Ultimo Aggiornamento: 10/08/2013 18:16
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10/08/2013 14:04
 
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9. - Come anche i superiori possono trarre profitto dalle umiliazioni.

Negli altri casi, il Santo vuole che, per quanto permette la carità e il dovere del buon esempio, non ci priviamo del beneficio dell'abiezione esterna. “Riguardo ai difetti, vorrei che non ci preoccupassimo tanto di coprirli, giacché non diventano più piccoli per il solo fatto che non si lasciano vedere. Né per questo le consorelle crederebbero che non ne avete, ma in più, i vostri difetti, si farebbero più dannosi che se fossero manifesti e recassero confusione, come capita in coloro che son più facili a lasciarli apparire all'esterno. Non dobbiamo quindi restar perplessi né scoraggiarci se commettiamo mancanze in presenza delle consorelle, ma dobbiamo essere contenti di vederci riconosciute per quel che siamo” (18).
Anche a chi è costituito in autorità e che per conseguenza sembra più tenuto a salvaguardare la propria riputazione di fronte agli inferiori, S. Francesco di Sales consiglia, con le debite riserve, ad accoglier con gioia l'abiezione, ovunque la trovino: “Mi chiedete se la Superiora o la Direttrice non debba mostrarsi scontenta, quando le suore vedono i suoi difetti, e che cosa deve dire se una sua figlia si accusa candidamente di qualche pensiero o sospetto avuto a suo riguardo, ad esempio d’ aver pensato che la Superiora abbia fatto una correzione perché spinta dalla passione.
“In tal caso io dico che essa deve umiliarsi e cercare l'abiezione. Ma se la suora si mostrasse turbata nel dir la cosa, essa svierà il discorso senza farsene avvedere, ma conserverà in cuore l'umiliazione ricevuta. Bisogna guardarsi bene dai pretesti dell'amor proprio, il quale vorrebbe farci perdere tante belle occasioni di constatare le nostre imperfezioni e umiliarcene. Perciò, sebbene esternamente non si faccia nessun atto di umiltà, per timore di turbare maggiormente quella povera suora, si faccia però nell'intimo del cuore. Se invece la suora si mostrasse franca e tranquilla nell'accusarsi, la Superiora confessi schiettamente d'aver sbagliato, se è vero; se invece il giudizio è falso, lo dica con umiltà e abbracci ugualmente l'umiliazione che le viene nel vedersi giudicata male.
“L'amore alla nostra abiezione non deve mai allontanarsi dal cuore, perché ne avremo sempre bisogno, anche se fossimo molto avanti nella perfezione, tanto più che le nostre passioni si ridestano talvolta dopo molti anni di vita religiosa e dopo aver fatto molto progresso nella virtù.
“Né le suore però devono stupirsi dei difetti della Superiora, dal momento che lo stesso S. Pietro, Capo della Chiesa e di tutti i cristiani, commise degli sbagli, e, come ci attesta S. Paolo (19), dovette essere corretto. Allo stesso modo la Superiora non deve meravigliarsi che i suoi difetti siano notati dagli altri, ma deve comportarsi con quell'umiltà e dolcezza con cui S. Pietro ricevette la correzione da S. Paolo, nonostante che gli fosse superiore. Io non so se ammirare più la fermezza e il coraggio di S. Paolo nel riprendere S. Pietro, oppure l'umiltà con cui S. Pietro si sottomise alla correzione, su una cosa che a lui era sembrata buona e che aveva fatto con retta intenzione” (20).
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Questa è la vita: che conoscano Te, solo vero Dio, e Colui che hai mandato, Gesù Cristo. Gv.17,3
 
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