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COME FAR TESORO DEI PROPRI SBAGLI

Ultimo Aggiornamento: 10/08/2013 18:16
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10/08/2013 14:00
 
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10. - Il ricordo delle nostre colpe è potente rimedio contro l'orgoglio.

Ancora una volta: da che cosa potrà essere più sicuramente prodotta questa salutare cognizione e questo gran vuoto, se non dalle nostre colpe? Esse demoliscono, fan crollare pezzo per pezzo l'impalcatura immaginaria delle nostre forze, e noi non tarderemo a vederci nell'abisso del nostro nulla, poggiati e sostenuti unicamente dalla divina misericordia. Preziosa scoperta! Dio l'aspettava; egli posa benevolmente gli occhi sull'umiltà dei suoi servi, e resiste, ai superbi allo stesso modo che largheggia in grazia con gli umili (44). Queste grazie che, al dire di S. Agostino, Dio ama far scorrere nelle valli più profonde, ci inondano in proporzione di quanto noi ci abbassiamo e gettano sul fondo del nostro nulla riconosciuto le basi della vera santità, la quale d'ora in poi si troverà meglio difesa contro gli assalti della superbia.
Se quindi la vanità cercherà ancora di entrare in questo nuovo edificio, per scacciarla basterà una parola: Peccavi, ho peccato (45); è questa la mia parte: il resto è opera di Dio.
Sull'esempio di un illustre successore di S. Francesco di Sales, “per meglio ricordarmi delle colpe passate, io mi farò un libro intimo, intitolato: Rimedio contro la superbia, e ne rileggerò spesso le pagine; esse emaneranno l'odor del mio nulla e serviranno ad attossicare il verme della mia superbia” (46). Più Iddio mi innalzerà, fosse pure al terzo cielo come S. Paolo, e più io, sull'esempio dello stesso Apostolo, cercherò nel ricordo delle antiche infedeltà un contrappeso ai favori celesti, che servirà a mantenermi ,nel giusto disprezzo di me stesso. Seguirò in tal maniera il consiglio dello Spirito Santo: nel giorno della prosperità non dimenticare quello della sventura (47).
Si legge nella vita di S. Gertrude che Dio le lasciava alcune imperfezioni spirituali a fine di salvaguardare la sua umiltà. La serva di Dio se ne affliggeva, e, cedendo alle sue istanze, una divota persona pregava per lei, quando un giorno il Signore le apparve e le disse: “I difetti di cui si lamenta la mia diletta, sono per suo bene. Ogni giorno io spando nella sua anima tale abbondanza di grazie che, per preservarla dalla vanità, devo nasconderne alcune ai suoi occhi, coprendole con la nube di queste mancanze leggere. Come il letame feconda la terra, così il sentimento della propria debolezza fa nascere nell'anima la riconoscenza, e ogni volta che essa si umilia delle sue mancanze, io le dono una grazia che serve a distruggerle; così a poco a poco cambio i difetti in virtù e un giorno l'anima sì sorprenderà in una luce senz'ombre” (48).
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Questa è la vita: che conoscano Te, solo vero Dio, e Colui che hai mandato, Gesù Cristo. Gv.17,3
 
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