Nuova Discussione
Rispondi
 

COME FAR TESORO DEI PROPRI SBAGLI

Ultimo Aggiornamento: 10/08/2013 18:16
Autore
Stampa | Notifica email    
10/08/2013 14:01
 
Email
 
Scheda Utente
 
Modifica
 
Cancella
 
Quota

CAPO II

 

 

UTILIZZARE LE PROPRIE

COLPE PER AMARE L'ABIEZIONE

 

 

1. - Il poter conoscere e amare la propria abiezione è una grazia grande

 

“Il più alto grado di umiltà, dice S. Francesco di Sales, consiste non solo nel riconoscere volontariamente la propria abiezione, ma nell'amarla e compiacersene; e questo non già per mancanza di coraggio e di generosità, ma per maggiormente esaltare la divina Maestà e per stimare di più il prossimo che noi stessi” (1).

“L'umiltà, dice a sua volta S. Maria Maddalena de' Pazzi, non è altro che l'abituale riconoscimento del nostro nulla, la gioia continuata anche in mezzo a tutto ciò che ci procura disprezzo”. Ora le colpe possono e devono elevarci precisamente a questo “alto grado”: la luce che esse gettano sulla nostra abiezione, non solo ce la deve far riconoscere, ma anche amare. “Tutti, dice il nostro amabile Dottore, andiamo soggetti a mancanze di ogni sorta, e non dobbiam quindi meravigliarci ogni volta che ne incontriamo qualcuna; perché, se anche riusciamo a passare qualche tempo senza commetterne, seguirà poi subito un altro periodo in cui cadremo sovente, e anche in imperfezioni gravi. Allora è il tempo di approfittare dell'umiliazione che ce ne viene” (2).

“Se fosse possibile piacere a Dio tanto coll'essere perfetti che coll'essere imperfetti, dovremmo desiderare piuttosto di essere imperfetti, a fine di coltivare con questo mezzo la santissima umiltà” (3).

Il riconoscere la propria abiezione e trarne motivo di contentezza, dice un illustre autore già citato, è una delle più grandi misericordie concesse da Dio; perché ci permette di ricavare la salvezza dalla stessa nostra perdizione, allo stesso modo che Egli sa ricavare la sua gloria dalle nostre offese. In questa luce, l'anima accetta volontariamente di assidersi sullo strame delle proprie miserie, circondata e ornata dall'umiliazione delle sue colpe, come Giobbe era circondato di dolori; e vedendosi colma di miserie e di abiezione, se ne compiace, perché con esse può onorare e magnificare la divina Bontà. Mentre da una parte l'anima è miserabile a causa della sua caduta, dall'altra può ricavare dall'abiezione che ne prova un tesoro che l'arricchisce. Ma purtroppo questa è una fortuna che rimane nascosta alla maggior parte degli uomini, poiché non la conoscono. Sono poveri e hanno un tesoro nella stessa loro povertà; ma non lo posseggono, unicamente perché non lo san cercare” (4).

Ecco come apprezzava questo tesoro una distinta Religiosa della Visitazione: “Le colpe formano una grande parte della nostra ricchezza per l'eternità, e l'amore all'abiezione che da esse ricaviamo è come la trama di tale ricchezza. Se si tesse senza trama si han presto dei buchi; così se uno, invece di amar l'abiezione, si turba e si agita, finisce con dar retta al demonio. Le colpe sono tanto utili che il loro frutto può produrre quello che non siamo stati capaci a conseguire per mezzo della forza di volontà... La vita è un susseguirsi di cadute, dopo ciascuna delle quali dobbiamo rialzarci col tagliar corto e dire: non lo farò più. Se si riparano così, le colpe non nuocciono, e uno riesce a guadagnare con l'umiltà ciò che ha perduto per rilassatezza” (5).

Nuova Discussione
Rispondi
Questa è la vita: che conoscano Te, solo vero Dio, e Colui che hai mandato, Gesù Cristo. Gv.17,3
 
*****************************************
Feed | Forum | Album | Utenti | Cerca | Login | Registrati | Amministra | Regolamento | Privacy
Tutti gli orari sono GMT+01:00. Adesso sono le 04:53. Versione: Stampabile | Mobile - © 2000-2024 www.freeforumzone.com