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VITA di s.Teresa D'Avila

Ultimo Aggiornamento: 09/08/2013 17:49
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09/08/2013 16:21
 
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2. Il fatto di non essere considerata tanto miserabile dipendeva dal vedere che, pur essendo così giovane e fra tante occasioni, mi ritiravo spesso in solitudine a pregare e a leggere molto, che parlavo di Dio, che amavo far dipingere la sua immagine in molti luoghi, avere un oratorio e provvederlo di ciò che potesse ispirare devozione, che non mormoravo, e altre cose del genere, tutte con l’apparenza di virtù. Io poi, vana com’ero, sapevo dare importanza a quelle esteriorità che il mondo suole tenere in pregio, e per questo mi concedevano maggiore e più ampia libertà che non alle suore più anziane, e riponevano grande fiducia in me! Infatti, non credo che sarei mai giunta ad abusare di questa libertà e a far nulla che non fosse permesso, come parlare nel monastero attraverso fori o pareti, o di notte, né lo feci mai, perché il Signore mi sostenne con la sua mano. A me, che consideravo attentamente e seriamente molte cose, sembrava assai mal fatto il mettere a rischio per la mia cattiveria l’onore di tante religiose le quali, invece, erano buone, come se fosse ben fatto il resto che facevo! A dire il vero, però, il male inerente a questa ultima riflessione non era così grave come il male di cui ho parlato prima, benché fosse anch’esso grave.
3. Credo, pertanto, che mi fu di gran danno non stare in un monastero di clausura, perché la libertà di cui le buone religiose potevano godere tranquillamente (non erano tenute a privarsene, non essendovi l’impegno della clausura), per me, che sono vile, sarebbe stata certamente causa di finire all’inferno, se il Signore, con tanti mezzi d’aiuto, con tante sue specialissime grazie, non mi avesse tratto fuori da questo pericolo. E così mi sembra che un monastero di donne senza clausura rappresenti un grandissimo pericolo in quanto, nei confronti di quelle desiderose d’una vita rilassata, è piuttosto la strada per andare all’inferno che un rimedio per la loro debolezza. Questo non si pensi di riferirlo al mio monastero, perché in esso sono tante le religiose che servono con profonda sincerità e con assoluta perfezione il Signore che Sua Maestà, nella sua infinita bontà, non può tralasciare di aiutarle; e poi non è dei più liberi e vi si osserva compiutamente la Regola; quanto ho detto si riferisce ad altri che io conosco e ho visto.
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