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VITA di s.Teresa D'Avila

Ultimo Aggiornamento: 09/08/2013 17:49
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09/08/2013 16:22
 
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8. Un’altra volta, mentre stavo con la stessa persona vedemmo venire verso di noi – e lo videro anche gli altri lì presenti – un qualcosa simile a un grosso rospo, ma assai più agile nel muoversi di quanto non lo siano i rospi. Non riesco a capire come in pieno giorno potessero trovarsi siffatti schifosi animali nel luogo da cui veniva, né se n’erano mai visti, e l’impressione che mi fece mi pare andasse oltre un orrore naturale; nemmeno di questo potei più dimenticarmi. Oh, grandezza di Dio, con quanta sollecitudine e con quanta bontà cercavate di avvisarmi in tutti i modi, e quanto poco seppi approfittarne!
9. Vi era lì una monaca, mia parente, anziana, gran serva di Dio e di molta pietà. Anche lei talvolta mi ammoniva, e io non solo non l’ascoltavo, ma m’inquietavo con lei che mi sembrava scandalizzarsi senza ragione. Ho detto questo perché si conoscano la mia perversità, la grande bontà di Dio, e quanto meritassi l’inferno per così estrema ingratitudine; e anche perché, se piacerà al Signore che qualche monaca legga mai il mio scritto, tragga insegnamento dal mio esempio; io la scongiuro, per amore di nostro Signore, di fuggire da tali ricreazioni. Piaccia a Sua Maestà che io possa disingannare qualcuna delle molte che ho ingannato, dicendo loro che ciò non era male e rassicurandole, in così grande pericolo, per la mia cecità, non perché avessi intenzione di ingannarle; pertanto, per il cattivo esempio che diedi, fui – come ho detto – causa di molti mali, senza che me ne rendessi conto.
10. Nei primi giorni della mia malattia, prima che sapessi giovare a me stessa, avevo un grandissimo desiderio di giovare agli altri; tentazione molto comune nei principianti e che a me riuscì bene. Siccome amavo molto mio padre, desideravo, per il bene che a me sembrava di avere con l’attendere all’orazione – bene maggiore del quale non ritenevo che in questa vita potesse essercene alcuno –, che ne godesse anche lui. Pertanto, con rigiri, come meglio potei, cominciai a fare in modo che la praticasse. A questo scopo gli diedi alcuni libri. Essendo egli, come ho detto, tanto virtuoso, questa pratica gli fu così congeniale che in cinque o sei anni, mi pare, aveva fatto tali progressi che io ne lodavo molto il Signore e ne avevo grandissima consolazione. Furono molte le prove d’ogni genere ch’ebbe a soffrire; le sopportava tutte con perfetta rassegnazione; veniva spesso a vedermi, perché trovava conforto nel parlare delle cose di Dio.
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Stretta è la porta e angusta la Via che conduce alla Vita (Mt 7,14)
 
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