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PENSIERI SULL'AMORE DI DIO (s.Teresa d'Avila)

Ultimo Aggiornamento: 03/08/2013 16:10
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03/08/2013 15:56
 
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CAPITOLO 2
Parla delle nove specie di falsa pace che il mondo, la carne e il demonio offrono all’anima. Chiarisce la santità dello stato religioso, che conduce alla vera pace, desiderata dalla sposa nel «Cantico dei Cantici».
1. Dio vi liberi dalle varie specie di pace di cui gode la gente del mondo! E non ve le faccia mai provare, perché sono causa di una guerra continua. Quando chi è dedito al mondo, pur essendo invischiato in peccati gravi, vive molto tranquillo, così privo di ogni turbamento nei suoi vizi, che nulla gli rimorde la coscienza, questa pace, come certo avrete letto, è segno che egli e il demonio sono amici. E finché tali esseri vivono, il demonio non vorrà muovere loro guerra perché, perversi come sono, per evitare questa guerra e non per amor di Dio tornerebbero alquanto al suo servizio. Ma, pur tornandovi, coloro che si comportano così non vi durano a lungo. Subito, appena il demonio se ne accorge, dà loro di nuovo quanti piaceri vogliono e li riconquista alla sua amicizia, fino a che non li abbia condotti dove farà loro intendere quanto era falsa quella pace. È gente di cui è inutile parlare; se la vedano loro! Io spero nel Signore che un così gran male non abbia mai a verificarsi fra voi. Tuttavia, il demonio potrebbe darci un’altra pace: quella che si accompagna a piccoli difetti. Sempre, insomma, figlie mie, finché viviamo, non dobbiamo cessare di temere.
2. Quando una religiosa comincia a rilassarsi riguardo a certe cose che in se stesse sembrano poco gravi, e dura a lungo in questo stato senza che le rimorda la coscienza, è cattiva pace la sua e il demonio potrebbe servirsene per trascinarla in un’infinità di mali. Può trattarsi, per esempio, di un’infrazione alle Costituzioni, che in sé non è peccato, o di una certa negligenza nell’adempiere gli ordini della priora, sia pure senza malizia; ma, siccome ella fa le veci di Dio, bisogna sempre – per questo siamo venute qui – procedere nel rispetto della sua volontà; un’infinità di piccole cose possono capitare, insomma, che in sé non sembrano peccato e che tuttavia costituiscono mancanze. Eppure, quante ne commettiamo per la nostra grande miseria! Non lo nego. Ciò che dico è soltanto che, quando si commettono, bisogna dolersene e riconoscere di aver sbagliato; altrimenti – ripeto – il demonio potrebbe rallegrarsene e, a poco a poco, rendere l’anima insensibile a queste piccole mancanze. Quando sarà giunto a tale risultato vi assicuro, figlie mie, che non avrà ottenuto poco, e temo che andrà molto più avanti. Pertanto, per amore di Dio, state sempre attente: la vita impone una guerra continua perché fra tanti nemici non è possibile starcene con le mani in mano. Dobbiamo essere sempre vigilanti e vedere come ci comportiamo, sia interiormente, sia esteriormente.
3. Anche se il Signore nell’orazione vi favorisce di grazie e vi concede i doni di cui parlerò in seguito, vi dico che, uscite da essa, non vi mancheranno mille piccoli inciampi, mille piccole occasioni di ricadute: trasgredire per negligenza un ordine, non compiere bene un altro, cadere in turbamenti interiori e tentazioni. Non dico che ciò debba avvenire sempre o molto di frequente. Incorrervi è una somma grazia del Signore, perché così l’anima progredisce. Non è possibile essere angeli quaggiù: non è la nostra natura. Per questo motivo non mi turbo quando vedo un’anima assalita da gravi tentazioni; se infatti vive nell’amore e nel timore di nostro Signore ne uscirà con molto profitto, io lo so. Quando invece ne vedo una che è sempre tranquilla, senza alcuna lotta (come alcune in cui mi è accaduto di imbattermi), anche se costato che non offende il Signore, sto sempre in apprensione; non riesco mai a rassicurarmi e continuo a metterla alla prova e a tentarla io stessa, se posso, giacché non lo fa il demonio, affinché si renda conto di quello che è. In verità, ne ho trovate poche, ma è possibile che questo stato si riscontri in anime elevate dal Signore ad un’alta contemplazione.
4. Diverse sono le vie per cui opera il Signore. Queste anime godono di un’abituale interiore letizia, anche se sono convinta che non si rendono conto del loro stato, e ciò mi è chiaro dal fatto che a volte hanno le loro piccole lotte, benché avvenga di rado. Da parte mia, non porto invidia a tali anime, perché, dopo un attento esame, vedo che in fatto di perfezione progrediscono molto più quelle che – pur con un’orazione ridotta – sperimentano la guerra di cui ho parlato, a quanto possiamo capirne. Lasciamo da parte le anime che, dopo aver sostenuto per molti anni questa guerra, sono ormai molto progredite e assai mortificate: essendo già morte al mondo, nostro Signore concede loro abitualmente la pace, ma non in modo tale che esse non si accorgano delle mancanze che commettono e non ne provino una grande pena.
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