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10/08/2013 14:02 | |
3. - L'amore all'umiliazione ci ravvicina al Verbo Incarnato.
Ma non è solo per “l'amore della verità”, continua il santo Vescovo di Ginevra, che l'umiltà cristiana ispira la “gioia di essere dei nulla e d'essere stimati per tali” (8); ma è soprattutto in ossequio “alle umiliazioni del Verbo Incarnato”. Quest'Agnello divino, rivestendo la sua adorabile innocenza con la veste del peccato, si è degnato di accettare, della nostra umanità decaduta, tutto quello che non è peccato in se stesso (9). Il Vangelo dice le profonde umiliazioni alle quali si è volontariamente abbassato e gli obbrobri di cui ha voluto saziarsi; ma non basterebbero dei secoli di meditazione a farci comprendere la sete di umiliazione che divora il suo Cuore divino e che lo spingeva gioioso, incontro alle più atroci ignominie, come ad un convito sontuosamente imbandito per lui, nella sua qualità di “condottiero dei peccatori”. Ora, l'anima veramente cristiana sente il bisogno di prender posto a questo banchetto di obbrobri, accanto al suo Amato. Essa, colpevole, non può capacitarsi di lasciar lui, innocente, ad abbeverarsi da solo alla coppa delle umiliazioni, ma ne vuole la sua parte; e la fortuna di posar le labbra ove il suo Dio e Salvatore ha posato le sue, trasforma in deliziosa bevanda anche il fiele più amaro.
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