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VITA di s.Teresa D'Avila

Ultimo Aggiornamento: 09/08/2013 17:49
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09/08/2013 16:27
 
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5. Ma, tornando a ciò che dicevo circa il tormento di alcuni pensieri, è insito nel metodo di fare orazione senza servirsi dell’intelletto che l’anima o è molto concentrata, o è molto smarrita, dico smarrita quanto a riflessione. Se trae profitto, ne trae molto, perché dovuto all’amore. Ma per giungere a questo occorre gran fatica, salvo che si tratti di persone che Dio vuol far pervenire all’orazione di quiete in breve tempo, come è avvenuto ad alcune persone di mia conoscenza. Alle anime che vanno per questa strada giova molto un libro per raccogliersi presto. A me giovava anche la vista della campagna, dell’acqua e dei fiori; queste cose mi ricordavano il Creatore, intendo dire che mi scuotevano, m’inducevano al raccoglimento e mi servivano da libro; mi giovava anche pensare alla mia ingratitudine e ai miei peccati. In cose celesti e concetti elevati la mia intelligenza era così grossolana che mai e poi mai potei concepirli fino a quando il Signore non me ne fece venire a conoscenza in altro modo.
6. Ero così poco capace a raffigurarmi cose con l’intelletto che, se non si trattava di cose che vedevo realmente, non mi giovavo affatto della mia immaginazione, come accade, invece, ad altre persone che possono crearsi immagini su cui raccogliersi. Io potevo pensare a Cristo solo come uomo, ma anche così non potei mai figurarmelo nella mia anima, per quanto leggessi della sua bellezza e ne contemplassi le immagini, se non come chi è cieco o sta al buio, il quale, anche se parla con una persona e sa di trovarsi con lei, perché ha la certezza della sua presenza, voglio dire lo capisce e lo crede, tuttavia non la vede. Così accadeva a me quando pensavo a nostro Signore e per questo ho sempre amato le immagini. Infelici coloro che per propria colpa perdono siffatto bene! È evidente che non amano il Signore perché, se lo amassero, godrebbero nel vederne l’immagine, come quaggiù fa sempre piacere vedere il ritratto di coloro a cui si vuole bene.
7. In quel tempo mi dettero le Confessioni di sant’Agostino, forse per disposizione del Signore, perché io non cercai di averle non conoscendone l’esistenza. Io sono molto devota di sant’Agostino perché il monastero dove fui da secolare era del suo Ordine, e anche perché egli fu peccatore. Infatti, provavo molto conforto nei santi che il Signore rivolse al suo servizio dopo che erano stati peccatori, sembrandomi che mi fossero d’aiuto a sperare che come il Signore aveva perdonato a loro, poteva farlo anche con me. Solo una cosa mi angustiava, come ho già detto: che essi, chiamati dal Signore una sola volta, non tornavano a cadere, mentre io ero stata chiamata già tante volte; ciò mi procurava una grande sofferenza. Ma, considerando l’amore che mi portava, riprendevo coraggio, perché non ho mai diffidato della sua misericordia; di me, invece, assai spesso.
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Stretta è la porta e angusta la Via che conduce alla Vita (Mt 7,14)
 
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