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IL CONCILIO DI NICEA

Ultimo Aggiornamento: 20/10/2017 13:53
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24/07/2013 18:53
 
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Infine il concilio promulgò 20 nuove leggi ecclesiastiche, chiamate canoni (sebbene il numero esatto sia oggetto di dibattito[15]), cioè, regole immutabili intese a disciplinare qualcosa. I 20 canoni sono elencati nella Patristica relativa a Nicene e successivamente ad essa, nel modo seguente:[16]

Effetti del concilio

Gli effetti a lungo termine del concilio di Nicea furono significativi. Per la prima volta, rappresentanti di tutti i vescovi della Chiesa furono concordi su un tema di dottrina. Sempre per la prima volta, l'Imperatore svolse un ruolo, convocando insieme i vescovi sotto la sua autorità e usando il potere dello Stato per dar seguito alle disposizioni conciliari. Questo fu l'inizio del cosiddettocesaropapismo: un coinvolgimento di Chiesa e Stato che seguiterà fino ai nostri giorni ad essere oggetto di dibattito.

A breve termine tuttavia, il concilio non risolse del tutto i problemi per cui era stato convocato. Gli ariani e i meleziani quasi subito riguadagnarono pressoché tutti i diritti che avevano perduto e l'Arianesimo continuò a propagarsi e a causare divisioni nella Chiesa per tutto il rimanente IV secolo. Quasi immediatamente Eusebio di Nicomedia usò la sua influenza a corte per guadagnarsi il favore di Costantino, spostandolo dai vescovi ortodossi di Nicea agli Ariani. Eustazio di Antiochia fu deposto ed esiliato nel 330. Atanasio, che era succeduto ad Alessandro come vescovo di Alessandria, fu deposto dal primo sinodo di Tiro nel 335 e Marcello di Ancyra lo seguì nel 336. Ario stesso tornò a Costantinopoli per essere riaccolto nella Chiesa, ma morì poco prima che ciò potesse accadere. Costantino morì l'anno dopo, dopo avere finalmente ricevuto il battesimo, da un vescovo ariano.

Giudizi storici

Nel corso del XVIII secolo, l'atteggiamento di alcuni illuministi nei confronti del concilio di Nicea fu improntato su posizioni critiche, evidenziando gli aspetti politici e sociali che accompagnarono il primo dei concili ecumenici.

Notevole è la discussione che fa Edward Gibbon del Concilio nella sua monumentale opera Decline and Fall of the Roman Empire[17]. In particolare, Gibbon evidenzia le necessità politiche di mantenimento dell'unità dell'Impero, che spinsero Costantino a convocare il concilio. Gibbon non fa mistero del provvedimento di esilio da parte imperiale: «(...) la dottrina nicena fu ratificata da Costantino, e quando l'imperatore affermò risolutamente che chiunque si fosse opposto al giudizio divino del concilio avrebbe dovuto prepararsi a prendere immediatamente la via dell'esilio, tacquero i mormorii di protesta di una fiacca opposizione, che da diciassette vescovi si ridusse quasi istantaneamente a due.»

Su posizioni più caustiche si situa Voltaire, che nel suo Dizionario filosofico dedica la voce "Concili" a una succinta storia dei concili ecumenici[18]Voltaire indica l'attore primo della convocazione del concilio in Costantino, il quale desiderava che le "frivole" dispute teologiche non costituissero uno scandalo o, peggio, occasioni di dissidio nel popolo[19]Voltaire ritiene che tali dispute avessero poco a che fare con il messaggio principale dei Vangeli, e con la moralità che normalmente si chiede da una persona dabbene.

L'aneddoto citato da Voltaire è da lui riportato per affermare che i concili sono fatti dagli uomini e che quindi sono il frutto naturale delle passioni umane e delle circostanze storiche:

«
Tutti i concili sono infallibili, senza alcun dubbio: se non altro perché sono fatti dagli uomini. 

È cosa impossibile che in alcun modo le passioni, gli intrighi, lo spirito polemico, l'odio, la gelosia, il pregiudizio, l’ignoranza, regnino in tali consessi.
Ma perché, ci si potrebbe chiedere, tanti concili si sono opposti gli uni agli altri? È successo per esercitare la nostra fede; essi, ciascuno nel proprio tempo, hanno sempre avuto ragione.

Non si crede oggi, presso i cattolici romani, che ai concili approvati dal Vaticano; e non si crede oggi, presso i cattolici greci, che a quelli approvati in Costantinopoli. I protestanti si burlano sia dei primi che dei secondi; in tal modo tutti devono dichiararsi contenti. »
 
(Voltaire. Dizionario Filosofico, voce Conciles)

Infatti in una missiva San Gregorio di Nazianzo (che in qualità di Vescovo di Costantinopoli, presiedette per poco tempo il concilio di Costantinopoli scrivendo a Procopio ebbe a dire al riguardo:

«
Temo i concili, non ne ho mai visto alcuno che non abbia fatto più male che bene, e che abbia avuto una buona riuscita: lo spirito polemico, la vanità, l’ambizione vi dominano; colui che vuole riformare i maliziosi si espone a essere a sua volta accusato senza averli corretti »
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